Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

E' arrivata la conferma ieri che il ministero del Lavoro ha intenzione di rilanciare l'ipotesi del "prestito previdenziale" per garantire un anticipo dell'età pensionabile per quei lavoratori che, per diverse ragioni, non riescono ad accedere alle salvaguardie. Kamsin Un'operazione che dovrebbe costare allo Stato intorno ai 3-400 milioni l'anno e che potrebbe essere coperta attraverso il blocco della perequazione per le pensioni di importo piu' elevato. L'Inps ha stimato che al prestito potrebbero essere interessate dalle 20 alle 30 mila persone l'anno, soggetti che hanno perso il lavoro dopo il 2011 e che sono rimaste senza tutele per diversi anni prima di poter maturare il diritto a pensione, secondo i nuovi requisiti.

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha infatti indicato che nella legge di Stabilità, a cui inizierà a breve a lavorare, si cercherà di inserire interventi strutturali: "andranno innanzitutto affrontate le situazione di maggiore emergenza sociale, situazioni che tecnicamente non sono definibili come esodati, ma che rappresentano persone che perdono il lavoro o hanno perso il lavoro e che con gli ammortizzatori sociali non arrivano a raggiungere la pensione". Il governo rilancia dunque una soluzione ponte che permetta a quelle categorie di ricevere un sostegno al reddito prima di aver maturato i requisiti per l'accesso alla pensione.

L' idea è, appunto, quella del prestito previdenziale: il lavoratore riceverà una parte minima della sua pensione che poi si impegnerà a ripagare allo stato tramite un micro-prelievo sull'assegno pensionistico una volta conseguita la pensione. Una soluzione soprattutto strutturale in grado di assicurare maggiore stabilità al sistema e di tutelare tutti coloro che non possono fare parte delle salvaguardie perchè hanno perso il posto di lavoro dopo il 2011.

Nella prossime legge di stabilità sarà prestata particolare attenzione anche a tutte le situazione piu' problematiche, compresa la proroga dell'opzione donna, il tema dei quota 96 della scuola e i macchinisti. Parola di ministro.

Zedde

La riforma della dirigenza pubblica non è stata inserita nel decreto legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione che è stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, ma nel disegno di legge che accompagnerà il provvedimento e che, dunque, avrà un iter più lento i dirigenti pubblici saranno di fatto licenziabili con maggiore facilità. Kamsin Quelli che rimarranno per un certo periodo senza incarico (il numero di anni non è stato ancora stabilito) potranno vedere risolto il loro rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione. Tra le norme contenute nel disegno di legge "Repubblica Semplice" ci sarà anche il ruolo unico e l'abolizione della distinzione in fasce dei dirigenti. Anche per l'accesso ci saranno delle novità con due strade: il concorso unico - i soggetti assunti in tale modo saranno inseriti nei ranghi per tre anni ed alla fine di questo triennio dovranno sostenere un esame per poter passare a tempo indeterminato - ; oppure il Corso-concorso della Scuola della pubblica amministrazione - in tale ipotesi si entrerà come funzionari e sempre dopo un triennio, sarà necessario sostenere un esame per diventare dirigenti. Tra le norme pare saltare invece la retribuzione di risultato legata al Pil, in quanto troppo complessa da applicare.

La riforma del governo mette in campo fondamentalmente due distinti strumenti per gestire poi i dipendenti pubblici di troppo, cioè coloro che saranno collocati in disponibilità. Il primo è la mobilità obbligatoria entro i 50 chilometri. Il secondo è quello che tecnicamente si chiama «demansionamento» e che all'interno del dl 90/2014 (all'articolo 5) è indicato come «assegnazione di nuove mansioni». Il testo recita che «il personale in disponibilità può presentare (...) istanza di ricollocazione, in deroga all'articolo 2103 del codice civile, nell'ambito dei posti vacanti in organico, anche in una qualifica inferiore o posizione economica inferiore della stessa, o di inferiore area o categoria, al fine di ampliare le occasioni di ricollocazione». I lavoratori della Pubblica amministrazione potranno quindi decidere di accettare mansioni e stipendi più bassi di quelli percepiti fino a quel momento, anche con trasferimenti da un'amministrazione ad un'altra.

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''La prossima settimana dovrebbe arrivare finalmente in aula la nostra proposta di legge per risolvere l'annosa vicenda degli esodati. Abbiamo chiesto una soluzione definitiva e la proposta licenziata dalla commissione Lavoro e' in grado di onorare un impegno preso da tutti: nessuno deve rimanere senza stipendio, senza ammortizzatori e senza pensione a causa della riforma Fornero del 2011''.  Kamsin E' quanto dichiarano in una nota i deputati Pd della commissione Lavoro della Camera, Davide Baruffi, Anna Giacobbe, Marco Miccoli, Alessia Rotta ed Elisa Simoni. ''Domani (oggi, ndr) il ministro Poletti sara' in commissione per illustrarci la soluzione individuata dal governo - proseguono - . A Poletti riconosciamo la buona volonta' e l'impegno ribadito a piu' riprese di voler trovare una soluzione strutturale ma al governo, in particolare al Mef, chiediamo risorse coerenti per onorare questo impegno: tutti gli 11 miliardi impegnati ad oggi per le cinque salvaguardie vanno spesi per gli esodati e se servono ulteriori risorse e' indispensabile trovarle. Non e' piu' il tempo di rinvii e Governo e Inps debbono giocare a carte scoperte, con numeri certi e verificabili da parte del Parlamento'.

Restiamo convinti che una soluzione definitiva debba necessariamente superare la rigidità della legge Fornero e prevedere una flessibilità in uscita verso la pensione, con coerenti incentivi e disincentivi, premialità per chi lavora più a lungo e penalizzazioni per chi sceglie di andare in pensione prima. Ascolteremo e valuteremo, non vorremmo che la montagna partorisse un topolino. Il Pd ha speso parole molto impegnative in proposito e arriverà in aula con una proposta, almeno a parole, condivisa da tutti”.

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"Nella giornata di domani il Governo dovrà riferire alla Commissione Lavoro della Camera qual è la sua proposta sugli ‘esodati’. Il tempo ormai è scaduto perché altrimenti, come tutti sanno, il prossimo lunedì andrà in Aula  il Disegno di legge unitario della" Commissione Lavoro che si propone di risolvere definitivamente  il problema dei lavoratori rimasti senza reddito a seguito della ‘riforma’ Fornero,  ma che ha seri problemi di copertura finanziaria. Kamsin  E' quanto ha affermato l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano in una intervista rilasciata all'Ansa.

"Se non ci sarà una risposta tempestiva da parte dell’Esecutivo c’è il rischio che il tema della previdenza diventi una questione sociale ingestibile. Un problema che dovrebbe essere all’attenzione del Premier Matteo Renzi. Poiché abbiamo verificato, attraverso un approfondito monitoraggio, che non verrà spesa  una parte degli 11 miliardi di euro stanziati per la salvaguardia complessiva di 162mila lavoratori, riteniamo che questa disponibilità di risorse debba essere reimpiegata per tutelare altri lavoratori.

Inoltre, chiediamo al Governo di rendersi disponibile a due richieste: la prima, prevede che nell’immediato si trovino un po’ di risorse fresche per risolvere alcuni problemi annosi (la cancellazione delle penalizzazioni per chi va in pensione di anzianità e la correzione di veri e propri errori, come nel caso dei macchinisti e degli insegnanti di quota ’96); la seconda, prevede che il Governo si impegni, nella prossima Legge di Stabilità, ad inserire una norma, come quella della flessibilità a partire dai 62 anni,  che risolva strutturalmente il problema delle pensioni" ha concluso Damiano.

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Il decreto legge di riforma della pubblica amministrazione sarà in Gazzetta entro oggi. Al massimo domani. Ieri infatti la Ragioneria generale dello Stato ha dato il disco verde al provvedimento che attende ora solo la firma del Quirinale, una firma che non tarderà ad arrivare dato che le modifiche chieste dal Presidente della Repubblica sono state recepite dal governo. Kamsin Al centro dei rilievi del Colle proprio le norme sulle pensioni sulle quali Napolitano aveva chiesto, nei giorni scorsi, una deroga per militari e magistrati; deroga in parte accolta dall'esecutivo.

I militari in pensione, e richiamati in servizio, attraverso l'istituto del collocamento in ausiliaria, non dovranno lasciare l'incarico alla scadenza del prossimo 31 ottobre come originariamente previsto dalla bozza del Dl sulla riforma della Pa, licenziata lo scorso 13 giugno. Ma entro il 31 dicembre 2015, come ribadito peraltro per i magistrati che invece non avranno alcun ulteriore slittamento dei termini sulla revoca del trattamento in servizio. Per tutti gli altri pubblici dipendenti, invece, la deadline rimane fissata al prossimo 31 ottobre, con l'obiettivo di favorire il ringiovanimento dell'amministrazione pubblica.  Da quel momento in poi nessun lavoratore che ha raggiunto i requisiti per l'età pensionabile potrà restare sul posto di lavoro. Questo, secondo le stime del governo, dovrebbe liberare 15 mila posti in un triennio per assumere giovani.

Sono queste le principali modifiche rispetto al testo base del decreto uscito dal Cdm. Sui magistrati Renzi non ha voluto cedere. Nonostante le proteste e gli allarmi lanciati dalla categoria che ha evidenziato il rischio di lasciare vacanti più di 400 posti con riflessi sui processi in corso, il testo finale del provvedimento conferma l'abbassamento da 75 a 70 anni dell'età di pensionamento dei giudici (con l'abolizione del trattenimento in servizio) dando loro, e ai militari, un periodo di transizione fino al 31 dicembre del 2015. Per loro dunque il rapporto di lavoro terminerà a fine 2015, o alla scadenza naturale se in data anteriore.

Resta confermato anche il divieto di attribuire incarichi dirigenziali al personale pubblico o privato collocato in quiescienza, ma con un'importante novità. L'articolo, dopo le pressioni del Colle, non si applica «agli incarichi e alle cariche presso gli organi costituzionali».

Le altre novità in materia previdenziale, come l'introduzione del part-time a cinque anni dalla pensione, saranno contenute in un disegno di legge che l'esecutivo presenterà alle Camere nei prossimi giorni.

Zedde

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