Notizie
Decreto casa, sì all'introduzione della sanatoria per gli affitti in nero
Saltano per il momento gli sconti Irpef per gli inquilini a basso reddito che spendono per l'affitto 14 per cento dei propri redditi. Ma ci sarà una sanatoria per gli affitti in nero.
{div class:article-banner-left}{/div}
Nell'esame degli emendamenti al decreto Casa 2014 si è stabilito l'allungamento fino al 31 dicembre 2015 della sanatoria sui mini canoni degli inquilini che hanno denunciato gli affitti in nero e hanno tenuto il pagamento di un canone ridotto del 80 per cento grazie alla norma abrogata la Consulta con la sentenza 50/2014.
Il decreto è arrivato all'aula di Palazzo Madama dove il voto è in programma martedì prossimo. Alcune novità arrivano sul fronte Imu dove viene prevista un'estensione dei benefici per gli anziani lungodegenti. Per tali soggetti scatterà in automatico l'assimilazione all'abitazione principale che prima invece era lasciata alla discrezionalità del Comune, con la conseguenza quindi che, le abitazioni principali degli anziani ricoverati in strutture per la lungodegenza saranno esenti dall'Imu indipendentemente dalle decisioni dei Comuni.
Viene confermata poi l'Imu al 4 per mille per gli immobili concessi in affitto a canone concordato con un agevolazione che al momento si ferma al 2014 che resta soggetta alle decisioni dei Comuni i quali possono alzare o ridurre del 3 per mille l'aliquota di base.
Esodati, avviato il tavolo per una soluzione strutturale
Si è tenuto il primo incontro al ministero del Lavoro tra Inps, Commissioni Parlamentari e Governo per affrontare la questione esodati e l'individuazione di una soluzione strutturale.
{div class:article-banner-left}{/div}
E' stato avviato il tavolo di confronto al Ministero del Lavoro, coordinato dallo stesso Giuliano Poletti, sul nodo esodati. La volontà delle parti è quella di trovare una soluzione strutturale al tema dopo i cinque distinti provvedimenti che hanno creato molte difficoltà per gli operatori del settore. L'idea emersa in questo primo tavolo di confronto (ne seguiranno infatti altri nelle prossime settimane) è quella di procedere ad una ricognizione su tutte le situazioni critiche che si sono aperte anche nel biennio successivo all'entrata in vigore dei nuovi requisiti. Un esame che dovrà portare alla definizione di proposte finanziariamente sostenibili da presentare all'esame del Governo.
A margine dell'incontro il ministro Poletti non ha nascosto le difficoltà sulla quantificazione degli esodati: "sono tante e diverse fattispecie, tante situazioni sul piano previdenziale talmente diverse le une dalle altre che alla fine producono una oggettiva difficoltà ad identificare l'area dei soggetti, il perimetro a cui si può applicare una norma".
Secondo Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato, "è necessaria, oltre al rafforzamento delle politiche per l'invecchiamento attivo, una correzione strutturale della riforma Fornero che consenta, entro certi limiti, un pensionamento anticipato rispetto alla nuova eta disposta dalla riforma in termini compatibili con i vincoli di finanza pubblica''. ''La riforma Fornero - spiega Sacconi - si e' rivelata troppo rigida tanto che, dalla sua approvazione, sono state impegnate risorse pubbliche per 11 miliardi e mezzo con lo scopo di salvaguardare in base alle pre vigenti regole previdenziali coloro che in buona fede avevano accettato volontariamente una uscita precoce dal rapporto di lavoro. L'errore e' consistito soprattutto nella mancata previsione di una fase transitoria tra il vecchio e il nuovo regime. Il brusco innalzamento dell'eta' di pensione di persone gia' anziane, che non ha uguali in Europa, determina in molti un possibile impoverimento in quanto privi sia di reddito che di pensione''.
Ancora incerte però le prossime mosse; non c'è infatti al momento una tabella di marcia definita: il confronto potrebbe integrare e correggere le norme contenuti del ddl "base" della Camera approvato a Marzo.
Decreto casa, benzina più cara per finanziare gli Iacp
Dall'anno prossimo scatta un nuovo aumento (5 milioni nel 2015 e 2016, 15 milioni dal 2017) delle accise su benzina e riscaldamento per finanziare gli eco-bonus nelle ristrutturazioni degli alloggi degli Iacp.
{div class:article-banner-left}{/div}
Nella legge di conversione del decreto 66/2014, il cd. decreto casa, è confermata la sanatoria sui mini-canoni degli inquilini che hanno denunciato gli affitti in nero e hanno ottenuto il taglio grazie alla norma cancellata dalla Consulta con la sentenza 50/2014.
Arriveranno poi nuove regole per rilanciare i canoni concordati con l'Imu al 4 per mille, per il solo 2014 e comunque innalzabile fino al 7 per mille dai Comuni, e la possibilità, entro un mese dalla conversione definitiva, di un nuovo elenco Cipe dei Comuni «ad alta tensione abitativa» dove si possono stipulare questi contratti, accompagnati dalla cedolare al 10% grazie alla versione originaria del decreto.
Si specifica poi che la cedolare al 10% si potrà applicare anche ai Comuni interessati da calamità negli ultimi cinque anni; e sempre sul versante abitativo viene introdotta l'assimilazione automatica all'abitazione principale per le case di proprietà di residenti all'estero, a patto che non siano locate o concesse in comodato: su questi immobili, inoltre, Tari e Tasi saranno abbattute di due terzi.
A far discutere è però l'emendamento, il cui primo firmatario è Massimo Caleo (Pd) che riguarda gli interventi di recupero e messa a norma dell'edilizia popolare, che vengono autorizzati a beneficiare di alcune detrazioni: per finanziare questo intervento si prevede, tra l'altro, l'aumento delle accise a partire dal 2015. "Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da emanarsi entro il 31 dicembre 2014 - recita il testo dell'emendamento approvato - le aliquote di accisa sui prodotti energetici usati come carburanti ovvero come combustibili per riscaldamento per usi civili", sono "incrementate al fine di assicurare maggiori entrate per un ammontare non inferiore a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016 e a 15 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017".
L'Unione petrolifera, che da tempo mette in evidenza come il continuo ricorso all'aumento delle accise (in alcuni casi utilizzato come clausola di salvaguardia in caso di mancati introiti, altre volte per finanziare specifiche voci di bilancio) contribuisca fortemente al calo dei consumi, sottolinea tra l'altro che in questo modo si agisce "senza tener conto degli effetti che una simile politica ha sul potere di spesa delle famiglie, su un settore già profondamente in crisi e con indubbi effetti recessivi".
Statali, la Funzione Pubblica detta le regole per i prepensionamenti
La Madia apre le porte ai prepensionamenti dando alle amministrazioni pubbliche uno strumento operativo per attivare i pensionamenti anticipati come strumento principale della riduzione dei costi del personale e della riorganizzazione.
{div class:article-banner-left}{/div}
In attesa di conoscere i provvedimenti del prossimo Consiglio dei ministri di metà Giugno a partire dalla «staffetta generazionale» adombrata nei 44 punti nei quali si articola la proposta di riforma complessiva della Pubblica amministrazione, la Madia ha pubblicato la Circolare della Funzione Pubblica 4/2014 in cui torna a fissare le condizioni per fruire dei prepensionamenti introdotti dal Governo Monti nel 2012. Con un chiaro avvertimento: "Il «prepensionamento» nella p.a. non può essere utilizzato come strumento per eludere la disciplina generale riformata col dl 201/2011, convertito in legge 214/2011" mentre deve essere utilizzato come "uno dei mezzi principali per riassorbire le eccedenze di personale derivanti dalla riduzione delle dotazioni organiche, oppure dalla redazione di piani di ristrutturazione dovuti a ragioni funzionali o finanziarie, dai quali scaturisce la conseguenza di una riduzione della spesa di personale".
La circolare, allo scopo di chiarire la fattispecie, stabilisce che per «prepensionamento» si intende la «risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro del personale in soprannumero o eccedentario nelle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, individuato in esubero, per il quale è prevista l’ultrattività (fino al 31 dicembre 2016)» del trattamento pensionistico antecedente alla riforma Fornero del 2011.
Deve pertanto sussistere una relazione simbiotica tra il pensionamento anticipato e la condizione di «esubero», cioè l'individuazione nominativa del personale che, per effetto dei tagli alle dotazioni organiche dovuti alle riorganizzazioni, risulti in soprannumero o in eccedenza. Secondo la Circolare della Madia, il prepensionamento in ordine di priorità deve coinvolgere proprio il personale in esubero; in seconda battuta, laddove non sia possibile la quiescenza anticipata, il personale in esubero va messo in «disponibilità» ai sensi dell'articolo 33 del dlgs 165/2001: quell'istituto, simile alla cassa integrazione, che sospende il rapporto di lavoro per 24 mesi, assegnando ai dipendenti una retribuzione tra il 70 e l'80% di quella spettante.
Il provvedimento ribadisce anche i requisiti e le procedure per individuare le situazioni di soprannumero o di eccedenze di personale. In particolare prima di tutto l'ente pubblico che avvia la procedura deve tentare il ricollocamento del personale all'interno dell'ente o anche, attraverso la mobilità, verso altre amministrazioni. Se l'esito è negativo l'ente può ricorrere al prepensionamento (sempre però che la decorrenza della pensione per i soggetti interessati, calcolata con la vecchia disciplina pensionistica, sia entro il 31.12.2016).
In tal caso le amministrazioni debbono chiedere all'Inps la certificazione del diritto a pensione e della relativa decorrenza, rilasciata entro 30 giorni, col contestuale impegno a richiedere, nello stesso termine, agli Enti la certificazione dei periodi mancanti qualora la posizione assicurativa risultasse incompleta. Una volta acquisita la certificazione Inps, l'amministrazione potrà procedere, nei limiti del soprannumero, alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro. La circolare ricorda che è, comunque, necessario per le amministrazioni fissare preventivamente e motivatamente la tempistica di assorbimento delle eccedenze: da essa, infatti, potrebbe desumersi sufficiente il ricorso al pensionamento ordinario del personale avente i requisiti, scelta da preferire sempre rispetto al prepensionamento, che deve essere utilizzato solo con accorgimenti organizzativi tali da assicurare risparmi e non maggiori costi.
Delega fiscale, verso un aumento delle accise sulle sigarette
I tecnici del Ministero dell'Economia lavorano ad un primo decreto delegato che riscrive le accise sulle sigarette per riequilibrare il mercato e i punti di maggiore criticità.
{div class:article-banner-left}{/div}
Con la delega fiscale potrebbe arrivare anche una rivisitazione della normativa fiscale sui tabacchi e prodotti derivati. I tecnici del Ministero dell'Economia stanno infatti lavorando ad un primo decreto delegato che riscrive le accise sulle sigarette per riequilibrare il mercato e i punti di maggiore criticità. A causa della crisi dei consumi e del calo del consumo di tabacco tra le nuove generazioni il settore ha fatto registrare 600 milioni in meno di entrate per la Casse dello stato rispetto al 2012.
Il Governo è intenzionato ad introdurre il cd. onere fiscale minimo, un prelievo che sarà chiamato a sostituire l'accisa minima con una percentuale (tra il 90 e il 100%) dell'imposta che colpisce il prezzo medio ponderato delle sigarette. L' onere fiscale minimo sarà determinato non più sul prezzo del prodotto più venduto sul mercato ma in percentuale sul prezzo medio ponderato determinato sulla base delle analisi dell'andamento del mercato dell'anno precedente. La misura allo studio del Governo dovrebbe, dunque, innescare un aumento dei prezzi delle sigarette del segmento più basso, che oggi si attesta tra 3,8 e 4 euro.
Per quanto riguarda la cd. "specifica", peraltro già aumentata da marzo 2014 dal 6% al 7,5% in base alle normative Ue, il governo potrebbe lasciarla al livello attualmente in vigore dal marzo scorso, anche se la media Ue sulla "specifica" è del 42 per cento. Novità potrebbero arrivare anche sulla tassazione delle sigarette elettroniche e l'esclusione degli apparati elettronici (cavi usb, batterie).
Altro...
Affitti in nero, in arrivo la sanatoria per gli inquilini
Potrebbe arrivare la tanto attesa sanatoria per gli inquilini che hanno denunciato gli affitti in nero imposti dai proprietari conseguendo un canone ridotto per quattro anni. E' questa la novità contenuta negli emendamenti al Decreto Legge 63/2014 all'esame delle Commissioni Lavori Publici del Senato che dovrebbe arrivare oggi in Aula.
{div class:article-banner-left}{/div}
Con gli emendamenti presentati si fanno salvi, fino alla data del 30 giugno 2014, tutti i rapporti giuridici generati dai commi 8 e 9 dell'articolo 3 del Dlgs 23/2011, norma poi bocciata dalla Consulta con la sentenza 50/2014; la novità consentirebbe in pratica fermare le eventuali rivalse da parte dei proprietari che erano stati denunciati dagli inquilini, e si erano visti imporre per quattro anni l'adozione di canoni non superiori al triplo della rendita catastale con uno sconto fino all'80% rispetto agli affitti di mercato, e che la Consulta ha cancellato per «eccesso di delega» perché contenuta in uno dei decreti attuativi del federalismo fiscale.
Negli emendamenti c'è anche un rilancio dell'Imu fissa al 4 per mille per il 2014 sugli immobili concessi in locazione a canone concordato.
Riforma Pa, tagli anche per la giustizia amministrativa
Maggiore cautela nell'assegnazione delle sospensive, inasprimento delle sanzioni per dissuadere dalle liti temerarie, giro di vite sulle incompatibilità dei magistrati.
{div class:article-banner-left}{/div}
La Riforma della Pubblica Amministrazione che sarà discussa dopo le elezioni europee conterrà anche, secondo le intenzioni di Renzi, alcune modifiche sulla giustizia amministrativa. E' quanto ha affermato il premier nella conferenza stampa dello scorso venerdì santo in cui ha lanciato un intervento di riforma della giustizia amministrativa. I punti chiave dell'esecutivo sono la maggiore cautela nell'assegnazione delle sospensive, un inasprimento delle sanzioni per dissuadere dalle liti temerarie ed un giro di vite sulle incompatibilità dei magistrati.
La questione delle sospensive ha detto il premier sono una vera spina nel fianco per molte imprese perchè inceppano l'economia bloccando gli appalti fino all'udienza di merito. Per Renzi si dovrebbero fissare tempistiche certe: in caso di appalti l'udienza di merito va fissata entro 30 giorni dall'ordinanza di sospensione cautelare. In via perentoria però (perchè attualmente il termine è già quello ma viene praticamente sempre dilatato lasciando ai tribunali una grande elasticità nella fissazione dell'udienza).
Inoltre, per fare in modo che lo strumento della sospensiva non si trasformi in un modo per dilazionare il contenzioso, bisognerà, a detta dell'esecutivo, inasprire le sanzioni; e introdurre filtri più efficaci contro tutte le liti temerarie. I vincoli già esistono nel codice – sanzione pecuniaria non inferiore al doppio e non superiore a cinque volte il contributo unificato (articolo 26, comma 2) – ma attualmente non appaiono in grado di fermare il prodursi di contenzioso "temerario".
Piu' deciso invece il taglio ai tanto discussi incarichi extra dei magistrati di Tar e Consiglio di Stato, su cui il premier vuole dare una robusta stretta per limitare quelle attività che danno luogo a significativi arrotondamenti della retribuzione che le toghe continuano a svolgere.
Pensioni, per la Cgil serve maggiore flessibilità in uscita
La Camusso chiede con urgenza a Cisl e Uil di aprire una vertenza per assicurare una pensione ai giovani, rivalutare quelle attuali e introdurre un’uscita flessibile.
{div class:article-banner-left}{/div}
Da Rimini, aprendo il XVII Congresso della Cgil, Susanna Camusso attacca Renzi e lo accusa di attuare "una logica dell’autosufficienza della politica" che "sta determinando una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione". C'è una forte "insofferenza verso la concertazione — spiega la Camusso — e la mancanza di equilibrio dei poteri nella nuova legge elettorale e nella riforma costituzionale".
La segretaria boccia poi il decreto Lavoro: "Aumenta la precarietà, mentre noi vorremmo discutere di stabilità. Si faccia davvero un contratto unico a tutele crescenti, si semplifichino tutte le altre forme, lasciandone in piedi 3: contratto a termine causale, somministrazione, apprendistato. E un lavoro autonomo autentico, di cui vanno definiti i diritti universali, a partire dalla maternità". E lancia però la sua proposta al governo Renzi: un programma di quattro punti "come i lati del quadrato rosso Cgil". Prima di tutto la Cgil chiede l'unificazione della cassa ordinaria e straordinaria, per estenderle a tutti i settori e dimensioni di impresa. "Va superata la cassa in deroga, ma utilizzando l’intervento pubblico per i contributi figurativi e un’indennità di disoccupazione che copra anche gli atipici" ha detto il leader Camusso.
L’altro lato del quadrato è quello delle pensioni: Susanna Camusso chiede "a Cisl e Uil di aprire una vertenza per assicurare una pensione ai giovani, rivalutare quelle attuali e introdurre un’uscita flessibile". Nessun dettaglio ulteriore, ma forse è utile ricordare che la Cgil in passato si era espressa a favore dell’ipotesi emersa durante l’ultimo governo Prodi, quando si parlava di garantire ai lavoratori almeno il 60% della retribuzione media percepita. Gli attuali coefficienti assicurano molto meno, pensioni praticamente da fame per i giovani.
Il terzo punto riguarda il fisco. La Cgil torna a proporre la patrimoniale, ovvero una tassazione dei ricchi; chiede che la restituzione avviata con gli 80 euro sia estesa a pensionati e incapienti; sostiene il ripristino del reato di falso in bilancio, l'unificazione delle banche dati e l'abbassamento della soglia di tracciabilità del contante a 300 euro.
Infine, il quarto lato del quadrato rosso è contro lo sfruttamento del lavoro precario. Maggiore tutela di chi lavora in appalto, cancellando l’articolo 8. Completare la legislazione contro il caporalato. Riordinare il mondo delle cooperative: un attacco frontale inedito nella storia della Cgil. "Ci indigniamo — dice Camusso — quando si usano appalti alla qualunque, si disdettano gli accordi come una qualsiasi multinazionale, se la presenza del ’socio’ lavoratore è solo un pretesto per non applicare i contratti. Si pubblichino i regolamenti, si applichino i contratti".
Prepensionamenti, via a 20mila uscite anticipate nella Pa
Si amplia la possibilità di ricorrere al prepensionamento per i dipendenti pubblici in esubero nella propria amministrazione; le uscite non potranno essere utilizzate per fare spazio a nuovi assunti più giovani, ma dovranno servire a ridurre stabilmente il personale e generare risparmi di spesa.
{div class:article-banner-left}{/div}
Con la circolare della funzione pubblica 4/2014 firmata dal Ministro Marianna Madia vengono nuovamente fissate le modalità di attuazione delle norme a suo tempo varate nel Dl 95/2012 e poi modificate con il Dl 102/2013. Si tratta dei provvedimenti di spending review varati dal Governo Monti in base ai quali è possibile applicare ai lavoratori delle amministrazioni pubbliche le regole pensionistiche antecedenti alla riforma Fornero nell’ambito delle procedure di mobilità, per smaltire gli esuberi risultanti dai piani di riduzione del personale approvati dalle Pa.
La circolare 4/2014, come già anticipato nella pagine di Pensioni Oggi nei giorni scorsi, segue peraltro un medesimo provvedimento della Funzione Pubblica del 2013 (Circolare della Funzione Pubblica 3/2013) e specifica che le pubbliche amministrazioni, regioni ed enti locali compresi, hanno la possibilità di collocare in pensione i lavoratori in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi validi utili a perfezionare la decorrenza della prestazione pensionistica, secondo le vecchie regole, entro il 31 dicembre 2016. Nel provvedimento si ribadisce, fra l'altro, che il collocamento in "prepensionamento" in deroga alla disciplina vigente non è un diritto soggettivo del lavoratore, bensì di una scelta che opera l'Amministrazione nel contesto dei piani di razionalizzazione degli assetti organizzativi e di riduzione della spesa di personale. Pertanto non può essere invocato unilateralmente dal lavoratore pubblico.
La platea interessata - La norma originaria del 2012 individuava una platea di 24.000 dipendenti teoricamente in esubero, 11 mila nello Stato centrale e 13 mila negli enti territoriali. Di questi circa 8.000 avrebbero già maturato i requisiti per l’uscita entro il 31 dicembre 2011, data limite prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero, preferendo però restare al lavoro. Altri li avrebbero maturati nel 2012 e nel 2013, in modo da poter conseguire la pensione (determinata con le vecchie regole e quindi anche con le “finestre” di un anno) entro il 2014. Poi un successivo decreto legge 102/2013 ha spostato la scadenza finale per l’operazione al 31 dicembre 2016, creando quindi ulteriori spazi.
Di conseguenza si stima che i lavoratori coinvolti possano raggiungere e superare le 20 mila unità; in ogni caso le cifre dipenderanno dalle scelte concrete delle amministrazioni, che poi dovranno verificare con l’Inps le posizioni degli interessati prima di metterli a riposo. Alcune migliaia di posti sono già stati “prenotati” dagli stessi Inps e Inail, nell’ambito dei propri processi di riorganizzazione.
I requisiti per l’uscita sono quelli in vigore fino al 2011, per i quali era poi previsto un successivo e graduale aggiornamento: per quest’anno sono richiesti 65 anni e 3 mesi (con 20 di contributi) per l’uscita di vecchiaia oppure, per l’anzianità, 40 anni di contributi indipendentemente dall’età o ancora la quota 97, con un minimo di 61 anni e 3 mesi di età e di 35 di contributi. Requisiti che vanno raggiunti almeno con 12 mesi di anticipo (15 per i cd. "quarantisti") per rispettare il vincolo della decorrenza della prestazione entro il 31 Dicembre 2016.
Per i partiti politici arrivano Cigs e contratti di solidarietà
E' stato firmato il Dm attuativo che rende fruibili anche ai dipendenti dei partiti politici la Cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà di settore.
{div class:article-banner-left}{/div}
E' stato firmato il decreto ministeriale che estende ai partiti politici la Cigs e i contratti di solidarietà difensivi per far fronte alle possibili ripercussioni sul personale per la fine del finanziamento pubblico ai partiti previsto dal decreto legge 149/2013. Dal 1° gennaio 2014 i partiti e i movimenti politici possono fruire dei due ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda il trattamento straordinario di integrazione salariale, la riforma riconosce il diritto ad utilizzare l’ammortizzatore (con i relativi obblighi contributivi) senza alcun correttivo rispetto alla disciplina generale. Anche per quanto riguarda i contratti di solidarietà, il decreto estende ai partiti l’istituto vigente – in particolare, il contratto difensivo di “tipo A”- senza stabilire regole speciali. I dipendenti di tali soggetti potranno quindi fruire degli incentivi connessi alla riduzione dell’orario di lavoro in misura uguale a quanto previsto per gli altri lavoratori.
Gli strumenti vengono però adeguati alle specificità del settore: i partiti politici potranno accedervi anche se occupano meno di 15 lavoratori, e potranno beneficiare di questi ammortizzatori sociali anche le articolazioni e le sezioni territoriali dei partiti.
Per quanto riguarda la CIGS e per i contratti di solidarietà, l’utilizzo dell’ammortizzatore deve essere preceduto da un accordo sindacale. In questo scenario, dovranno essere elette delle RSA, oppure dovranno essere coinvolte le rappresentanze collettive operanti in settori che possono considerarsi affini (ad esempio, il terziario).
Per la concessione del trattamento Cigs, i partiti devono presentare una domanda alla direzione generale delle politiche attive e passive del ministero del Lavoro. Il decreto ministeriale prevede un particolare sistema di monitoraggio dei costi finalizzato a evitare che il ricorso alla cassa determini lo sforamento del budget annuo previsto dallo stesso Dl 149/13: 15 milioni di euro per il 2014, 8,5 milioni di euro per il 2015 e 11,25 milioni di euro annui a decorrere dal 2016. Importi che saranno arricchiti dai contributi versati dai prestatori e dai partiti per un complessivo 0,90% della retribuzione percepita.
Il decreto stabilisce pertanto che per ciascuno degli anni il trattamento di integrazione salariale non potrà superare i limiti complessivi derivanti dalla sommatoria degli stanziamenti di legge e dei contributi accantonati con l'obbligo dell'Inps di non consentire l'accesso all'ammortizzatore qualora non ci siano piu' risorse disponibili. Il decreto stabilisce infine che, qualora sia raggiunto il 90% del budget a disposizione nell'anno interessato, l'Inps dovrà darne comunicazione ai Ministeri del Lavoro e dell'Economia.