Santoro, quest'anno ultima stagione di 'Servizio pubblico'

Mercoledì, 24 Settembre 2014
- Roma, 24 set. - "Questa sara' l'ultima stagione di Servizio Pubblico". Lo annuncia Michele Santoro in una lettera. "Cari amici - spiega - questo non e' un tweet. Ma sta per cominciare una stagione televisiva, dalla quale deriveranno le mie scelte future, e ho deciso di rivolgermi direttamente a voi perche' senza di voi Servizio Pubblico non sarebbe mai nato. E' stata per me un'esperienza esaltante. Per la prima volta nella storia della televisione una produzione indipendente e' riuscita a fare a meno delle grandi reti generaliste e ha portato il giovedi' de La7 a competere alla pari con le grandi tv. Inoltre oggi posso dire con una certa fierezza che la nostra e' un'azienda sana, dove tutti lavorano con contratti dignitosi. Voi sapete che io ho sempre sentito la necessita' di battere strade nuove e per questo motivo ho deciso che questa sara' l'ultima stagione di Servizio Pubblico. Ho varato il progetto di Announo, che Giulia Innocenzi ha condotto al successo, e che riprendera' presto il suo cammino, per far comprendere a tutti la mia voglia di novita'. Non condivido la scelta di riempire all'inverosimile la programmazione di trasmissioni d'approfondimento, i cosiddetti talk, che con il venir meno nella societa' di grandi contrasti, e con la scomparsa dei partiti, hanno creato nel pubblico una specie di nausea e un vero e proprio rigetto". "Il dibattito sulla crisi dei talk, tuttavia - aggiunge Santoro - nasconde l'impoverimento progressivo della tv che e' seguito al quasi monopolio del ventennio berlusconiano, l'impoverimento del nostro sistema industriale, l'impoverimento della nostra democrazia, l'impoverimento culturale dei grandi editori e piu' in generale della nostra classe dirigente. L'overdose dei cosiddetti talk non mette soltanto a nudo la stanchezza di un genere. Anche con i reality il pubblico aveva subito una vera e propria aggressione, ma quando ha cominciato a stancarsi, sono stati subito sostituiti da altri programmi. Ma mentre i reality costavano, cosa ci puo' essere di meno costoso e di piu' facile da realizzare di un talk? Un altro talk". "Cosi' - dice ancora Santoro - assistiamo all'incredibile paradosso di un calo della domanda del pubblico a cui corrisponde un'incredibile moltiplicazione dell'offerta. La televisione italiana e' quella che nel mondo piu' sviluppato produce a piu' basso costo un minuto di programmazione, vende a piu' basso costo un minuto di pubblicita' e fa meno ricerca. A cominciare dalla Rai. Solo due stagioni fa il tramonto di un'era politica ha moltiplicato la domanda di informazione. Lo sanno bene i giornali di carta stampata, che parlano tanto della crisi dei talk, forse per dimenticare quella delle loro vendite. Ma questo e l'uso spregiudicato di internet che fanno certe forze organizzate stanno creando un pericoloso senso comune. Quando Berlusconi - continua Santoro - emanava il suo editto bulgaro, quando usava tutto il suo potere per mettere a tacere Annozero, voi (e per voi intendo anche tanti che in quegli anni votavano Forza Italia) vi siete battuti contro la censura e ci avete dato la forza per sopravvivere a qualsiasi attacco. Oggi non esistono per fortuna pericoli di quel tipo". Ma quando Grillo - osserva ancora Santoro - celebra la morte dei talk o quando Renzi sostiene che queste trasmissioni costruiscono un'immagine negativa dell'Italia siete portati a considerare innocue queste affermazioni e a dar loro ragione. Invece sbagliate. Prima di tutto perche' ai politici dovrebbe essere proibito di fare qualunque affermazione che limiti la liberta' di pensiero e di informazione. Senza trasmissioni come la nostra, il racconto della crisi della Prima Repubblica e di tangentopoli non sarebbe stato lo stesso, non si sarebbe parlato di mafia, del referendum sul maggioritario, delle guerre, dei sequestri, dell'inquinamento, di Berlusconi, della Trattativa, della Lega, di Grillo e degli esiti tragici dell'austerity di Monti. I tg, con qualche eccezione tendono a riprodurre l'ordine esistente, mentre i cosiddetti talk sono costretti a cercare filoni, storie e protagonisti diversi. Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli. Spetta a voi fare la selezione, cambiare canale, far sparire le imitazioni senza identita'. Vi chiedo di seguirci attivamente, di criticarci severamente, di reagire alla nausea. La lunga avventura politica e culturale che ha assorbito la mia vita e quella di tanti miei collaboratori non sarebbe esistita senza di voi, senza il pubblico. Quest'anno ho preso in prestito da Pina Bausch l'immagine delle sedie ribaltate sulla scena per frantumare il salotto televisivo e provare a cambiare le modalita' e il ritmo della nostra narrazione. Ce la mettero' tutta. Poi, l'anno prossimo, cominceremo insieme un nuovo viaggio. Ma il futuro si costruisce con il presente. Servizio Pubblico, comincia domani. Vi aspetto".

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