Lavoro

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Il Premier Renzi annuncia la volontà di abrogare l'Istituto del trattenimento in Servizio ma assicura: "nessun dipendente pubblico verrà licenziato".

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Il Premier Matteo Renzi prova a rassicurare gli Statali precisando che nessuno verrà licenziato. Gli 85 mila esuberi indicati dal Commissario alla spending review Carlo Cottarelli, ha spiegato il Premier, sono solo "teorici"; ma dato che dalla Riforma della Pubblica Amministrazione il Premier vuole ottenere almeno 3 miliardi di euro di risparmi indispensabili a tenere fede alle indicazioni contenute nel Documento di Economia e Finanza, bisognerà ridisegnare alcune voci di spesa per il Pubblico Impiego. Necessariamente anche se il piu' soft possibile.

Ecco perchè il Premier vuole procedere prima di tutto con l'abolizione del trattenimento in servizio, un Istituto che oggi permette ai dipendenti pubblici che hanno maturato i requisiti per andare in pensione, di restare al lavoro per altri ventiquattro mesi in deroga alla disciplina generale. Eliminando questa possibilità, i pensionati pubblici aumenterebbero di circa 20 mila unità all'anno alleggerendo le fila degli impiegati.

Ancora non chiara l'intenzione del Governo su un'accelerazione dei prepensionamenti. Colpa delle elezioni europee il premier prende tempo e rimanda tutto a giugno. Possibile in questo campo aspettarsi una estensione della normativa attualmente già in vigore (contenuta nel DL 95/2012), infatti nelle settimane scorse il Ministero della Funzione Pubblica ha chiesto alIa Ragioneria dello Stato, delle simulazioni puntuali su quanti sono i dipendenti pubblici che entro il 2018 matureranno i requisiti per la pensione. Si tratterebbe di una platea di oltre 200 mila persone che potrebbero essere interessate da scivoli e prepensionamenti.

L'ipotesi piu' plausibile per gestire questa seconda fase di esuberi è quella dell'esonero dal servizio; che consiste per i lavoratori vicini alla pensione (per esempio per coloro a cui manca un solo anno di lavoro e che ricoprono posizioni in esubero), nella possibilità di uscire dal lavoro con uno stipendio ridotto, magari dando la disponibilità a lavorare part time anche solo poche ore a settimana, in strutture pubbliche che viceversa hanno carenze di personale.  I prepensionamenti potrebbero essere occasione per svecchiare la Pubblica Amministrazione con il meccanismo della "staffetta generazionale".

Piu' chiare le intenzioni del Governo sulla dirigenza pubblica. Gli stipendi verranno ridotti nella parte che riguarda le retribuzioni di risultato: non aumenteranno piu' insieme all'indennità di posizione. Ci sarà poi il ruolo unico, la mobilità e la licenziabilità.

Scende il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti ad aprile e si assesta al 6,3%, ai minimi dal settembre 2008, all'epoca del fallimento di Lehman Brothers e prima dell’elezione del presidente americano Barack Obama.

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Sono questi i dati americani sul mercato del lavoro. Dati molto diversi rispetto a quelli dell’Ue. Secondo Eurostat infatti, nei 18 Paesi dell’Eurozona la disoccupazione si è attestata a marzo all’11,8%, lo stesso tasso medio registrato dallo scorso dicembre ma in diminuzione rispetto al 12% del marzo 2013.

Gli incrementi maggiori del tasso di disoccupazione fra i paesi Ue si registrano a Cipro (dal 14,8 al 17,4%), nei Paesi Bassi (dal 6,4 al 7,2%) e in Italia (dal 12 al 12,7%). Nell’Eurozona, inoltre, i giovani (under 25) senza lavoro erano a marzo il 23,7%, in Italia il 42,7% rispetto al 42,8 di febbraio. Un primo timido segnale di inversione di tendenza. I paesi con più disoccupati si confermano essere Grecia (26,7%, dato di gennaio) e Spagna (25,3%), mentre fra gli altri principali paesi europei la Francia registra un tasso del 10,4%, il Regno Unito del 6,8% e la Germania del 5,1%.

Si va verso l'introduzione di una sanzione pecuniaria per le imprese che non rispetteranno la soglia del 20% dei contratti precari (sul complesso di quelli a tempo indeterminato), piuttosto che l'inserimento dell'obbligo di assunzione stabile della «quota eccedente» di lavoratori. E torna di nuovo l'altolà alla formazione obbligatoria per apprendisti, erogata dalle regioni, anche perché «il governo sta esaminando la norma, in relazione alla sua correttezza rispetto alla disciplina europea».

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Sono questi i capitoli che saranno al centro dell'esame del Senato, alla Commissione lavoro, punti sui quali secondo il relatore Pietro Ichino (Sc), «su cui c'è l'accordo di maggioranza per la presentazione e l'approvazione di proposte di modifica», insieme a una probabile esenzione dal «tetto» del 20% dei contratti a termine gli enti di ricerca, per la quale l'esecutivo sta cercando una formulazione da inserire nel testo.

E se l'allentamento dei vincoli per le aziende in tema di assunzioni vede in prima linea il Ncd del presidente dell'organismo parlamentare, Maurizio Sacconi, la capogruppo del Pd Annamaria Parente riferisce che i tecnici di palazzo Chigi «stanno valutando il tema dell'offerta formativa pubblica per l'apprendistato», così come introdotta dai deputati in prima lettura, ossia prevedendo che le regioni debbano informare «entro 45 giorni dalla comunicazione di instaurazione del rapporto, le modalità per usufruire» del percorso di apprendimento, ma se ciò non avverrà, le imprese non avranno ulteriori oneri; al tal proposito, Ichino solleva la necessità di verificare la compatibilità con le norme Ue sullo specifico aspetto della «clausola di esclusione» dall'obbligo, nel caso in cui le amministrazioni non diano notizia sulle modalità per fruire dell'iter per l'acquisizione delle competenze.

Il Piano Italiano prevede un sistema universale di informazione e orientamento a cui il giovane accede registrandosi attraverso vari punti di contatto fino al 31 dicembre 2015.

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Dal 1° maggio p.v., parte il "Piano Nazionale Garanzia Giovani" per garantire ai giovani tra i 15 ed i 29 anni, disoccupati o Neet (né occupati - né studenti - né coinvolti in attività di formazione) un'offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi - apprendistato - tirocinio - altra misura di formazione o inserimento nel servizio civile (Comunicato del Ministero del lavoro 29 aprile 2014).

La platea potenziale è di un milione di giovani, come detto nei giorni scorsi dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.

I destinatari - Il programma Europeo si rivolge ai ragazzi tra i 15 e i 24 anni (in Italia il Governo ha deciso di estenderlo fino ai 29 anni), interessa i disoccupati o Neet (coloro che non studiano - non lavorano e non si formano); in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili e relativi al 2012, i Neet tra i 15 e i 29 anni sono 2,250 milioni. 

Il Piano riguarda tutto il Territorio Nazionale, ad eccezione della Provincia di Bolzano, l'unica che presenta un tasso di disoccupazione giovanile inferiore al 25%; a livello Nazionale questo tasso ha superato il 42%.

Il Piano Italiano prevede un sistema universale di informazione e orientamento a cui il giovane accede registrandosi attraverso vari punti di contatto fino al 31 dicembre 2015: 1) Il Sito www.garanziaperigiovani.it (in fase di realizzazione); 2) Il Portale Cliclavoro; 3) I Portali Regionali;     4) I Servizi per l'Impiego e altri servizi competenti; 5) Sportelli ad hoc che saranno aperti presso gli Istituti di Istruzione e Formazione.

Nella fase di informazione e comunicazione saranno coinvolte varie Istituzioni o Associazioni tra cui: Camere di Commercio - Associazioni Sindacali e Datoriali - Associazioni Giovanili e del Terzo Settore.

Le Modalità -  Dopo la Registrazione e un primo colloquio nella fase di accoglienza, al giovane verrà indicato un percorso di orientamento individuale destinato a definire un progetto personalizzato di formazione o lavorativo/professionale. In sintesi, s'intende rendere sistematiche le attività di orientamento al lavoro anche con il mondo dell'educazione (Istituti Scolastici, Istruzione e Formazione Professionale ed Università).

Una volta iscritti i giovani potranno quindi scegliere la Regione in cui vogliono lavorare, che "prenderà in carico" la persona attraverso i Servizi per l'impiego o le Agenzie private accreditate. Ai giovani sarà offerta l'opportunità di un colloquio  specializzato da parte di orientatori qualificati che li prepareranno all'ingresso nel mercato del lavoro con percorsi di costruzione del curriculum e di autovalutazione delle esperienze e delle competenze. In base a profilo e disponibilità territoriali, stipuleranno con gli operatori competenti un "Patto di servizio" ed, entro i quattro mesi successivi, riceveranno un'opportunità.

Ai giovani che presenteranno i requisiti verrà offerto un finanziamento diretto (bonus, voucher, ecc.) per accedere ad una gamma di possibili percorsi, tra cui: l'inserimento in un contratto di lavoro dipendente, l'avvio di un contratto di apprendistato o di un'esperienza di tirocinio, l'impegno nel servizio civile, la formazione specifica professionalizzante e l'accompagnamento nell'avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo.

Particolare attenzione agli 'under 25'. Coinvolte le Regioni: alcune hanno già firmato la convenzione con il ministero. Obiettivo del piano, garantire un’offerta valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione. Stage retribuito di 500 euro al mese

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Il 1° maggio partirà il progetto garanzia per i giovani. Un piano ambizioso, che servirà a dare un'opportunità in più ai ragazzi dai 15 ai 29 anni che non studiano né lavorano. L'avvio è in una data simbolica, cioè la festa dei lavoratori. Un lavoro che purtroppo da anni scarseggia, soprattutto per i giovani. Sarà un segnale. In una nota il ministero ha chiarito alcuni contenuti. Un ruolo importante per la sua attuazione è quello delle Regioni cui spetta la gestione della quasi totalità delle risorse disponibili (1.413 milioni su 1.513).

"Il lavoro di programmazione che ha avuto luogo nei mesi scorsi si è svolto in un clima di leale collaborazione con gli enti - riferisce la nota -  come pur nella comprensibile dialettica che sempre accompagna il confronto tra ruoli diversi. È stato, a giudizio del Ministro, un lavoro proficuo, che ha consentito di introdurre nella tematica dei servizi per il lavoro numerosi elementi di novità, in un quadro di rafforzata collaborazione".

Le convenzioni con le Regioni
E proprio su questo punto il ministero chiarisce: "Quanto alle convenzioni, che costituiscono lo strumento amministrativo per regolare i rapporti tra Ministero del Lavoro (titolare del Programma) e Regioni (che del Programma saranno i soggetti attuatori), ad oggi sono state firmate quelle con Emilia-Romagna, Valle d’Aosta e Sardegna, mentre sono già pervenute quelle di Toscana e Veneto, che saranno firmate nei prossimi giorni".

Piano rivolto a giovani tra i 15 e i 29 anni
Il piano si rivolge ai giovani che non studiano, né lavorano o sono coinvolti in attività di formazione, tra i 15 ed i 29 anni. Forte sarà l'attenzione per gli “under 25”. Lo scopo principale è garantire loro - spiega la nota del ministero del Welfare- "un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio o altra misura di formazione".

Il portale web
Chi chiamerà materialmente il giovane - ha detto Giuliano Poletti al Corriere della Sera - sarà "il centro per l'impiego o la struttura anche privata accreditata presso la Regione. Sarà quest'ultima a scegliere l'agenzia e a compensarla in base a un tariffario nazionale già pronto. Per ora diciamo che funziona il portale nazionale - rassicura -, che nel frattempo sta contattando anche le cosidette controparti, imprese in testa, perché si iscrivano al portale e depositino le loro offerte".

500 euro al mese per lo stage
Quanto alla retribuzione per gli stage - continua il Corriere -  il tariffario nazionale "fissa in 500 euro il compenso mensile a carico della Regione". Per gli altri contratti che siano di apprendistato, a tempo determinato o indeterminato, valgono le regole contrattuali del settore in cui si lavorerà e le leggi nazionali. "Noi non promettiamo lavoro - dice nell'intervista Poletti - L'operazione potrà coinvolgere 900 mila giovani cui verrà offerta un'opportunità". 

La Camera approva in prima lettura il decreto lavoro con 283 sì e 161 no. Il testo ora passa al Senato dove la maggioranza però si presenta divisa.

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L'aula della Camera Venerdì ha confermato la fiducia al governo dando il semaforo verde al dl 34/2014. I sì sono stati 283, compresi quelli di Ncd e Scelta civica (oltre ai deputati Pd), 161 i no, un astenuto.  Il dl 34 inizierà quindi il prossimo martedì 29 aprile il suo percorso in Senato, in commissione Lavoro, con un iter piuttosto veloce dato che il provvedimento scade il 19 maggio.

A Palazzo Madama la maggioranza si presenta però divisa, visto che il testo uscito dalla Camera, è molto diverso rispetto al dl originario approvato dal governo a metà marzo, che cercava di correggere in modo piu' incisivo le rigidità introdotte dalla legge Fornero.

In attesa di conoscere cosa deciderà il Senato le modifiche approvate da Montecitorio prevedono che l'acausalità dei contratti a termine sale da 12 a 36 mesi, comprensivi di un massimo di cinque proroghe (contro le 8 previste dal decreto originario). Viene quindi introdotto un tetto del 20% di utilizzo del lavoro a termine calcolato sui dipendenti a tempo indeterminato (e non più sull'organico complessivo come previsto nel testo originario). Si precisa che la formazione pubblica per gli apprendisti torna obbligatoria anche se la disposizione viene temperata dal possibilità di esonero dell'impresa qualora la Regione non si attivi entro 45 giorni. Viene ripristinato il piano formativo individuale, ma con modalità semplificate di redazione. Viene reintrodotta una quota legale di stabilizzazione di apprendisti (pari al 20% per le aziende con almeno 30 dipendenti) necessaria per consentire al datore di lavoro di poter sottoscrivere nuovi contratti di apprendistato.

Viene ampliato e rafforzato anche il diritto di precedenza delle donne in congedo maternità per le assunzioni da parte del datore di lavoro, nei 12 mesi successivi e in riferimento alle stesse mansioni oggetto del contratto a termine. Al fine di integrare il limite minimo di 6 mesi di durata del contratto a termine (che la normativa in vigore richiede per il riconoscimento del diritto di precedenza) devono calcolarsi anche i periodi di astensione obbligatoria per le lavoratrici in congedo di maternità.

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