Rimodulazione dei criteri di accesso e del beneficio economico per riequilibrare la misura in favore delle famiglie con figli minorenni e numerose ad oggi penalizzate; maggiore flessibilità nel considerare il patrimonio; parziale cumulabilità dei redditi da lavoro con il beneficio per incentivare l'offerta di lavoro: sono queste alcune tra le dieci proposte scaturite dai lavori del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza la cui Relazione è stata presentata questa settimana alla stampa dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, e dalla presidente del Comitato, professoressa Chiara Saraceno.
Secondo il documento è sbagliato che i minorenni contino - ai fini della determinazione della misura del RdC - la metà degli adulti - perché ciò fa sì che famiglie numerose abbiano più difficoltà ad accedere al sussidio. È un'iniquità tra poveri e particolarmente grave perché a sfavore dei minorenni. Il dossier suggerisce, pertanto, di «equiparare adulti e minorenni», dando loro il valore comune di 0,4, affinché possa arrivare fino a un massimo di 2,8 (2,9 in caso di congiunti con disabilità) dal 2,1 attuale (2,2 in caso di disabilità grave o non autosufficienza) contestualmente abbassando l'importo base dell'assegno mensile.
In caso, poi, di decadenza dal diritto al beneficio a causa di non ottemperanza agli obblighi da parte di un membro della famiglia, il documento suggerisce di sospendere la misura solo per il singolo e per la sua quota lasciando invariate le quote per gli altri appartenenti al nucleo familiare. Oggi, inoltre, recita il dossier, a un percettore del reddito di cittadinanza «lavorare non conviene» visto che, in presenza di un incremento dei proventi derivanti dall'occupazione, «l'80% di questo concorre alla definizione dell'importo della prestazione». La strada da seguire, invece, è consentire il cumulo tra l'agevolazione e una percentuale «significativa» dell'eventuale nuovo emolumento, dunque, nel calcolo si dovrebbe considerare, per chi inizia a lavorare, o è già impiegato, «il reddito da lavoro solo per il 60%, senza limiti di tempo», ma fino a quando viene raggiunta la somma in cui si è esenti da imposizione fiscale «considerando al 100% la parte eccedente tale soglia».
I fruitori della misura, si sottolinea, anche quando teoricamente «occupabili» spesso non hanno avuto recenti opportunità di cimentarsi in un'attività e scontano il possesso di «qualifiche molto basse», pertanto il Comitato invita a rivedere i criteri della cosiddetta «offerta congrua» (e, quindi, non rifiutabile), in favore di parametri che, «salvaguardando la dignità delle persone e il diritto a un equo compenso, siano più coerenti con le caratteristiche dei beneficiari», e permettano «la costruzione di un'esperienza lavorativa». Altri ritocchi, infine, dovrebbero riguardare l'abolizione dell'obbligo di spendere tutto il sostegno economico percepito entro il mese successivo alla sua erogazione, nonché di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza in Italia necessario agli stranieri per entrare nelle fila dei destinatari del reddito di cittadinanza.