Redazione

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Spunta anche un tesoretto di 1,6 miliardi già da quest'anno che il Governo tuttavia non ha impegnato. Due le opzioni sul tavolo che verranno esaminate nelle prossime settimane: un piano poveri o l'estensione del bonus 80 euro agli incapienti.

Kamsin Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ieri sera il Def, Documento di economia e finanza, cioè il piano di finanza pubblica per i prossimi tre anni che ora viene inviato al Parlamento e alla Commissione europea. Il Def, che contiene anche il Pnr, cioè il Piano nazionale di riforme, è un documento programmatico che definisce la cornice e gli obiettivi entro i quali si muoverà la legge di Stabilità per il 2016 che verrà presentata dal governo a ottobre.

Grazie al miglioramento della congiuntura internazionale e alla riforme messe in campo, si legge nel provvedimento, il Prodotto interno lordo riprenderà a crescere (0,7% nel 2015, 1,4% nel 2016 e 1,5% nel 2017), il deficit scenderà, mantenendosi ben sotto il tetto del 3% del Pil e comincerà a diminuire anche il debito pubblico. Più a rilento migliorerà la disoccupazione: dal 12,3% di quest'anno all'11,7% del 2016.

Gli interventi programmati. Il Def elenca anche le aree di intervento per recuperare 10 miliardi necessari alla sterilizzazione dell'aumento dell'Iva (uniti ai 6,4 che emergeranno nel 2016 ). Si comincia dagli enti locali per i quali si prevede l'allineamento delle regole del Patto di stabilità interno a quelle europee cioè con costi standard e pubblicazione online degli indici di performance. Risorse a cui si aggiungeranno quelle derivanti da una revisione delle aziende municipalizzate: in particolare il documento cita le aziende di trasporto pubblico e quelle di raccolta dei rifiuti che «soffrono di gravi e crescenti criticità di costo».

Si passa poi alla revisione dei 10 mila capitoli di spesa dello Stato centrale e la riorganizzazione di Prefetture e delle altre strutture periferiche. C'è poi la creazione di una «unità indipendente di valutazione» degli investimenti pubblici al fine di ridurre i costi. Sulle pensioni potrebbe esserci una stretta sulle prestazioni di invalidità finalizzata a eliminare le differenze tra Nord e Sud e alla creazione di un nuovo modello di assistenza che ottimizzi il coordinamento tra Inps, Comuni e Asl.  Maggiore impatto anche della centrale degli acquisti per i beni della pubblica amministrazione.

Tra gli interventi "programmati" dal governo c'è la rivisitazione delle agevolazioni fiscali. Dice il Def: «In attuazione della legge delega sarà adottato un decreto delegato che preveda la redazione da parte del governo di un rapporto annuale sulle detrazioni fiscali da allegare al disegno di legge di bilancio. Tale rapporto dovrà identificare le detrazioni non giustificate da esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione al fine di eliminarle o riformarle, salvaguardando tuttavia la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate».

Local Tax. Il Governo conferma poi anche l'abbandono dell'Imu e della Tasi per sostituirle con una unica «local tax». Per i sindaci si tratta di un impegno importante: la local tax assorbirà tutti i tributi comunali sugli immobili e permetterà ai consigli di approvare bilanci di previsione credibili. Sarebbe la prima volta dopo anni di incertezze: il leader dell'Anci Piero Passino ha calcolato 27 leggi in poco più di tre anni. A dicembre, prima che il dossier fosse congelato, a Palazzo Chigi si erano fatte delle simulazioni: l'aliquota standard avrebbe dovuto valere 2,5 per mille e con una detrazione peri redditi bassi. «L'impegno è in ogni caso di non aumentare il prelievo complessivo», ha assicurato il responsabile economia del Pd Filippo Taddei.

Nel documento spunta infine un tesoretto di 1,6 miliardi già da quest'anno che non è stato impegnato. Due le opzioni sul tavolo che verranno esaminate nelle prossime settimane: un piano poveri o l'estensione del bonus 80 euro agli incapienti.

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Zedde

Tra le ipotesi allo studio dell'esecutivo anche un maggior ricorso alla totalizzazione senza oneri di tutti i periodi contributivi e versamenti volontari detassati.

Kamsin In occasione del prossimo intervento sulle pensioni il Governo prenderà in esame anche ulteriori strumenti per aiutare le persone a maturare i requisiti per il pensionamento nella previdenza pubblica. Lo ha detto ieri a Palazzo Madama, nel corso del question time, il Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, in risposta all'interrogazione sollevata dal presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi.

Oltre all'introduzione di forme di "flessibilità in uscita" si studieranno anche meccanismi in grado di aumentare il maturato contributivo dei lavoratori su base volontaria. Come ad esempio la possibilità di incentivare fiscalmente i versamenti volontari, sia durante che dopo il rapporto di lavoro estendendo tale facoltà anche all'ex datore del lavoro, procedere ad un recupero più flessibile del periodo di laurea, estendere la totalizzazione a tutti i versamenti "perché nella logica contributiva nulla può andare perduto". Il suggerimento ad aprire a queste modifiche arriva proprio dell'ex-ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che da molti anni chiede di agevolare il versamento e la riunificazione dei contributi "dato che la discontinuità lavorativa è ormai, purtroppo, un fenomeno assai frequenteSolo in questo modo sarà possibile aiutare i giovani lavoratori a costruirsi una previdenza".

"Oltre a queste forme di incentivi - ricorda Sacconi - bisogna garantire maggiore complementarietà fra i pilastri della previdenza, fra quello obbligatorio e i due volontari, quello collettivo e quello individuale, in modo tale che sia sempre possibile, a certe condizioni irrobustire innanzitutto la prima pensione, quella fondamentale, anche traslando risorse dai due pilastri a carattere volontario a quello a carattere obbligatorio".

"Abbiamo i temi che il senatore Sacconi ci ha proposto. Io credo che questi debbano essere ricompresi nella riflessione che andiamo a fare, perché essi in qualche modo aiuterebbero uno stock di persone a maturare i requisiti per il pensionamento. Quindi abbiamo bisogno di produrre tutte le condizioni che specificamente possono intervenire rispetto a questo tipo di situazione. Queste sono tematiche che affronteremo all'interno di questa vicenda in occasione della prossima legge di stabilità" ha detto il Ministro del Lavoro.

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"Non sono in agenda interventi per estendere il blocco della penalizzazione agli assegni liquidati prima del 2015". "La norma è stata inserita dal Parlamento"

Kamsin "In questo momento il Governo non ha in previsione e non sta lavorando sulla cancellazione della disparità di trattamento sulle penalizzazioni, scelta fatta dalla legge di stabilità 2015". Lo ha detto il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, ieri, durante il question time che si è svolto a Palazzo Madama. "Non l'ha fatto perché si tratta di un intervento di tipo parlamentare, nel senso che la norma è stata proposta ed approvata all'interno del percorso della legge di stabilità ed ha una sua logica, cioè fare in modo che il numero più alto di persone possa scegliere di andare in pensione. Essa quindi, in questo specifico momento in cui c'è bisogno di ricambio, ha la funzione di rendere più agevole l'uscita".

"Questa finalità chiaramente non è perseguibile rispetto alle persone che sono già in pensione; quindi non si coglierebbe questo obiettivo. Esiste il tema di una diversità di condizione che si va a determinare, ma, sul piano generale, credo che normalmente o molto spesso, quando si fa un intervento su una situazione di fatto, si produce sempre una situazione di prima e di dopo e quindi non si risolve questo tipo di problema. Il Governo oggi su questo aspetto non ha quindi iniziative in corso" ha concluso Poletti.

La vicenda riguarda circa 25mila pensionati, soprattutto lavoratrici, usciti tra il 2013 ed il 2014 con 41-42 anni di contributi accettando la famosa penalizzazione, cioè la riduzione del 2 per cento per ogni anno se si usciva prima dei sessantadue anni d'età. La legge di stabilità 2015, approvata lo scorso dicembre, prevede che nel triennio 2015-2017 potranno andare in pensione senza penalizzazione tutti coloro che avranno maturato i requisiti dei quarantadue anni e sei mesi ma non ammette al ricalcolo - e quindi alla depenalizzazione - degli assegni già liquidati entro il 31 dicembre 2014.

In pratica chi è uscito prima del 31 dicembre 2014 resterà con l'assegno penalizzato mentre chi va in pensione quest'anno o i prossimi due non avrà alcuna decurtazione. Una situazione foriera di ricorsi - hanno sottolineato i Senatori interroganti - perché c'è una disparità di trattamento inevitabile e forse c'è anche una violazione del principio costituzionale di uguaglianza".

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Dopo il clamore suscitato dalla denuncia della Fillea Cgil, il ministero del lavoro è intervenuto ieri con una circolare. I "contratti rumeni" sono irregolari.

Kamsin Chi utilizza «i contratti rumeni» viola la legge e rischia sanzioni. Il ministero del Lavoro  batte un colpo sul caso dell'agenzia interinale rumena che faceva pubblicità tramite un promoter italiano a Modena promettendo un pacchetto completo col 40 per cento di risparmio sul lavoro, tagliando «tredicesima, Tfr, contributi Inail e lnps». Una circolare inviata dalla Direzione generale per l'attività ispettiva alle direzioni territoriali e  per informare gli imprenditori  anche alle associazioni di categoria e alle agenzie di somministrazione.

Nella circolare si sottolinea il «contrasto con la disciplina comunitaria e nazionale in materia di distacco transnazionate» e il rischio di «ripercussioni, anche di carattere sanzionatorio, in capo alle imprese utilizzatrici». La circolare ricorda poi «l'attiva partecipazione ad iniziative che hanno coinvolto altri Stati Ue (progetto Enfoster, progetto Transpo, progetto Empower) e il decreto legislativo 276 del 2003: per l'articolo 23 le agenzie interinali con sede in altro Stato membro devono applicare ai lavoratori «condizioni di base di lavoro e d'occupazione complessivamente non inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'utilizzatore, a parità di mansioni svolte», insieme con l'applicazione della disciplina in materia di responsabilità solidale per l'adempimento degli obblighi retributivi e previdenziali. 

Il ministero invita anche gli ispéttorati del lavoro ad aumentare la vigilanza contro abusi di questo tipo «prestando la massima attenzione a questi fenomeni».

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Il Governo interverrà sulle pensioni, modificando la riforma Fornero nella prossima legge di stabilità. Saranno introdotti i pensionamenti flessibili

Kamsin Flessibilità in uscita a partire dal prossimo 1° gennaio 2016 con l'abbinamento di uno strumento assistenziale per quei lavoratori vicini "alla pensione ma privi dei requisiti, non coperti da ammortizzatori sociali, che rischiano di trovarsi in una terra di nessuno". Lo ha annunciato ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una interrogazione che si svolta in Senato. Sul fronte degli ultra 55 enni senza lavoro Poletti ha ricordato "che da una parte abbiamo cercato di affrontare questo tema utilizzando l'ASDI, l'assegno di disoccupazione, cercando di prolungare questo istituto, ma il problema rimane, per cui dovremo trovare la maniera di affrontarlo". 

Le modifiche con la legge di stabilità. "Credo che il momento nel quale potremo fare questa operazione non potrà che essere l'esame della legge di stabilità" ha detto Poletti, "perché avremmo bisogno di quantificare e qualificare le risorse che saranno necessarie per gestire le scelte che andremo a fare eventualmente in quella sede. "L'Inps è impegnata in un lavoro di analisi e nella predisposizione delle opzioni possibili che devono essere efficaci ed economicamente sostenibili. Da questo punto di vista sappiamo infatti che abbiamo dei vincoli o comunque delle condizioni normative che dobbiamo tenere assolutamente in considerazione e ai quali dobbiamo fare riferimento".

Tema Flessibilità in uscita.  L'altro tema all'ordine del giorno è quello della flessibilità in uscita. "Questo è l'altro elemento sul quale ci stiamo esercitando, cioè valutare quali possono essere le modalità attraverso le quali produrre questa situazione. A questo è collegata la problematica che avete proposto: chiamiamola staffetta generazionale o come vogliamo, abbiamo comunque un tema di connessione tra uscita o ribaltamento di una logica".

Il dossier è allo studio del governo con l'obiettivo di disinnescare' possibili "problemi sociali", lo stesso Poletti ha rilanciato la proposta del "prestito pensionistico" elaborata dal suo predecessore, Enrico Giovannini: al lavoratore vicino alla pensione verrebbe data la possibilità di incassare in via temporanea un assegno pensionistico, da restituire in piccole somme alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia (si stimano oneri per meno di 1 miliardo tra il 2015 e il 2024).

Tra le ipotesi in campo sulla flessibilità in uscita vanno segnalate anche le proposte depositate dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), che consentono con 62 anni di età e 35 di contributi di andare in pensione con una penalizzazione dell'8 per cento; inoltre agli uomini e alle donne si consente di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica e senza penalizzazioni (ddl 857). Oppure quella sulla quota 100, depositata proprio la scorsa settimana, che consente l'uscita a partire da 62 anni e 38 anni di contributi senza però alcuna penalità sull'assegno (ddl 2945).

Da Palazzo Chigi le obiezioni a questi progetti riguardano l'entità delle coperture finanziarie. «La prossima settimana - spiega Damiano - riprenderà il confronto sulle pensioni in commissione, esamineremo nuovi disegni di legge, per arrivare ad una proposta unitaria». Una proposta sarà poi presentata dall'Inps a giugno che ha avviato l'operazione trasparenza per far emergere le situazioni di privilegio, con assegni pensionistici solo parzialmente coperti dai contributi versati.

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