Terremoto anti-Ue, Ppe primo, in Francia vola il ciclone Le Pen
Lunedì, 26 Maggio 2014
- Roma, 26 mag. - Portati dal vento dell'euroscetticismo, i partiti piu' radicali vincono le elezioni europee; un vero e proprio terremoto politico, le cui faglie passano l'una in Francia, l'altra in Gran Bretagna. E l'Europa che si sveglia scopre che la sua vocazione europeista e' si' pur sempre maggioritaria ma e' molto indebolita. I veri vincitori di queste elezioni sono i radicali, di destra in maggioranza, ma anche di sinistra, uniti solo dall'odio per Bruxelles, sinonimo di "sistema di potere". Se i dati saranno confermati, i conservatori del Ppe perdono 62 seggi ma restano la prima formazione con 212 deputati con il 28% dei voti, e rivendicano con il loro candidato, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, la guida della commissione. I socialisti perdono 10 seggi, passano da 196 a 186 (con il 24,7% dei voti), e il loro Martin Schulz non intende mollare la presa sulla poltrona di Jose Durao Manuel Barroso. Ma le due grandi famiglie politiche anche se troveranno insieme una via d'uscita, scegliendo un candidato comune, sentiranno forte la pressione degli anti-Ue. i. I liberali scendono a 70 seggi (9,3%). Gli euroscettici sono di fatto triplicati (141). L'Efd ottiene 36 seggi, gli eurodeputati indipendenti salgono a 38 (5%), gli altri partiti non allineati sono a quota 67 eurodeputati. I conservatori e riformisti registrano 44 seggi, mentre la sinistra di Tsipras scende a 43 seggi e i Verdi restano a 55. Uno sguardo anche all'affluenza, che era andata via via scemando dalle prime elezioni europee, nel 1973, arrivando al picco negativo del 43$ nel 2009. Ma in questo panorama, anche un miglioramento minuscolo, ovvero il 43,09% viene salutato come una svolta storica. L'autentico terremoto politico anti-Ue (che vede a Bruxelles oltre 140 parlamentari non solo euroscettici ma anti-sistema) parte dalla Francia. L'annunciata vittoria della destra del Front National di Marine Le Pen, di gran lunga il primo partito con il 25,40%, ha stordito tutti. Non tanto i gollisti dell'Ump, secondi con il 20,6%, quanto i socialisti del presidente Francois Hollande crollati al loro minimo storico, appena il 14%. Lo sgomento e' tale che domani e' stato convocata all'Eliseo un gabinetto d'emergenza. Le Pen ha gia' chiesto elezioni anticipate e l'Eliseo tenta di arginare lo scossone assicurando che trarra' "lezione da questo evento cruciale". Ma lei promette di scuotere il Paese e l'Ue: il popolo francese "non vuole piu' esser governato dall'esterno, rispondere a leggi per cui non hanno votato o obbedire a uomini che non sono soggetti alla legittimita' del suffragio universale". La seconda faglia del sisma si e' aperta fragorosa nel Regno Unito, Paese euroscettico per eccellenza. Mancano ancora i risultati dell'Irlanda del Nord, ma l'Ukip (dichiaratamente anti-Ue) di Nigel Farage e' decollato al primo posto con 24 deputati, piazzandosi a oltre il 29%, ben 11 in piu' rispetto al 2009. I laburisti sono al 25,4%, i conservatori al 24,6%, i Verdi al 7,9, davanti ai Liberaldemocratici al 6,9%. La vittoria dell'Ukip significa la prima volta dal 1910 in cui le elezioni non sono vinte da uno dei partiti storici, Tory o Labour. "Abbiamo colpito molto duramente", ha detto Farage, salutando "il piu' straordinario risultato della storia politica degli ultimi 100 anni". Ora ovviamente punta al Parlamento di Westminster perche' a tre quarti dei seggi assegnati, l'Ukip e' a 23 seggi, i conservatori a 18, al pari dei laburisti di Ed Miliband; sono invece quasi scomparsi i liberal-democratici di Nick Clegg, compagni di colazione con Cameron, che hanno perso 9 seggi e ne hanno conservato solo uno. Va un po' meglio per il fronte europeista in Germania. In Germania la Cdu/Csu di Angele Merkel resta il primo partito con il 36,3% (ma arretra rispetto al 42,5 delle politiche del 2013), a quasi 10 punti dai compagni di 'grosse koalition', ma rivali a Straburgo, l'Spd che ha ottenuto circa il 27,4%. Anche nel Paese che fa traino all'Ue, trionfano gli anti-euro dell'Afd, nati solo nella primavera del 2013, che sono al 7%, quarto partito dietro ai Verdi al 10,50%. A seguire la sinistra dei Linke, filo-Ue. La Germania, dove non c'e' soglia di sbarramento, mandera' anche un rappresentante di gruppi come i neonazisti dell'Npd con l'1% o i Piraten con l'1,4%. In Olanda, dove si e' votato il 22 maggio, dalle urne e' uscita la sorpresa che la formazione xenofoba e anti-Ue del Pvv di Geert Wilders, data dagli exit poll quarta, e' in realta' seconda ex aequo con i Democratici 66, per cui ad entrambi vanno 4 seggi. Primi i cristiano democratici con 5 deputati. In Austria vince il centro destra dell'Ovp con il 27,3%, seguito dai social-democratici al 23,8%. Terzi spuntano i nazionalisti e anti-Ue dell'Fpo con il 19,5%. L'Fpo spera di riuscire a formare un gruppo anti-Ue comune con il Front National di Le Pen. In Danimarca ha stravinto il partito anti-immigrati Danish People Party con il 26,2, all'opposizione, che non punta ad alleanza con il Front National di Le Pen, giudicata formazione antisemita e antigay. Il partito di maggioranza, i social democratici sono secondi al 19,1%. In Grecia e' il trionfo del partito anti-Ue per eccellenza, stavolta da sinistra. Si tratta di Syriza di Alexis Tsipras, primo partito greco con il 26,5%, che ha fatto della lotta all'austerita' imposta dalla troika Ue-Bce-Fmi la sua ragion d'essere. Trionfo anche per l'estrema destra di Alba Dorata al 9,34%. In mezzo il partito del premier Antonis Samaras Neo Demokratia con il 23,13% che governa con il Pasok di Evangelos Venizelos, solo quarto con l'8,07%. Tsipras ha gia' chiesto elezioni anticipate. In Spagna sono state punite le due formazioni principali che hanno governato negli ultimi anni di asuterita': il Pp del premier Mariano Rajoy e' al 26,03 e passa da 24 deputati a 16 (-8); peggio e' andata ai socialisti con il 23,04%, che da 23 scendono a 14 perdendone 9. Exploit della formazione anti sistema fondata solo due mesi fa, Podemos (emanazione politica organizzata del movimento di protesta 'ocupamos'), che dal nulla ha conquistato 5 seggi. In Ungheria la notizia e' il crollo dell'estrema destra ultranazionalista e razzista di Jobbik, secondo partito con il 14,68% ma che ha ceduto 6 punti rispetto alle politiche del 6 aprile. Primo Fidesz con il 51,49% del controverso premier Viktor Orban. Infine, per restare ai maggiori membri del club Ue, in Portogallo, che sta lentamente uscendo dalla crisi e' stato punita la coalizione di governo del premier Pedro Passos Cohelo (social democratico) che ha imposto severe misure di austerita', come in Grecia. Primi sono i socialisti con il 31,45% seguiti al 27,7% dall'insieme di formazioni al governo. .
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