Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

I dipendenti dei partiti potranno essere da oggi messi in cassa integrazione. E' stata infatti pubblicata la Circolare Inps 87/2014 che attua le disposizioni previste dall'articolo 16 del DL 28 dicembre 2013, n. 149, che ha esteso ai partiti e ai movimenti politici le disposizioni in materia di trattamento straordinario di integrazione salariale e di contratti di solidarietà. Kamsin Con il provvedimento l'Inps ha reso noto che, a partire dal periodo di paga "luglio 2014" i partiti e movimenti politici incrementeranno l'aliquota complessivamente dovuta della percentuale contributiva dello 0,90% a titolo di Cigs. Invece, il versamento del contributo Cigs dovuto per il periodo da "gennaio a giugno 2014" dovrà essere effettuato, senza aggravio di oneri accessori, entro il 16 ottobre 2014.

Secondo le prime indiscrezioni ne approfitterà subito il Pdl dato che lo scorso 16 giugno aveva fatto partire 41 lettere di licenziamento. L'orientamento della segreteria del Pd è invece quello di utilizzare i contratti di solidarietà con personale quindi a stipendio ridotto.  Sono questi gli effetti dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (l'abolizione prevede un progressivo taglio del 25% dei rimborsi ogni anno). Al Pd fanno infatti notare che la spesa per il personale è già scesa dai 12,5 milioni del 2012 ai 10 del 2013, e che l'emorragia dei fondi potrà essere coperta solo parzialmente attraverso il meccanismo delle donazioni del due per mille a partire già da quest'anno. 

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Il ministro apre su un'ipotesi di revisione della legge Fornero sulle Pensioni nell'ottica di garantire maggiore flessibilità in uscita. Il Ministro però ribadisce come la priorità spetti agli esodati e a tutti coloro che si ritrovano senza tutele. Kamsin Dopo l'invito rivolto dall'Inps, in occasione della relazione annuale al parlamento, Poletti ha ricordato comunque che modificare le Riforma Fornero non sarà facile in quanto l'intervento avrebbe "una sua corposa problematicità dal punto di vista economico".

C'è, quindi, un nodo risorse che non può essere ignorato davanti a un'operazione simile. Mettere le mani sull'impalcatura uscita dalla riforma Fornero avrebbe d'altra parte tante implicazioni. Due sono le categorie che meritano secondo Poletti la precedenza: esodati e quanti hanno perso il lavoro e ora sono senza ammortizzatori o pensione. Inoltre per il ministro ogni discorso sulla flessibilità va inserito nelle 'dinamiche" che riguardano le "scelte del governo sull'utilizzazione delle risorse". Di certo il menù delle ipotesi circolate sul fronte flessibilità è vario. Ci sono le proposte della commissione Lavoro della Camera, guidata da Cesare Damiano (Pd), tra cui il ritorno al sistema delle quote con la possibilità di andare in pensione a 62 anni, con 35 anni di contributi e con una penalizzazione intorno all'8%. C'è poi la proposta dell'Ex ministro del Lavoro Giovannini che suggerisce il prestito previdenziale: si esce un po' prima con una assegno anticipato che verrà restituito man mano. La sede per l'eventuale modifica sarà dunque la prossima Legge di Stabilità a cui i tecnici dell'esecutivo stanno iniziando a lavorare.

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Dopo il fisco arriverà anche la previdenza "amica". Secondo il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è infatti ormai tutto pronto per la cosiddetta "busta arancione", quella comunicazione che i pensionati riceveranno a casa e che gli rappresenterà per ognuno la futura pensione. Kamsin Poletti ha indicato che si partirà con una fase di «sperimentazione», da avviare «entro la fine di quest'anno» per portare il lavoro «a compimento» nel 2015. La busta arancione rientra in un'ottica di trasparenza e semplificazione, a cui ha aperto la strada la dichiarazione dei redditi precompilata che dovrebbe vedere la luce sempre dal prossimo anno.

Ieri del resto c'è stata la disponibilità del Commissario Straordinario dell'Inps Vittorio Conti all'avvio delle procedure per dare maggiore consapevolezza ai lavoratori delle prestazioni che potranno ricevere al termine della carriera. L'idea per il Commissario è quella di spingere chi è oggi è ancora attivo a prendere le possibili contromisure, ad esempio investendo nella previdenza complementare. Già dai prossimi mesi quindi c'è da aspettarsi dunque la novità nella cassetta postale. Conti tuttavia non minimizza le difficoltà, soprattutto politiche. L'iniziativa della busta arancione, che si era fatta strada già sotto il governo Letta, annovera oltre a «una componente tecnica» anche «una politica, esponendo il governo a una responsabilità, perché significa tenere fissa l'architettura previdenziale».

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Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il secondo ed ultimo report sul monitoraggio delle domande presentate per l'accesso ai benefici della cosiddetta quinta salvaguardia prevista dall'articolo 1, comma 194 della legge 147/2013 e dal Decreto interministeriale 14 febbraio 2014. Kamsin Il documento diffuso mostra che le istanze di accesso al beneficio nel periodo intercorrente tra il 16 aprile e il 16 giugno 2014 (ultimo termine per l'invio delle domande) alle direzioni territoriali del lavoro sono state ben 7.489. All'appello, come nel precedente report, mancano tuttavia Sicilia e Trentino Alto Adige. 

Le istanze monitorate si riferiscono esclusivamente a quei lavoratori tenuti al "passaggio" presso la DTL ai fini del riconoscimento della salvaguardia. Si tratta in particolare dei:

1) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

2) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

3) lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Nell'ambito della prima categoria sono pervenute 4.058 domande a fronte di una disponibilità di 400 posti; nell'ambito della seconda categoria 1.088 richieste su un plafond di 500 posizioni disponibili; nella terza categoria 2.343 domande su 5.200 posizioni disponibili. Complessivamente il numero di istanze presentate supera di oltre mille unità i posti in palio per queste tre categorie di lavoratori (6100 posti contro 7.489 domande).

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Coinvolgere nel giro di un triennio 100 mila giovani cambiando i connotati del servizio civile attraverso progetti di solidarietà, inclusione, legalità a tutela del patrimonio culturale e geologico. Kamsin E garantire loro uno "stipendio" di circa 400 euro al mese. E' quanto sta studiando l'esecutivo per riformare il servizio civile italiano che vorrebbe anche estenderlo agli stranieri: «Un'altra cosa che vogliamo fare è aprirlo agli stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro Paese», ha indicato Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali con delega alle politiche giovanili e al servizio civile. Non servono titoli di studio, ma basta avere un'età compresa tra 18 e il 28 anni di età. Aggiunge il sottosegretario: «Stiamo studiando, in collaborazione con i ministeri dell'Ambiente e della Cultura la possibilità di legare il servizio sociale dei giovani volontari a progetti di recupero già finanziati».

Attualmente i volontari sono circa 15 mila, un migliaio sono gli enti accreditati a cui si aggiungeranno 37 mila nuove reclute a partire dal prossimo Ottobre. Le consultazioni sono andate avanti per oltre 3 mesi. Ma sullo sfondo c'è l'approvazione di un testo legislativo che dovrà trasformare il servizio civile nazionale (già in settimana in Consiglio dei ministri potrebbe presentare la legge delega) in modo da garantire in tempi brevi una riorganizzazione del servizio civile. Le aree di intervento sono state ridefinite: protezione civile, assistenza, ambiente, patrimonio artistico e culturale, servizio civile all'estero. I volontari riceveranno 433 euro al mese per una durata minima di 8 mesi prorogabili a 12. Ognuno costerà alle casse dello Stato circa 6.000 euro l'anno; l'obbligo è limitato alle 30 ore di lavoro settimanali e il rimborso non sarà compatibile con altri redditi.

Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di una variante del reddito di cittadinanza per dare una "paghetta" ai giovani. «Non è un lavoro - chiarisce Francesca Bonomo deputata Pd che ha la delega al servizio civile e alle politiche giovanili.- e non vogliamo sia un lavoro sottopagato tantomeno però è un volontariato puro. Ma pensiamo che debba essere un'esperienza anche orientata ad avviare un percorso professionale. Pensiamo a un attestato finale, un riconoscimento in termini di crediti formativi. E stiamo lavorando per renderlo valido anche ai fini contributivi Inps».

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