Emendamenti e timing, scontro su riforme. Resta dissenso nel Pd e Pdl

Mercoledì, 16 Luglio 2014

- Roma, 16 lug. - A chi le chiede se sia preoccupata dal numero di emendamenti piovuti addosso al disegno di legge di riforma costituzionale, Maria Elena Boschi risponde con un "affrontiamo un giorno alla volta". In effetti, in Aula a palazzo Madama e' in corso, e sono previste 17 ore ancora di dibattito, la discussione generale con non meno di 7830 emendamenti al ddl sulle Riforme Costituzionali. Di questi circa seimila arrivano da Sel.

Venerdi' non ci sara' seduta, per via del Cosac, l'incontro dei presidenti delle commissioni competenti in materia di affari europei dei Parlamenti nazionali dell'Ue. Dunque l'inizio delle votazioni sembra scivolare all'inizio della prossima settimana. In mezzo c'e' l'aperta ostilita' di settori della 'strana maggioranza' versione Pd-FI, plasticamente rapprsentata negli interventi a palazzo Madama.

"Il mio intervento non e' facile, come altre volte mi e' capitato nel mio impegno politico, e devo dire che e' sempre su temi costituzionalio di leggi elettorali o di referendum che mi trovo ad avere posizioni differenti da quelle del partito di cui faccio parte", confessa ad esempio il senatore democratico Vannino Chiti, capofila del dissenso sulle riforme.

"Questo non e' facile - riprende - perche' certamente non fa piacere e non e' motivo di gioia: la mia esperienza e' quella di un uomo di partito, perche' pensoche i partiti siano importanti e fondamentali nella vita democratica, ma penso anche che ognuno di noi deve rispondere alle proprie convinzioni e alla propria coscienza, almeno sui temi che riguardano la Costituzione".

"Si puo' naturalmente dissentire ma continuare ad accusare di nefandezze il proprio partito, il proprio presidente del Consiglio, in sfregio alle decisioni assunte ripetutamente dal proprio gruppo parlamentare, e' francamente troppo", e' la bacchettata che arrivera' in seguito, e non solo a lui, dal collega di partito, e di gruppo, Marcucci.

Ne' i malpancisti si chiudono nel silenzio tra i banchi di FI, nonostante ancora ieri Silvio Berlusconi abbia fatto capire che chi si mette di traverso puo' cercare casa altrove, leggi Ncd, e rischia di esserci accompagnato da una sanzione dei probiviri, la 'magistratura' interna alla quale compete nei partiti di sanzionare le infrazioni piu gravi.

"Il premier vuole un nuovo assetto istituzionale e una legge elettorale pronti all'uso per la prossima primavera". E' l'affondo del senatore FI Augusto Minzolini. Punta molto sulla tempistica del governo, l'ex direttore del Tg1 per "smascherare il non detto" di un dibattito che, dice ancora, "e' inquinato da uno spesso strato di ipocrisia".

Renzi vuole il nuovo assetto e l'approvazione della legge elettorale, magari per giugno, continua Minzolini che da senatore torna a calarsi nei panni del 'retroscenista' politico, quando "di fronte ad una situazione economica che potrebbe restare estremamente problematica avra' bisogno di una via d'uscita, cioe' delle elezioni anticipate, prima che il suo rapporto di fiducia con il Paese venga meno e gli si presenti lo spettro di un destino simile a quello di Letta e Monti".

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