I contratti flessibili nel pubblico impiego tornano nel mirino della Corte di Giustizia europea che, boccia la legislazione italiana in materia di precariato.
I giudici della Corte Europea si sono pronunciati su due casi che sono stati sollevati dalle giuridizioni italiane: un insegnante della banda municipale in contenzioso contro il Comune di Aosta; un dipendente temporaneo in controversia con Poste Italiane.
Nel primo caso, i giudici hanno accertato l'illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, sostenendo che l'Italia non riconosce e non garantisce ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo. La norma bocciata è quella che limita il risarcimento del danno subito dal lavoratore in caso di utilizzo abusivo da parte dello stato di piu' contratti a tempo determinato. Il lavoratore - secondo la norma italiana - ha diritto al risarcimento del danno subito solo se riesce a provare che a causa dell'abuso del precariato da parte del datore di lavoro pubblico ha dovuto rinunciare a migliori opportunità di lavoro che avrebbe avuto sul mercato, e senza possibilità di trasformazione del lavoro precario in lavoro stabile.
I giudici della Corte hanno poi bocciato anche la sanzione introdotta dalla legge 183/2010 con effetti retroattivi sui processi in corso di Poste italiane. La Corte Ue, con la sentenza Carratù, ha sancito che la Direttiva comunitaria sul lavoro precario può essere applicata anche a Poste italiane, in quanto deve essere considerata una società statale e non un'impresa privata.
Secondo il Ministro della Funzione Pubblica Dalia "la sentenza della Corte di Giustizia europea sulla egislazione italiana in materia di precariato pubblico non giunge certo come una novità, visto che il governo nel frattempo è già intervenuto con il decreto 101, convertito in legge, che ha come obiettivo proprio il superamento definitivo del fenomeno del precariato. Da un lato - ha detto il ministro - abbiamo introdotto il principio secondo cui l'unico modo per accedere nella P.A. è a tempo indeterminato, se non per esigenze eccezionali e motivate, pena la nullità del contratto con sanzioni disciplinari ed economiche per il dirigente che viola questa norma. Dall'altro abbiamo previsto, nell'ambito dei posti e delle risorse finanziarie disponibili, un sistema di inserimento stabile e meritocratico nelle Pubbliche amministrazioni attraverso concorsi riservati per quei precari che da almeno tre anni negli ultimi cinque, con il loro lavoro, mandano avanti le amministrazioni".
Secondo Dalia per assorbire il precariato nella Pa nei prossimi tre anni saranno possibili concorsi dedicati al 50% a chi ha cumulato 3 anni di contratti negli ultimi 5. Le pubbliche amministrazioni possono poi sottoscrivere contratti a termine con vincitori o e idonei di graduatorie ancora valide e predisposte per assunzioni a tempo indeterminato. Il ricorso al lavoro flessibile viene consentito solo per esigenze eccezionali.