Napolitano difende le riforme Non c'e' rischio di autoritarismo

Martedì, 22 Luglio 2014

- Roma, 22 lug. - Napolitano e Renzi scendono in campo per difendere le riforme. "Per serieta' e senso della misura nei messaggi che dal Parlamento si proiettano verso i cittadini, non si agitino spettri di insidie e macchinazioni autoritarie" ha detto il Capo dello Stato, ricevendo oggi la stampa parlamentare al Quirinale riferendosi alle polemiche innescate dal dibattito sulle riforme istituzionali.

Il Presidente della Repubblica ha quindi rimarcato la necessita' di "superare estremismi di contrasti. Sono sempre stato attivo assertore della necessita' di ricercare un'ampia convergenza politica in Parlamento sul tema delle riforme - ha dichiarato -. E questo ovviamente significa dialogare e cercare intese anche attraverso inevitabili mediazioni".

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Napolitano ha auspicato che il nuovo processo riformatore non naufraghi sugli scogli rappresentati da "pregiudiziali diffidenze e contestazioni rispetto alla ricerca di accordi con forze politiche del campo opposto", ed ha ha sottolineato che "fortunatamente hanno tenuto fermo il metodo della ricerca di un ampia convergenza la commissione affari costituzionali del Senato ed egualmente il Governo". Secondo il Capo dello Stato, nel dibattito al Senato sulle riforme "non c'e' stata improvvisazione ne' improvvida frettolosita'".

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"Il governo e' impegnato a testa alta e viso aperto per realizzare gli impegni che ci siamo dati" ha detto il premier Matteo Renzi. "Le immagini di chi vuole bloccare, fermare, ostruire il cammino delle riforme in Italia sono le immagini di chi pensa che si possa andare avanti cosi'", ha sottolineato il premier. "Per cambiare l'Italia bisogna fare le riforme e le faremo", ha ribadito il presidente del Consiglio.

"Questo e' il momento in cui il governo prova a dare un messaggio concreto di investimento sul futuro del paese, con la serenita', la determinazione e il coraggio di chi sa che non ci possiamo fermare. Alla fine dei mille giorni - ha proseguito il premier - l'Italia sara' nelle condizioni di guidare la politica industriale dell'Europa e non essere fanalino di coda".

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