Redazione

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Per ogni lavoratore indipendentemente dal reddito percepito, il datore di lavoro dovrà versare 5.000 euro l'anno per 40 anni. «Il principio - spiega Siri - è lo stesso della Flat Tax; tutti percepiranno la stessa pensione indipendentemente dal reddito.

Kamsin A esprimere parere favorevole nei confronti della proposta di Armando Siri, condivisa dalla Lega Nord, che lega il sistema di previenza sociale alla Flat Tax così da garantire a ciascun lavoratore mille euro di pensione al meseper quattordici mensilità è Nino Galloni, oggi membro effettivo del Collegio dei sindaci dell'Inps per conto del Ministero del Lavoro, dove è stato direttore generale a partire dal maggio 1990.

Lo riporta oggi un articolo comparso sul quotidiano Il Tempo. «La proposta di Armando Siri - spiega Galloni - renderebbe più conveniente per le imprese la stabilizzazione dei lavoratori piu pagati, riducendo il cuneo, ma lasciando invariata la contribuzione a carico del lavoratore. Questa sembrerebbe una delle poche proposte in grado di contrastare l'errore gravissimo che si commise trent'anni fa volendo scambiare la flessibilità con l'occupazione invece che col salario. Quell'errore produsse la precarizzazione e i bassi salari che rendono e soprattutto renderanno socialmente insostenibile attuale modello a contribuzione».

Il programma di Siri prevede per i lavoratori dipendenti un versamento annuale medio di 7.500 euro (5.000 di contributo annuale fisso a carico del datore di lavoro a prescindere dal reddito percepito dal lavoratore e un contributo pari al 10% della retribuzione a Carico del dipendente). Tale versamento in 40 anni produrrà una contribuzione complessiva di 300mila euro che, calcolando vent' anni di erogazione della pensione in base all' aspettativa di vita media, consentirà al lavoratore di ottenere una pensione di mille euro al mese netti. Per i lavoratori autonomi invece la pensione viene così calcolata: 3.500 euro di versamenti all'anno per 35 anni danno diritto a 500 euro di pensione al mese; 3.500 euro per 40 anni daranno una pensione di 600 euro al mese; con 5.000 per 40 anni si avrà diritto invece a mille euro al mese.

La riforma di Siri si applicherebbe a tutti i lavoratori a prescindere dal reddito e senza vincolo di età. Quindi sarebbe possibile andare in pensione anche a 60 anni purchè siano stati raggiunti 40 anni di versamenti. Gli unici parametri sono infatti il numero di anni e l'entità di effettiva contribuzione.

Nel nuovo sistema saranno coinvolti tutti i neo-lavoratori e quelli che hanno fino a 10 anni di anzianità ai quali, nel caso di versamenti superiore i a 5.000 euro verrà erogata una tantum dall'Inps per recuperare la differenza. I lavoratori che hanno fino a 25 anni di anzianità contributiva potranno invece scegliere il nuovo sistema solo se la loro aspettativa di pensione è superiore ai mille euro al mese e, in questo caso, otterranno un rimborso rateizzato in tre anni per recuperare la differenza.

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"Per la riforma delle pensioni bisogna fare tre cose molte precise: abbassare l'età pensionabile, ripristinare le pensioni di anzianità a partire dai lavori più pesanti e non rimanere solo col contributivo"

Kamsin  La Fiom si prepara alla manifestazione nazionale di sabato pomeriggio a Roma, con lo slogan 'Unions', le cui "ragioni, proposte e richieste sono molto precise", a partire dal fatto che "noi vogliamo continuare la battaglia, la lotta contro il Jobs Act". Kamsin Così il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha presentato l'iniziativa, spiegando che "la piattaforma sindacale" comprende anche la riforma delle pensioni, la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale e la richiesta del reddito minimo.

Chiare le richieste del sindacato. «Per la riforma delle pensioni bisogna fare tre cose molte precise: abbassare l'età pensionabile, ripristinare le pensioni di anzianità a partire dai lavori più pesanti e non rimanere solo col contributivo, perché i giovani così non hanno più la pensione - ha detto il segretario Fiom, Maurizio Landini - Abbassare l'età pensionabile vuol dire creare posti di lavoro e dare spazio ai giovani che sono oggi disoccupati». Abbiamo chiesto a Boeri di avviare anche con lui un confronto, sia sulla governance degli istituti previdenziali, sia sui temi della previdenza». 

"Io ci sarò, non c'è dubbio, non abbiamo ancora ragionato sul comizio", su chi parlerà dal palco. Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso conferma la sua presenza, annunciata da Maurizio Landini, alla manifestazione della Fiom di sabato prossimo.

"Non c'è mai stato un dissenso" con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Così ha risposto il leader della Fiom ospite di un videoforum di Repubblica.it sulla coalizione sociale e sulla manifestazione di sabato, per la quale "abbiamo mantenuto la piattaforma. Una manifestazione sindacale, aperta come sempre. Sarà una grande manifestazione dei metalmeccanici e non solo", ha aggiunto riferendosi ai lavoratori, e alle diverse categorie, che saranno in piazza. "Vogliamo costruire l'unità del mondo del lavoro e del mondo sociale. La nostra manifestazione non è rivolta a questa o quella forza politica, la piazza è aperta a chi condivide le nostre proposte", ha detto ancora Landini.

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Attesa la risposta del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti sulla possibilità di ammettere alla depenalizzazione gli assegni pensionistici liquidati con la decurtazione tra il 2013 ed il 2014.

Kamsin Si svolgerà venerdì l'interrogazione in Commissione Lavoro alla Camera presentata dall'Onorevole Prataviera (Ln) al Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, riguardante l'estensione ai trattamenti pensionistici con decorrenza antecedente al 1° gennaio 2015 dell’esclusione dalle penalizzazioni in caso di accesso alla pensione anticipata, prevista dall’articolo 1, comma 113, della legge di stabilità 2015 (5-04899). Lo si apprende dal calendario dei lavori della Commissione Lavoro della Camera diffuso oggi dal Presidente della Commissione, Cesare Damiano.

Com'è noto la recente legge di stabilità ha provveduto alla cancellazione (seppur solo sino al 31 dicembre 2017) del taglio dell'1-2% degli assegni conseguiti con la massima anzianità contributiva prima di aver compiuto i 62 anni. Il beneficio, riguarderebbe, tuttavia solo gli assegni aventi decorrenza successiva al 31.12.2014; mentre la penalizzazione resterebbe a vita sugli assegni già liquidati prima del 1° gennaio 2015 (si stima in circa 25mila i pensionati che tra il maggio 2013 ed il dicembre 2014 sono usciti accettando la riduzione, sono soprattutto donne). 

Il testo dell'interrogazione. Per sapere – premesso che:
   l'articolo 24, comma 10, del decreto-legge n. 201 del 2011 – cosiddetta Riforma Fornero – ha previsto la possibilità di accesso alla pensione anticipata – vale a dire ad età inferiore ai 62 anni – in favore di coloro che possono vantare un'anzianità contributiva di 42 anni ed 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne; in tal caso, però, è applicata una riduzione pari a 2 punti percentuali per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all'età di 62 anni;
   l'articolo 1, comma 115, della legge di stabilità per il 2015 ha cancellato la predetta penalizzazione del 2 per cento di riduzione per tutti coloro che nel triennio 2015-2017 matureranno i requisiti per accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 6 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne;
   la mancata previsione di un effetto retroattivo del predetto comma 115 della legge di stabilità crea di fatto una sperequazione tra coloro che – a parità di requisiti anagrafici e contributivi – sono andati in pensione nel triennio 2012-2014 avendo subito un taglio all'assegno previdenziale spettante e coloro che andranno in pensione nel triennio a venire;
   a parere degli interroganti sarebbe stato opportuno, qualora la mancanza di risorse economiche avesse impedito un effetto retroattivo della norma contenuta nella finanziaria, quantomeno sospendere le penalizzazioni per il triennio 2015-2017 anche nei riguardi di coloro che hanno acceduto alla pensione con 42 anni e 6 mesi se uomini e 41 anni e 6 mesi se donne prima del 2015 –:
   se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare con urgenza per sanare quella che appare agli interroganti un'evidente ed ingiustificabile disparità di trattamento

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Con riferimento alla nuova prestazione NASpI (decorrente dal 1° maggio 2015), il Ministero del lavoro, con comunicato del 20 marzo 2015, precisa che i periodi di Cassa Integrazione a zero ore o di altri periodi non utili ai fini del soddisfacimento del requisito contributivo (p. es. malattia senza integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro), immediatamente precedenti la cessazione del rapporto di lavoro, saranno considerati, come avveniva in precedenza, periodi neutri e determineranno un ampliamento, pari alla loro durata, del quadriennio all'interno del quale ricercare il requisito necessario di almeno tredici settimane di contribuzione.

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Una decisione della Corte Costituzionale acclara che il termine di decadenza per presentare domanda di accesso alla pensione privilegiata decorre dal momento in cui si manifesta la malattia.

Kamsin La decorrenza dei cinque anni per inoltrare la richiesta di accesso al trattamento previdenziale in caso di malattie contratte per causa di servizio scatta dal momento del manifestarsi della malattia e non dalla data di cessazione del servizio. Lo ha precisato la Corte costituzionale nella sentenza n. 43 del 19 marzo 2015, con cui ha dichiarato illegittimità costituzionale del primo periodo dell'art. 14 della legge 274/1991, in materia trattamenti pensionistici privilegiati.

Il giudizio, promosso dalla terza sezione giurisdizionale della Corte dei conti, aveva a oggetto la legittimità costituzionale dell'art. 14 per la parte in cui stabiliva che il termine di decadenza quinquennale per fare richiesta della pensione privilegiata per malattie contratte per cause di servizio dovesse essere calcolata a partire dalla cessazione del servizio. Secondo i ricorrenti, infatti, questo criterio sarebbe stato in conflitto con gli art. 3 e 38 della Costituzione, ponendosi come discriminatorio nei confronti dei lavoratori la cui, malattia, sempre legata allo stato di servizio, si fosse manifestata dopo i cinque anni.

La Consulta ha accettato questa tesi sottolineando come il «requisito imprescindibile affinché possa essere fatta richiesta per la pensione privilegiata è che l'infermità derivi in modo evidente dal servizio. Secondo la Corte, però, «far decorre il termine di decadenza per l'inoltro della domanda di pensione privilegiata per infermità dalla data di cessazione del servizio, anziché dal momento della manifestazione della malattia, anche nel caso di patologle a lunga latenza è da ritenersi in contrasto con gli art. 3 e 38 della Costituzione. È, infatti, irragionevole esigere che la domanda di accertamento della dipendenza dell'infermità del servizio svolto fosse inoltrata entro un termine in cui ancora difettava il presupposto oggettivo della richiesta stessa».

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