Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

La Corte di Cassazione ha certificato ieri che sono state raggiunte le 500 mila firme per ottenere il referendum contro la legge pensionistica Fornero del 2011. È quanto ha indicato Matteo Salvini, leader della Lega, sull'iniziativa promossa dal Carroccio contro il DL 201/2011 che ha significato per milioni di lavoratori l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni, e l'abolizione delle vecchie pensioni di anzianità. Kamsin Salvini ricorda che manca ora l'ultimo passaggio, l'ok della Corte Costituzionale. A quel punto, se ha Roma non faranno scherzi in primavera si potrà cancellare la riforma Fornero con l'indicazione del referendum abrogativo.

“Oggi la Cassazione ha certificato che le firme depositate per il referendum contro la legge Fornero sono davvero tante, a dimostrazione che la gente vuole esprimersi per abrogare la vergognosa riforma delle pensioni. Adesso ci auguriamo che non arrivino scherzi dalla Consulta, perché non si può zittire la voce del popolo”. E' quanto scrive in una nota il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Massimiliano Fedriga, commentando la decisione della Corte sul referendum contro la legge Fornero promosso dal Carroccio.“Se il governo Renzi non è in grado di portare avanti politiche che servono ai cittadini come l'eliminazione della legge delle pensioni che ha bloccato il ricambio generazionale alimentando la disoccupazione giovanile e centinaia di migliaia di esodati, ci pensa la gente a farlo. Siamo orgogliosi di questo primo risultato, non tanto per il successo della campagna referendaria della Lega Nord, quanto perché in questo modo si difendono i nostri cittadini e i diritti negati dal duo Monti-Fornero e dal Pd di Renzi”.

Zedde

Il Comitato Opzione Donna diffida l'Inps a rimuovere i paletti che accorciano di un anno i termini per l'accesso al regime sperimentale donna. L'Istituto avrà 90 giorni di tempo per rispondere. Successivamente partirà l'azione collettiva al Tar.

Kamsin Come già anticipato da pensionioggi.it il "Comitato Opzione Donna" ha ricevuto l'appoggio dell'Onorevole MariaLuisa Gnecchi (Pd) e dell'Onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati lo scorso 31 Ottobre a Montecitorio, all'avvio del ricorso collettivo per ampliare la fruizione del regime sperimentale donna per tutte le lavoratrici che maturano i requisiti nel corso del 2015.

L'iniziativa e' stata presentata a Montecitorio dalla presidente del Comitato, Daniella Maroni, dagli avvocati Andrea Maestri e Giorgio Sacco, e dalla parlamentare del Pd della commissione Lavoro Marialuisa Gnecchi.

Com'è noto, l'Inps ha chiesto, con le Circolari 35 e 37 del 2012, ai fini dell'accesso al regime di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04, che le lavoratrici devono conseguire, al 31 Dicembre 2015, l'apertura della finestra mobile anticipando, di fatto, di oltre un anno i requisiti anagrafici e contributi utili per l'esercizio dell'opzione in parola.

L'indicazione dell'Inps, ha ricordato la Gnecchi, è inaccettabile perchè ha l'effetto di restringere occultamente, dato che la legge 243/04 non prevedeva tale condizione, il regime sperimentale donna, unica possibilità lasciata dopo la Riforma Fornero dall'ordinamento per anticipare l'uscita (a caro prezzo dato che chi sceglie questa strada ottiene un assegno calcolato con il sistema contributivo e dunque piu' basso).

La Gnecchi ha ricordato anche come il Parlamento abbia approvato, invano, due risoluzioni per chiedere al Governo la soluzione della vicenda ma che la Ragioneria dello Stato ha chiesto adeguate coperture per l'allargamento della platea delle beneficiarie, richiesta anch'essa inaccettabile - ha detto la Gnecchi - in quanto le coperture per la misura erano state già previste nella legge istitutiva del regime sperimentale, la legge 243/04.

La Diffida Formale all'Inps - Il Comitato lo scorso 22 Ottobre ha dunque presentato una diffida formale all'Inps a riformare, entro 90 giorni dalla ricezione della stessa, le Circolari 35 e 37 del 2012. Dopo i 90 giorni, ricordano, se non ci sarà un esito positivo della vicenda, il Comitato avrà un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udizienza preliminare al Tar del Lazio.

Oltre all'azione collettiva, precisano dal Comitato, le lavoratrici potranno comunque perseguire la strada individuale presentando ricorso individuale presso il Giudice del lavoro (per le lavoratrici del settore privato) o alla Corte dei conti (per le lavoratrici del pubblico impiego) nei confronti del diniego all'accesso alla prestazione che sarà comunicato dall'Inps. 

Nella conferenza stampa si preme, inoltre, affinchè l'Inps (o il Ministero del Lavoro), con un atto di autotutela amministrativa, revochino le predette circolari prima dell'avvio del ricorso giurisdizionale al fine di evitare un lungo e complesso contenzioso.

Zedde

Critiche da parte dell'ex Ministro del Lavoro Pd Cesare Damiano alla stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza complementare. "Possibili modifiche al testo in sede Parlamentare".

Kamsin "E' necessario che il Governo rispetti gli impegni assunti nelle scorse settimane di fronte ai lavoratori. Serve un meccanismo che assicuri maggiore flessibilità in uscita e che cancelli le penalizzazioni per i lavoratori precoci". E' quanto ha dichiarato l'Onorevole Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, a margine dei lavori sulla discussione della legge di stabilità 2015 iniziati la scorsa settimana a Montecitorio.

L'ex ministro del Lavoro auspica che il Governo voglia accogliere le proposte emendative al ddl di stabilità che saranno presentate dai gruppi parlamentari nei prossimi giorni. Sul tavolo Damiano rilancia anche la soluzione dei quota 96 della scuola, un dossier che per ora sembra essersi del tutto arenato dopo la brusca retromarcia della scorsa estate con cui Renzi stralciò dal Dl sulla Pa l'emendamento che avrebbe consentito la soluzione della vicenda. Ora i circa 4mila docenti protagonisti (che nel frattempo potrebbero essersi ridotti numericamente), per far sentire nuovamente la propria voce, si uniranno in piazza ai lavoratori in occasione dello sciopero generale indetto per il 14 Novembre.

Ma a suscitare il malumore della componente di sinistra del Pd sono anche i pesanti prelievi fiscali che il disegno di legge di stabilità chiede alla previdenza complementare e alle Casse professionali. Un prelievo che, se confermato, rischia di mettere ulteriormente in pericolo i rendimenti di coloro che hanno cercato di integrare la propria pensione di tasca propria. "La previdenza integrativa, prosegue Damiano, dovrebbe essere sostenuta ed incentivata per consentire soprattutto alle giovani generazioni di aggiungere alla pensione pubblica una pensione di natura privata".

Mandelli (FI): No all'aumento delle tasse sulle pensioni
"L'aumento della tassazione sulle Casse previdenziali e sulla previdenza complementare e' un errore: le audizioni in corso sulla Legge di Stabilita' lo stanno confermando con chiarezza". Lo dichiara, in una nota, il senatore Andrea Mandelli, responsabile di Forza Italia per i rapporti con le professioni. "Il futuro previdenziale dei professionisti - prosegue - non e' una questione marginale, perché se oggi il governo sbaglia il problema si riproporra', con forza, domani.

Perché rischiare di dover correre precipitosamente ai ripari quando possiamo evitare, da subito, di penalizzare la previdenza integrativa? In Parlamento siamo pronti a fare la nostra parte, ma non accetteremo che il governo se la cavi aspettando emendamenti che riparino alla sua miopia. Perché se l'esecutivo non correggera' da solo la rotta, dovra' comunque assumersene la responsabilita'", conclude Mandelli.

Zedde

Il Comitato Opzione Donna diffida l'Inps a rimuovere i paletti che accorciano di un anno i termini per l'accesso al regime sperimentale donna. L'Istituto avrà 90 giorni di tempo per rispondere. Successivamente partirà l'azione collettiva al Tar.

Kamsin Il Comitato Opzione donna ha ricevuto l'appoggio dell'Onorevole MariaLuisa Gnecchi (Pd) e dell'Onorevole Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati lo scorso 31 Ottobre a Montecitorio, all'avvio del ricorso collettivo per ampliare la fruizione del regime sperimentale donna per tutte le lavoratrici che maturano i requisiti nel corso del 2015.

Com'è noto, l'Inps ha chiesto, con le Circolari 35 e 37 del 2012, ai fini dell'accesso al regime di cui all'articolo 1, comma 9 della legge 243/04, che le lavoratrici devono conseguire, al 31 Dicembre 2015, l'apertura della finestra mobile anticipando, di fatto, di oltre un anno i requisiti anagrafici e contributi utili per l'esercizio dell'opzione in parola.

L'indicazione dell'Inps, ha ricordato la Gnecchi, è inaccettabile perchè ha l'effetto di restringere occultamente, dato che la legge 243/04 non prevedeva tale condizione, il regime sperimentale donna, unica possibilità lasciata dopo la Riforma Fornero dall'ordinamento per anticipare l'uscita (a caro prezzo dato che chi sceglie questa strada ottiene un assegno calcolato con il sistema contributivo e dunque piu' basso).

La Gnecchi ha ricordato anche come il Parlamento abbia approvato, invano, due risoluzioni per chiedere al Governo la soluzione della vicenda ma che la Ragioneria dello Stato ha chiesto adeguate coperture per l'allargamento della platea delle beneficiarie, richiesta anch'essa inaccettabile - ha detto la Gnecchi - in quanto le coperture per la misura erano state già previste nella legge istitutiva del regime sperimentale, la legge 243/04.

Il Comitato, promosso da Daniella Maroni, lo scorso 22 Ottobre ha dunque presentato una diffida formale all'Inps a riformare, entro 90 giorni dalla ricezione della stessa, le Circolari 35 e 37 del 2012. Dopo i 90 giorni, ricordano, se non ci sarà un esito positivo della vicenda, il Comitato avrà un anno di tempo per presentare un ricorso collettivo al Tar del Lazio per ottenere la rimozione in via giurisdizionale delle Circolari. L'azione, precisano, sarà aperta a chiunque abbia un interesse con le stesse caratteristiche di quello delle ricorrenti (c'è un bacino di 6mila lavoratrici potenziali aderenti, stimano dal Comitato) che dunque potranno unirsi all'azione collettiva sino a 20 giorni prima della fissazione dell'udizienza preliminare al Tar del Lazio.

Oltre all'azione collettiva, precisano dal Comitato, le lavoratrici potranno comunque perseguire la strada individuale presentando ricorso individuale presso il Giudice del lavoro (per le lavoratrici del settore privato) o alla Corte dei conti (per le lavoratrici del pubblico impiego) nei confronti del diniego all'accesso alla prestazione che sarà comunicato dall'Inps. 

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Cresce l'attesa per conoscere il destino dei lavoratori che sono rimasti fuori dalla quarta salvaguardia per l'esaurimento dei posti. I lavoratori chiedono l'attivazione dei cd. vasi comunicanti.

Kamsin Ancora nulla di ufficiale circa l'attivazione dei cd. vasi comunicanti per la tutela dei lavoratori rimasti esclusi dalla quarta salvaguardia dopo l'esaurimento dei posti.

Come si ricorderà, per tale platea l'INPS aveva stimato l'esistenza di 2.500 beneficiari, ma in un recente messaggio il medesimo Istituto ha comunicato che la platea si è esaurita consentendo di salvaguardare solo i lavoratori che maturino i requisiti entro il 31 ottobre 2012. Sono pertanto rimasti fuori dalla tutela i lavoratori che hanno maturato il diritto previdenziale dal 1° Novembre 2012 al 31 dicembre 2013. Si tratta, secondo stime sindacali, di almeno 4-5mila persone.

Per questi lavoratori esiste, tuttavia, la possibilità di essere salvaguardati comunque. Infatti, l'articolo 1, comma 193 della legge 147/2013 (legge di stabilità 2014) consente, previa l'adozione di un decreto interministeriale, il trasferimento delle risorse nell'ambito delle platee delle precedenti salvaguardie rimaste sotto-utilizzate, per tutelare proprio eventuali carenze in altre platee di lavoratori.

Proprio sul punto l'Onorevole Gnecchi (Pd) nell'interrogazione alla Camera dello scorso 15 Ottobre ha indicato al Sottosegretario al Welfare Luigi Bobba la necessità di attivare al piu' presto la suddetta procedura al fine di consentire l'uscita dei lavoratori rimasti attualmente senza tutela. Se tale valvola di sfogo, infatti, non dovesse essere attivata in tempo utile questi lavoratori si troverebbero costretti a fare domanda per l'ammissione alla sesta salvaguardia con il rischio di sottrarre i posti disponibili per i lavoratori di tale contingente.

La procedura prevista dall'articolo 1, comma 193 della legge di stabilità 2014 prevede infatti il trasferimento delle risorse nell'ambito delle platee previste dalla legislazione vigente, in relazione all'effettivo utilizzo delle somme stanziate previa adozione di un decreto interministeriale Lavoro-Economia. "Come testimoniato dalla copertura finanziaria della cosiddetta «sesta salvaguardia», - ricorda la Gnecchi - , esistono sovrastime, anche consistenti, nella determinazione di alcune platee, mentre sussistono ancora diverse categorie di soggetti esclusi dalle salvaguardie per questioni prevalentemente nominalistiche".

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