Bernardo Diaz

Bernardo Diaz

Bernardo Diaz, dottore commercialista collabora con PensioniOggi.it dal novembre del 2015.  

A stanarle saranno sguinzagliati gli ispettori delle Entrate e dell'Inps, che agiranno in base all'impianto stabilito dalla legge Fornero sul lavoro del 2012. Fronte aperto per la revisione delle aliquote contributive nella Gestione Separata.

Kamsin Si apre la caccia alle finte partite Iva. Si calcola che su 5,5 milioni di partite Iva attive circa 3 milioni siano lavoratori autonomi senza dipendenti, professionisti individuali dentro i quali si nascondono aree di grigio e di nero. Su questi circa 750-800 mila hanno un unico cliente; tra di essi il 35-40% sono false partite Iva certificabili.  A stanarle saranno sguinzagliati gli ispettori delle Entrate e dell'Inps, che agiranno in base all'impianto stabilito dalla legge Fornero sul lavoro del 2012. Il 31 dicembre scorso è infatti terminato il previsto periodo di monitoraggio dei controlli sulla monocommittenza, previsto dalla legge 92/2012. Dal primo gennaio gli ispettori potranno quindi realizzare pienamente ciò che è stabilito da quella che veniva considerata la prima legge di contrasto alle false partite Iva, vale a dire la presunzione automatica della subordinazione.

Tre gli indicatori che faranno scattare la presunzione di rapporto di lavoro subordinato, ma basterà che ne sussistano contemporaneamente almeno due: la presenza di una postazione di lavoro fissa presso la sede del committente; la soglia dell'80% dei corrispettivi annui dovuti alla collaborazione nell'arco di due anni consecutivi; la durata della collaborazione non superiore agli 8 mesi annui per due anni consecutivi. La presunzione di subordinazione si applica ai titolari di partita Iva privi di ordine o elenco. Gli ispettori, finito il monitoraggio, potranno automaticamente stabilire la trasformazione del contratto in collaborazione coordinata e continuativa o anche in contratto a tempo indeterminato.

Sullo sfondo resta poi il problema della stangata prevista per i professionisti e free lance non iscritti ad albo o registro. Ieri, sul punto, è stato presentato un emendamento - primo firmatario Cesare Damiano (Pd) presidente della commissione Lavoro della Camera - che blocca il previsto aumento dell'aliquota contributiva a carico delle partite Iva iscritte informa esclusiva alla gestione separata Inps. La misura  è stata sottoscritta da tutti i componenti della commissione e per la stessa «costituisce una priorità», ha affermato la deputata Marialuisa Gnecchi (Pd) che spiega come l'emendamento, per non rischiare di essere bocciato, in quanto relativo al Milleproroghe si "limita" a prorogare di un anno l'applicazione dell'aliquota del 27% per tutto il 2015.

Per intervenire in modo definitivo su questo fronte, nei giorni scorsi si è formato anche un comitato trasversale di parlamentari, presieduto da Barbara Saltamartini di Ncd che ha ricevuto anche il sostegno del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd). Le partite iva denunciano da tempo l'insostenibilità della situazione: agiscono in regime di rischio d'impresa; sono fortemente tartassati (quest'anno la loro contribuzione è arrivata al 30,72%); e non hanno diritto ad alcuna tutela né tantomeno a una offerta di welfare. Per questo molti di loro sono alla ricerca di nuove vie di fuga.

seguifb

Zedde

Sarà possibile presentare il nuovo modello 730 precompilato a partire dal 15 aprile prossimo. Potranno usufruirne i contribuenti che hanno presentato il modello l'anno passato (2014).

Kamsin E' finita la corsa dell'ultimo minuto al Caf o l'incertezza su quanto pagare di tasse. Il 15 gennaio l'Agenzia delle entrate ha pubblicato sul suo sito la circolare interpretativa del modello 730 precompilato. A partire dal 2015, 30 milioni di italiani riceveranno dunque la dichiarazione dei redditi a casa direttamente dall'Agenzia delle Entrate. Toccherà all'Amministrazione finanziaria raccogliere ed elaborare i dati e inviare le risultanze al contribuente secondo una rigida scadenza temporale. Al contribuente resta l'obbligo di verificare l'esattezza e la completezza dei dati. E infine di pagare.

I dati inseriti, all'inizio, saranno essenziali. Vi saranno i dati già contenuti nell'anagrafe tributaria (quelli anagrafici, i parenti a carico, gli immobili e i terreni posseduti) ma anche quelli trasmessi da parte di soggetti terzi (ad esempio banche, assicurazioni ed enti previdenziali) e quelli contenuti nelle certificazioni dei sostituti d'imposta: questi dovranno comunicare i redditi da lavoro e le trattenute e se lo faranno in ritardo saranno sanzionati 100 euro per ciascun lavoratore. Dal 2016 con la tessera sanitaria saranno inseriti anche quelli relativi a queste spese. La dichiarazione viene messa a disposizione on line entro il 15 aprile e il cittadino potrà accettarla così com'è oppure modificarla, rettificando i dati e aggiungendone altri. Può farlo da solo o con l'assistenza dei Caf e di professionisti abilitati: la scadenza di presentazione è il 7 luglio. I controlli cambieranno a seconda se la 'precompilata' è stata accettata senza modifiche o no.

A partire dal 15 aprile, inoltre, le Entrate metteranno a disposizione la dichiarazione precompilata direttamente sul sito internet agenziaentrate.it a cui sarà possibile accedere tramite un apposito codice pin. Una volta effettuato il login, si potrà accedere al proprio 730, all’esito della liquidazione e ai principali dati (redditi e spese) utilizzati per assemblare la Precompilata. Chi non dispone del codice pin potrà rivolgersi al proprio sostituto d’imposta, se presta assistenza fiscale, a un Caf o a un professionista abilitato.

seguifb

Zedde

Una riduzione del 10% sul trattamento pensionistico in cambio della possibilità di accedere alla pensione già con 60 anni e 35 di contributi.

Kamsin Possibilità di accedere alla pensione già all'età di 60 anni con una riduzione del 10% dell'assegno, incentivi per chi resta sino a 70 anni, nuovo tetto sulle pensioni d'oro oltre i 5mila euro netti mensili. E' questa la sintesi del disegno di legge presentato da Italia dei Valori alla Camera, il ddl è nato sulla base di una proposta di legge popolare dello scorso maggio.

“Bisogna ripensare il sistema pensionistico e creare nuovo welfare sociale. Quello dei pensionati è un mondo disintegrato e fortemente squilibrato. La nostra proposta al Governo, impegnato nella discussione sulle riforme, è di introdurre una flessibilità in uscita che preveda, tra i 60 ed i 70 anni, la libertà di scegliere quando andare in pensione con 35 anni di contributi versati, con penalità decrescenti tra i 60 e i 65 anni ed incentivi fino ai 70" sottolinea Ignazio Messina, Segretario nazionale IDV.

L'impianto della proposta è molto simile alla pdl 857 (cd. pensionamenti flessibili) promossa da Damiano e dalla minoranza dem e depositata alla Camera nell'Aprile 2013. A differenza di quest'ultima (che chiedeva un minimo di 62 anni e 35 di contributi) la proposta Idv fissa a 60 anni di età e 35 di contributi i requisiti per conseguire la pensione con una penalità del 10% sull'assegno (era dell'8% nella proposta Damiano), penalità che si riduce progressivamente al perfezionamento di 65 anni di età o al raggiungimento di 40 anni di contributi con 62 anni di età. Se si resta sul posto di lavoro oltre i 65 anni è previsto un incremento che può raggiungere il 6,5%.

Nel disegno di legge si prevede inoltre l'istituzione di un "sistema di crediti di cura a fini pensionistici", sul modello di quanto già accade in diversi ordinamenti europei, allo scopo di attenuare gli effetti prodotti dall’improvviso aumento dell’età pensionabile sulle donne, consistenti in:

1) contributi figurativi legati al numero dei figli ( ed altre fattispecie di lavori di cura ) stabiliti in 24 mesi per il primo figlio e 12 mesi per ogni figlio successivo, con un meccanismo a scalare rispetto alla contribuzione già riconosciuta a titolo di indennità di maternità e di congedi parentali.

2) integrazioni contributive per i periodi di lavoro part-time, legati ad esigenza di cura particolari e certificabili, essendo i lavoratori part-time penalizzati dal passaggio al contributivo (sul modello di quanto accade per esempio in Germania).

La Separazione dell'Assistenza dalla Previdenza - Nel progetto di legge c'è anche l'obiettivo di portare a compimento il processo già avviato dalla Legge 1989, n. 88 attraverso la separazione rigorosa dei bilanci rispettivamente riconducibili alle funzioni di natura assistenziale, a carico della fiscalità generale, e a quelle di natura previdenziale, finanziate dai contributi versati dai datori di lavoro e dei lavoratori/lavoratrici.

"Per rimediare le coperture abbiamo avanzato la possibilità di una patrimoniale sui grandi patrimoni sopra i 5milioni di euro al netto della prima casa, per tre anni, con un ricavo di 10mld di euro l’anno ed un tetto alle pensioni d’oro di oltre i 5mila euro netti, per recuperare 15mld di euro l’anno. In questo modo si da lavoro ai giovani e si aiutano anche le imprese” ha indicato Messina.

seguifb
zedde

Dal 1° maggio 2015 entrerà in vigore il nuovo sistema di misure contro la disoccupazione delineato nella bozza di decreto attuativo della legge delega sul mercato del lavoro (Jobs Act).

Kamsin Serviranno un paio di settimane di lavoro effettivo in più nell'ultimo anno come requisito per poter usufruire della nuova indennità di disoccupazione, l'anticipo del decalage del 3% mensile al quarto mese di fruizione. Con qualche modifica, il decreto attuativo del Jobs act sulla Naspi varato dal Consiglio dei ministri la vigilia di Natale è arrivato ieri in tarda serata alle commissioni Lavoro di Camera e Senato.

Il nuovo ammortizzatore, che riunirà Aspi e MiniAspi, sarà operativo per i casi di disoccupazione che si verificheranno a partire dal 1° maggio 2015. Al termine della Naspi, inoltre, se il disoccupato ha minori a carico o ha l'età vicina alla pensione avrà diritto all'Asdi, assegno di disoccupazione, di durata semestrale e importo pari al 75% della Naspi. Ma andiamo con ordine.

I Requisiti. Prima di tutto la Naspi spetterà ai lavoratori che abbiano perduto involontariamente l'occupazione e che presentino congiuntamente i seguenti requisiti: a) stato di disoccupazione involontaria; b) almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti la disoccupazione; c) almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l'inizio della disoccupazione (erano 18 nella prima versione del testo).

L'importo dell'Assegno. Diversamente da quanto accade attualmente, l'importo della Naspi sarà rapportato alla retribuzione imponibile previdenziale (quella, cioè, su cui sono stati versati i contributi) degli ultimi quattro anni. Infatti, l'importo sarà pari a tale retribuzione divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per il numero 4,33, con i seguenti limiti:

1) se la retribuzione non supera i 1.195 euro mensili (dato valido per il 2015 da rivalutare annualmente), l'indennità mensile sarà pari al 75% di tale retribuzione;

2) se supera i 1.195 euro mensili, l'indennità mensile sarà pari al 75% della retribuzione più il 25% della differenza tra retribuzione e 1.195. L'indennità mensile, in ogni caso, non potrà superare 1.300 euro mensili (dato per il 2015 da rivalutare), corrispondente a una retribuzione mensile di 2.810 euro. Dal quarto mese di fruizione l'indennità è ridotta del 3% al mese.

La Durata. L'altra caratteristica della Naspi è che non avrà durata prefissata: spetterà, infatti, per un numero di settimane pari alla metà di quelle di contribuzione accreditate al lavoratore negli ultimi quattro anni. Quindi può durare sino ad un massimo di 2 anni. Dal 1° gennaio 2017 non potrà mai eccedere le 78 settimane (18 mesi).

Per conseguire l'ammortizzatore sociale sarà necessario presentare domanda all'inps entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro. L'erogazione della Naspi, inoltre, sarà condizionata alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale anche se si rimanda ad un decreto ministeriale la regolazione di questo vincolo e delle relative sanzioni.

Cumulo e compatibilità. Il beneficiario può essere impiegato in rapporti di lavoro subordinato senza limiti di durata purchè il reddito conseguito non sia superiore a quello minimo escluso da imposizione fiscale (cioè 8.145 euro).

Se il reddito è inferiore, il lavoratore mantiene il diritto alla prestazione, a condizione che, entro un mese dall'inizio dell'attività, comunichi all'Inps il ricavato annuo che prevede conseguire. In tale circostanza la prestazione viene diminuita di un importo pari all'80 per cento dei compensi preventivati, rapportati al tempo intercorrente tra la data di inizio delle attività e quella di conclusione del periodo di fruizione della prestazione, se antecedente, alla fine dell'anno. La riduzione è oggetto di conguaglio d'ufficio al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi.

Il limite di 8.145 euro può essere superato senza dar luogo a decadenza solo laddove il beneficiario risulti occupato in un contratto di lavoro subordinato di durata massima di 6 mesi. In tal caso l'assegno viene però sospeso per il periodo lavorativo in parola.

Lavoratori Part-Time. Possono accedere alla naspi anche coloro che intrattengono contemporaneamente più rapporti di lavoro part time, qualora uno di questi cessi per una delle cause che danno titolo alle prestazioni. E' necessario, comunque, che il reddito complessivo percepito includendo anche tutti gli altri rapporti a tempo parziale, sia inferiore al limite utile ai fini della conservazione dello stato di disoccupazione e chi è interessato lo comunichi all'Inps, entro un mese dall'invio della domanda per fruire della prestazione.

Le differenze con l'Aspi - Rispetto alle attuali regole ci sono diverse differenze. Oggi per accedere all'Aspi servono almeno due anni di assicurazione contro la disoccupazione e almeno 1 anno di contribuzione nel biennio precedente. La durata della prestazione viene aumenta nel tempo (nel 2016, a regime, era previsto: 12 mesi per lavoratori fino a 55 anni, e 18 mesi, oltre).

Quanto alla mini-Aspi il requisito è di avere almeno 13 settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti la disoccupazione, e l'indennità è corrisposta per un numero di settimane pari alla metà delle settimane di contribuzione nei 12 mesi precedenti la cessazione del rapporto di impiego.

seguifb

zedde

Isee 2015, ecco come lo si ottiene

Martedì, 13 Gennaio 2015
Per avere l'attestato Isee, parte delle informazioni saranno autodichiarate dal cittadino ed in parte acquisite dagli archivi dell'Agenzia delle Entrate.

Kamsin Con il nuovo anno cambiano le regole per ottenere l'Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente per avere diritto alle prestazioni sociali a carico dello Stato e degli enti erogatori. La prima vera novità è la scissione dei tempi in cui verranno raccolti i dati del nucleo: mentre prima era obbligo del contribuente dichiarare ogni cosa fosse necessaria ai fini del calcolo, da adesso in poi le informazioni contenute nella Dsu saranno in parte auto-dichiarate (ad esempio informazioni anagrafiche, dati sulla presenza di persone con disabilità) ed in parte acquisite direttamente dagli archivi amministrativi dell’Agenzia delle entrate (ad esempio reddito complessivo ai fini Irpef) e dell’Inps (trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari erogati dall’Inps). Insomma, la Dsu, al momento della presentazione, contiene solo le informazioni auto-dichiarate.

Tra i dati che dovranno essere auto-dichiarati ci sono la composizione del nucleo familiare, le eventuali condizioni di disabilità o non autosufficienza, la casa di abitazione, i redditi esenti da Irpef, i trattamenti non pagati dall'Inps, il canone di affitto, conti correnti postali e bancari, azioni, bot, obbligazioni. C'è anche il possesso di auto, motoveicoli.

Una volta presentata la Dsu, il dichiarante riceve una ricevuta di avvenuta presentazione da parte dell’ente acquisitore (Inps, Comuni, Caf o l’Ente erogatore) ma non ancora l’Isee calcolato. Per il calcolo dell’Isee è infatti necessario che si completi l’acquisizione degli altri dati da parte dell’Inps e dell’Agenzia delle entrate. L’Inps renderà poi disponibile al dichiarante un’attestazione riportante l'Isee, il contenuto della Dsu, nonché gli elementi informativi necessari al calcolo acquisiti dagli archivi amministrativi mediante accesso all'area servizi del portale web, ovvero mediante posta elettronica certificata o tramite le sedi territoriali competenti.

Ci sono quattro vie per presentare il Dsu: a) all'Ente che fornisce la prestazione (esempio: università, ospedale, ecc,); b) al Comune; e) al Caf; d) all'Inps. Dovunque si presenti, la dichiarazione va comunque a finire all'Inps, l'unico Ente deputato a classificare le informazioni e a stabilire la misura del reddito del richiedente. Se si chiede direttamente all'Inps è bene sapere che va usato solo il sistema telematico , usando il Pin (codice personale riservato) e collegandosi al sito www.inps.it entrando nel portale Isee, sezione "servizi on-line - servizi per il cittadino".

Alla presentazione del Dsu viene rilasciata una ricevuta che non è ancora l'attestato. Entro 10 giorni l'Ente interessato trasmette i dati al sistema centrale informativo, vengono acquisiti i dati dell'anagrafe tributaria e dell'Agenzia delle entrate e l'Inps può determinare l'Isee e comunicarlo a tutti gli interessati. La Dsu ha valore dal momento in cui viene presentata fino al 15 gennaio dell'anno successivo. Scaduto il termine l'attestato Isee già rilasciato conserva la sua validità ma se si devono chiedere altre prestazioni è necessario iniziare una nuova trafila.

Il nuovo Isee in vigore dal 2015 ha diverse novità rispetto al passato. Tiene conto ad esempio dei redditi fiscalmente esenti e del patrimonio, e introduce calcoli differenziati a seconda della prestazione chiesta. Per cui ora non c'è più un solo Isee valido per tutte le prestazioni, ma una pluralità di indicatori flessibili. Ma i principi di base restano sempre gli stessi: l'Isee resta sempre il rapporto tra l'indicatore della situazione economica del richiedente (Ise) e la scala di equivalenza (la seconda e ultima "e" che rappresenta la situazione degli altri componenti della famiglia). E invariata è la nozione Ise che è il valore dato dalla somma di redditi e da una quota (il 20%) dei patrimoni mobiliari e immobiliari dì tutto il nucleo familiare.

seguifb

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati