Centrodestra: Berlusconi lancia piattaforma politica comune, ma niente cartelli

Sabato, 26 Luglio 2014

- Roma, 26 lug. - "Sono convinto che sia giunto il momento di riprendere, per gradi e nel rispetto delle storie di ciascuno, la strada per costruire non un cartello elettorale, che non servirebbe a nulla, ma una piattaforma politica comune in vista delle prossime scadenze elettorali". E' uno dei passaggi della lettera che Silvio Berlusconi, ha inviato ieri ai leader dei partiti del centrodestra e pubblicata da 'Il Giornale'. "Una semplice lettura dei piu' recenti risultati elettorali - scrive Belrusconi - e' sufficiente per cogliere un dato di assoluta evidenza: in Italia centrodestra e centrosinistra sono competitivi, e quindi e' possibile un bipolarismo maturo, di tipo europeo, solo se il centrodestra e' capace di darsi un assetto unitario. Per questo, come leader della forza piu' votata del centrodestra, sento fortemente la responsabilita' di proporvi una riflessione sul tema dell'unita' politica intorno ai valori che ci accomunano. L'evidenza dei numeri e' un presupposto logico, ma naturalmente non e' una ragione sufficiente. Guai anzi se pensassimo a riprendere la strada delle sommatorie numeriche, utili solo a sconfiggere l'avversario: uno strumento che spesso la sinistra ha utilizzato con i risultati che sappiamo, ma un errore che anche noi, per quanto in misura minore, abbiamo forse commesso in passato. Questa e', probabilmente, la ragione principale del fatto che - pur avendo realizzato tante cose importanti insieme - non siamo riusciti a compiere fino in fondo quel percorso riformatore che il Paese si aspettava da noi". "Negli ultimi anni - prosegue Berlusconi - il cammino politico del centrodestra in Italia ha visto prevalere le tendenze centrifughe. Non e' questa la sede per approfondirne le ragioni, ma credo di non sbagliarmi asserendo che siano state ragioni di metodo piu' che di merito. Non e' venuta meno cioe' la condivisione di valori fondanti, in nome della quale dal 1994 al 2006 abbiamo compiuto insieme un percorso importante, sia al governo che all'opposizione. Naturalmente oggi non si tratta di tornare al passato: la situazione e' profondamente mutata, diverse e piu' pressanti sono le attese degli elettori, e' cambiata l'offerta politica per effetto della nascita di un fenomeno distruttivo come Grillo, ma anche e soprattutto in conseguenza della diversa caratterizzazione che Renzi ha dato al maggior partito della sinistra italiana. Una caratterizzazione piu' moderna e dinamica nello stile e nel linguaggio, e quindi piu' in sintonia con le emozioni del Paese, ma non per questo piu' compatibile in prospettiva futura con la visione dell'uomo, della societa' e della politica che il centrodestra nel suo insieme rappresenta. Io credo che la nostra sia un'area politica tuttora maggioritaria nel Paese, una buona parte della quale si e' rifugiata nell'astensione. Le ragioni della disaffezione di una parte significativa dell'elettorato di centrodestra sono complesse, ma una delle principali e' certamente la nostra divisione, l'esasperazione dei particolarismi, le scelte di convenienza e la sensazione di debolezza e di confusione che ne deriva. Per questo mi rivolgo a Voi tutti: credo che abbiamo una responsabilita' comune nei confronti dell'Italia che rappresentiamo". "Sono convinto che sia giunto il momento di riprendere, per gradi e nel rispetto delle storie di ciascuno, la strada per costruire non un cartello elettorale, che non servirebbe a nulla, ma una piattaforma politica comune in vista delle prossime scadenze elettorali. So benissimo che fra noi ci sono delle differenze, anche significative, di linguaggio, di metodo e di contenuti. E' naturale che sia cosi': non siamo lo stesso partito e non immaginiamo di diventarlo. Tuttavia - aggiunge - queste differenze non escludono un minimo comun denominatore, che e' il nostro tratto distintivo rispetto alla sinistra: la centralita' della persona, dell'uomo, del cittadino rispetto allo Stato, la richiesta pressante di uno Stato piu' leggero e quindi anche piu' efficiente, che imponga meno tasse e meno burocrazia e garantisca piu' liberta'. Non e' poco, e' cio' su cui nelle grandi democrazie si distinguono destra e sinistra. Tutto il resto, contenuti specifici, linguaggi, insediamenti elettorali, e' importante ma viene dopo. E ancora dopo vengono le questioni di leadership, di candidature, di liste o di organigrammi. Questo e' il punto d'arrivo, non quello di partenza, di un percorso lungo e graduale, che abbiamo il dovere di intraprendere. Gli italiani, d'altronde, non vogliono formule, vogliono sentirsi dire, in modo pragmatico e credibile, cosa vogliamo fare, quando, come e con chi. Per questo vi rivolgo un appello: su questi temi possiamo ricominciare a lavorare insieme, perche' sono temi che appartengono a noi e sui quali la sinistra ha risposte molto diverse dalle nostre. Ricominciare senza rivendicare primogeniture, non da un accordo fra vertici di partiti, ma dal basso, dal territorio, fra la gente. Credo che la maggioranza degli italiani sara' pronta ad ascoltarci e a partecipare, se sapremo essere credibili". .

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