Renzi, rispetto tutti ma vado avanti, no Pd spaccato

Sabato, 27 Settembre 2014
- Roma, 26 set. - "Non c'e' piu' spazio per i professionisti della mediazione. Ovvero gli acrobati dei 'se', dei 'ma' e dei 'forse'". Ernesto Carbone, componente della segreteria Pd ed assai vicino a Matteo Renzi e' tranchant. Su Twitter posta la chiusura totale alla trattativa interpretando il pensiero di Renzi sulla delega Lavoro in vista della direzione del Pd di lunedi'. "Non ci sara' alcun pasticcio, condivido alla lettera le parole del ministro Poletti", ha fatto sapere da New York il premier, "faremo una riforma fatta bene che sara' degna di questo nome". Poi accanto a Sergio Marchionne, negli stabilimenti Chrysler, spiega di non essere "interessato al discorso tra correnti politiche, a quello che fa un singolo esponente del mio partito. Ho un'unica grande, straordinaria preoccupazione: ridurre il numero dei disoccupati e faremo tutto cio' che e' necessario". E si e' anche detto certo che, alla fine, il Pd non si spacchera', salvo chiudere di molto lo spiraglio sull'ipotesi di salvare il reintegro. La minoranza ancora spera che una mediazione sia possibile. Pierluigi Bersani lo dice chiaro: "Continuo a pensare che una sintesi sia possibile, e che questa possa portare a una riforma migliore e piu' efficace. La base di discussione puo' essere la proposta di Boeri e Garibaldi". Nel merito, insomma, per Bersani l'accordo e' possibile, ma il problema pare piu' politico: "Se si ragiona e si smette di cercare un nemico al giorno, fuori e dentro il Pd, si puo' trovare una soluzione piu' forte e piu' seria, che funzionera' di piu' anche per il governo e per il premier. Se invece non si riuscisse, si andrebbe incontro a un percorso complicato...". Un percorso che riguarda la legge delega da martedi' all'esame dell'aula, ma che investe la legge di stabilita'. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e' netto: "sara' particolarmente utile e necessario per tutti allineare la discussione sulla riforma del lavoro a quella sulla prossima legge di stabilita', avendo, nel piu' breve tempo possibile, i dati dal governo sul quadro programmatico del prossimo anno e del triennio 2015- 17". Un percorso complicato quindi, i renziani lo sanno. "La minoranza ha gia' in mente di dare battaglia anche sulla legge di stabilita', gia' sappiamo che quella sara' la prossima trincea". Un antipasto di quanto si sta preparando per i prossimi mesi, che vede coinvolti i prossimi prevedibili passaggi istituzionali e che vede schierato un campo assai piu' ampio di quello esclusivamente politico. Oggi si e' aggiunta anche la Cei a sollecitare piu' concretezza e meno slogan. Parole che Renzi assicura di rispettare. Parole un po' meno diplomatiche, invece, quelle usate dal premier verso i 'salotti buoni'. "Per tornare a fare l'Italia siamo pronti, se servira', a fare battaglie in Parlamento e a sfidare i poteri forti, anche se piu' dei poteri forti temo i pensieri deboli" ha assicurato da New York. A nessuno e' sfuggito l'editoriale del Corriere della Sera di due giorni fa e molti vi hanno visto lo squillo di tromba di un mondo che aveva sostenuto il premier ma che ora ne e' disamorato. Un passaggio cruciale sara' sicuramente l'elezione del nuovo Capo dello Stato, che molti si attendono per i primi mesi del 2015, anche se Giorgio Napolitano ha piu' volte spiegato che non ci si deve avventurare in "premature e poco fondate ipotesi e previsioni". Di fatto comunque solo il Presidente della Repubblica puo' sciogliere le Camere e la minaccia di voto anticipato e' una rivoltella sempre carica sulla scrivania di palazzo Chigi. Ma serve il si' del Quirinale. E tutti si dicono certi che solo il futuro inquilino del Colle dira' quel si'. Dunque la sua elezione sara' una vera tenzone tra due schieramenti. Tra chi vuole che il patto del Nazareno continui a dare i suoi frutti e porti a casa le riforme e chi invece vuole che quel patto salti e non vuole al Quirinale un inquilino che sia garante di tale intesa. I 'nemici' del patto, come si e' potuto sperimentare nel corso delle votazioni dei due componenti della Consulta, non si annidano solo nelle fila della maggioranza, ma anche in quelle di Forza Italia. "Chi vuole far saltare il patto del Nazareno - spiega chi conosce bene il mondo della politica ma anche i cosiddetti poteri forti - dara' battaglia proprio durante l'elezione del Capo dello Stato, in qualunque momento cio' avverra'". L'opzione A, per Renzi, infatti, resta quella di portare a termine la legislatura: riforma della legge elettorale, riforma del Senato entro la primavera e in giugno il referendum costituzionale. Una nuova legittimazione per l'operato del premier, dopo quella delle elezioni europee, senza pero' passare dallo choc del voto anticipato che in Europa nessuno vorrebbe. Ma questa e' l'opzione A, e sara' possibile percorrerla solo se il meccanismo parlamentare non si inceppera', se il Pd si ricompattera' e il percorso riformatore proseguira' senza troppe fibrillazioni. Altrimenti, Renzi ha piu' volte spiegato che il suo governo e lui stesso non hanno paura del voto. .

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