Sergey

Sergey

Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

Tra gli altri strumenti per sbloccare il turnover Renzi vuole l’introduzione dell’esonero dal servizio, che consentirebbe di far uscire chi è ancora alcuni anni lontano dalla pensione con un assegno ridotto, e l’agevolazione del part-time.

{div class:article-banner-left}{/div}

L'obiettivo di Renzi è quello di "svecchiare" una Pubblica amministrazione una volta per tutte. Per farlo il governo utilizzerà tutti gli strumenti possibili prima di arrivare agli eventuali prepensionamenti precisando tuttavia che non c'è un tema esuberi e che gli interventi sul pubblico impiego non saranno disegnati con una logica di spending review.

Secondo i calcoli del governo l'intervento potrà essere realizzato con l’abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio, che riguarda coloro che restano per due anni a lavoro dopo avere maturato i diritti alla pensione e permetterebbe oltre 10 mila assunzioni per i giovani.  Tra gli altri strumenti per sbloccare il turnover, oggi operativo solo al 20%, sono indicati anche l’introduzione dell’esonero dal servizio, che consentirebbe di far uscire chi è ancora alcuni anni lontano dalla pensione con un assegno ridotto, e l’agevolazione del part-time.

Secondo il ministro della Pa Marianna Madia, l'azione sul capitale umano potrebbe portare alla "liberazione di almeno 10-15mila posti nei prossimi anni, agendo su diverse leve, tra cui quella del cosiddetto trattenimento in servizio", cioè la facoltà delle amministrazione di allungare il rapporto di lavoro di dipendenti e funzionari oltre i requisiti di pensionamento.
"Se obblighi tutti ad andare in pensione, risulterebbe prudente la previsione di 10mila nuovi assunti, in realta i calcoli che abbiamo fatto sono tra i 14 e i 15mila da qui al 2018" ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, illustrando le linee guida della riforma della Pa.

Poi ci sarebbe una mobilità effettiva. Occorre «mettere in campo» una «mobilità che funzioni», sia «volontaria, ma anche obbligatoria, garantendo dignità al lavoratore», ha sottolineato il ministro con riferimento alle retribuzioni e alla «non lontananza dal luogo lavoro». Alla mobilità si collega il demansionamento, che il premier ha indicato come strada alternativa all’esubero. Tra le misure che riguarderebbero l’universo della Pa, c’è anche la riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego, che suscita già reazioni contrarie dei sindacati, e la creazione di asili nido nelle amministrazioni.

L'indennizzo privilegiato aeronautico viene corrisposto in favore dei dipendenti pubblici civili e militari che siano stati coinvolti in un incidente di volo determinato da ragioni di servizio e ai loro superstiti. 
Le entrate specificano le nuove modalità e i nuovi termini per l'invio all'anagrafe tributaria della comunicazione annuale relativa ai mezzi di pagamento superiori a 15mila euro da o verso l'estero.

{div class:article-banner-left}{/div}

Il provvedimento del direttore dell'agenzia delle Entrate del 24 aprile 2014 (Prot. 2014/58231) ha previsto le nuove modalità e i nuovi termini per l'invio all'anagrafe tributaria della comunicazione annuale relativa ai trasferimenti di mezzi di pagamento superiori a 15mila euro da o verso l'estero, effettuati attraverso intermediari residenti, da parte di persone fisiche, enti non commerciali, società semplici e associazioni equiparate secondo quanto previsto dall'articolo 5 del Tuir.

Con il provvedimento si precisa che l'obbligo di comunicazione, posto a carico degli intermediari finanziari, riguarda esclusivamente le movimentazioni da o verso l'estero, superiori alla soglia di 15mila euro

L'obbligo dichiarativo è inoltre esteso anche alle "operazioni frazionate" cioè quelle operazioni che, sebbene siano riconducibili ad un'operazione unitaria sotto il profilo economico (per esempio il pagamento di una singola fattura di un fornitore estero), vengono poste in essere entro un periodo di tempo eccessivamente ristretto, attraverso più operazioni effettuate con lo scopo di eludere l'obbligo dichiarativo verso il fisco, in quanto inferiori al limite di 15.000 euro.

Le sanzioni previste per gli intermediari finanziari che violano l'obbligo di trasmettere al Fisco i dati relativi alle movimentazioni superiori alla soglia di 15.000 euro vanno dal 10% al 25% dell'operazione non segnalata.

L'obbligo dichiarativo avrà effetto per le operazioni effettuate dall'anno 2014. La nuova scadenza per la presentazione della comunicazione sarà ancorata a quella del modello 770.

Stop a dirigenti pubblici di prima e seconda fascia, all'insegna del ruolo unico. Possibilità di licenziare il dirigente che rimane privo di incarico per un certo tempo. E poi, ancora, taglio del 50% ai permessi sindacali.

{div class:article-banner-left}{/div}

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato ieri il progetto di riforma della Pubblica Amministrazione. La tabella di marcia prevede 40 giorni di confronto sulla proposta, con integrazioni e suggerimenti, per poi procedere all'approvazione dei provvedimenti da parte dell'Esecutivo. Che avverranno il 13 Giugno dopo la tornata elettorale delle Europee. Dietro front sulla possibilità di introdurre prepensionamenti di massa (85mila esuberi secondo il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli), misura temuta fino alla vigilia: «non c'è un tema di esuberi della pubblica amministrazione italiana. Pensiamo che si debbano ridurre le sovrapposizioni», ha sottolineato il presidente del Consiglio.

La riforma della Pubblica amministrazione si sviluppa su 3 assi: «capitale umano, innovazione, tagli alle strutture non necessarie» ha spiegato ancora Renzi. Il presidente del Consiglio che il coinvolgimento dei dipendenti attraverso una lettera che verrà recapitata loro via mail e a cui potranno rispondere offrendo spunti e suggerimenti. Potremmo chiamare il provvedimento spiega il premier, «sforbicia Italia per il taglio agli sprechi o open data, per l’uso di questi ultimi come strumento di trasparenza».

Dirigenti della Pa - La riforma per quanto riguarda i dirigenti prevede per Renzi «La possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un determinato termine». Ci sarà, spiega il premier, anche «l’introduzione del ruolo unico della dirigenza», ha spiegato. Sugli interventi sugli stipendi dei manager pubblici, Renzi ha ricordato che «nella discussione politica di questi giorni ci sono state alcune anticipazioni che sono diventate tavole della legge, come il fatto che noi avremmo detto che tagliamo gli stipendi. Noi abbiamo detto che avremmo messo un tetto massimo a 240mila euro». «È vero che non ci sono stati tetti» alle retribuzioni dei dipendenti della Pa per «fasce - ha riconosciuto la ministra Madia -, ma questa è stata una scelta politica, quei tetti non sono saltati all'ultimo. Vogliamo porre un tetto apicale ma non intervenire sulle fasce intermedie». La riforma della Pa prevede la possibilità di licenziamento per il dirigente che resta privo di incarico oltre un certo termine.

Prepensionamenti - «Non c’è un tema di esuberi della Pa» ha tuttavia aggiunto Renzi precisando che il vero punto «è mettere quelle persone nelle condizioni di lavorare» e «l’efficienza del servizio». «I risparmi li vogliamo fare, ma se metti insieme prefettura, Ragioneria dello Stato e le sedi degli enti del governo sai quanto risparmi? Molto di più che con l’esubero».

Per Renzi anzi, con i pensionamenti previsti le nuove entrate nella Pa potrebbero essere «14-15 mila fino al 2018. Se obblighi tutti ad andare in pensione, siamo stati prudenti a parlare di 10 mila nuove persone perché in realtà i calcoli che abbiamo fatto sono tra i 14-15mila fino al 2018» ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Accorpamenti - La riforma prevede inoltre una serie di accorpamenti di enti e organi della Pa. Prima di tutto si passa per una riduzione delle prefetture: Renzi ha detto che dovranno essere presenti solo «nei capoluoghi di regione e in zone strategiche, quindi saranno ridotte a 40». Inoltre, il premier ha parlato di una «centrale unica per gli acquisti delle forze di polizia e di accorpare l’Aci, il Pra e la Motorizzazione civile».

Quanto alle scuole di formazione della Pubblica amministrazione, dovranno essere accorpate in una sola. Tra gli altri provvedimenti per la lotta agli sprechi della Pa, ci sarà anche «l’accorpamento delle soprintendenze e la riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio» facendo riferimento anche alle molteplici sedi provinciali della Ragioneria generale dello Stato. Il presidente del Consiglio ha parlato anche della volontà di eliminare «l’obbligo delle aziende di iscriversi alle Camere di commercio» cosa che potrebbe portare all’eliminazione delle stesse, e ha parlato anche «della razionalizzazione delle Autorità portuali».

Pin - Nella riforma della Pa è previsto, ha aggiunto Renzi, «l’introduzione del Pin del cittadino: oggi la pubblica amministrazione parla 13 linguaggi diversi, noi vogliamo che parli un’unica lingua e che lavora su tutto». Il progetto di riforma infatti prevede per il cittadino l’introduzione di un unico codice per accedere ai servizi pubblici.

Mobilità obbligatoria, niente esuberi - Il Ministro della Pa Marianna Madia, intervenuta durante la conferenza stampa, ha chiarito: occorre «mettere in campo» una «mobilità che funzioni», sia «volontaria, ma anche obbligatoria, garantendo dignità al lavoratore», con riferimento alle retribuzioni e alla «non lontananza da luogo lavoro».

La priorità è «sbloccare al massimo il blocco del turn over». «Abbiamo delle patologie da sanare, come gli idonei non assunti e i precari - ha continuato -. Non ho problemi a parlare di eventuali prepensionamenti». E' proprio su questo fronte che Renzi troverà i maggiori ostacoli perchè la normativa sulla mobilità dei dipendenti pubblici in realtà già esiste, da oltre 10 anni, ma per via dei veti incrociati non è mai stata applicata.

Per la prestazione è necessario avere accertata una invalidità da cui deriva una perdita della capacità lavorativa di oltre due terzi. Bisogna avere, inoltre, almeno 5 anni di contributi versati nell'AGO.

Kamsin L'assegno ordinario di invalidità è una prestazione economica, non reversibile, erogata ai lavoratori iscritti all'AGO e in alcuni fondi sostitutivi con infermità fisica o mentale, che determini una riduzione, superiore ai 2/3, della capacità lavorativa. Per avere diritto alla prestazione, inoltre, è necessario che il lavorare abbia avuto accreditati cinque anni di contribuzione, di cui tre nel quinquennio precedente alla data di presentazione della domanda amministrativa. La prestazione è regolata dalla legge 222/1984 e non va confusa con l'assegno di invalidità civile (articolo 13, legge 118/1971) che è invece una prestazione assistenziale, slegata dai contributi versati ed ottenibile dai soggetti che rispettano determinati requisiti reddituali.

Vediamo dunque di esaminare i principali aspetti di tale disciplina.

I destinatari. L'assegno ordinario di invalidità può essere chiesto dai lavoratori dipendenti , dagli autonomi e dai lavoratori parasubordinati mentre non può essere ottenuto dai lavoratori del pubblico impiego per i quali restano in vigore discipline speciali. Non esiste un requisito anagrafico per il conseguimento della prestazione ma solo il requisito medico-legale ed uno contributivo. 

Il requisito medico legale. Per avere diritto all'assegno, ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 2 della legge 222/1984, è necessario che l'assicurato abbia una capacità di lavoro ridotta in modo permanente, a causa di infermità o di un difetto fisico o mentale, a meno di un terzo. Si tenga presente, tuttavia, che l'esistenza del requisito medico-legale deve essere effettuata in relazione all'attività lavorativa confacente alle capacità dell'assicurato. In tale quadro, pertanto, non è possibile porre a fondamento della determinazione dell'invalidità le tabelle previste per la valutazione dell'invalidità civile. Queste ultime infatti sono dettate per l'acccertamento della diminuzione della capacità di lavoro generica mentre per l'assegno di invalidità è necessario verificare la diminuzione della capacità di lavoro in occupazione confacenti alle attitudini specifiche dell'assicurato.

Detto questo il diritto all'assegno sussiste anche nei casi in cui la riduzione della capacità lavorativa, nella misura appena indicata, preesista al rapporto assicurativo, perchè vi sia stato un successivo aggravamento o siano sopraggiunte nuove infermità.

Il requisito contributivo. L'ulteriore requisito necessario per il riconoscimento dell'assegno di invalidità è quello cosiddetto contributivo. L'assegno infatti può essere attribuito ai lavoratori assicurati che siano iscritti al fondo da almeno 5 anni e che risultino accreditati o versati a loro favore almeno 5 anni di contribuzione di cui 3 nel quinquennio precedente la data di presentazione della domanda amministrativa con la quale si chiede la prestazione.

A tali fini vanno esclusi secondo l'articolo 37 del Dpr 818/1957, i periodi di assenza per astensione facoltativa dopo il parto, oggi il congedo parentale; i periodi di lavoro subordinato all'estero che non siano protetti agli effetti delle assicurazioni interessati in base a convenzioni o da accordi internazionali; i periodi di servizio militare eccedenti il periodo corrispondente al servizio di leva; i periodi di malattia superiori ad un anno, i periodi di iscrizione a forme di previdenza obbligatorie diverse da quelle sostitutive dell'assicurazione Ivs per i quali sia stabilito altro trattamento obbligatorio di previdenza, quando non diano luogo a corresponsione di pensione. Al verificarsi di uno di questi eventi, i periodi corrispondenti vengono considerati neutri ai fini della determinazione del requisito contributivo. Ciò comporta che l'arco temporale per la determinazione del quinquennio lavorativo e l'individuazione del triennio di contribuzione necessaria per il perfezionamento del requisito va retrodatato per un lasso di tempo corrispondente al periodo neutro.

La decorrenza. La prestazione avrà, in caso di sussistenza sia del requisito contributivo che di quello medico-legale, decorrenza dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda amministrativa.

La valenza figurativa dei periodi di fruizione dell'assegno. Nell'ipotesi in cui, per qualsiasi motivo, l'assegno ordinario di invalidità viene a cessare, i periodi di godimento della medesima prestazione nei quali non si è stata prestata attività lavorativa, vengono considerati figurativamente  utili ai fini del conseguimento dei requisiti di contribuzione per un eventuale altro riconoscimento dell'assegno o per il conseguimento della pensione di vecchiaia. In tale ipotesi il riconoscimento è utile solo ai fini del diritto ma non della misura della prestazione. L'agevolazione, tuttavia è attribuibile solo ai lavoratori dipendenti e non ai prestatori di lavoro autonomo.

La durata dell'assegno. La prestazione previdenziale è riconosciuta per un periodo di tre anni ed è confermabile, su domanda del titolare, per periodi della stessa durata qualora permangano le condizioni medico legali che diedero luogo alla liquidazione. La domanda di conferma va presentata entro i 6 mesi dalla data di scadenza del triennio e sino al 120° giorno successivo alla scadenza medesima.  Dopo tre riconoscimenti consecutivi l'assegno di invalidità è confermato automaticamente, ferma restando la facoltà di revisione.  Da ciò consegue che dopo il terzo riconoscimento continuo non è piu' necessario presentare all'Inps la domanda di conferma dell'assegno.

La revisione. Secondo quanto dispone l'articolo 9 della legge 222/1984 l'Inps può in qualsiasi momento (e quindi sia nel corso dei primi tre trienni che dopo la conferma definitiva) sottoporre il titolare della prestazione ad accertamenti medico legali per la revisione dello stato di invalidità. Normalmente tale verifica viene rimessa la libera determinazione dell'ente previdenziale. La revisione, invece, deve essere necessariamente disposta nell'ipotesi in cui risulti che nell'anno precedente il titolare della prestazione abbia percepito un reddito da lavoro dipendente, con esclusione di trattamento di fine rapporto, ovvero un reddito da lavoro autonomo o professionale o d'impresa per un importo lordo annuo, al netto dei soli contributi previdenziali, superiore a tre volte l'ammontare del trattamento inps minimo (cioè per il 2015 circa i 1500 euro al mese).

L'Importo. L’assegno è calcolato sulla base dei contributi effettivamente versati. Il sistema di calcolo è misto se c'era contribuzione antecedente il 1996 secondo quanto prevedono le regole generali: retributivo sino al 2011 se c'erano almeno 18 anni di contributi accreditati entro il 31.12.1995 e contributivo sulle quote successive; oppure, se c'erano meno di 18 anni di contributi al 31.12.1995, il calcolo contributvo scatta su tutte le quote successive al 1° gennaio 1996. Per gli iscritti successivi al 1996 il calcolo è tutto contributivo.   

Per quanto riguarda il calcolo effettuato con il sistema contributivo si deve prendere a base il coefficiente di trasformazione corrispondente al 57 esimo anno di età ove l'assicurato abbia un'età inferiore a quella appena indicata.

Integrazione al minimo. Qualora l'assegno risulti inferiore al trattamento minimo delle singole gestioni, lo stesso potrà essere integrato al trattamento minimo della gestione stessa. L'integrazione comunque non spetta ai soggetti che posseggono redditi propri assoggettabili all'imposta sul reddito delle persone fisiche per un importo superiore a due volte l'ammontare annuo della pensione sociale. Per i soggetti coniugati e non separati legalmente, l'integrazione non spetta qualora il reddito, accumulato con quello del coniuge, sia superiore a tre volte l'importo della pensione sociale. Dal computo di tali redditi va escluso quello derivante dalla casa di abitazione.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati