Italicum, salta l'incontro M5s-PdI Dem, prima risposte formali

Lunedì, 07 Luglio 2014

- Roma, 7 lug. - "Oggi io, Danilo Toninelli, Paola Carinelli e Maurizio Buccarella incontreremo il Pd per l'incontro decisivo sulla legge elettorale". Lo conferma dalla sua pagina Fb il vicepresidente M5S della Camera, Luigi Di Maio. Dunque l'appuntamento in agenda, almeno secondo i 5 Stelle, resta, come scrive Di Maio, alle "ore 15, Sala del Cavaliere, Camera dei Deputati".

Il post e' completato dal link al blog di Beppe Grillo in cui veniva rilanciata l'intervista di ieri allo stesso di Maio, contenente, annota oggi l'esponente M5S, "le risposte alle domande che si pone il Pd".

E' nella giornata di ieri, infatti, che dai Dem sono arrivate richieste di impegni scritti da parte di M5S sul terreno delle riforme.

IL PD NON CEDE, "NIENTE INCONTRO, PRIMA RISPOSTE FORMALI" (LEGGI)

 

I democratici, infatti, ritengono necessario che prima venga formalizzato un documento sui 10 punti messi per iscritto dal Pd. Altrimenti, si fa notare, c'e' il rischio concreto che l'incontro sia inutile.

E se l'Italicum accende il dibattito interno anche alla maggioranza, su soglie e necessita' di introdurre le preferenze, i riflettori restano puntati sulle riforme costituzionali per cui si apre una settimana chiave. "Quando non si hanno idee, si ricorre agli epiteti, tipo 'sabotatori', e agli slogan... Se si stesse al merito delle cose si andrebbe avanti meglio", dice Vannino Chiti rispondendo alla richiesta di 'ortodossia' sulle riforme che arriva dalla maggioranza Pd. Chiti, a proposito del nuovo Senato, parla di "riforma sbagliata e non votabile, ma parlo per me" e torna a chiedere "accordi chiari e sul merito".

Corradino Mineo, esponente di spicco dei 'malpancisti' Pd, non fa passi indietro: rivendica di stare "esprimendo una posizione individuale" e ripete ancora una volta che "non siamo una corrente. Ho dato un consiglio a Matteo Renzi e non ne sono pentito, perche' se continuera' come un carro armato su questa linea, alla lunga - avverte - sara' lui il responsabile di un errore e gli elettori se ne renderanno conto". "Non sono un capo partito", dice ancora Mineo esprimendo la sua "fortissima sensazione che il premier si stia rendendo conto di alcuni problemi reali". "Di cosa discuteremo stasera al gruppo Pd, qual e' la riforma del Senato? Noi - incalza - non sappiamo ancora se ci sara' l'immunita', sarebbe un errore. Non sappiamo quanti saranno i deputati, non sappiamo come si eleggera' il Presidente della Repubblica. Ci sono ancora talmente tante incertezze che non so su cosa ci chiedono fedelta'. Ci chiedono fedelta' sull'idea, non bisogna dissentire. Questo mi pare grottesco". "Si e' capito che la maggioranza del PD non vuole i senatori eletti dal popolo, io non capisco perche'", dice ancora Mineo.

Sul tavolo della commissione Affari costituzionali arriveranno i nodi fin qui rinviati e ancora non risolti: dall'elezione del Senato, a quella del Capo dello Stato, alla modifica dello strumento referendario.

Stasera alle 20 si terra' l'assemblea dei senatori Pd. Sono una ventina, fra loro, quelli che chiedono un Senato elettivo. Una tesi che potrebbe uscire rafforzata dai risultati del sondaggio che sempre domani il direttore di IPR Marketing, Antonio Noto, presentera' per la fondazione Univerde, in conferenza stampa a Palazzo Madama: "Gli italiani e la riforma del Senato. Abolito, nominato o elettivo?". Anche nel Nuovo Centro destra di Angelino Alfano c'e' chi e' ribadisce di preferire un Senato votato dai cittadini. "La riforma del Senato cosi' com'e' non va. Elezione diretta va introdotta", ha twittato, ad esempio, Roberto Formigoni.

Domani, invece, dovrebbe proseguire l'assemblea dei gruppi di Forza Italia. Sono oltre trenta i senatori azzurri che hanno apposto la loro firma al ddl di Agusto Minzolini che chiede un Senato scelto dai cittadini. Cosi' come lo chiede Sel, il Movimento 5 Stelle e gli ex grillini. Sempre domani tornera' a riunirsi la Commissione Affari Costituzionali e l'approdo in Aula del ddl, da programma, e' fissato per mercoledi'. Ma sono diversi i senatori che pensano non si faccia in tempo: troppi ancora gli emendamenti da affrontare, inclusi quelli al titolo V.

Con ogni probabilita' domani si riunira' anche la conferenza dei Capigruppo per stabilire il calendario dei lavori.

La presidente del gruppo Sel Loredana De Petris ha gia' chiesto a Pietro Grasso che, finito l'esame della Commissione, ci sia una settimana di tempo prima dell'arrivo del testo in Aula e martedi' mettera' di nuovo sul tavolo la sua richiesta, durante la riunione. .

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