Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Il Governo dovrà verificare la possibilità di estendere i benefici previdenziali previsti per i lavoratori usuranti utilizzando le risorse avanzate previste dal Dlgs 67/2011.

Kamsin La Commissione Lavoro presso la Camera dei Deputati, presieduta dall'onorevole Cesare Damiano, ha licenziato ieri il nuovo testo unificato delle risoluzioni che chiedono al governo l'estensione dei benefici in favore dei "lavoratori usurati" attraverso l'utilizzo delle risorse risultate in eccedenza rispetto a quanto stanziato con la legge 247/2007 e dal decreto legislativo 67 del 2011. Si tratta della risoluzione 8-00086 (che unifica i testi elaborati da Tripiedi, Prataviera, Damiano) che ha ricevuto parere positivo del Sottosegretario al welfare Teresa Bellanova.

Il testo della risoluzione unificata intende impegnare il Governo ad effettuare una ricognizione del numero dei lavoratori che in ciascun anno hanno avuto accesso al pensionamento sulla base dei requisiti previsti dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, e successive modificazioni, verificando la spesa sostenuta annualmente per tali pensionamenti, nonche;

- a verificare, anche alla luce di tale ricognizione, la congruità dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 67 del 2011, fornendo altresì indicazioni circa il possibile andamento della spesa per l'attuazione del medesimo provvedimento nei prossimi anni;

- ad informare le Camere degli esiti delle predette ricognizioni;

- a valutare una riconsiderazione dei propri orientamenti in ordine alla riduzione delle risorse destinate alle finalità di cui al decreto legislativo n. 67 del 2011, nell'ottica di garantire la stabilità dei finanziamenti previsti a legislazione vigente, nel rispetto, comunque, dei saldi di finanza pubblica; ad assicurare l'effettiva destinazione alle medesime finalità di cui al decreto legislativo n. 67 del 2011 delle somme stanziate e non ancora impiegate, nonché a valutare ogni opportuna iniziativa di modifica alla normativa vigente per garantire l'integrale utilizzo delle somme dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7 del medesimo decreto legislativo, verificando se, in questo contesto, vi siano le condizioni per una estensione dei benefici anche ad altri lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti o addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, quali, fra gli altri, i lavoratori manuali nel settore dell'edilizia e affini e i lavoratori del settore marittimo esclusi dalle forma di tutela legislativa per esposizione all'amianto di cui al decreto ministeriale 27 ottobre 2004.

Attualmente, invece, il Governo è intenzionato a ridimensionare, già con la legge di stabilità per il 2015, le risorse destinate all'accesso anticipato al pensionamento degli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti

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Inps, crollano i contratti a progetto

Venerdì, 31 Ottobre 2014

Nel 2013 sono crollate le collaborazioni a progetto. Il numero complessivo degli iscritti alla gestione dei parasubordinati dell'Inps si è infatti attestato a 1.550.871, con un calo di 170.607 unità rispetto al precedente anno. Kamsin Sono questi dati diffusi dall'Inps che dimostrano come il crollo delle collaborazioni a progetto sia accentuato non solo dalla crisi ma anche dalla riforma Fornero del mercato del lavoro (legge 92/2012) che chiede di adottare per analogia i compensi minimi dei contratti dei lavori dipendenti rendendo, di fatto, meno conveniente il ricorso a questa tipologia di contratti.

Dai dati Inps emerge che la media dei redditi di tutti i parasubordinati è stata di 19.155 euro lordi l'anno, anche se su questa incidono oltre 500mila amministratori di società che hanno guadagnato in media circa 32.000 euro annui.

La media dei collaboratori a progetto si attesta invece a 10.218 euro lordi, cioè circa 850 euro al mese, in lieve aumento rispetto all'anno precedente (829 euro). Come al solito, le donne guadagnano i media meno degli uomini: 12mila euro contro i 24 mila dei colleghi maschi. Le partite Iva sono state 291mila con un reddito medio di 15.837 euro.

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Nell'audizione che si è tenuta questa mattina alla Camera dei Deputati innanzi alla commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, il commissario straordinario dell’Inps, Tiziano Treu, ha parlato di Inps e di pensioni. Kamsin Oggetto dell'incontro, afferma una nota diffusa dalla Camera a firma del Presidente della Commissione, Lello Di Gioia, è stato l’incidenza della riforma del Tfr sull’Inps, lo stato della gestione separata di cui alla legge 335/1995, la busta arancione, gli effetti della riforma del mercato del lavoro per l’istituto di previdenza, i problemi per l’equilibrio di bilancio derivanti, a lungo termine, per l’Inps per effetto della riforma Fornero, e il rinnovo del personale comandato presso l’Inps. 

Il commissario ha chiarito che «l’Inps è una struttura complessa ma solida e che ha bisogno di stabilità; occorre un assetto normativo che assicuri una governance adeguata, con piani organizzativi di medio e lungo periodo.  L’operazione del Tfr – sottolinea – risponde ad una logica che privilegia un bisogno finanziario immediato; occorre sostenere lo sviluppo della previdenza complementare».

«A seguito della riforma Fornero verrà a galla un conflitto generazionale che dovrà essere corretto con le lamentele di coloro che riceveranno la pensione calcolata con il contributivo ma che, di fatto, pagano oggi le pensioni di chi può godere del sistema retributivo. Alcune categorie sono privilegiate, in quanto avendo una carriera lunga sommeranno al trattamento retributivo già maturato anche la parte calcolata con il sistema contributivo sino al termine del periodo di lavoro», ha indicato Di Gioia.

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La proposta del Movimento Cinque Stelle di chiedere un ulteriore contributo ai pensionati d'oro non è nuova ma deve fare i conti con il taglio già chiesto dal Governo Letta nel 2013.

Kamsin Ieri il movimento Cinque Stelle ha proposto una mozione alla Camera dei Deputati per chiedere all'esecutivo un nuovo intervento sulle cd. pensioni d'oro. La proposta del M5S chiede al Governo di "valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative volte aintrodurre un'imposta sostitutiva per i redditi da pensione caratterizzata da un maggior numero di aliquote fiscali che consentano una più incisiva progressività, in modo tale da tassare maggiormente i redditi di pensione superiori ai 90 mila euro e destinare il maggior gettito alla riduzione del carico fiscale dei redditi di pensione meno elevati ed all'aumento delle pensioni minime". 

A ben vedere la proposta, è una delle tante che cercano di fare casse sulle prestazioni generose, cioè oltre i 4-5mila euro netti al mese, trattamenti determinati con il sistema retributivo e che quindi creano un forte squilibrio per le Casse dello Stato.

In diverse occasioni il legislatore ha cercato di cancellare i trattamenti pensionistici pagati sulla base di normative pregressi molto generosi non più sostenibili delle finanze pubbliche. In molti casi, tuttavia, questi interventi sono stati dichiarati incostituzionali dalla Consulta.

Come si ricorderà da ultimo la sentenza 116/2013 ha cancellato quella normativa introdotta nella manovra estiva del 2011 (Dl 98/2011), che aveva previsto un taglio del 5 per cento per le prestazioni superiori a 90.000 euro annui lordi e del 15 per cento per la parte eccedente i 200.000 euro. La misura, peraltro, era eccezionale e si sarebbe dovuta applicare solo per il periodo tra agosto 2011 e dicembre 2014. Secondo la Consulta tuttavia l'intervento non era in sintonia con la Carta Costituzionale in quanto provocava una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori, non pensionati, che avevano redditi superiori a 300 mila euro per i quali il contributo si sarebbe fermato al 3 per cento.

Pochi anni prima con la sentenza 211/1997 la Corte costituzionale ha avuto modo di precisare, invece, che il legislatore per salvaguardare l'equilibrio di bilancio può modificare la disciplina pensionistica fino a ridurre l'entità del trattamento anche se questo già iniziato.

In tal senso l'ultima legge di stabilità, la legge 147/2013, approvata dal governo Letta ha reintrodotto il contributo di solidarietà per ridurre i trattamenti pensionistici superiori a 91.251 euro con un taglio che è pari al 6, 12 o 18 per cento a seconda dell'importo del trattamento annuo in godimento. Per venire incontro ai rilievi della Consulta, tuttavia, questa volta è stato stabilito che le somme trattenute vengano destinate dalle competenti gestioni previdenziali obbligatorie per concorrere al finanziamento degli interventi volti ad ampliare la platea dei lavoratori salvaguardati. In tal modo, l'intervento governativo tenta di ridistribuire la ricchezza tra i lavoratori.

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Un'interrogazione dell'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) chiede al Governo se ci sono spazi, con la legge di stabilità, per eliminare le penalizzazioni per i lavoratori che non hanno ancora compiuto i 62 anni.

Kamsin L'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) ha proposto, il 20 Ottobre scorso in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, un'interrogazione formale al Governo sulla possibilità di eliminare il sistema di disincentivi previsti per l'accesso alla pensione anticipata qualora i lavoratori non abbiano perfezionato i 62 anni di età. Il documento, firmato da molti esponenti del Pd, chiede al governo la soluzione del dramma, già con la legge di stabilità, che vede protagonisti soprattutto quei lavoratori che hanno avuto maggiorazioni contributive legate all'amianto o all'invalidità periodi che, ai sensi della disciplina vigente, non concorrono alla sterilizzazione dei disincentivi

Tale quadro normativo - si legge nel testo dell'interrogazione - finisce per determinare la paradossale conseguenza di penalizzare diverse categorie di soggetti che maggiormente rischiano di subire gli effetti più pesanti di tale meccanismo di decurtazione dell'assegno pensionistico, quali i cosiddetti «precoci» o alcune categorie di lavoratori che in virtù delle particolari condizioni di esecuzione della loro attività lavorativa sono stati riconosciuti meritevoli di apposite disposizioni di tutela, quali i lavoratori che svolgono lavori usuranti o i lavoratori che sono stati esposti per periodi prolungati all'amianto.

"Anche per i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego - prosegue l'interrogazione - si stanno creando difficoltà perché mentre nelle posizioni contributive Inps sono indicate tutte le contribuzioni figurative, non esiste pari informatizzazione e precisione nelle posizioni dei pubblici dipendenti e gli uffici del personale si trovano costretti a ricostruire tutto il percorso lavorativo del singolo impiegato per 42 o 43 anni, archivi cartacei non più disponibili, cercare giornate di sciopero, congedo matrimoniale o altre assenze crea un'enorme perdita di tempo e favorisce la conflittualità tra colleghi per l'incomprensibile eccesso di indagine lungo un percorso lavorativo decennale".

La Gnecchi ricorda inoltre come il Ministro Poletti il 17 settembre 2014 abbia dichiarato in aula alla Camera in risposta alla interrogazione a risposta immediata che è intenzione del Governo, nel contesto della legge di stabilità, fare un esame di tutte le specifiche situazioni meritevoli di tutela previdenziale e pensionistica via via emerse nel corso del tempo e verificare se e come sia possibile pervenire ad una loro soluzione organica, nel quadro delle scelte che dovranno essere compiute nella sede della stessa legge di stabilità.

Con l'interrogazione l'Onorevole del Pd chiede pertanto al Ministro:
   1) se ritiene quindi che qualora le penalizzazioni vengano cancellate si preveda la possibilità di riliquidazione della pensione a coloro che ne stanno già godendo;
   2) se non ritenga opportuno il Ministro, nel quadro di un intervento più organico che ponga rimedio ai problemi più evidenti scaturiti a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, già in occasione della prossima legge di stabilità, trovare una specifica soluzione al tema delle penalizzazioni;
   3) quante siano le pensioni anticipate liquidate con le penalizzazioni di cui sopra, a donne e uomini, che non abbiano compiuto, quindi, all'atto della liquidazione i 62 anni di età;
   4) quale sia l'importo delle pensioni, l'importo di riduzione, la decorrenza e l'età suddiviso per uomini e donne delle pensioni liquidate con penalizzazioni.

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