Catricala' rinuncia alla Consulta In Forza Italia volano gli stracci

Venerdì, 12 Settembre 2014

- Roma, 12 set. - La decisione di fare un passo indietro, raccontano in Forza Italia, e' stata comunicata a Gianni Letta. Poi, dopo un colloquio con il 'grande mediatore' e con contatti - secondo fonti azzurre non diretti - con Silvio Berlusconi, Antonio Catricala' ha reso pubblica la sua scelta: "Non provo nessuna amarezza, sono un uomo delle istituzioni. C'e' un problema, ho voluto risolverlo cosi'", spiega il candidato alla Consulta in ticket con Violante, ma osteggiato da una fetta di parlamentari forzisti, che hanno 'disubbidito' alle direttive del 'capo' e hanno votato nel segreto dell'urna per Donato Bruno. Secondo fonti vicine al Cavaliere, del resto, Berlusconi si era gia' convinto, dopo un giro d'orizzonte con i vertici del partito e i fedelissimi sul da farsi per superare l'impasse, e tentare di ricomporre la frattura interna, dell'impossibilita' di continuare a puntare su Catricala'.

Ma la rinuncia dell'ex sottosegretario di Monti poco influisce sul clima teso che aleggia sui forzisti e il malessere non accenna a diminuire, tanto piu' dopo le parole al vetriolo di Raffaele Fitto contro il braccio destro del leader azzurro, Maria Rosaria Rossi. Per il Cavaliere il momento piu' difficile della giornata, spiegano alcuni big azzurri, sarebbe stato quello in cui ha dovuto comunicare a Renzi l'impossibilita' di mantenere fede all'accordo su Violante-Catricala'. Ora, pero', non e' automatica la candidatura di Donato Bruno. D'altra parte, l'irritazione del leader azzurro per quanto successo ieri, con quei 120 voti dati al senatore FI, non sarebbe affatto scemata.

E il ragionamento, gia' fatto filtrare ieri, sull'indisponibilita' a darla vinta alla minoranza interna per evitare di creare un pericoloso precedente, viene ribadito anche oggi. Anche se, raccontano alcuni azzurri, il pressing di Niccolo' Ghedini - sponsor della candidatura di Bruno - potrebbe sortire effetti positivi. Ma le due note diramate dai capigruppo Romani e Brunetta, lascerebbero intendere che Berlusconi non ha intenzione di mollare e ritornare sui suoi passi: il candidato non lo sceglie una fronda interna, avrebbe spiegato ai suoi, ne' un gruppetto di parlamentari riottosi. Anche se poi l'ex premier ha richiamato il partito alla compattezza, e non e' un caso se entrambi i capigruppo parlano esplicitamente di "unita'" e evitare "strappi".

Il Cavaliere, raccontano, non ha affatto digerito l'insubordinazione dei suoi, che lo fanno apparire oggi come un leader dimezzato e senza piu' lo scettro saldo in mano. Ad innervosire Berlusconi, in particolare, le parole dure di Fitto contro la Rossi, che per mandato dello stesso ex premier ha adottato il pugno di ferro sul fronte 'conti in rosso'. Per di piu', viene fatto osservare, dalle parti di Arcore l'attacco alla Rossi viene letto come un attacco al leader. Tuona Fitto: "Lascia allibiti il fatto che il presidente Berlusconi possa consentire alla senatrice Rossi di distribuire, controllare, rilasciare o ritirare 'patenti' sulla legittimita' dello stare nel partito, e sulla correttezza o meno delle opinioni e delle tesi politiche altrui".

In un'intervista, la senatrice azzurra esclude categoricamente la possibilita' di fare le primarie, caldeggiate dall'ex governatore pugliese, che viene liquidato con una frase brevissima: "Da noi non se ne parla, magari e' possibile tentare altrove... Poi, certo, ognuno puo' dire la qualunque". Insomma, nel partito e' ormai guerra aperta. E quanto successo sulla Consulta, viene spiegato, e' solo la dimostrazione del malessere che va montando. Non solo per il fatto, e' la rivendicazione di un big dei frondisti, di essere trattati "come semplici esecutori, nemmeno pensanti, di decisioni prese dai vertici e mai condivise".

Ma ad essere in discussione e' la linea stessa del Cavaliere nei confronti di Renzi: "sta sacrificando il partito in nome di un patto siglato con il premier di cui nessuno di noi - spiega ancora la stessa fonte - conosce i veri contenuti". Per ora Berlusconi tira dritto: nel week-end si decideranno le prossime mosse e quindi il nuovo candidato per la Consulta. Non e' escluso, viene spiegato, un vertice ad Arcore prima della nuova seduta comune del Parlamento, convocata per lunedi' alle 15.

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