Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Il Comitato esprime amarezza per la bocciatura dell'emendamento presentato da Sel al ddl di stabilità che avrebbe risolto per via legislativa il problema.

Kamsin Sono quasi 1500 le lavoratrici che hanno aderito al Comitato Opzione Donna per chiedere la rimozione dell'interpretazione Inps che ha accorciato di un anno, nei fatti, la possibilità di accedere alla pensione con 57 anni e 3 mesi di età e 35 anni di contributi. Come già anticipato da pensionioggi.it il Comitato ha ricevuto l'appoggio dell'Onorevole MariaLuisa Gnecchi (Pd) e dell'Onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, lo scorso 31 Ottobre a Montecitorio, all'avvio del ricorso collettivo per ampliare la fruizione del regime sperimentale donna per tutte le lavoratrici che maturano i requisiti nel corso del 2015.

L'iniziativa era stata presentata dalla stessa presidente del Comitato, Daniella Maroni.

Com'è noto, l'Inps ha chiesto, con le Circolari 35 e 37 del 2012, ai fini dell'accesso al regime di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04, che le lavoratrici devono conseguire, al 31 Dicembre 2015, l'apertura della finestra mobile anticipando, di fatto, di oltre un anno i requisiti anagrafici e contributi utili per l'esercizio dell'opzione in parola.

L'indicazione dell'Inps, ricordano dal Comitato, è inaccettabile perchè ha l'effetto di restringere occultamente, dato che la legge 243/04 non prevedeva tale condizione, il regime sperimentale donna, unica possibilità lasciata dopo la Riforma Fornero dall'ordinamento per anticipare l'uscita (a caro prezzo dato che chi sceglie questa strada ottiene un assegno calcolato con il sistema contributivo e dunque piu' basso).

Il Comitato ricorda come il Parlamento abbia approvato, invano, due risoluzioni per chiedere al Governo la soluzione della vicenda ma che la Ragioneria dello Stato ha chiesto adeguate coperture per l'allargamento della platea delle beneficiarie, richiesta anch'essa inaccettabile in quanto le coperture per la misura erano state già previste nella legge istitutiva del regime sperimentale, la legge 243/04. E intanto non è passato neanche la scorsa settimana in Commissione Bilancio l'emendamento presentato da Sel al ddl stabilità che chiedeva la soluzione della vicenda.

La Diffida Formale all'Inps - Il Comitato lo scorso 22 Ottobre ha presentato una diffida formale all'Inps a riformare, entro 90 giorni dalla ricezione della stessa, le Circolari 35 e 37 del 2012. Dopo i 90 giorni, ricordano, se non ci sarà un esito positivo della vicenda, il Comitato avrà un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udizienza preliminare al Tar del Lazio.

Oltre all'azione collettiva, precisano dal Comitato, le lavoratrici potranno comunque perseguire la strada individuale presentando ricorso individuale presso il Giudice del lavoro (per le lavoratrici del settore privato) o alla Corte dei conti (per le lavoratrici del pubblico impiego) nei confronti del diniego all'accesso alla prestazione che sarà comunicato dall'Inps. 

La speranza del Comitato è tuttavia che l'Inps (o il Ministero del Lavoro), con un atto di autotutela amministrativa, revochino le predette circolari prima dell'avvio del ricorso giurisdizionale al fine di evitare un lungo e complesso contenzioso.

Zedde

L'unico partito che ha fatto un vero passo avanti nelle regionali è la Lega Nord. Il partito di Salvini si è fatto promotore di diverse iniziative sul tema delle pensioni a cominciare dal referendum sulla Riforma Fornero.

Kamsin "Da oggi ci sentiamo parte di un progetto che non guarda solo al Nord ma a tutta Italia". E' quanto ha detto Matteo Salvini in conferenza stampa in via Bellerio a Milano. Il partito di Salvini ha registrato un forte passo avanti sfondando in una regione, l'Emilia Romagna, in cui i leghisti, seppur geograficamente vicino alla roccaforte del Veneto, non hanno mai portato a casa risultati "significativi". Merito certo del crollo di Forza Italia e del ridimensionamento del M5S che paga il fatto di non esser stato in grado di comunicare in modo efficace le proprie battaglie, ma anche delle iniziative portate avanti da via Bellerio.

Scommettiamo che tra le varie cause che hanno portato alla ribalta il buon risultato della Lega Nord ci sia anche l'aver promosso il Referendum contro la Riforma pensionistica Fornero. Il partito guidato da Matteo Salvini ha, infatti, ottenuto la certificazione dalla Cassazione ad inizio Novembre di aver raccolto le 500 mila firme necessarie per chiedere l'abolizione tout court della Riforma delle pensioni. Sul referendum, tuttavia, deve ora esprimersi la Corte Costituzionale. L'esito del giudizio della Consulta è tutt'altro che scontato ma comunque vada la netta affermazione della Lega Nord dovrebbe suggerire al Governo di riservare maggiore attenzione ad un capitolo, quello previdenziale, per troppi anni dimenticato e tirato fuori solo al momento piu' opportuno ma che interessa, direttamente o indirettamente milioni, di cittadini nonchè potenziali elettori.

Ci sono tante questioni da cui si potrebbe partire con costi molto contenuti senza stravolgere necessariamente l'impianto della Riforma Fornero. Ad iniziare dalla pubblicazione per tempo dei decreti di sostegno al reddito per i lavoratori esodati ante 2010, con migliaia di lavoratori che subiscono diversi mesi di vuoto economico nonostante lo strumento e le risorse sono già state stanziate, alla proroga del regime sperimentale donna, un altro dei grandi temi su cui si è infiammato il dibattito politico alla Camera.

Serve poi uno strumento di flessibilità in uscita e la completa abolizione delle penalizzazioni per i lavoratori che hanno beneficiato della maggiorazione da amianto e da invalidità, oggi ingiustamente costretti a restare sul lavoro per non incorrere in serie decurtazioni dell'assegno previdenziale. La crescita della Lega mostra che mettere all'ordine del giorno il capitolo pensioni può pagare, anche politicamente.

Zedde

L'Inps ha aggiornato il report delle procedure di monitoraggio dei lavoratori cd. salvaguardati in base ai sei provvedimenti. Sono quasi 100mila le pensioni certificate su un totale di oltre 170 mila posizioni disponibili.

Kamsin Sono 2.814 le pensioni certificate nell'ambito della quinta salvaguardia ed oltre 5800 quelle relative alla quarta salvaguardia. Sono questi, in sintesi, i dati diffusi dall'Inps nel report aggiornato al 27 Ottobre 2014 sulle operazioni di salvaguardia che l'istituto di previdenza sta effettuando. 

Dal report emerge che con riferimento alla prima salvaguardia sono state certificate 64.374 posizioni (a fronte di una capienza di 65mila posti) e che sono state liquidate 41.060 prestazioni.

Numeri ancora relativamente bassi permangono riguardano la seconda salvaguardia: le pensioni certificate sono state solo 16.920 e sono state liquidate 7.514 posizioni su una capienza complessiva di ben 35mila posti (effetto della riduzione disposta con la recente legge 147/2014 che ha tagliato di 20mila posti il contingente originariamente previsto per questa salvaguardia). Si tratta, com'è noto, di lavoratori coinvolti in accordi per la gestione di eccedenze occupazionali con l'utilizzo di ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati in sede governativa entro il 2011.

Crescono anche le pensioni certificate nell'ambito della terza salvaguardia che conta un numero complessivo di 16.130 soggetti salvaguardabili. L'Inps ha certificato 7.344 pensioni e ne ha liquidate 5.102. Si è in pratica poco sotto la metà, ma in questo caso si deve tener conto che con la legge di Stabilità 2014, il plafond è stato aumentato di 6mila unità a favore dei prosecutori volontari.

Alcune difficoltà emergono invece della quarta salvaguardia, su 5mila posizioni disponibili (effetto anch'essa di una riduzione di 4mila unità disposta con la legge 147/2014), l'Inps ha certificato 5.815 pensioni, un numero superiore al plafond disponibile per legge. Nell'ambito, infatti, dei lavoratori che hanno fruito dei permessi della legge 104/92 per assistere disabili l'Inps ha certificato oltre 4.800 aventi diritto a fronte di soli 2.500 posti disponibili.

Nella quinta salvaguardia, invece, sono state certificate 2.814 prestazioni e liquidate 1.499 pensioni a fronte di 23mila posti disponibili

Zedde

Pubblicato sul sito del Senato il report al 27 Ottobre delle procedure di salvaguardia per i lavoratori cd. esodati. Salgono a quasi 100mila le pensioni certificate su un totale di oltre 170 posizioni disponibili. 56mila le pensioni liquidate.

Kamsin Sono 2.814 le pensioni certificate nell'ambito della quinta salvaguardia ed oltre 5800 quelle relative alla quarta salvaguardia. Sono questi, in sintesi, i dati diffusi dall'Inps nel report aggiornato, al 27 Ottobre 2014, sulle operazioni di salvaguardia che l'istituto di previdenza sta effettuando. 

Dal report emerge che con riferimento alla prima salvaguardia sono state certificate 64.374 posizioni (a fronte di una capienza di 65mila posti) e che sono state liquidate 41.060 prestazioni.

Numeri ancora relativamente bassi permangono riguardano la seconda salvaguardia: le pensioni certificate sono state solo 16.920 e sono state liquidate 7.514 posizioni su una capienza complessiva di ben 35mila posti (effetto della riduzione disposta con la recente legge 147/2014 che ha tagliato di 20mila posti il contingente originariamente previsto per questa salvaguardia). Si tratta, com'è noto, di lavoratori coinvolti in accordi per la gestione di eccedenze occupazionali con l'utilizzo di ammortizzatori sociali sulla base di accordi stipulati in sede governativa entro il 2011.

Crescono anche le pensioni certificate nell'ambito della terza salvaguardia che conta un numero complessivo di 16.130 soggetti salvaguardabili. L'Inps ha certificato 7.344 pensioni e ne ha liquidate 5.102. Si è in pratica poco sotto la metà, ma in questo caso si deve tener conto che con la legge di Stabilità 2014, il plafond è stato aumentato di 6mila unità a favore dei prosecutori volontari.

Alcune difficoltà emergono invece della quarta salvaguardia, su 5mila posizioni disponibili, l'Inps ha certificato 5.815 pensioni, un numero superiore al plafond disponibile per legge. Nell'ambito, infatti, dei lavoratori che hanno fruito dei permessi della legge 104/92 per assistere disabili l'Inps ha certificato oltre 4.800 aventi diritto a fronte di soli 2.500 posti disponibili.

Nella quinta salvaguardia, invece, sono state certificate 2.814 prestazioni e liquidate 1.499 pensioni a fronte di 23mila posti disponibili

Zedde

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Lo stesso Istituto di previdenza ha tuttavia quantificato in oltre 49mila i lavoratori esodati non salvaguardati con gli attuali sei provvedimenti di tutela.

Sul web si scatena l'allarme dopo l'audizione avvenuta ieri in Commissione Lavoro del Senato dei vertici dell'Inps, il Commissario Straordinario Tiziano Treu e il Direttore Generale Mauro Nori, in cui è stato precisato che le operazioni di salvaguardia sono praticamente concluse e che tutti gli esodati sono stati salvaguardati. La redazione di pensionioggi.it è stata raggiunta da decine di mail di lettori profondamente arrabbiati e allo stesso tempo delusi dalla notizia. 

Kamsin La posizione dell'Inps non giunge, però, a sopresa. Già a fine settembre era stato infatti approvato un ordine del giorno dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama condiviso praticamente da tutti i gruppi di maggioranza in occasione dell'approvazione della sesta salvaguardia. Il provvedimento impegnava il governo a non utilizzare più lo strumento pensionistico per risolvere i problemi occupazionali nella fascia dei cinquantenni e sessantenni e ad attivare invece di insieme di misure per la promozione dell'invecchiamento attivo sulle quali, "l'Italia è ancora l'anno zero".

E' facile, tuttavia, smentire le osservazioni dell'Inps. Lo scorso 15 ottobre, nel corso di un atto di sindacato ispettivo promosso dal Partito Democratico, è stato chiesto all'Inps ed al Ministero del lavoro di quantificare quanti sarebbero i lavoratori rimasti esclusi dalle attuali sei salvaguardie con maturazione della decorrenza del trattamento pensionistico, calcolato secondo le vigenti regole, entro il 6 gennaio 2019. Ebbene, secondo i dati diffusi dal Sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba (Pd), sarebbero oltre 49mila i lavoratori rimasti esclusi dalle attuali sei salvaguardie. E parliamo sempre di lavoratori che hanno cessato il rapporto entro il 2011, prima della Riforma Fornero. Ciò dovrebbe quantomeno aprire gli occhi sul problema. Se poi non lo si vuole affrontare, in quanto a livello politico manca l'assenso, basta dirlo. 

L'indicazione, peraltro, si pone in contrasto con quanto affermato nei mesi scorsi dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il quale, al momento dell'adozione della sesta salvaguardia, aveva indicato la possibilità di interventi strutturali da inserire nella legge di stabilità per dare una risposta a quelle tante e diverse situazioni, non definibili tecnicamente come esodati, ma che rappresentano persone che perdono o hanno perso il lavoro e che con gli ammortizzatori non arrivano raggiungere la pensione.

Queste misure, che avrebbero dovuto essere predisposte già con la presente legge di stabilità, sono ancora in fase istruttoria presso il Ministero del Lavoro ed è praticamente scontato che saranno rinviate dati gli strettissimi margini di manovra che il governo ha con l'attuale finanziaria.

Zedde

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