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Equitalia, riaperti i termini per le rateazioni. C'è tempo sino al 31 luglio
Secondo quanto stabilito dal decreto Milleproroghe i contribuenti interessati potranno richiedere fino a un massimo di 72 rate (6 anni) presentando la domanda entro il prossimo 31 luglio.
Kamsin Nuova opportunità per chi ha perso il beneficio della rateizzazione alla data del 31 dicembre 2014. Secondo il Milleproroghe - ricorda Equitalia - i contribuenti interessati potranno richiedere fino a un massimo di 72 rate presentando la domanda entro il 31 luglio (i moduli sono già disponibili nella sezione Modulistica-Rateazione del sito www.gruppoequitalia.it). Ci sono però alcuni limiti rispetto ad una nuova dilazione: massimo sei anni (mentre in casi di provata difficoltà si può arrivare addirittura a dieci anni) senza possibilità di proroga e con la prospettiva di poter saltare solo due scadenze e non otto, con il rischio di perdere il beneficio della dilazione.
Di fatto, si tratta di una riproposizione di una chance che era stata consentita la scorsa estate per chi era decaduto entro il 22 giugno 2013. In quell'occasione la finestra per presentare la domanda era stata piuttosto ridotta (meno di 40 giorni) e di cui avevano approfittato oltre 28mila contribuenti per un importo di circa 1,3 miliardi di euro. Rispetto all'ultima volta ci sarà una difficoltà in più per i creditori della Pa per somme superiori a 10mila euro: la dilazione non potrà riguardare le somme già segnalate a Equitalia per il mancato pagamento di una o più cartelle esattoriali. In ogni caso, la riammissione garantisce una protezione da pignoramenti, espropriazioni ma anche da ipoteche e ganasce fiscali.
Intanto nei primi due mesi dell'anno Equitalia annuncia di aver riscosso circa 1,2 miliardi, in linea con l'anno precedente. «La riapertura delle rateizzazioni rappresenta un'importante occasione per le imprese e per i cittadini più colpiti dalla crisi economica dice l'amministratore delegato di Equitalia, Benedetto Mineo. "Grazie a questo provvedimento i contribuenti possono usufruire di nuove condizioni favorevoli per regolarizzare i pagamenti e allo stesso tempo viene agevolato il recupero degli importi dovuti allo Stato e ai vari enti pubblici creditori». Oggi circa la metà delle riscossioni di Equitalia avviene tramite il pagamento dilazionato. Nei primi due mesi del 2015 sono pervenute in media circa 20 mila nuove richieste alla settimana, portando l'ammontare complessivo di rateazioni a 2 milioni 650 mila per un importo di circa 28,5 miliardi di euro (sul sito sono disponibili i dati per provincia).
Per quanto riguarda i volumi riscossi, i 7,4 miliardi di euro recuperati nel 2014 rappresentano un'inversione di tendenza rispetto a quanto registrato negli ultimi anni, con un incremento del 4% rispetto al 2013. In particolare è aumentato il recupero delle risorse per lo Stato: Erario +4%, Inps +15% e Inail +17,5%. Nei primi due mesi del 2015 Equitalia ha riscosso circa 1,2 miliardi di euro, un importo in linea con il corrispondente periodo dell'anno precedente che peraltro aveva beneficiato di quasi 300 milioni di incasso derivanti dalla definizione agevolata dei ruoli. Le attività di Equitalia si concentrano sulle fasce di inadempienza più elevate: nel 2014 più del 63% è stato recuperato da debitori di importi superiori a 50 mila euro.
seguifb
Zedde
Pensioni, Poletti conferma: la legge Fornero può essere superata
Sulla scia delle dichiarazioni di ieri del Presidente dell'Inps Tito Boeri il Ministro del Lavoro ha confermato il tagliando alla legge Fornero.
Kamsin Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è intervenuto stamattina su RTL 102.5 durante “Non stop News”. Con la riforma i nostri giovani con il pezzo di carta dell’assunzione potranno andare in banca e qualcuno gli darà un mutuo, o rimaniamo in questo nulla ancora per molto tempo?
Io penso di sì, anche perché un contratto a tempo indeterminato non ha scadenza e quindi nessuno, neanche la banca, è in grado di fare valutazioni se durerà 8,10, 15 o 20 anni. Se qualcuno pensa al lavoro “eterno”, in questo caso non c’è nessuna legge in grado di risolverlo perché purtroppo sulla pelle di tanti italiani si è scoperto che negli ultimi 6 anni sono stati persi 800.000 posti di lavoro, e molti di questi avevano contratti a tempo indeterminato. Poi nei fatti si è dimostrato che se un’azienda chiude o va in crisi o non ci sono opportunità di lavoro, quell’esperienza si chiude indipendentemente dal contratto. Credo, comunque, che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti sia sicuramente un passo in avanti rilevante per quel che riguarda le possibilità di questi giovani di contrarre un mutuo e avere una prospettiva futura. Anche perché le imprese che assumono queste persone a quelle condizioni, con le norme che abbiamo introdotto in questo momento, ad esempio il divieto di stipulare nuovi contratti di collaborazione a progetto, se licenziano quella persona poi ne prendono un’altra che costa di più. Quindi sinceramente perché debbano licenziare una persona che ha lavorato lì 4 o 5 anni, che sa fare il mestiere, per assumerne una che costa di più mi pare un controsenso logico e gli imprenditori i conti sanno farli.
Tanti ci han chiesto della mitica quota 96, somma tra età anagrafica ed età contributiva. Potrà essere modificata? Qualche idea? In questo momento siamo ancora molto in anticipo perché stiamo facendo tutte le valutazioni e le simulazioni del caso, perché sappiamo di avere un grande debito pubblico quindi nel momento in cui andiamo a toccare la spesa pubblica dobbiamo farlo sapendo con molta chiarezza cosa succede, quindi voglio evitare di illudere o far pensare cose che oggi non siamo in grado di dire. La prima cosa chiara è che abbiamo un problema sociale evidente, figlio della Legge Fornero, che ci porta al fatto che le persone hanno visto alzata significativamente l’età del pensionamento. Abbiamo attraversato una grossa crisi che ha portato molte persone a perdere, o poter perdere, il lavoro e abbiamo una fascia di persone che hanno perso il lavoro o lo possono perdere, con gli ammortizzatori sociali che ci sono oggi non arrivano a maturare il diritto alla pensione, ma sono molto avanti nell’età, per quelle persone dobbiamo trovare una soluzione. O trovando un ponte per collegare la pensione, o costruendo un ammortizzatore speciale specifico, altrimenti questi restano senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza pensione, e noi non possiamo produrre disperazione. Poi c’è un altro tema che riguarda la flessibilità in uscita, cioè la possibilità di lasciar libero un cittadino, di valutare entro una certa fascia, la possibilità di andare in pensione prima. Naturalmente in tal caso avrà una penalità, altrimenti questo costo finisce a carico degli altri cittadini e non sarebbe una cosa buona. Io penso che per la legge di stabilità di quest’anno arriveremo a definire queste questioni e risolvere questi problemi.
Quindi si intuisce dalle sue parole che la Legge Fornero possa essere superata. Direi di sì, ne abbiamo bisogno, e rappresenta anche un elemento che può promuovere ricambio dentro le imprese. Abbiamo bisogno di far entrare giovani nei posti di lavoro, nelle aziende, negli enti e anche di dare una tutela a quelli molto vicini alla pensione. Una soluzione su questo fronte dobbiamo trovarla.
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Giovannini: la soluzione è il prestito pensionistico
Nei cassetti del Ministero del Lavoro giace la proposta formulata dall'ex-ministro del Lavoro Enrico Giovannini basata sul prestito pensionistico.
Kamsin L'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini ricorda oggi in una intervista raccolta dal quotidiano La Stampa il piano elaborato dall'esecutivo Letta per salvare coloro a cui mancano 2-3 anni al compimento dell'età pensionabile e che hanno perso il lavoro.
Professore, lei lanciò una proposta per risolvere il nodo della flessibilità pensionistica. Ce la ricorda? «È un tema su cui in tanti si sono esercitati, ma sempre scontrandosi con il problema dei costi della flessibilità. Se la penalizzazione per chi va via prima è bassa, per lo Stato l'onere può essere di molti miliardi l'anno. E anche se magari nel lungo periodo si torna all'equilibrio, nella prima fase c'è un forte esborso che crea un buco di bilancio».
Eppure il problema flessibilità c'è, e va risolto... «Indubbio: un lavoratore a 64 anni non può certo salire su un ponteggio. E anche le imprese hanno necessità di accelerare il ricambio di personale, immettendo giovani che peraltro costano di meno...»
E non sono tutelati dall'art.18... «Certamente. Per questo a suo tempo lavorammo sull'idea del "prestito pensionistico". Una soluzione mirata sui lavoratori molto vicini all'uscita: possono cessare di lavorare, ricevendo non una pensione anticipata, ma un anticipo di 7-800 euro al mese per un periodo di due o tre anni sulla futura pensione cui avranno diritto. Che rimborseranno attuarialmente dopo, a rate, prima di tornare a percepire l'assegno integrale».
Parliamo di lavoratori con pensioni medio-basse. faranno fatica a rimborsare il "prestito"...
«Non necessariamente, ma si può anche immaginare che l'azienda in cui sono occupati voglia contribuire, accollandosi parte del rimborso. Oppure può contribuire anche lo Stato».
E' una platea ampia? «No, e anche questo è un punto chiave per rendere sostenibile l'operazione. Le stime fatte a suo tempo ipotizzavano 20 30mila persone all'anno potenzialmente interessate. Oppure, bisogna trovare soluzioni più coraggiose, anche queste studiate dal governo Letta...»
Ovvero? «Il progetto che avevamo elaborato era quello del "reddito minimo", che avevamo chiamato "sostegno all'inclusione attiva". Avrebbe riguardato tutte le persone sotto la soglia di povertà, che perso il posto di lavoro avrebbero comunque goduto di una protezione sociale condizionata a comportamenti "virtuosi" da parte del beneficiario. Efficace ed universale, come c'è in quasi tutti i paesi europei».
Sarebbe costata molto... «Guardi, con 7 miliardi di euro l'anno avremmo azzerato la povertà in Italia. Migliorando in modo notevole la situazione del 7,9% delle famiglie italiane. Parliamo di sei milioni di persone in gravissima difficoltà. Se ci fossimo limitati a portare al 50% della soglia di povertà (circa 1000 euro per due persone) chi sta sotto di essa, il costo sarebbe stato di 1,5 miliardi. Però ci dissero che era troppo».
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Riforma Pensioni, Damiano è ottimista: si interverrà entro il 2015
Siamo pronti al confronto su questo tema con il governo e con il presidente dell’Inps. L’idea di consentire un’uscita anticipata e flessibile con un assegno pensionistico più leggero non è una novità. C’è una proposta di legge di cui sono primo firmatario che lo prevede. Kamsin Il problema è trovare le risorse”. Così Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera ed esponente del Pd, commenta l’intervista di oggi al ‘Corriere della Sera’ del presidente dell’Inps, Tito Boeri.
Damiano ricorda che nella proposta di legge sui pensionamenti flessibili “si parte da 62 anni di età con 35 anni di contributi e si ‘lascia per strada’ l’8%, e cioè il tetto massimo, di assegno pensionistico”. “Mano a mano che sale l’età – spiega – diminuisce, di due punti all’anno, la perdita percentuale dell’assegno fino ad arrivare ai 66 anni quando c’è ‘invarianza’”. Damiano anticipa che c'è anche il progetto quota 100 "da me stesso promosso". “In secondo luogo -continua Damiano- se ci si riferisce al calcolo contributivo anche qui nessuna novità. E’ stato infatti istituito da Maroni quando era ministro del Lavoro per tutte le donne che possono andare in pensione con 57 anni di età e 35 anni di contribuiti, a patto appunto che siano tutti calcolati con il sistema contributivo.
Damiamo è fiducioso sulla possibilità di portare a termine la riforma. “Lo dice il presidente dell’Inps, lo dice il ministro del Lavoro, e lo diciamo noi da tanto tempo: il problema -sottolinea- è trovare le risorse. Dobbiamo però smetterla di fare su questo tema solo calcoli ragionieristici, inserendo invece delle ‘clausole sociali’, e allora nel lungo periodo ci guadagneremo sia dal punto di vista dell’equità che della sostenibilità dei conti”.
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Riforma Pensioni, Lamonica (Cgil): preoccupazione per le proposte di Poletti
L'ipotesi di interventi sulla legge Fornero in direzione di maggiore flessibilità rilanciata oggi dal neo presidente Inps, Tito Boeri è stata confermata come ''un'opzione'' dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che ha ricordato però i vincoli europei sui conti pubblici e la difficoltà di operare in un quadro molto delicato. Gli interventi dovrebbero arrivare nella prossima legge di stabilità e diventare operativi quindi nel 2016. Kamsin Abbiamo chiesto al Segretario interconfederale della Cgil, Vera Lamonica, cosa ne pensa delle aperture del Governo.
Ha visto le dichiarazioni del Ministro Poletti? Che qualcosa bolle in pentola è chiaro. Vogliamo vedere nero su bianco le proposte che il Governo intende sostenere. Per ora c'è solo tanta nebbia.
Tito Boeri, il neo presidente dell'Inps, ha indicato oggi che una strada da seguire potrebbe essere di anticipare l'uscita con assegni piu' magri. Cosa ne pensa? Vorrei ricordare che uno strumento del genere esiste già nella legislazione vigente. Si chiama opzione donna e consente alle lavoratrici di andare in pensione a 57 anni con una decurtazione del 30%. Peccato che questa opzione ormai ha i giorni contati: si esaurisce a fine anno e il governo non ha trovato i fondi neanche per eliminare l'assurda restrizione imposta dall'Inps nel 2012 che ha accorciato la durata del regime di un anno. Se non sono stati trovati i fondi per togliere questa restrizione non si comprende come si possa estendere il ricalcolo con il contributivo per tutti.
Ma se questa fosse la direzione del Governo? Siamo contrari. Non si possono accettare ulteriori tagli alla consistenza degli assegni, e quindi di un'operazione pagata interamente dai lavoratori. Bisogna procedere ad una riconsiderazione dell'impianto rigido e punitivo della legge, anche alla luce della irriducibile diversità dei lavori cui questa, invece, si applica in modo uniforme. Si proceda piuttosto al ricalcolo degli assegni piu' elevati che non si riescono a tagliare: lo sa che il contributo di solidarietà introdotto dal Governo Letta è tornato di nuovo alla Consulta e rischia di saltare per la seconda volta?
Cosa propone il sindacato? Ancora stiamo elaborando una piattaforma comune con le altre organizzazioni. Sono dell'avviso che si debba dare la possibilità di uscire dai 60 anni abbinandola ad un requisito contributivo. Senza penalizzazioni. Personalmente trovo la cd. quota 100 (una proposta promossa dagli Onorevoli Damiano e Gnecchi, ndr) una base di partenza accettabile. Naturalmente bisogna anche porre fine alla questione esodati, rendere piu' agevole il trasferimento dei contributi tra i vari fondi, rivedere la normativa sui lavori usuranti.
Cioè? E' impensabile che chi ha una aspettativa di vita piu' bassa rispetto agli altri, proprio in virtu' della tipologia di lavoro svolto, debba soggiacere comunque agli adeguamenti alla speranza di vita. Bisogna togliere subito l'incremento della stima di vita agli usuranti ed abrogare la finestra mobile che innalza occultamente i requisiti per la pensione a questi lavoratori.
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Riforma Pensioni, Poletti apre alle modifiche entro fine anno
Il ministro del Lavoro Poletti ha spiegato che si comincerà a parlarne prima dell'estate. E che la flessibilità in uscita a fronte di un assegno più basso "è una delle opzioni".
Kamsin Nella prossima legge di stabilità ci sarà spazio per un intervento sulle pensioni. L'obiettivo è rendere l'uscita più flessibile, partendo da situazioni più specifiche e delicate, e, dunque, in un quadro di tenuta dei conti pubblici. E' quanto ha affermato oggi il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta all'Inail.
Il titolare di Via Veneto ha aggiunto che è necessario avviare prima una riflessione e "parlare con misura senza alimentare aspettative". Secondo il ministro i tempi però sono oggi piu' maturi rispetto al passato: "l'Europa riconosce gli sforzi fatti dall'Italia in questi ultimi anni. E' la stessa approvazione del Jobs Act a rendere necessario un intervento di manutenzione sulla legge Fornero per smussare le eccessive rigidità" ha detto Poletti.
Bisogna guardare a un panorama molto diversificato e verificare i problemi cui dare una risposta". Il responsabile del Lavoro ha spiegato che c'è "un problema generale" legato a una "possibile flessibilità in uscita. E' una delle opzioni. Ma ci sono anche specifiche condizioni che si riferiscono a chi perde il lavoro e non arriva a maturare i requisiti pensionistici". Secondo Poletti, per questi ultimi, "o si adotta un ammortizzatore specifico o si individua una modalità ponte per andare in pensione". In ogni caso, bisogna "partire dalle situazioni socialmente più delicate", ha rimarcato.
Poletti ha poi affermato che convocherà i sindacati, che hanno chiesto un incontro al ministro, dopo aver fatto un momento di "verifica e riflessione" anche con l'inps e il nuovo presidente Tito Boeri. "Li vedrò - ha detto - ma non c'è ancora una data. Dobbiamo fare un minimo di verifica e avere un pò di tempo per una visione condivisa. Naturalmente ascolteremo i sindacati che hanno delle proposte da avanzare". Il ministro ha aggiunto che "il tema delle pensioni è particolarmente delicato e sensibile". Pertanto, la sede naturale per ipotizzare delle modifiche alla legge Fornero non può che essere la manovra finanziaria che "definisce la tenuta" dei conti pubblici del paese. "Per decidere - ha concluso - dobbiamo però prima lavorarci, studiare. Dobbiamo fare un lavoro preliminare di studio e poi arrivare alle decisioni".
Proprio oggi anche il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha rilanciato il tema indicando che con il ricalcolo contributivo dell'assegno si potrebbero anticipare le uscite.
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Riforma Pensioni, Boeri indica la strada: uscita anticipata con assegni piu' leggeri
Il Neo presidente dell'Inps indica la strada percorribile per una riforma dell'età pensionabile. Assegni piu' magri, calcolati con il sistema contributivo, in cambio di un anticipo dell'età per l'ingresso alla pensione.
Kamsin Tito Boeri in una intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera passa in rassegna i principali temi della sua presidenza. Ci sarà spazio a maggiore trasparenza a partire dalla cd. busta arancione, una riduzione delle sedi dirigenziali dell'inps, la riforma della governance e un piano contro la povertà, vero dramma del paese con la scissione della previdenza dall'assistenza. Boeri sostiene anche il ricalcolo contributivo dell'assegno per ottenere la pensione prima ma servirà il via libera dell'Europa.
Quali sono le sue priorità?
«Partirei dalla trasparenza. L’Inps soffre di una immagine esterna non buona, che non valorizza le sue qualità. La gente ci percepisce come coloro che decidono, invece noi applichiamo le leggi. Le faccio un esempio: c’è stato giustamente lo scandalo sui piloti in cassa integrazione per sette anni. Ma non dipende dall’Inps bensì dalle norme che regolano il funzionamento del Fondo speciale trasporto aereo che noi renderemo pubbliche, assieme ai dati sulle prestazioni fornite da questo fondo, perché è giusto che i cittadini sappiano che, tra l’altro, il fondo è alimentato con un contributo di 3 euro che noi tutti paghiamo ogni volta che prendiamo l’aereo».
L’immagine dell’Inps soffre anche delle varie disfunzioni nei servizi lamentate dagli utenti.
«La qualità dei servizi si può migliorare con una forma organizzativa più efficiente. Ma lo faremo anche facendo partire finalmente l’operazione “busta arancione”. Una definizione in realtà superata perché la lettera col conto contributivo e la stima della pensione la manderemo solo ai lavoratori senza una connessione Internet. Per gli altri, ci sarà un “pin” col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia».
Potranno farlo tutti? E in che tempi?
«Nel 2015 daremo questa possibilità a tutti i lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati».
Quelli che finora hanno bloccato l’operazione, perché come disse l’ex presidente Antonio Mastrapasqua, se diciamo ai lavoratori precari quanto prenderanno di pensione, rischiamo un sommovimento sociale.
«Sbagliato. Noi non ci faremo fermare da condizionamenti di natura politica. È necessario che i lavoratori siano consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro. Le banche dati sono un bene pubblico».
Che significa che ci sarà una ristrutturazione interna?
«Che, per esempio, interverremo sulle direzioni centrali, che sono troppe, una cinquantina. Così la situazione è difficilmente gestibile. Valorizzeremo chi merita, senza guardare alla tessera sindacale».
Il governo ha annunciato a breve la riforma della «governance». La sua proposta?
«Insieme con il presidente dell’Inail, perché la riforma riguarda entrambi gli enti, abbiamo presentato al governo uno schema che prevede la fine del sistema duale, che in qualche modo ha contrapposto finora il presidente al direttore generale. Proponiamo un consiglio di amministrazione di tre membri, compreso il presidente, e un direttore generale scelto dallo stesso cda anziché dal governo. Inoltre va rivisto il Civ, Consiglio di indirizzo e vigilanza. Che deve essere snello, composto da membri delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali effettivamente rappresentative, e ricondotto a un ruolo di controllo, evitando funzioni di cogestione».
Il bilancio 2015 dell’Inps prevede un deficit di 6,7 miliardi, dovuto ancora all’eredità della gestione Inpdap (dipendenti pubblici). Dobbiamo preoccuparci?
«No. È chiaro che se in passato lo Stato non pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si trattava di una partita di giro, questo ancora pesa sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito. Il tema vero è quello delle spese assistenziali che devono per forza di cose ricadere sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta una riflessione, anche per affrontare l’aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d’età prima del pensionamento».
Cioè anche chi resta senza lavoro in età anziana ma è ancora lontano dalla pensione. Non a caso c’è un ampio consenso, dal ministro Giuliano Poletti al presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, passando per i sindacati, sulla necessità di reintrodurre elementi di flessibilità sull’età pensionabile.
«Questo problema, come dicevo, si può affrontare soprattutto dal lato degli ammortizzatori sociali. Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia (che prevedono una spesa di 12 miliardi, ndr) che spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità».
Cioè consentire l’uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni proporzionalmente più leggere?
«Sì. Ma prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per l’Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l’aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l’importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio».
Lei da economista ha sostenuto l’opportunità e la praticabilità di un ricalcolo con il contributivo delle pensioni in pagamento e un contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miliardi che potrebbero andare alle pensioni più basse. È sempre di quest’idea?
«Ci lavoreremo. Faremo anche qui un’operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d’intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo dell’Inps di cui parlavo all’inizio e che rivendico. L’Istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po’ come Banca d’Italia».
Quando sarà pronto questo studio? Prima della prossima legge di Stabilità?
«Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l’estate».
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Esodati, Poletti: ancora da stabilire lo strumento per chiudere la vicenda
"Non abbiamo ancora deciso" se il tema degli esodati si risolverà "con un ammortizzatore specifico o attraverso un ponte per arrivare alla maturazione dei diritti previdenziali" ed è questo "il tema della discussione". Lo ha detto oggi il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, a margine del convegno 'Una strategia nazionale contro le povertà', organizzato dall'Acli, a Milano. "Per quel che riguarda la situazione generale - ha aggiunto il ministro - abbiamo bisogno di verificare con quali strumenti affrontare un tema come questo, perché sapete che il tema della previdenza è un tema molto sensibile, sul quale l'Europa ha i fari accesi e bisogna quindi essere molto misurati.
Questo è un problema socialmente rilevante, perché ci sono persone avanti con l'età, che saranno difficilmente rioccupabili e che hanno bisogno di arrivare a maturare il requisito previdenziale-pensionistico" Poletti ha ricordato che nel Jobs Act "c'è l'Asdi, una misura in favore di chi ha perso il lavoro nel 2015 e a cui manca poco per il raggiungimento dell'età pensionabile".
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Milleproroghe 2015, piu' spazio per le assunzioni a tempo indeterminato nelle Pa
Una norma del decreto legge milleproroghe dispone il prolungamento a tutto il 2015 del termine del turn over per assumere a tempo indeterminato a compensazione delle uscite avvenute prima del 2013.
Kamsin Via libera alla proroga sino al 31 dicembre 2015 dei termini per le assunzioni di personale a tempo indeterminato nelle amministrazioni pubbliche. E' quanto prevede l'articolo 1, commi 1-5 del decreto legge milleproroghe 2015 (Dl 192/2014) convertito definitivamente in legge la scorsa settimana dal Senato.
Il provvedimento sposta al 31 dicembre 2015 il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, relative alle cessazioni che si sono verificate tra il 2008 ed entro il 31 dicembre 2013 nei limiti dei 'budget assunzionali' previsti dalle disposizioni legislative vigenti in tali anni. Secondo le intenzioni dell'esecutivo si tratta dell'ultima proroga per le cessazioni avvenute nel 2008; mentre si tratta di nuova proroga per quelle avvenute tra il 2009 ed il 2012 ai sensi dell'articolo 3, comma 102, della legge n. 244 del 2007 e all'articolo 66, commi 9-bis, 13, 13-bis e 14, del decreto-legge n. 112 del /2008; mentre si tratta della prima proroga per quanto riguarda il termine per procedere alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, riferite al 'budget assunzionale' del 2014, per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, gli enti pubblici non economici e gli enti di ricerca ai sensi del recente Decreto Madia (Dl 90/2014).
Com'è noto il provvedimento appena citato (al comma 1 dell'articolo 3) ha confermato al 20 per cento per il 2014 il limite di spesa relativa al personale cessato nell’anno precedente in relazione al quale le richiamate pubbliche amministrazioni possano assumere personale a tempo indeterminato. Tale percentuale è aumentata al 40 per cento per il 2015, al 60 per cento per il 2016, all’80 per cento per il 2017, al 100 per cento a decorrere dal 2018. La disposizione elimina, inoltre, dal 2014 il vincolo alle assunzioni relativo alle percentuali di unità lavorative cessate nell’anno precedente (cd. limite capitario), mantenendo il solo criterio basato sui risparmi di spesa legati alla cessazioni di personale (peraltro con riferimento al solo personale di ruolo) avvenute nell’anno precedente. La nuova disciplina non si applica ai Corpi di polizia, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e al comparto Scuola, per i quali viene espressamente fatta salva la (vigente) normativa di settore.
Infine vengono prorogate al 31 dicembre 2015 anche le autorizzazioni alle assunzioni per gli anni 2013 e 2014 adottate, per il comparto sicurezza-difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in deroga alle percentuali del turn over indicate dalla legislazione vigente.
Una norma di chiusura precisa inoltre che le risorse per talune delle assunzioni prorogate per le quali non sia stata presentata, entro la data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, apposita richiesta alle amministrazioni competenti - siano utilizzate (previa ricognizione da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della funzione pubblica) per la realizzazione di percorsi di mobilità del personale delle Province, a seguito della Riforma Delrio.
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Inps, Boeri detta le linee guide: trasparenza, busta arancione e governance
Nella lettera il Neo Presidente dell'Inps indica che sarà necessario rafforzare gli sforzi per combattere la povertà e il legame tra assistenza e previdenza: "Fenomeni come quello degli esodati dimostrano quali siano i problemi che insorgono quando questo nesso viene a mancare".
Kamsin "Ho accettato questo incarico a fronte di un mandato pieno ricevuto dal Governo e a seguito della fiducia accordatami dalle commissioni lavoro in entrambi i rami del Parlamento". E' quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dal neo presidente dell'Inps Tito Boeri. Nel messaggio Boeri ringrazia per la fiducia ricevuta e delinea le linee di intervento dell'Inps.
L'istituto ricorda Boeri è centrale: "non c’è italiano che non sappia cosa sia l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Come tutt e le cose indispensabili, è un Istituto sempre nell’occhio del ciclone. Amato il primo del mese, o il sedici del mese nel caso degli ex dipendenti pubblici, quando, puntuale come un orologio svizzero, arriva la pensione". Come terminale ultimo del nostro sistema di protezione sociale, l’Inps viene spesso erroneamente percepito come l’autore, come colui che emana queste leggi, invece che, come dovrebbe essere, l’esecutore di decisioni prese altrove , di cui non è direttamente o anche indirettamente responsabile".
Una delle principali linee guida di Boeri sarà l'accountability. "La grande operazione di trasparenza che cominceremo a condurre insieme fin dai prossimi giorni ha anche lo scopo di mettere in luce quali sono le implicazioni delle regole che l’Inps è chiamato a mettere in pratica. La legge ci chiede di applicare anche regole che ai più possono apparire inique. Non possia mo fare altrimenti. Ma nulla ci vieta di rendere pubbliche queste regole e permettere così ai cittadini di giudicarle in tutte le loro effettive implicazioni. E’ un a questione di democrazia , di quella che gli inglesi chiamano accountability , prima ancora che di tutela dell’immagine esterna del nostro Istituto.
Il secondo fronte di intervento sarà la realizzazione della busta arancione. "A coloro che ci affidano i risparmi di una vita intera - ricorda Boeri - , dobbiamo apparire come un grande salvadanaio che non c’è bisogno di rompere per vederne il contenuto, insomma un salvadanaio .... di vetro. Basterà scrutarlo, consultare il nostro sito per sapere quanto c’è dentro e quanto questo risparmio è presumibilmente destinato a fruttare quando ci si ritirerà dalla vita attiva . L’operazione “ la mia pensione ” su cui l’intero I stituto, dal prim o all’ultimo dipendente, sarà impegnato nei prossimi mesi, avrà proprio questo compito. Far sapere ad ogni contribuen te quanto ha sin qui versato, far capire a tutti che queste somme sono accantonamenti che si accumulano mese dopo mese, e non sono invece una tassa".
Altro tema centrale è la governance. Secondo Boeri "l’Inps ha oggi più che mai bisogno di una governance stabile. Oltre ad avere un presidente ed un direttore generale nel pieno delle loro funzioni, è molto importante che si vada rapidamente a una riforma degli organi collegiali. Contiamo su di una rapida consultazione da parte dei ministri vigilanti con le organizzazioni dei lavoratori e datoriali sulle proposte , che già da tempo sono oggetto di discussione , e a un iter parlamentare relativamente rapido del disegno di legge che verrà alla fine varato dal Governo".
Contro la povertà. La nuova Inps, sostiene Boeri, dovrà poi legare meglio assistenza e previdenza. Fenomeni come quello degli esodati dimostrano quali siano i problemi che insorgono quando questo nesso viene a mancare . Dobbiamo anche coprire meglio le fasce più vulnerabili. La povertà negli ultimi anni è aumentata soprattutto fra i giovani, su cui si è inizialmente concentrato tutto il rischio di perdere il lavoro in carriere lavorative troppo brevi per essere coperte dagli ammortizzatori sociali oggi esistenti. Questi problemi , queste vulnerabilità messe in luce dallo stress test di questa crisi infinita, non possono essere affrontati riformando , una volta di più , la previdenza. Richiedono , invece , interventi per ampliare la rete di assistenza sociale pubblica e il modo con cui vengono messe in atto, al di là delle singole leggi, le politiche del lavoro in Italia . Ecco allora il grande e ambizioso traguardo che ci proponiamo".
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Zedde