Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

"Dall'esecutivo ci aspettiamo risorse del 2014 per la cassa in deroga, ma anche i meccanismi per sbloccare gli esodati e gli investimenti che si annunciano sempre e non partono". Kamsin E' quanto ha avvertito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, rivolgendosi al ministro del Lavoro Giuliano Poletti dal palco del presidio a piazza Montecitorio per gli ammortizzatori organizzato dai sindacati. Il leader della Cgil chiede che il governo individui una soluzione strutturale alla questione esodati abbandonando l'idea di interventi una tantum. Se qualcuno dice ancora che non ci sono i soldi noi qualche idea ce l'abbiamo: si taglino davvero le consulenze nelle pubbliche amministrazione", sottolinea. "La svolta non può arrivare tra mille giorni, è un tempo infinito. Il problema è che cosa si fa avendo il coraggio di rompere gli equilibri e di stare dalla parte del lavoro e non dalla parte di qualcun altro. Non è vero - aggiunge - che questo paese esce dalla crisi e che arrivano gli investimenti perché invece si fanno solo ristrutturazioni e delocalizzazioni. Il banco di prova vero per il paese è il lavoro".

I sindacati hanno posto l'accento in particolare sugli ammortizzatori sociali: "il Governo deve trovare le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga a partire dalla mobilità e dalla cassa integrazione, finanziare il 2013 e preparare i finanziamenti per il 2014, non restringere i criteri perché non possiamo immaginare chiusure di imprese e licenziamenti come prospettiva".

"Quando mancano i soldi e l'economia non è gestita, i problemi si scaricano solo sui lavoratori", ha spiegato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni rinnovando la richiesta all'esecutivo di finanziamenti che coprano l'uso di cassa integrazione in deroga per tutto il 2014. "Abbiamo già costretto il governo a reperire 400 milioni ma serve ancora 1 miliardo per chiudere il 2013 e per finanziare interamente il 2014", spiega annunciando che in mancanza di risposte la mobilitazione dei sindacati andrà avanti. "Continueremo la nostra lotta perché loro potranno avere i giornali, le Tv ma mai il sindacato ed i lavoratori".

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Dal prossimo 1° agosto l'accisa minima sulle sigarette salirà da 125,70 a 126,80 euro al chilogrammo convenzionale (cioè circa mille sigarette), l'aliquota di base passerà dal 58,5% al 58,6% mentre l'accisa minima sui trinciati salirà da 105,30 a 108 euro al chilogrammo. Kamsin E' quanto prevede il provvedimento del direttore dell'agenzia Dogane-Monopoli dello scorso 15 Luglio con il quale il governo punta a reperire nuove risorse per coprire le spese del decreto cultura approvato lo scorso anno dal Governo Letta. Si tratta di aumenti minimi (2 cent a pacchetto) che non avranno ripercussioni sui consumatori e che potranno essere assorbiti dai produttori.

Il governo tuttavia sta lavorando ad un riordino legislativo, con la delega fiscale, che prevede l'addio alla componente variabile sulle accise sostituita dall'onere fiscale minimo comprensivo anche dell'Iva. Un passaggio che porterà il prelievo sulle "bionde" a 170 euro al chilogrammo e si applicherà a tutte le marche di sigarette per le quali le imposte dovute per accise e Iva (al 22%) siano inferiori a tale soglia spartiacque. In programma anche un ulteriore ritocco sull'aliquota di base per il calcolo dell'accisa che dal 1° gennaio 2015 passerà così al 58,7 per cento. E sempre dal prossimo anno è destinato ad arrivare anche l'aumento della «componente specifica», che sarà calcolata sul cosiddetto Wap (il prezzo medio ponderato) e dovrebbe passare - secondo fonti vicine all'esecutivo - dal 7,5 al 10 per cento.

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Introduzione di ruoli unificati anche per la dirigenza delle amministrazioni non statali, con possibilità di scambio tra dirigenti appartenenti a ruoli diversi, omogeneizzazione delle retribuzioni, nuove modalità di conferimento degli incarichi dirigenziali. Kamsin Sono queste le principali parole d'ordine dettate dal disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione con il quale il governo intende cambiare la figura del dirigente pubblico. Secondo le linee guida illustrate dal ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia nel Cdm dello scorso 10 luglio l'intervento, che sarà all'esame del Parlamento dai primi di Settembre, prevede che i dirigenti non possano rimanere in carica per più di tre anni e alla scadenza potranno tentare di essere confermati solo dopo aver superato un nuovo esame. Per chi non supera l'esame di conferma è previsto l'eventuale ritorno alla qualifica di funzionario. In ogni caso un dirigente,  nel corso della carriera, non potrà ricoprire lo stesso incarico per più di due mandati.

Il lavoro dei dirigenti sarà inoltre sottoposto ad una valutazione dei rendimenti dei pubblici uffici e, per quanto riguarda la durata del mandato, il governo dovrà, nei decreti attuativi della Delega, prevedere la definizione di presupposti oggettivi per la revoca degli incarichi dirigenziali, anche in relazione del mancato raggiungimento degli obiettivi. Tra le novità annunciate dal Ministro Madia c'è anche la facoltà di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico oltre un determinato periodo.

Il progetto di riforma non si ferma però qui. Nelle intenzioni di Palazzo Chigi c'è anche una riduzione degli organici dirigenziali il cui numero dovrà essere vincolato al rispetto di un determinato rapporto rispetto al numero complessivo dei dipendenti nella Pa. Poi nascerà l'albo unico, una misura che consentirà allo Stato di effettuare un unico concorso per la qualifica dirigenziale e poi procedere all'assegnazione dei vincitori presso i Dicasteri o le Pa in cui i posti risultano disponibili. Da ultimo a cambiare saranno anche i meccanismi premiali, cioè le indennità di risultato che oggi, è questa l'accusa che viene sollevata al Governo, vengono distribuite praticamente a pioggia. In vista la possibilità di restringere i criteri di assegnazione dell'indennità e di prevederla solo se l'intero ufficio raggiunge determinati target. Il dirigente, pertanto, per conseguire il bonus dovrà lavorare al miglioramento dell'ufficio in cui lavora con benefici sul lavoro di squadra piuttosto che sui meriti del singolo.

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"Quello che il governo dovrebbe capire è che l’aumento della disoccupazione giovanile e della povertà è in buona parte dovuta a due fenomeni: l’innalzamento repentino dell’età pensionabile a 67 anni, che costringe le generazioni più anziane a rimanere più a lungo al lavoro, sbarrando in questo modo la strada verso l’occupazione a figli e nipoti; il precipitare nella condizione di “esodati” da parte di centinaia di migliaia di persone che si sono trovate improvvisamente e ormai da anni senza reddito (il fenomeno nasce alla fine del 2011)". Kamsin E' quanto scrive l'Onorevole Cesare Damiano dalle Pagine del Quotidiano Europa. L'ex ministro del Lavoro evidenzia i passi avanti fatti dal governo in queste ultime settimane e le questioni irrisolte.

"Per il momento abbiamo percorso, con le salvaguardie, sei tappe di questa dolorosa via crucis, salvando oltre 170.000 lavoratori, ma adesso va trovata una soluzione strutturale al problema. Prima o poi Renzi dovrà occuparsene. Accanto a questo, come se non bastasse, a carico di alcune categorie di lavoratori si sono commessi veri e propri “errori” che hanno oggi pesanti ripercussioni sulla loro possibilità di andare in pensione.

Il primo lo ha commesso il governo Berlusconi con le cosiddette ricongiunzioni. Volendo impedire alle donne del pubblico impiego di fare la ricongiunzione gratuita verso l’Inps al fine di utilizzare la pensione di vecchiaia ancora a 60 anni e non a 65, si sono bloccate tutte le ricongiunzioni gratuite: adesso molti lavoratori sono costretti, per percepire un’unica pensione ed avendo versato i contributi a Inps e Inpdap, a pagarli due volte con esborsi che possono superare la cifra di 200.000 euro. Chi ha commesso l’“errore” non ha niente da dire?

La seconda “svista” è a carico dei macchinisti delle ferrovie: qui entra in ballo il governo Monti che, avendo previsto l’armonizzazione dei requisiti pensionistici di varie categorie, ha escluso i macchinisti scambiando un articolo per un comma. Per questo “errore” avremo alla guida dei treni Frecciarossa gagliardi sessantasettenni. Ultimo problema è quello ormai noto di “Quota 96” degli insegnanti: abbiamo presentato un emendamento al Decreto sulla pubblica amministrazione con le relative coperture.

Questa volta non ci sono alibi anche perché, nel corso di una precedente discussione in aula alla camera sul tema degli “esodati” nella quale si era sollevato il problema, i rappresentanti del governo avevano dato la loro disponibilità ad affrontarlo con questo decreto. Anche in questo caso si tratta di un “errore” del governo Monti che ha scambiato l’anno scolastico con quello solare. Il problema va risolto entro il mese di agosto, altrimenti questi 4.000 insegnanti intrappolati dalla “riforma” Fornero salteranno un altro anno e altrettanti giovani docenti non potranno fare il loro ingresso nel mondo della scuola.

Noi crediamo nel gramsciano “ottimismo della volontà” che Matteo Renzi ha introdotto nel grigiore della politica italiana: per farlo fruttare al meglio pensiamo che sia necessario anche occuparsi di questi angoscianti problemi quotidiani perché è l’unico che abbiamo per colmare rapidamente quella distanza che oggi separa i cittadini dalle istituzioni ha concluso Damiano.

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Cig, Poletti stanzia 400 milioni

Giovedì, 17 Luglio 2014

Il Governo stanzia 400 milioni per la cassa integrazione ed apre alla possibilità di stanziarne altri 400 milioni a breve se accompagnati da una modifica dei parametri per l'accesso agli ammortizzatori sociali. Kamsin E' questa la sintesi di quanto ha dichiarato il ministro del welfare Giuliano Poletti, durante il question time che si è svolto ieri in Aula a Montecitorio. Arriva dunque il via libera da parte del Ministero del Lavoro, d'intesa con quello dell'economia, al decreto che rimpingua la dotazione di cig in deroga e mobilità per completare i pagamenti del 2013 ed avviare una porzione di quelli previsti per l'anno in corso. Il rifinanziamento annunciato è però insufficiente a coprire i bisogni dei lavoratori, perchè il titolare di via Veneto ribadisce da tempo che la cifra occorrente è di almeno un miliardo.

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