Scarsi margini di manovra per il nuovo governo sul sistema previdenziale. Anche Renzi dovrà fare i conti con la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica e mantenere fermo il punto di equilibrio tra contribuenti e pensionati.
"L'attuale sistema previdenziale non potrà essere stravolto dal nuovo governo". In altri termini sulle pensioni non si tornerà indietro anche se potranno essere inseriti alcuni migliorativi. A ribardirlo è stato ieri il sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla che ha difeso il lavoro svolto dalla Fornero. "La riforma ha assicurato un buon punto di equilibrio tenendo in debita considerazione, da un lato le esigenze dovute all'allungamento della vita media e, dall'altra, gli interessi dello Stato che in questo particolare momento storico ha necessità di ridurre la spesa pubblica. Soprattutto quella legata alle prestazioni previdenziali".
Un equilibrio in parte raggiunto con i sacrifici imposti agli italiani dal Dl 201/2011 che infatti, a distanza di due anni dalla sua entrata in vigore, comincia a far sentire i propri effetti sulle casse dello Stato. Secondo gli ultimi dati diffusi dall'Inps nel 2013 sono state liquidate 649.621 nuove pensioni con un calo pari al 43 percento rispetto al 2012. Il numero di prestazioni pensionistiche erogate mensilmente resta tuttavia molto elevato: l'Inps ha stimato in 18 milioni e mezzo il numero di pensionati a cui ogni mese versa l'assegno. Numero ancora fortemente connotato da una componente retributiva (cioè non ancorato ai contributi versati nell'arco della vita lavorativa ma legati all'ultimo stipendio percepito dal lavoratore). E' questo ciò che mette sotto forte pressione i conti dell'Istituto. Squilibrio che è stato in parte riversato con le ultime manovre a carico degli stessi pensionati. Si pensi ad esempio al mancato adeguamento all'inflazione degli assegni e l'introduzione di prelievi di solidarietà sui trattamenti più elevati.
Tuttavia resta il fatto che almeno 50 per cento della spesa previdenziale va a vantaggio di soggetti che nella loro vita lavorativa non hanno mai versato i contributi necessari. Un regalo che lo Stato ha fatto in un periodo di crescita economica che pesa oggi sulle spalle dei contribuenti. Lo squilibrio si ridurrà certamente nel tempo, mano a mano che gli effetti dell'entrata in vigore del sistema contributivo dal 1° gennaio 2012 si faranno sentire, ma non è detto che sia comunque sostenibile per le casse dello Stato. Soprattutto se l'Italia non uscirà rapidamente dalla crisi economica in cui è caduta che fa calare il gettito contributivo. Insomma un periodo di crisi potrebbe mandare all'aria i conti che sono stati alla base della Riforma Fornero.