Lavoro: minoranza Pd prepara 'offerta' Renzi, art. 18 da V anno

Giovedì, 25 Settembre 2014
- Roma, 25 set. - Tre piu' tre: e' la formula 'magica' alla quale la minoranza Pd si affida per portare il governo alla mediazione sulla riforma del lavoro. Si tratta, spiegano alcuni esponenti, di prevedere tre anni in cui i neoassunti non hanno diritto a reintegro o risarcimento in caso di licenziamento; a questi dovrebbero seguire altri tre anni in cui il lavoratore avrebbe diritto al solo risarcimento. Dal settimo anno, poi, l'articolo 18 sarebbe valido in tutte le sue parti. Non e' certo l'unico schema sul tavolo: un altra ipotesi e' quella di prevedere tre anni con il solo indennizzo in caso di licenziamento e far scattare l'articolo 18, nella sua pienezza, a partire dal quarto anno. Su queste proposte starebbero lavorando i 'pontieri' della sinistra dem, da Roberto Speranza a Guglielmo Epifani. Alfredo D'Attore torna a chiedere, a nome di tutta la minoranza del partito, un incontro "con Renzi o con un suo delegato" per verificare "prima della direzione di lunedi' prossimo le possibilita' di un mandato unitario ai gruppi parlamentari". Non solo: la componente democratica ha chiesto oggi al presidente del partito, Matteo Orfini, di inserire tra i punti all'ordine del giorno della direzione anche la legge di stabilita', perche' "e' indispensabile avere un'indicazione sulle risorse disponibili, visto che si parla di riformare gli ammortizzatori sociali". Il rischio, per il governo, e' di vedere mancare "almeno dieci senatori all'appello", parlamentari dem che si assenterebbero dall'Aula al momento della votazione - il che, a Palazzo Madama, equivale a voto contrario - rendendo inevitabile il ricorso al 'soccorso azzurro', ovvero ai voti di Forza Italia. Per molti, tuttavia, lo scenario di una riforma del lavoro adottata con i voti di Forza Italia determinerebbe per forza di cose una operazione di maquillage sul governo che, a quel punto, dovrebbe aprire le porte anche al partito azzurro. I renziani, tuttavia, non credono a uno scenario del genere: "Il problema non e' il soccorso azzurro che non ci serve e non ci servira', ne' sul lavoro ne' sulla giustizia", spiega David Ermini, responsabile giustizia del Pd: "Il problema sono quelli che vogliono fare mancare i voti alla linea del partito", aggiunge riferendosi alle parole di Rosy Bindi che, ieri, aveva invitato la maggioranza a prestare attenzione ai sette emendamenti presentati dalla minoranza dem e sottoscritti da 40 parlamentari. "Perche' su temi come la giustizia, la legge di stabilita' e la riforma del lavoro i voti hanno colore politico", aveva sottolineato Bindi. Matteo Renzi dagli Stati Uniti non fa arrivare segnali di apertura. In molti continuano a ripetere che "finche' non torna Matteo" tutto resta in bilico. "Se un segretario del partito, vuole trovare una sintesi, come penso dovrebbe, non solo secondo me e' possibile ma anche abbastanza agevole: basta volerlo", spiega Pierluigi Bersani. Un esponente renziano di primo piano sembra sottoscrivere: "Renzi non e' un ragazzo in gita scolastica, sa bene cosa sta succedendo e non fa mancare il suo apporto al dibattito anche in queste ore. Se c'e' la possibilita' di trattare, certo, si tratta. Anche prima di lunedi'". E' lunedi', infatti, che davanti alla segreteria del Pd il presidente del consiglio e segretario del partito sciogliera' la sua riserva sulla delega. Parlamentari renziani scommettono sul fatto che il premier chiedera' un voto della direzione sul testo della delega, per poi demandare alle Camere il compito di riempirla di contenuti. "Il giorno del giudizio non e' lunedi', ma giovedi'", sottoscritte un esponente della minoranza, con riferimento al giorno in cui il testo sara' sottoposto all'Aula del Senato. In quell'occasione si conteranno le forze in campo. E non e' detto che, se dovessero venire a mancare voti dal pd, potrebbero essere compensati da quelli di Forza Italia: in casa azzurra, infatti, la partita si e' riaperta anche sul fronte della riforma del lavoro, con una quarantina di parlamentari dell'area che fa riferimento a Raffaele Fitto che si sono riuniti ieri, convenendo sull'idea di dare un "segnale forte". Per il momento non si tratterebbe di sottoscrivere un documento vero e proprio, ma di dare un segnale forte per fermare la riforma del lavoro e non solo quella. Che il clima non sia dei piu' sereni lo testimonia anche 'l'incidente' sfiorato oggi in commissione Lavoro dove, riferiscono fonti parlamentari del Pd, sarebbe stato preparato un documento da un gruppo di componenti della commissione lavoro, alcuni dei quali provenienti dalla Cgil, con l'obiettivo di bloccare la riforma Renzi. Il pericolo per il governo e' stato scongiurato dall'intervento di Carlo Dell'Aringa che avrebbe, riferiscono le stesse fonti, convinto i sottoscrittori del documento a desistere. .

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