Renzi, riforma del lavoro non rinviabile .  Grillo a minoranza Pd: mandiamolo a casa

Mercoledì, 24 Settembre 2014
- Roma, 24 set. - Una riforma del mercato del lavoro in Italia "non e' piu' rinviabile, si discute ma poi si decide e si va avanti tutti insieme": e' categorico il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Parlando con i giornalisti a New York, il premier avverte: "Lunedi' presentero' le mie idee in direzione, ci sara' un dibattito e si discutera'", "ma poi si decide e si va avanti tutti insieme". Insomma, "c'e' una discussione nel partito che rispetto e che puo' aiutare a uscire con posizioni piu' forti". Comunque "quello che e' chiaro e' che non e' pensabile che ci siano momenti in cui ci si fermi e ci si tiri indietro". In altre parole il presidente del Consiglio manda a dire a Roma, dove una parte del suo partito appronta il testo degli emendamenti alla riforma dell'Articolo 18, che non intende deflettere. "Ci sono alcune cose in Italia che vanno fatte: riforma della Costituzione, legge elettorale, riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, e la riforma del lavoro che e' irrinviabile", sottolinea, citando anche l'importanza di riformare la P.A., un passo "fondamentale per scardinare i veti". Tutti allineati e coperti? In realta' Grillo tenta il gioco di sponda con la minoranza Pd cui offre una 'tregua' pur di "mandare a casa" il governo. I Dem, pero', rispondono picche. "Caro Grillo e' il tuo populismo il vero nemico della sinistra", dice Roberto Speranza. "Grillo e' un piccolo Ayatollah e non sa cosa sia un partito e il valore prezioso del dibattito interno", rincara Miguel Gotor. Cosa aveva detto, anzi scritto, via post del costituzionalista Giannuli sul blog, il comico genovese?: "Lo scontro che si sta profilando impone che abbiamo tutti molta generosita', mettendo da parte recriminazioni pur giuste, per realizzare la massima efficacia dell'azione da cui non ci attendiamo solo il ritiro di questa infame 'riforma', quanto l'occasione per mandare definitivamente a casa Renzi". Un contrasto frontale, articolato "con l'azione parlamentare e con l'azione di piazza, con gli scioperi, spingendo la minoranza Pd a trarre le dovute conseguenze di quanto accade". Non che il M5S sia isolato, su questo fronte. "Renzi lo ha detto: bisogna uscire dal Novecento. Loro rischiano di portarci fuori dal Novecento, solo che ci portano nell'800", ammonisce Nichi Vendola. "Se Renzi diventa l'alfiere delle battaglie storiche della destra e' un problema suo. Io credo - chiarisce il leader Sel - che non si tratti di difendere le ragioni della sinistra, si tratta di difendere l'idea del lavoro, altrimenti avremo sempre piu' lavoro sporco e povero e poco competitivo". Ad ogni modo e' l'esponente di Area riformista Miguel Gotor a ribattere a Grillo che "la minoranza del Pd e' impegnata a migliorare la delega lavoro per rafforzare l'azione del governo, con una discussione seria sul merito di singoli punti qualificanti che interessano la vita concreta di milioni di persone. Rispediamo quindi al mittente la sua provocazione, che ha l'unico obiettivo di indebolire il Pd e, come al solito, di creare confusione". "Non credo che dobbiamo rispondere a stupide provocazioni. Far cadere Renzi sarebbe da irresponsabili", conviene Gianni Cuperlo, deputato Pd e leader di Sinistradem. Peraltro, e' Stefano Fassina a osservare che "spazi per mediare ci sono: la delega sul lavoro va riempita di contenuti. E' solo che non mi pare ci sia tutta questa disponibilita' a mediare" da parte del governo. D'altro canto, parlamentari vicini al presidente del Consiglio hanno rassicurato i 'colleghi' dell'opposizione dem sulla volonta' di arrivare a un punto di caduta. Resta pero' difficile arrivare entro lunedi', giorno in cui si riunira' la direzione, un documento unitario sulla riforma del lavoro. Facile prevedere, invece, che la direzione voti un documento con un mandato largo sulla delega, cosi' da poter lavorare nei giorni seguenti ai contenuti. Intanto la leader della Cgil Susanna Camusso appare piu' possibilista rispetto ai giorni scorsi. "Se si parla di allungare il periodo di prova, sono per discutere dei tempi", fa sapere. Il dibattito, in fondo, e' ancora all'inizio. .

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