Pubblico Impiego
Riforma Pa, Il Senato conferma l'accorpamento della Guardia Forestale
Il Corpo dovrebbe essere assorbito dalla Polizia di Stato ma, come specificato dall'emendamento riformulato ieri dal relatore, i forestali continueranno a mantenere le loro funzioni diventando una polizia specializzata.
Kamsin L'esame dell'Aula di Palazzo Madama conferma l'accorpamento della Guardia Forestale anche se sarà garantita l'«unitarietà delle funzioni attribuite» a questo corpo. E' quanto prevede un emendamento riformulato ieri dal Relatore, Giorgio Pagliari, all'articolo 7 del disegno di legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione dopo una lunga discussione con i gruppi d'opposizione.
Significa che i forestali saranno comunque assorbiti (nel corpo della Polizia di Stato, si presume, anche se saranno i decreti legislativi a precisare gli esatti contorni della misura) ma sarà almeno salvaguardata l'unitarietà di un comparto che svolge una funzione specifica ed essenziale nel contrasto dei reati ambientali, nella lotta alle frodi alimentari, nella prevenzione del dissesto idrogeologico.
Profonda la contrarietà dei gruppi di opposizione che hanno tentato sino all'ultimo di stralciare la misura. "È paradossale che si va a toccare l'unica polizia specializzata in reati ambientali nel momento in cui si introducono nel codice penale; inoltre potrebbe segnare l'avvio anche della soppressione dei Corpi di Polizia Penitenziaria", ha sostenuto la senatrice di Sel, Loredana de Petris.
E in difesa della Forestale è sceso in campo anche Silvio Berlusconi che ha detto: «Il riordino delle Forze di Polizia non può passare attraverso la soppressione del Corpo forestale dello Stato: disperdere un patrimonio di competenza così importante per la protezione dell'ambiente, dell'agricoltura e del territorio sarebbe un grave errore. È giusto eliminare le sovrapposizioni di competenze tra le varie forze dell'ordine, ma il progetto del governo procede in modo affrettato ad accorpamenti che non garantiranno maggiore efficienza ma, anzi, rischiano di generare confusione in un settore, quale quello della polizia ambientale e agroalimentare, importantissimo per la tutela della salute dei cittadini e del nostro made in Italy».
Il Governo comunque ha fatto quadrato intorno alla misura. Secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina "La riforma della Pubblica amministrazione e la riorganizzazione delle Forze di Polizia – ha dichiarato in una nota – rappresentano una opportunità per valorizzare ancora meglio l'esperienza degli uomini e delle donne del Corpo forestale dello Stato che si impegnano ogni giorno su tutto il territorio nazionale e sono una risorsa di competenze di altissimo valore per l'Italia, a tutela del nostro patrimonio ambientale e agroalimentare e il dovere del Governo è oggi quello di potenziare queste esperienze, a garanzia innanzitutto delle risorse ambientali e agroalimentari della nazione con strumenti sempre più efficaci. Nelle prossime settimane si renderà sempre più evidente che questo passaggio offre una opportunità rilevante nel segno del riconoscimento delle professionalità, del rinnovato presidio territoriale, dell'efficacia nell'azione a tutela del patrimonio naturale".
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Zedde
Province, Madia: pronto il decreto per il trasferimento dei lavoratori in esubero
Il Ministro Madia annuncia anche che sono state sbloccate le tabelle di equiparazione, strumento indispensabile per far transitare il personale in esubero tra diverse pubbliche amministrazioni.
Kamsin "Le tabelle di equiparazione che consentiranno ai dipendenti in soprannumero nelle province di passare nelle altre amministrazioni dello stato sono state presentate ai sindacati e dalla prossima settimana saranno sottoposte alla Conferenza Unificata per il via libera definitivo". Lo ha annunciato ieri il Ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia al question time alla Camera dei Deputati. "E' inoltre in corso di predisposizione il decreto ministeriale con i criteri per la mobilità, che quindi deterrà i criteri per la ricollocazione del personale delle province che sarà interessato dal processo di mobilità".
Palazzo Vidoni difende quindi dalle accuse di un ritardo il processo di mobilità di circa 20mila lavoratori coinvolti nell'iter di riordino delle funzioni istituzionali di cui alla legge n. 56 del 2014 (cosiddetta legge Delrio), che vede coinvolte in primis le province. Il processo sposterà, secondo un preciso ed affrettato timing scandito dai commi da 418 a 430 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità per il 2015), funzioni e personale corrispondenti in altri enti, attraverso una riduzione della dotazione organica del personale, nella misura del 50 per cento per le province e del 30 per cento per le città metropolitane, e l'avvio delle relative procedure per la mobilità per le unità in esubero hanno generato una situazione di vero stallo istituzionale. Una parte di questo personale sarà, peraltro, collocato in prepensionamento con le regole ante-fornero.
Che tuttavia l'attuazione del "cronoprogramma" riscontri qualche in difficoltà pare indiscutibile. Infatti il 31 marzo 2015 scadeva il termine entro cui ogni ente provinciale, con la presentazione delle liste di eccedenza di organico, avrebbe dovuto individuare il personale che intende mantenere per gestire le nuove funzioni attribuitegli dalla «riforma Delrio». E' scaduto anche il termine entro il quale il Ministero della Funzione Pubblica avrebbe dovuto adottare il decreto per fissare tutti quei criteri finalizzati alle procedure di mobilità del personale soprannumerario delle province (le cd. tabelle di equiparazione), con riferimento all'ambito territoriale della mobilità, al domicilio ed alle caratteristiche professionali e di anzianità anagrafica e contributiva, al fine di favorire il più possibile la ricollocazione del personale interessato e valorizzarne la professionalità acquisita.
Ed è ancora in stallo il censimento dei posti vacanti e delle disponibilità finanziarie delle pubbliche amministrazioni: entro lo scorso 1° marzo, infatti, le amministrazioni avrebbero dovuto redigere piani di riassetto economico, organizzativo, economico, finanziario e patrimoniale, fissandone le relative procedure per la mobilità. Su questa vicenda pesa la scarsa collaborazione soprattutto delle Regioni, enti verso cui saranno dirottati molti dei dipendenti finiti in esubero per effetto della redistribuzione delle funzioni provinciali.
Ad oggi soltanto Liguria, Toscana, Umbria e Marche hanno approvato la legge propedeutica al trasferimento delle competenze sottratte alle province e sulla base della quale andranno definite le classi di mobilità e di ripartizione dei dipendenti in esubero; anche nelle Pa si registrano difficoltà ad accettare l'influenza nella propria autonomia della scelta normativa di congelare le nuove assunzioni al fine di assorbire tutto il personale delle disciolte province.
Il ministro Madia ricorda tuttavia che proprio di recente è stato attivato il portale mobilità che sta già avviando una ricognizione di tutti i posti liberi nelle amministrazioni e che si sta predisponendo il sistema informatico per acquisire l'elenco nominativo del personale delle province in esubero. E' in arrivo anche il decreto ministeriale con i criteri per la mobilità, che quindi deterrà i criteri per la ricollocazione del personale delle province che sarà interessato da questo processo di mobilità nonchè il provvedimento, generale, contenente le tabelle di equiparazione, vero fulcro della mobilità tra le Pa (dato che potrà essere utilizzato per trasferire il personale anche al di fuori del processo di riorganizzazione delle province). "Queste tabelle, ha detto il Ministro, sono" ferme al 2010 - perché è dal 2010 che la legge prevede di fare le tabelle di equiparazione ma non sono mai state fatte -, ma noi contiamo di approvarle entro fine mese".
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Zedde
Riforma Pa, restano i tre anni di transizione per i segretari comunali
La Commissione Bilancio chiede lo stralcio della possibilità per i comuni capoluogo di provincia e per i comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti di reclutare il dirigente apicale anche al di fuori del ruolo unico.
Kamsin Il Senato è pronto a licenziare il Ddl di riforma della pubblica amministrazione nel testo uscito dalla commissione affari costituzionali. Da ieri sono iniziate le votazioni sui primi due articoli del provvedimento, quelli sulla carta della cittadinanza digitale e sulla Conferenza dei servizi; le votazioni proseguiranno nella giornata di oggi con l'obiettivo di arrivare al primo via libera di Palazzo Madama entro il 23 Aprile. Il testo del provvedimento rimarrà pressochè immutato.
Il Governo si è detto infatti soddisfatto del lavoro espresso in Commissione anche se alcune limature al testo sono state chieste ieri dalla Bilancio. La commissione guidata da Antonio Azzollini ha infatti espresso parere positivo sul provvedimento con alcune condizioni che dovranno essere recepite dal relatore con appositi emendamenti nei prossimi giorni. In particolare salta la possibilità di reclutare i segretari comunali fuori dal ruolo unico per i comuni capoluogo di provincia e per i comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti. Resta però la norma transitoria che vuole far confluire gli attuali segretari comunali nel ruolo unico della dirigenza con la possibilità per tre anni di continuare a svolgere le relative funzioni.
Dovrebbe arrivare anche un dietrofront sulla previsione secondo cui anche i dirigenti delle camere di commercio sarebbero dovuti confluire nel ruolo unico della dirigenza. No anche alla previsione del superamento degli automatismi di carriera per i dirigenti. Per quanto riguarda poi l'attribuzione all'Inps delle visite mediche per malattia dei dipendenti pubblici, è stato precisato che ciò debba avvenire «previa intesa in sede di conferenza Stato-Regioni e province autonome di Trento e Bolzano per la quantificazione delle risorse finanziarie e per la definizione delle modalità di impiego del personale medico».
Arriva anche la norma che riconosceva alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dei rispettivi statuti speciali e delle relative norme di attuazione, la potestà legislativa in materia di lavoro di tutto il proprio personale. Infine, la commissione bilancio ha osservato che il reclutamento dei dirigenti degli organi costituzionali tramite corso-concorso o concorso generale «interferisce con l'autonomia contabile e funzionale» di tali organi che si sostanzia nella «formulazione dei fabbisogni di personale, nell'individuazione delle professionalità necessarie, nella particolare procedura di trattazione delle controversie in materia di reclutamento».
Il ministro Marianna Madia ha ribadito però che dall'esecutivo non arriveranno nuovi ritocchi. Madia in Aula ha anche precisato che «il Corpo Forestale dello Stato» verrà eventualmente assorbito «in uno degli altri Corpi di Polizia», ma le funzioni di controllo rimarranno intatte sul territorio.
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Statali, Gutgeld: pronti allo sblocco dei contratti dal prossimo anno
Il Commissario alla spending review fissa i punti del prossimo intervento sulla revisione della spesa pubblica. Sulla Riforma delle Pensioni serve "cautela".
Kamsin Il tesoretto da 1,6 miliardi c'è davvero e potrà essere destinato alle fasce piu' deboli, la revisione della legge fornero sulle pensioni è sul tavolo del Governo ma serve l'ok dell'Ue, si lavora anche allo sblocco dei contratti nel pubblico impiego. E' quanto dichiara Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi e commissario alla spending review in una intervista raccolta oggi dal quotidiano Il Messaggero.
Il Tesoretto nel Def non è una trovata a fini elettorali tiene a precisare il neo-commissario: "la crescita è più alta di quanto non fosse stato previsto in settembre e si è verificato un calo dei tassi d'interesse sul debito. Questi due fattori danno un po' dì margine in più». La destinazione di questi denari "è una decisione che deve prendere il governo. Ci sono diverse opzioni sul tavolo, ma sicuramente queste risorse andranno a favore delle fasce più deboli che finora non hanno avuto benefici. Non entro nel dettaglio, lo faremo, nelle prossime settimane."
Invalidità. I dettagli sulla spending review si conosceranno con la prossima legge di stabilità: "stiamo valutando come rimodulare alcune detrazioni fiscali. Sicuramente non interverremo su detrazioni e agevolazioni, come Iva, spese sanitarie, ecc. che toccano direttamente le tasche dei cittadini» ma ci saranno interventi sulle pensioni di invalidità: Abbiamo differenze di incidenza delle pensioni di invalidità tra Regioni che non sono giustificabili con i fattori sociodemografici. Dunque alcuni invalidi sono falsi e vanno individuati".
Trasporti locali ed Asl. Nel mirino poi ci sono i trasporti locali. «Rispetto ad altri Paesi europei i nostri trasporti pubblici sono meno efficienti. Serve più concorrenza e dunque più efficienza. Si possono ridurre i costi senza aumentare i biglietti, soprattutto peri pendolari e fasce più deboli». Una stretta che potrebbe riguardare anche le Asl «La premessa è che noi vogliamo aumentare e non ridurre il livello di servizio della Sanità. Ma questo servizio può migliorare a costi più bassi: troppe Regioni hanno troppe Asl e i costi sono troppo alti. Cominciamo a introdurre una sola centrale di acquisto per ogni Regione: grazie ai costi standard i risparmi saranno importanti, visto che perfino all'interno delle singole Regioni ci sono grosse differenze nell'acquisto della classica siringa».
Municipalizzate. Sono sempre nel mirino ma resistono sempre. «Questa volta no. L'anno scorso abbiamo chiesto a tutti gli enti pubblici di presentare un piano di razionalizzazione delle municipalizzate in base ai principi di efficienza ed economicità. Questi piani entro il 31 marzo sono stati presentati alla Corte dei conti regionali e in questi giorni li stiamo verificando e valutando. Poi decideremo se servirà un intervento normativa di sicuro chiuderemo tutte le partecipate che hanno solo manager e nessun dipendente. Ed è altrettanto sicuro che cercheremo di portare la massima efficienza nelle grandi società municipalizzate: migliorano i servizi per i cittadini e si riducono costi».
Pensioni. Gutgeld si dice d'accordo con il ministro Poletti che ha detto che bisogna intervenire sulla legge Fornero per permettere il pensionamento anticipato in cambio di una riduzione dell'assegno: "L'idea è buona e condivisibile. Il problema è che questo non è consentito dalle regole di contabilità europea in quanto crea deficit. Perciò dovremo ottenere da Bruxelles questo tipo di flessibilità, ma non è un traguardo raggiungibile in pochi mesi. Più che riformare la Fornero si tratta di utilizzare, il metodo contributivo, che è l'essenza e la forza di quella legge, per consentire più flessibilità. Ma a patto, ripeto, che si modifichino le regole europee. Lo spazio c'è: la Fornero ci permette una sostenibilità del sistema pensionistico che nessun altro grande paese ha in Europa e dunque consentire una flessibilità contabile è un'idea interessante da perseguire. Ma ci vuole tempo, bisogna strappare il sì di Bruxelles, dunque non bisogna creare troppe aspettative».
Pubblico Impiego. "Dopo 5 anni il nostro obiettivo è sicuramente quello di superare il blocco dei contratti degli statali. E, in ragione dei conti, speriamo di poter procedere ai rinnovi contrattuali il prossimo anno". Per risparmiare su affitti, spese energetiche e di manutenzione, Gutgled lavora poi all'accorpamento degli uffici pubblici sul modello del Federal Building americano: Vogliamo creare un unico ufficio in cui i cittadini possano interloquire con tutti gli uffici statali. Abbiamo chiesto a tutte le amministrazioni di fare un piano di razionalizzazione, con l'obiettivo di ridurre lo spazio per dipendente dagli attuali 40 metri quadrati a 25. Entro giugno riceveremo i piani e poi, insieme con l'Agenzia del demanio, procederemo alla razionalizzazione: paghiamo in manutenzione ed energia molto più che in affitti. Bisogna superare il modello napoleonico con decine di uffici indipendenti in ogni provincia, riorganizzando completamente gli sportelli per i cittadini. L'obiettivo non è solo risparmiare, ma offrire un servizio migliore. Ci vorranno 2-3 anni per completare questo percorso».
Patto di stabilità. "Sull'amministrazione centrale c'è molto lavoro da fare. Ma vogliamo continuare un percorso di efficienza nei Comuni. Abbiamo sbloccato il patto dì stabilità e i Comuni più efficienti che avevano soldi da spendere ma che a causa del Patto non potevano spenderli, ora avranno più risorse. E abbiamo chiesto ai Comuni meno efficienti di rimboccarsi le maniche. Questi percorsi dovranno procedere anche nel 2016 senza un aumento delle tasse locali per i cittadini. Metteremo online le misure di confronto, come efficienza, costi standard, ecc. Così i cittadini potranno valutare se il proprio sindaco lavora bene o male. Se aumenta le tasse perché dà più servizi, o se le aumenta perché non ha riformato l'amministrazione e spende troppo e male".
Sgravio contributivo esteso al 2016. Secondo Gutgeld bisogna confermare la riduzione di 18 miliardi delle tasse sul lavoro anche per il prossimo anno. Che, con la decontribuzione dei neoassunti e l'eliminazione del costo del lavoro dall'Irap, nel 2016 diventeranno automaticamente quasi 22 miliardi. Poi, se riusciremo a trovare più risorse, procederemo a un'ulteriore riduzione. La nostra priorità è tagliare le tasse sul lavoro".
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Statali, il prelievo del 2,50% sul TFR è illegittimo e deve essere restituito
Secondo i giudici è illegittimo prelevare il 2,5% dell'80% dello stipendio per il personale dipendente nelle pubbliche amministrazioni in regime di TFR.
Kamsin La ritenuta del 2,5% sullo stipendio dei dipendenti pubblici in regime di TFR è illegittima perchè deve essere posta a carico dello Stato-Datore di Lavoro, al pari di quanto avviene nel settore privato. Lo stabilisce una sentenza del tribunale del Lavoro di Salerno sulla base di un ricorso presentato dall'Anief. Dopo i tribunali di Treviso, Reggio Calabria e Roma, anche quello di Salerno si pronuncia quindi in modo positivo sulla richiesta di un insegnante che ha chiesto la restituzione della trattenuta del 2,5% sull'80% della retribuzione a titolo di Tfr sullo stipendio.
La questione. Nel caso specifico, il ricorso era stato presentato dalla dipendente del Miur perché la sua retribuzione era stata assoggetta ad una trattenuta in busta paga pari al 2,5% sull'80% della retribuzione a titolo di Tfr. Una decurtazione andata avanti, nel caso dell'insegnante salernitana, per cinque anni e fino al momento della pronuncia del giudice. Il giudice ha reputato che il trattamento di fine rapporto è una retribuzione differita posta a carico del datore di lavoro, come del resto avviene per tutti i dipendenti privati in base al D.P.C.M. del 20/12/1999: pertanto, non può concorrere a formare un’aliquota a carico del dipendente, ma è ad esclusivo appannaggio datore di lavoro.
La questione potenzialmente però interessa tutti i dipendenti pubblici in regime di Tfr (cioè assunti dopo il 2000 nonchè i precari assunti dopo il 30 maggio 2000) ai quali lo stato continua ad applicare il prelievo in base al Dpr 1032/1973.
A dichiarare l'illegittimità di questa trattenuta è stata una sentenza (la numero 223) del 2012 della Corte Costituzionale. In pratica, il prelievo è da ritenersi irragionevole perché non collegato con la qualità e quantità del lavoro prestato e perché, a parità di retribuzione, determina un ingiustificato trattamento deteriore dei dipendenti pubblici rispetto a quelli privati, non sottoposti a rivalsa da parte del datore di lavoro. Il giudice delle leggi ha quindi sentenziato che la disposizione impugnata viola gli articoli 3 e 36 della Costituzione. Con un'altra recente sentenza la numero 244 dello scorso mese di novembre la Corte Costituzionale ha ribadito quanto già deciso due anni fa.
Il Tribunale di Salerno ha accolto il ricorso presentato dalla docente ed ha ingiunto il pagamento immediato per trattenute illegittime negli ultimi cinque anni. La particolarità di questa pronuncia sta nel fatto che differisce dalle decisioni assunte da altri tribunali, come Treviso e Roma, che in casi analoghi hanno emesso un decreto ingiuntivo. Quello di Salerno, invece, ha reso immediatamente esecutiva l'ingiunzione.
Il personale in regime di TFS. Secondo i sindacati la questione però non si esaurisce qui. Anche al personale in regime di Tfs, cioè assunto prima del 2001, lo stato deve riconoscere alcune somme indebitamente sottratte. In particolare lo Stato dovrà restituire il versamento figurativo della quota del 2,69% di TFS per raggiungere la quota 9,60% prevista dalla legge per gli anni 2011 e 2012 in cui è stato collocato illegittimamente (ai sensi della dell'articolo 12, comma 10 del Dl 78/2010 poi abrogato con la legge 228/2012) in regime TFR con aliquota al 6,91%. In pratica, ricordano dal sindacato, chi è stato assunto prima dell’anno 2001, ha diritto alla restituzione di circa 1.000 euro per gli anni, di transizione, 2011 e 2012. Il sindacato, a tal fine, invita il personale ritornato in regime di TFS ad inviare la lettera di interruzione dei termini di prescrizione per ricevere per il 2011/2012 la differenza in termini di liquidazione percepita. Si tratta di recuperare una cifra, quando verrà liquidato il TFR, che fra sette anni sarà prescritta.
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Zedde
Pensioni, quando scatta il pensionamento d'ufficio nelle Pa
I Dipendenti pubblici che hanno maturato un diritto a pensione entro il 2011 dovranno essere collocati in pensione forzosamente al compimento dei 65 anni.
Kamsin I lavoratori nelle pubbliche amministrazioni che hanno raggiunto un diritto a pensione entro il 2011 (cioè prima dell'entrata in vigore della Legge Fornero) dovranno obbligatoriamente lasciare il posto allo scoccare dei 65 anni. L'articolo 2, comma 4 del decreto legge 101/2013 convertito con la legge 125/2013 è infatti tassativo nello stabilire che chi ha raggiunto i requisiti per la pensione entro il 2011 non possa, neppure su domanda, chiedere di restare in servizio sino alle nuove età pensionabili introdotte con la Riforma Fornero.
Questa norma, sino all'estate scorsa, era in parte temperata dalla possibilità di chiedere comunque il trattenimento in servizio per un biennio - e quindi si poteva arrivare sino a 67 anni - ma il decreto sulla pa (il decreto legge 90/2014) ha mandato in soffitta anche questa "opportunità". Oggi quindi bisogna lasciare obbligatoriamente al compimento dei 65 anni, età che corrisponde al limite ordinamentale per la permanenza in servizio nella maggior parte delle amministrazioni pubbliche.
Interessati da questa disposizione sono i lavoratori che hanno raggiunto i 40 anni di contributi entro il 31 dicembre 2011, la quota 96 (60 anni di età e 36 anni di contributi; oppure 61 anni e 35 di contributi), le lavoratrici che hanno raggiunto i 61 anni e 20 di contributi sempre entro il 2011.
Un esempio può aiutare a comprendere: si immagini un lavoratore che ha raggiunto 60 anni ad ottobre 2011 con il contestuale perfezionamento di 36 anni di contributi. Questi potrà rimanere in servizio sino ad ottobre 2016 e dal 1° novembre dello stesso anno sarà collocato in pensione d'ufficio da parte della sua amministrazione. Non gli sarà, in altri termini, consentito di raggiungere i 66 anni e 7 mesi previsti dalla legge Fornero per la pensione di vecchiaia.
Chi invece è soggetto alla legge Fornero, cioè non ha perfezionato un diritto a pensione entro il 2011, può continuare a restare in servizio sino alle nuove eta' fissate dalla Riforma del 2011 e cioè sino a 66 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi dal 2016). C'è solo un limite introdotto dall'articolo 2, comma 5 del Dl 101/2013: se il dipendente perfeziona la massima anzianità contributiva, cioè 41 anni e mezzo di contributi le donne e 42 anni e mezzo gli uomini, prima dell'età per la vecchiaia, la Pa dovrà risolvere il rapporto di lavoro purchè il lavoratore abbia raggiunto o superato i 65 anni.
Risoluzione facoltativa. Per quanto riguarda, invece, la risoluzione facoltativa, quella cioè "discrezionale" da parte delle pubbliche amministrazioni (istituto comunque poco utilizzato), la Circolare della Funzione Pubblica 2/2015 precisa che chi ha maturato un diritto a pensione prima del 2011 possa essere mandato a casa già con 40 anni di contributi; chi invece è soggetto alle regole fornero può essere congedato non prima dei 62 anni al compimento dei requisiti contributivi previsti per avere diritto alla pensione anticipata (articolo 1 del decreto legge 90/2014). In tal caso l'amministrazione deve dare un avviso motivato almeno sei prima della risoluzione.
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A cura di Paolo Ferri - Patronato Acli