Riforme: Boschi attacca M5S, svolta illiberale? E' una bugia

Lunedì, 21 Luglio 2014
- Roma, 21 lug. - Finira', magari, che un ruolo non secondario nel consentire di portare a termine il voto sulle riforme prima della pausa estiva lo giochera' 'il canguro'. Ovviamente non si tratta di un marsupiale in carne e ossa ma del principio regolamentare che al Senato permette di aggregare emendamenti omogenei tra loro, e di abbattere cosi' significativamente il numero di votazioni. Una questione di tecnica parlamentare ma centrale quanto agli obiettivi politici, visto che con oltre 7800 proposte di modifica piovute su palazzo Madama risulta davvero arduo ipotizzare altrimenti il rispetto della tabella di marcia rivendicata da Matteo Renzi. Una riflessione per ora ancora 'accademica' visto che, a quanto si apprende, ad ora la presidenza del Senato non prevede alcuna convocazione della Conferenza dei capigruppo per ridurre i tempi del lavoro in Aula. Ne' sono state ricevute richieste in tal senso da parte di maggioranza e governo. Vero e' pero', sempre a quanto si apprende, che in queste ora governo e meaggioranza starebbero lavorando a un 'appeasement' con la Lega, passaggio fondamentale per rinsaldare un asse che, insieme a quelli di Pd e FI, metterebbe almeno sui numeri in sicurezza la tenuta del lavoro in vista. Dunque, appare quasi inevitabile che domani si torni a ragionare sui meccanismi che consentano di sforbiciare sensibilmente i tempi. Forza Italia non ha nulla in contrario a che si assumano decisioni che mirino ad "accelerare il dibattito" in Aula sulle riforme, e il capogruppo azzurro al Senato, Paolo Romani, si dice favorevole all'ipotesi che "il presidente del Senato e i capigruppo trovino un'intesa che potrebbe formalizzare dei meccanismi per accelerare il dibattito". Spiragli anche dal Pd, con Anna Finocchiaro che riconosce come "su alcune questioni oggetto di approfondimento potrebbe anche essere possibile trovare un punto di incontro tra le forze politiche e questo potrebbe portare a una piu' fisiologica discussione sul testo e a un piu' fisiologico svolgimento delle votazioni in Aula". "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione". Sta a Maria Elena Boschi mettere in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell'emiciclo, che "parlare di svolta illiberale e' una bugia e le bugie in politica non servono". "E' stato un privilegio - spiega - partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme", una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto 'pesante', alla luce della mole di emendamenti che gravano sull'iter del pacchetto al Senato: "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese". Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, sottolinea che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico". Quindi, ammonisce: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide", rivendica. I relatori. "Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula", dice Roberto Calderoli quando e' il suo turno di intervenire in aula al Senato. "Abbiamo riportato sui binari - aggiunge - un treno che andava per conto suo". Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell'altro grande contraente, FI. "Invito i colleghi, fermo restando che quest'aula e' sovrana - avverte la capogruppo Pd al Senato - a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di perdere per strada la pulizia dell'opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole 'regime', 'deriva autoritaria', 'violenza sulla Costituzione' se pronunciate in quest'aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro e' segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non e' aderente alla realta' dei fatti". .

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