Lavoro

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Entro il 31 dicembre 2014 i lavoratori parasubordinati possono presentare domanda all'Inps in via telematica per ottenere l'indennità una-tantum. Le condizioni per averne diritto.

Kamsin E' in arrivo la scadenza per la domanda di indennità una tantum che possono presentare i collaboratori a progetto rimasti disoccupati. Il termine ultimo per inviare in modalità telematica all'Inps la richiesta è fissato al 31 dicembre 2014.

Beneficiari della prestazione sono i collaboratori coordinati e continuativi a progetto che versano i contributi in via esclusiva nella gestione separata. Sono esclusi, pertanto, i collaboratori occasionali, i soggetti titolari di pensione o già iscritti ad altra gestione previdenziale obbligatoria e i liberi professionisti senza albo e cassa professionale.

Le condizioni - Ecco di seguito le nuove condizioni che devono sussistere congiuntamente al fine di ottenere l'indennità.

Nell'anno precedente, cioè il 2013, il collaboratore deve: 1) aver svolto la propria attività esclusivamente per un unico committente (regime di "monocommittenza"); 2) aver avuto un periodo di disoccupazione ininterrotto di almeno due mesi comprovato dall'iscrizione presso un Centro per l'impiego; 3) aver conseguito un reddito lordo complessivo soggetto a imposizione fiscale non superiore al limite di 20 mila euro; 4) far valere almeno 3 mensilità di contribuzione accreditata presso la Gestione separata.

Nell'anno in corso poi, cioè nel 2014, devono risultare accreditati, sempre presso la Gestione separata, contributi per almeno una mensilità. L'indennità è pari a un importo del 7% (5% dal 2016) del minimale annuo di reddito imponibile fissato per le gestioni degli artigiani e dei commercianti (per il 2014, 15.516 euro), moltiplicato per il minor numero tra le mensilità accreditate l'anno precedente e quelle non coperte da contribuzione. La domanda dev'essere presentata all'Inps in modalità esclusivamente telematica entro il 31 dicembre 2014. Solo nell'ipotesi in cui il requisito dell'accredito di una mensilità nell'anno di riferimento (2014) venga maturato a dicembre, il termine per presentare la domanda è prorogato al 31 gennaio 2015.

L'importo dell'indennità è liquidato in unica soluzione se pari o inferiore a 1.000 euro, o in importi mensili pari o inferiori a 1.000 euro se superiore.

Zedde

Articolo a cura di Paolo Ferri, Direttore delle Acli

L'Esecutivo studia la proporzionalità degli indennizzi sui licenziamenti economici per le imprese con meno di 15 dipendenti. Il Decreto pronto entro Natale.

Kamsin Il primo decreto attuativo della legge delega sul Jobs Act, dedicato alla nuova normativa sul contratto a tutele crescenti e alla Riforma dell'articolo 18, sarà approvato dall'esecutivo entro dicembre. E' quanto ha indicato il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un consiglio dei ministri convocato prima di Natale, intorno al 22 Dicembre. Il ddl poi passerà al vaglio delle Commissioni Parlamentari per un "parere non vincolante".

Il Dlgs farà venir meno, per tutti i nuovi assunti dal 1° gennaio 2015 con contratto a tempo indeterminato, il totem simbolo dello Statuto dei lavoratori: sarà possibile licenziare anche per ingiustificato motivo economico o disciplinare pagando solo un indennizzo economico (e non dovendo piu' reintegrare in servizio il dipendente). La reintegra resterebbe solo per talune fattispecie di licenziamenti disciplinari - da stabilire nel decreto - e per i licenziamenti discriminatori.

L'indennizzo dovrebbe essere pari ad una mensilità e mezza ogni anno di anzianità di servizio sino ad un tetto massimo di 24 mensilità. In ogni caso, per limitare il ricorso al giudice, sarà incentivata la conciliazione: l’azienda potrebbe versare subito un indennizzo al lavoratore, fino a 18 mensilità esentasse, con la possibilità di chiudere l’accordo in un mese.

I nodi da sciogliere riguardano anche gli effetti sulle piccole e medie imprese, cioè quelle con meno di 15 dipendenti a cui, attualmente, non si applica l'articolo 18. L'obiettivo è evitare l'aggravio dei costi e, pertanto, dovrebbe essere confermata la disciplina attualmente vigente: l'indennizzo, in caso di licenziamento illegittimo, oscilla tra le 2,5 e le 6 mensilità massime.

Si ricorda che il contratto a tutele crescenti si applicherà solo ai nuovi assunti. Almeno per ora, dunque, non cambia nulla per chi è già assunto con un contratto a tempo indeterminato. 

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Stop al reintegro nei casi di licenziamento per motivi economici od organizzativi e limiti certi per i licenziamenti disciplinari. Le misure si applicheranno solo ai nuovi assunti con il contratto a tutele crescenti.

Kamsin Con il via libera definitivo del Senato al Jobs Act il Governo cambierà, già entro la fine dell'anno, il sistema di tutele contro i licenziamenti illegittimi. La principale novità su questo fronte è che per tutti i nuovi assunti dal 1° gennaio 2015 con contratto a tempo indeterminato cadrà il totem simbolo dello Statuto dei lavoratori: sarà possibile licenziare anche per ingiustificato motivo economico o disciplinare pagando solo un indennizzo (e non dovendo piu' reintegrare in servizio il dipendente). 

Licenziamenti Economici - In altri termini le tutele dell’art.18 non varranno più per i licenziamenti economici: il lavoratore non potrà più ricorrere al giudice per chiedere il reintegro nel posto di lavoro, gli spetterà invece «un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio».

Si ipotizza una mensilità e mezza ogni anno di anzianità di servizio sino ad un tetto di 24 mensilità. In ogni caso, per limitare il ricorso al giudice, sarà incentivata la conciliazione: l’azienda potrebbe versare subito un indennizzo al lavoratore, fino a 18 mensilità esentasse, con la possibilità di chiudere l’accordo in un mese. A differenza di quanto avviene ora, il reintegro non sarà più possibile nemmeno se la motivazione è «manifestamente insussistente».

Licenziamenti Disciplinari - Sul fronte dei licenziamenti disciplinari la tutela reale rimarrà ma solo per fattispecie limitate assimilabili ai licenziamenti discriminatori. Ed è proprio questo il nodo più complicato da sciogliere. Anche qui la regola è l’indennizzo crescente con l’anzianità, ma in tribunale il reintegro resterà possibile in alcune «specifiche fattispecie» che saranno definite nel decreto attuativo. L’idea è quella di consentire il reintegro solo in caso di insussistenza del fatto materiale che viene contestato al lavoratore (si era ipotizzato anche, in un primo momento, che il reintegro potesse essere disposto solo quando l'azienda accusa il lavoratore di un reato grave che poi si rivela falso).

Ma la definizione è complessa e resta sempre in piedi la cosiddetta opzione spagnola (il cd. opting out): l’azienda potrebbe scegliere l’indennizzo anche se il giudice disponesse il reintegro. A quel punto, però, dovrebbe pagare un indennizzo ancora più alto. In tal caso si passerebbe da un minimo di 6 mesi di stipendio, anche se il dipendente è stato appena assunto ed un tetto massimo piu' alto rispetto a quello base: 30 mensilità, forse 36.

Licenziamenti Discriminatori - Non cambia niente per i licenziamenti nulli o discriminatori, cioè quelli motivati da ragioni politiche, religiose o di orientamento sessuale. In tutti i casi scatterà il reintegro nel posto di lavoro. Si tratta di ipotesi piu' di scuola che di reale applicazione. E' il caso, ad esempio, del datore che licenzia la madre durante il primo anno di vita del bambino o per motivi razziali, sessuali o legati al credo religioso.

PMI - I nodi da sciogliere riguardano anche gli effetti sulle piccole e medie imprese, cioè quelle con meno di 15 dipendenti a cui, attualmente, non si applica l'articolo 18. L'obiettivo è evitare l'aggravio dei costi e, pertanto, dovrebbe essere confermata la disciplina attualmente vigente: l'indennizzo, in caso di licenziamento illegittimo, oscilla tra le 2,5 e le 6 mensilità massime.

L'ambito di applicazione - Come scritto nella delega e come ribadito più volte dal governo, il contratto a tutele crescenti si applicherà solo ai nuovi assunti: non solo i giovani al primo contratto ma anche chi già adesso lavora e cambierà azienda. Almeno per ora, dunque, non cambia nulla per chi è già assunto con un contratto a tempo indeterminato. 

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Il DDl delega sul Jobs Act consentirà al Governo di intervenire per sfoltire il numero degli adempimenti necessari per la gestione del rapporto di lavoro. In arrivo anche una stretta sulle dimissioni in bianco.

Kamsin Razionalizzazione e semplificazione, anche mediante l'abrogazione di norme, delle procedure e degli adempimenti legati alla costituzione e alla gestione rapporti di lavoro. Ma anche per rafforzare il fenomeno delle cd. dimissioni in bianco. Sono queste alcune delle novità contenute nella Delega sul Jobs Act approvata in via definitiva da Palazzo Madama.

L'obiettivo principale resta però quello di semplificare la gestione del rapporto di lavoro per il datore. Per farlo la delega chiede all'esecutivo di "ridurre drasticamente" il numero di atti amministrativi necessari per gestire il rapporto di lavoro di ogni lavoratore con la possibilità di procedere alla semplificazione delle disposizioni interessate da rilevanti contrasti interpretativi, giurisprudenziali o amministrativi e l'unificazione delle comunicazioni della Pa alle imprese.

Anche le Pa dovranno fare la loro parte. Viene infatti introdotto il divieto per le pubbliche amministrazioni di richiedere dati dei quali esse sono in possesso e il rafforzamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in via telematica e abolizione della tenuta di documenti cartacei. Piu' in generale, la delega chiede l'individuazione di modalità organizzative e gestionali che consentano di svolgere esclusivamente in via telematica tutti gli adempimenti di carattere amministrativo connessi con la costituzione, la gestione e la cessazione del rapporto di lavoro.

Lavoro Irregolare - Novità riguardano anche le sanzioni per il lavoro irregolare. La delega prevede, infatti, la revisione del regime delle sanzioni, tenendo conto dell'eventuale natura formale della violazione, in modo da favorire l'immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita, nonché valorizzazione degli istituti di tipo premiale.

Dimissioni in Bianco - L'esecutivo dovrà, inoltre, prevedere "modalità semplificate per garantire data certa nonché l'autenticità della manifestazione di volontà della lavoratrice o del lavoratore in relazione alle dimissioni o alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, anche tenuto conto della necessità di assicurare la certezza della cessazione del rapporto nel caso di comportamento concludente in tal senso della lavoratrice o del lavoratore". L’obiettivo è limitare una pratica illegale spesso utilizzata ai danni delle lavoratrici per poterle allontanare senza pagare indennità nel caso restino incinta.

Libretto Formativo del Cittadino - Tra le altre novità c'è la revisione degli adempimenti in materia di libretto formativo del cittadino, in un'ottica di integrazione nell'ambito della dorsale informativa prevista dalla legge Fornero del 2012 e della banca dati delle politiche attive e passive del lavoro, anche con riferimento al sistema dell'apprendimento permanente.

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Una norma del ddl delega di Riforma del Mercato del Lavoro prevede l'unificazione dei controlli ispettivi sul lavoro. Il ministero si raccorderà con i servizi ispettivi dell'Inps, dell'Inail, delle Asl e dell'Arpa.

Kamsin Una delle semplificazioni piu' attese con l'introduzione del Jobs Act riguarda l'integrazione dei servizi ispettivi del Ministero del Lavoro, Inps ed Inail. Verranno, infatti, razionalizzate le attività ispettive presso le imprese o con un maggiore coordinamento o con l'isitutuzione di un'Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, tramite l'integrazione dei servizi ispettivi del ministero del lavoro, dell'Inps e dell'Inail; sarà prevista una forma di coordinamento anche con i servizi ispettivi delle Asl e delle agenzie regionali per la protezione ambientale.

L'obiettivo del Governo è garantire alle imprese visite ispettive unificate in una sola giornata. Attualmente, come ha ricordato il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, l’attività ispettiva è dispersa fra vari enti: Ministero del Lavoro, Inps, Inail, Asl ”con una ovvia inefficienza e mettendo a rischio alcune aziende che, capita purtroppo, vengono ispezionate più volte e in tempi ravvicinati vivendo così uno “stalking” burocratico inaccettabile”.

L’Agenzia, vigi­lata dal mini­stero del Lavoro e con data­base final­mente uni­fi­cati, avrebbe un uffi­cio cen­trale nazio­nale, e poi delle sedi regio­nali. Miste­rioso è per ora il destino delle attuali sedi pro­vin­ciali (oggi l’ispettore del lavoro è inse­diato nelle dpl, dire­zioni pro­vin­ciali del lavoro): si ven­ti­lano tagli, anche per spen­ding review, il che apre inter­ro­ga­tivi non solo sul per­so­nale ammi­ni­stra­tivo di que­sti uffici, ma anche sull’opportunità di allon­ta­nare gli ispet­tori dai ter­ri­tori, cen­tra­liz­zan­doli in un’unica sede regio­nale.

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La reintegra resterà per il licenziamento discriminatorio e specifiche fattispecie di licenziamenti disciplinari. Il decreto legislativo è atteso entro fine anno.

Kamsin E' passato ieri al Senato il Jobs Act con 166 sì, 112 no, un astenuto. E ora il Governo può lavorare  sui decreti attuativi. Il primo arriverà entro fine anno ed è quello sul contratto a tutele crescenti e quindi sulle modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. L’obiettivo del governo ribadito ieri dal ministro del Welfare Giuliano Poletti - è di «procedere speditamente» di modo che già da gennaio le imprese possano assumere con il contratto a tutele crescenti, beneficiando della decontribuzione per i primi tre anni di assunzione (con il limite di 8.060 euro l’anno) prevista dalla legge di Stabilità.

La delega attribuisce all'esecutivo la possibilità di modificare radicalmente le regole sui licenziamenti individuali per i nuovi assunti. La tutela reale (reintegro) prevista dall’articolo 18 resterà per i licenziamenti nulli e discriminatori, mentre sarà cancellata per i licenziamenti per motivi economici e per la gran parte dei disciplinari. In questi casi - se il licenziamento è ingiustificato - al lavoratore spetterà un indennizzo.

Il decreto dovrà definire le «specifiche fattispecie» dei disciplinari per le quali sarà ancora possibile ricorrere al giudice chiedendo il reintegro. Sul tavolo in questo momento ci sono due opzioni: prevedere la possibilità di reintegro solo per i reati perseguibili d’ufficio, quelli molto gravi; oppure ampliare la casistica sul solco della recente sentenza della Corte di Cassazione, cioè per insussistenza del fatto materiale. In questo caso al datore di lavoro sarebbe concessa la possibilità di non reintegrare il dipendente che ha avuto sentenza in tal senso, dietro erogazione di un super-indennizzo (opting out).

Si lavora anche sull’entità dell’indennizzo. Sul tavolo c’è l’ipotesi di 1 mensilità e mezza per ogni anno di lavoro, fino a un massimo di 24 mensilità. Ma anche in questo caso la minoranza dem spinge per una base di partenza più sostanziosa (attualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti l’indennizzo è compreso tra 12 e 24 mensilità). Non dovrebbero essere alzati gli attuali tetti (massimo6 mensilità) per le aziende sotto la soglia dei 15 dipendenti. Per incentivare il ricorso alla conciliazione, infine, è allo studio la possibilità di defiscalizzare i risarcimenti economici.

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