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Ciampi: appendicite con iniziale peritonite prognosi riservata
Il ddl sulle riforme costituzionali approda nell'Aula del Senato
Riforme: 124 iscritti previste 30 ore discussione al Senato
Esodati, al Senato l'ultima parola sulla sesta salvaguardia
Il disegno di legge in materia di sesta salvaguardia, approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati, approderà in Aula al Senato per il via libera definitivo non prima della fine del mese di Luglio. Kamsin E' quanto si apprende dal Calendario aggiornato dei lavori fissato da Palazzo Madama. L'Aula sarà impegnata nella discussione sino al 25 luglio sul ddl sulla Riforma Costituzionale e quindi sul decreto legge competitività (Dl 91/2014) e quello sulla cultura e turismo. Quindi è probabile che il provvedimento, incardinato attualmente in Commissione Lavoro e Previdenza Sociale di Palazzo Madama, abbia il disco verde definitivo verso i primi di agosto, prima della pausa estiva.
Il testo, che non dovrebbe subire variazioni sostanziali rispetto alla versione licenziata da Montecitorio prevede la tutela di ulteriori 32.100 lavoratori appartenenti ai seguenti profili: a) lavoratori in mobilità (5.500 soggetti); b) prosecutori volontari (12.000 soggetti); c) lavoratori cessati per accordi individuali o collettivi, licenziati individuali (8.800 soggetti); d) lavoratori in congedo per la cura di parenti disabili (1.800 soggetti). Ed estende inoltre la platea dei beneficiari anche ad una nuova categoria: e) i cessati da un rapporto di lavoro a tempo determinato (4mila soggetti).
Intervento che viene attuato, come già detto, attraverso 8.100 nuove posizioni da finanziarie e 24mila già finanziate ma non utilizzate. Si tratta nello specifico di 20mila posizioni derivanti dalla seconda salvaguardia che viene pertanto ridotta da 55mila a 35mila posizioni (con un intervento chirurgico sull'articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012 che riduce la capienza del contingente da 40mila a 20mila posti) e da 4mila posizioni rese disponibili nella quarta salvaguardia che vede ridursi la capienza del contingente dei cessati unilaterali da 6.500 posizioni a 2.500 (l'intervento opera sull'articolo 11, comma 2 del Dl 102/2013).
Zedde
Al via al Senato l'esame del ddl su riforme costituzionali
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Al via in Aula al Senato l'esame della riforma
- Roma, 13 lug. - Il Governo Renzi oggi approda in Aula del Senato per iniziare l'esame della riforma."Non temo gli oppositori: sulle riforme avremo un'ampia maggioranza" in Aula al Senato. Alla vigilia di una settimana cruciale per i 'riformisti' di tutti gli schieramenti, il Presidente del consiglio scaccia le ombre che si addensano sul voto nell'Aula del Senato.
Forte del risultato "storico" ottenuto in commissione, si prepara ad affrontare quelli che chiama "i frenatori". L'unico suo "cruccio" e' quello di non riuscire a spiegare fino in fondo quanto sia importante fare le riforme in Italia per presentarsi in Europa piu' forti e mettere in campo quelle politiche che consentirebbero al Paese di Ripartire, come spiega anche in un'intervista al Corriere della Sera, in cui non mancano affondi ai 'frondisti' di Palazzo Madama e al solo Beppe Grillo. Non a tutto il MoVimento in cui, sottolinea Renzi, "ci sono parlamentari e amministratori molto bravi". Segno della volonta' di andare avanti nel dialogo sulle riforme anche con Di Maio e compagni.
"Se passassi il tempo a temere le insidie degli oppositori, farei un altro mestiere. Intanto, alla faccia di chi non voleva, il testo" delle riforme "e' passato in commissione, E' una rivoluzione del buonsenso". Lo ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi al Tg1 dicendosi sicuro di ottenere "una maggioranza molto ampia" in Aula perche' "i politici hanno capito che cosi' non si va avanti".
Sull'incontro con il M5s Renzi ribadisce: "L'incontro si fara'". Alla lettera che domani o, al piu' tardi martedi', sara' fatta recapitare ai cinque stelle seguira' l'ufficializzazione della data dell'incontro. Il vertice, riferiscono fonti del Nazareno, potrebbe tenersi gia' nel fine settimana e comunque dopo il Consiglio Europeo che terra' occupato il premier mercoledi' 16.
Grillo e Casaleggio, intanto, dal blog del leader del MoVimento lanciano strali contro quello che chiamano "il bradipo Renzie". Il leader e il 'guru', dopo aver ironizzato sulla velocita' del presidente del consiglio, lanciano il loro diktat: "Aspettiamo una risposta nelle prossime 24 ore". Altrimenti "la trattativa si dovra' sviluppare tra il notopregiudicato e il bradipo fiorentino".
Luigi Di Maio, parlamentare Cinque Stelle e vice presidente della Camera, utilizza un registro meno caustico, ma la richiesta che invia al premier e' la stessa: "Non temporeggi per trattare solo con Berlusconi, altrimenti non c'e' dialogo". Se la 'grana' M5S potrebbe rientrare ad ore, quella 'interna' rischia di avere effetti ben piu' traumatici per la maggioranza e per il Pd in particolare.
I 'frondisti', molti dei quali appartenenti ai dem, sono accusati da Renzi di insistere sull'elezione diretta dei senatori solo per dare piu' forza a quello che diventera' la Camera Alta al termine delle riforme, blindando cosi' l'indennita' parlamentare.
Accusa rigettata da Vannino Chiti, punto di riferimento di chi si oppone al testo del governo: "Renzi dice il falso", attacca il senatore: "siamo noi per primi a proporre il dimezzamento delle indennita' per senatori e deputati".
Il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, intervistato dal Corriere della Sera afferma: "Su questo punto il presidente del Consiglio e' stato male informato. Devo dire, onestamente, di non aver mai sentito nessun senatore del Pd mostrare una qualche nostalgia per la perdita dell'indennita'. "Il dibattito sulla riforma del Senato - prosegue - ha avuto in molti momenti toni sbagliati. Io ho sentito parlare di regime, di svolta autoritaria e di altro ma queste parole a uno come me, che crede fermamente nei principi democratici e repubblicani, fanno male. Fanno piu' male di un inciso sull'indennita'". Sulla legge elettorale, Zanda dice: "Io credo che sia legittima l'aspettativa di chi vuole vedere aumentata la soglia del 37,5%, oltre la quale scatta il premio di maggioranza, oppure ridotta e unificata, al 4-5% la soglia bassa di sbarramento. E altresi' legittima l'aspirazione di chi vuole mantenere il ballottaggio, di chi chiede norme sulla protezione di genere e che consentano a un elettore di scegliere il parlamentare". Il capogruppo dem sostiene inoltre "di preferire i collegi alle preferenze" e che su questo bisognera' comunque "trovare il punto di mediazione".
Intanto fibrilla l'alleato Forza Italia: in una lettera aperta a Silvio Berlusconi, Raffaele Fitto, leader dei falchi del partito, chiede al Cavaliere di farsi promotore di un confronto interno per non "consegnarci a Renzi". L'impressione che il partito da' di se', per Fitto, e' quello di "essere ipnotizzati" dal premier. Tanto da non reagire di fronte a uno stravolgimento del patto del nazareno, nato con in testa l'Italicum e che ora si ritrova la legge elettorale sotto la suola delle scarpe, a tutto vantaggio delle riforme istituzionali. Una presa di posizione che si scontra con i toni del capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani: "Questa riforma deve passare velocemente perche', immediatamente dopo, si deve passare alla discussione della legge elettorale".
Riforma Pensioni, il governo studia i correttivi con la legge di stabilità 2015
Il governo punta a chiudere in anticipo, entro ferragosto, la legge di Stabilità del 2015 per poi presentarla alle Camere già dal mese di Settembre. E' quanto si apprende da fonti vicine all'esecutivo che confermano come il Presidente del Consiglio Matteo Renzi stia accelerando su questo fronte. Kamsin Punti chiave per Renzi sono il consolidamento del bonus di 80 euro in busta paga, con l'ampliamento della platea dei beneficiari anche ai pensionati, un progressivo allentamento del patto di Stabilità che consenta ai Comuni di sbloccare le risorse che hanno nel cassetto e una riduzione ulteriore dell'Irap dopo quella già realizzata, in minima parte, con il decreto irpef.
Alcune modifiche potrebbero interessare anche le pensioni sulle quali il governo punta ad introdurre un assegno anticipato per i lavoratori espulsi dal mercato e a pochi anni dalla maturazione dei requisiti di pensionamento e una nuova calibratura del contributo di solidarietà sugli assegni piu' elevati. Ruota attorno a queste due ipotesi principali il canovaccio delle correzioni in materia previdenziale cui sta lavorando il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, insieme con i suoi più stretti collaboratori. Sullo sfondo restano i problemi di copertura finanziaria. I tecnici stanno vagliando tutte le simulazioni di impatto su platee e flussi di cassa Inps, in attesa delle scelte politiche che si determineranno in vista della legge di stabilità.
La prima misura, che certamente non risponde alla richiesta di una maggiore flessibilità in uscita gradualizzata con penalizzazioni voluta dalla sinistra Pd e dai sindacati, ha il pregio di dare una via d’uscita a una situazione di necessità senza stravolgere gli equilibri attuariali del sistema. Le ipotesi sono ormai note e ruotano intorno alla possibilità di introdurre un pensionamento con un anticipo di circa 2-3 anni sull'età pensionabile fissata dalla Riforma Fornero del 2011 con la restituzione dell'importo attraverso micro-ritenute sull’assegno quando questo diventerà definitivo. Le ipotesi in campo sono il cd. prestito previdenziale studiato dal precedente Ministro del Lavoro Enrico Giovannini o la proposta Damiano che aveva indicato in 62 anni e 35 anni di contributi la data limite per accedere all'anticipo. Le modalità di definizione di questa specie di sussidio di ultima istanza prima della pensione vera e propria sono però tutt’altro che chiare.
Piu' probabile invece una proroga dell'estensione del regime sperimentale donna fino al 2018 dopo che il governo ha reintrodotto la norma nel disegno di legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione.
Zedde