Tangenti Mose: l'ira di Renzi Via i ladri, ora si cambia In evidenza
Giovedì, 05 Giugno 2014
- Bruxelles, 5 giu. - ) Via i ladri dalla cosa pubblica, un daspo per quei politici che rubano. E cosi' facendo si macchiano di alto tradimento nei confronti dei cittadini. Per Matteo Renzi il richiamo alla presunzione di innocenza dura lo spazio di quelle due parole, poi in conferenza stampa, a Bruxelles, libera tutta l'amarezza, la frustrazione che a tratti sembra rabbia, per il nuovo scandalo che si e' abbattuto sulla politica e le istituzioni italiane. "E' del tutto evidente che di fronte a questi fatti ci sono i principi costituzionali della piena fiducia nel lavoro della magistratura, e la presunzione di innocenza fino a sentenza. Speriamo che la sentenza possa arrivare in tempi rapidi", spiega il capo dell'esecutivo. "Nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione - sottolinea Renzi - l'amarezza e' enorme e profonda, perche' ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia piu' grande, quella dei cittadini, una ferita grande". Ancora una volta tangenti, ancora una volta politici che fanno delle opere pubbliche uno strumento per lucrare denaro. Come per l'Expo. Anzi "peggio dell'Expo", come ha sottolineato anche il presidente dell'Autorita' Anticorruzione Raffaele Cantone. Renzi e' impegnato in una due giorni a stretto contatto con i leader dei sette Paesi piu' industrializzati, la prima ufficiale da presidente del consiglio, se si esclude il vertice sulla sicurezza nucleare convocato all'Aja all'indomani della crisi Ucraina. Viene raggiunto dalla notizia degli arresti poco prima di imbarcarsi per la capitale europea, mentre presiede il vertice ministeriale sul semestre europeo, ancor prima di imbarcarsi per il volo che lo portera' al summit internazionale. I contorni del sistema criminoso che si e' sviluppato attorno al Mose si vanno delineando sempre di piu' mentre il premier e' a cena con Obama, Merkel, Cameron e gli altri leader mondiali. E se a Roma lo descrivevano come "turbato", a Bruxelles il premier appare quantomai determinato, sebbene preoccupato dalle ricadute sull'immagine dell'Italia: in conferenza stampa, anzi, spiega che se queste vicende emergono, significa che i controlli ci sono e le regole vengono fatte rispettare. All'estero, dunque, il messaggio che arriva non e' del tutto negativo. Il problema quindi non sono le regole. "Smettiamo di dire che ci sono i ladri perche' non ci sono le regole: la gente che ruba va mandata a casa. Il problema delle tangenti non sta nelle regole ma nei ladri. Non e' possibile - continua - che chi ruba i soldi dei cittadini possa tornare a occuparsi di cosa pubblica. E' per questo che ho proposto il daspo per i politici che rubano". Una idea gia' avanzata nelle ore successive agli arresti per le tangenti Expo e che nei prossimi giorni si andra' definendo: "A ore, a giorni, avremo pronti nuovi provvedimenti". Parole che sembrano preannunciare un nuovo cambio di verso, stavolta improntato al "rigore contro i delinquenti". .
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