Cuneo Fiscale, metà stipendio va via in tasse e contributi

Martedì, 10 Febbraio 2015
Il peso del fisco resta più alto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Quasi il 50% dello stipendio se ne va in tasse e contributi previdenziali. 

Kamsin Tra fisco e contributi lo stipendio dei lavoratori viene dimezzato. Parola dell'Istat. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Istituto di Statistica nel 2012 il costo medio del lavoro dipendente, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è stato di 30.953 euro all’anno, mentre il lavoratore ha percepito una retribuzione netta pari a poco più della metà (il 53,3%), per un importo medio pari a 16.498 euro. Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è stato invece pari a 23.432 euro annui.

Il Cuneo Fiscale supera il 45%. La differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore dipendente, il cosiddetto cuneo fiscale e contributivo, si attesta al 46,7% in media: i contributi sociali dei datori di lavoro ammontano al 25,6% e il restante 21,1% è a carico dei lavoratori in termini di imposte e contributi. Il peso del fisco è comunque più alto sul lavoro dipendente; l’incidenza media delle imposte dirette sul totale dei redditi individuali lordi, al netto dei contributi sociali, è pari al 19,4% ma si attesta al 21,3% per il reddito da lavoro dipendente, al 17,5% per le pensioni e al 17,1% (Irap inclusa) per il reddito da lavoro autonomo. Le persone sole di età inferiore a 64 anni sono nello specifico la tipologia familiare su cui grava il maggiore peso fiscale, con un’aliquota media del 21,6%. 

Il carico fiscale è inferiore tra le famiglie del Mezzogiorno (16,3%), essendo il reddito mediamente più basso e il numero di familiari a carico più elevato, rispetto a quelle del Nordest (19,9%) del Centro (20,1%) e del Nordovest (21%). Per le famiglie con un solo percettore, il più basso livello di reddito determina un’aliquota media fiscale inferiore di oltre mezzo punto percentuale (18,9%) a quella delle famiglie con due o più percettori (19,6%).

Fra il 2011 e il 2012, l’aliquota media fiscale è passata passa dal 17,9% al 18,3% per le famiglie con unico percettore di reddito se si tratta di un reddito (prevalente) da lavoro autonomo, con una crescita inferiore rispetto a quanto registrato per le restanti due tipologie di famiglie monopercettore (lavoro dipendente dal 19,5% al 20,5% e redditi non da lavoro dal 16,8% al 17,4%).

Oltre la metà entro 30mila euro. Secondo la rilevazione, condotta sulle dichiarazioni dei redditi 2012, oltre la metà dei redditi lordi individuali (54%) si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, il 25,8% è al di sotto dei 10.001 euro e il 17,6% risulta tra 30.001 e 70.000, mentre solo il 2,4% supera i 70.000 euro. Più del 40% dei redditi da lavoro autonomo e il 35% di quelli da pensione si collocano al di sotto dei 10.000 euro annui, contro il 27,5% dei redditi lordi da lavoro dipendente, e il 15% dei lavoratori autonomi dichiara redditi compresi tra i 15 mila e i 30 mila euro annui, mentre solo il 3,2% dichiara redditi superiori ai 70 mila euro annui.

Milano resta la provincia più ricca in termini di valore aggiunto per abitante prodotto nel 2012, con 46,6 mila euro, seguita da Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4. La media nazionale è pari a 24,2 mila euro per abitante. Le province con il valore aggiunto per abitante più basso sono Medio Campidano e Agrigento (con circa 12 mila euro) e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia (con meno di 13 mila euro).

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