Redazione

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Chi ha ricevuto conferma dall'Inps di poter accedere alla salvaguardia deve presentare domanda di pensione entro la data di decorrenza indicata dall'Inps.

Kamsin Non presentare domanda di pensione dopo aver ricevuto la certificazione di poter fruire della salvaguardia espone al rischio di perdere il diritto al beneficio di ottenere la pensione con le vecchie regole pensionistiche. E' quanto ha indicato il messaggio inps 9305/2014 con riferimento a quei lavoratori che hanno avuto il via libera definitivo dall'Inps ad andare in pensione con le regole ante-fornero.

"I soggetti in possesso della lettera certificativa possono presentare la domanda di pensione in salvaguardia in qualsiasi momento successivo all’apertura della finestra al pari di tutti gli altri assicurati. In tali casi, tuttavia, qualora alla data di presentazione della domanda di pensione in salvaguardia risulti raggiunta la copertura finanziaria prevista dalla legge per ciascuna categoria di lavoratori salvaguardati, la domanda stessa dovrà essere respinta”.

La vicenda. La questione era nata da diverse interrogazioni poste agli uffici territoriali dell'Inps volte a comprendere se, dopo la ricezione della certificazione, fosse possibile ritardare la presentazione della domanda di pensione anche di diversi mesi al fine di conseguire un assegno piu' elevato. Secondo l’Inps, invece , il lavoratore che non rispetta la prima decorrenza utile della pensione in salvaguardia si assume il rischio di non avere poi diritto a pensione sulla base dei requisiti previsti per i salvaguardati.

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I medici che accertano la morte di un pensionato devono darne notizia all'Inps entro 48 ore dalla data del decesso pena una sanzione fino a 300 euro.

Kasmin L'Inps avvia una nuova stretta contro una forma di truffa particolarmente macabra, quella attuata da coloro che nascondono la morte di un familiare per continuare a percepire la pensione. Grazie alle nuove disposizioni contenute nella legge di Stabilità per il 2015 (legge 190/2014), che stanno per entrare in vigore, i margini di azione per i furbi si riducono notevolmente.

L'istututo ha pubblicato, infatti, la scorsa settimana la Circolare 33/2015 con la quale ricorda che i medici che accertano la morte di un pensionato devono darne comunicazione all'Inps entro 48 ore, pena una sanzione tra i 100 e i 300 euro. In particolare, per i medici necroscopi c'è l'obbligo di invio telematico all'Inps del certificato di accertamento del decesso entro 48 ore dall'evento con le stesse modalità per la trasmissione delle certificazioni di malattia online.

Dalla data del decesso, le prestazioni in denaro già erogate al pensionato da parte dell’INPS si intendono corrisposte con riserva, ai fini della verifica del diritto.

Gli Uffici pagatori (Banche e Poste), sui cui conti correnti tali somme sono accreditate, sono tenuti: 1) a restituire prontamente all’Istituto le somme corrisposte con riserva, nel caso in cui si accertasse che il beneficiario non ne avesse avuto diritto; 2) a fornire all’INPS le generalità del soggetto che ha disposto di tali somme, in caso di impossibilità sopravvenuta ad effettuare la restituzione.

La normativa è volta a correggere il ritardo dell'anagrafe nella comunicazione del decesso, ritardo che poteva arrivare anche ad alcune settimane, permettendo agli interessati di percepire comunque una o due rate di pensione non dovuta.

Al di là dell'aspetto penale, il fenomeno  sebbene ridotto negli ultimi anni, comporta una perdita per l'Inps di alcuni milioni l'anno, somme che dovrebbero essere gradualmente recuperate grazie alle nuove procedure. 

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"Sarà interlocutore autorevole del sindacato sui temi della previdenza, della tutela delle prestazioni sociali ed assistenziali dei lavoratori e dei pensionati italiani" sottolinea il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan

Kamsin Congratulazioni e auguri di buon lavoro al professore Tito Boeri, che si e' insediato in questo giorni alla Presidenza dell'Inps". Lo sottolinea il Segretario Generale della Cisl. Annamaria Furlan.
" Il professore Tito Boeri, non solo per la sua riconosciuta competenza in materia economica, ma anche per il suo bagaglio culturale e le sue doti professionali, sarà certamente per la Cisl e per tutto il sindacato un interlocutore autorevole sui temi della previdenza, della tutela delle prestazioni sociali ed assistenziali dei lavoratori e dei pensionati italiani, nel quadro di una riforma equilibrata della governance che salvaguardi il ruolo di indirizzo e controllo delle parti sociali negli istituti di previdenza del nostro paese".

Nel frattempo da domani, scaduta anche la prorogatio, l'lnps è senza direttore generale. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha infatti sciolto il nodo circa la conferma dell'attuale capo della tecno-struttura, Mauro Nori, oppure la scelta di un altro manager. Formalmente si aspetta la proposta del nuovo presidente, Tito Boeri. ln realtà, valutazioni sono in corso tra Palazzo Cingi e il Lavoro. Si è sbloccata, invece, l'altra nomina, quella del direttore generale dell'inail Giuseppe Lucibello, che è stato confermato, ma con una sorta di clausola di dissolvenza legata alla riforma della governance allo studio sia per Inps sia per Inail.

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Se il Governo non blocca l’aumento dei contributi previdenziali delle Partite Iva, in attesa della riforma piu’ complessiva del settore promessa da Renzi, compie un errore nei confronti di questi lavoratori autonomi, la gran parte dei quali e’ costituito da giovani”. Kamsin Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.  

 “Nel dicembre 2014 – spiega Damiano – si sono aperte oltre 76.000 nuove partite IVA, con un balzo del 200% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Un exploit dovuto alla scelta di mantenere il vecchio regime dei minimi, piu’ favorevole rispetto a quanto stabilito dall’attuale Governo. Una risposta chiara e inequivocabile che viene da questi lavoratori e che l’Esecutivo deve ascoltare”.  

 “Il Premier – continua il presidente della Commissione Lavoro – scelga la strada della saggezza e dia un segnale immediato accogliendo gli emendamenti presentati da tutti i partiti al Milleproroghe che si propongono di bloccare, intanto, l’attuale aliquota previdenziale al 27%”.    “Il Governo pare intenzionato a prorogare per un anno, agli under 35, il vecchio regime che prevedeva una aliquota del 5%: un segnale, ma ancora troppo timido e che per questo deve essere accompagnato dal blocco dei contributi”, conclude Cesare Damiano.

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A causa del sistema contributivo circa il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti.

Kamsin La 'generazione mille euro' avrà ancora meno a fine carriera. Oggi il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile fino a mille euro. E in molti si troveranno ad avere dalla pensione un reddito più basso di quello che avevano a inizio carriera. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis.

Il Censis stima che il 65% dei giovani occupati dipendenti 25-34enni di oggi avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti, considerando l'abbassamento dei tassi di sostituzione.

E la previsione riguarda i più 'fortunati', cioè i 3,4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. Poi ci sono 890.000 giovani 25-34enni autonomi o con contratti di collaborazione e quasi 2,3 milioni di Neet, che non studiano né lavorano. Se continua così, sottolinea il Censis, i giovani precari di oggi diventeranno gli anziani poveri di domani.

Dall'indagine emerge inoltre che solo il 35% degli italiani ha paura di invecchiare: il 15% combatte gli effetti dell'invecchiamento e il 20% si rassegna. Il 65% invece non teme l'invecchiamento: perché lo considera un fatto naturale (53%) o perché pensa che invecchiando si migliora (12%).

A far paura è la perdita di autonomia. Pensando alla propria vecchiaia, il 43% degli italiani giovani e adulti teme l'insorgere di malattie, il 41% la non autosufficienza. E il 54% degli anziani fa coincidere la soglia di accesso alla vecchiaia proprio con la perdita dell'autosufficienza, il 29% con la morte del coniuge e il 24% con il pensionamento.

La fragilità legata all'invecchiamento terrorizza i giovani. Pensando a quando saranno anziani e bisognosi di cure, il 32% di giovani e adulti si preoccupa perché non sa bene che cosa accadrà, il 22% è incerto e disorientato, e solo il 16% si sente tranquillo, perché si sta preparando a quel momento con risparmi e polizze assicurative, o semplicemente conta sul supporto della propria famiglia.

In casa propria, accuditi dai familiari o da una badante: è questo oggi il modello di assistenza agli anziani non autosufficienti, sottolinea il Censis nella ricerca. Le badanti sono più di 700.000 (di cui 361.500 regolarmente registrate presso l'Inps con almeno un contributo versato nell'anno) e costano 9 miliardi di euro all'anno alle famiglie. Finora il modello ha funzionato, per il futuro però potrebbe non essere più così.

Sono 120.000 le persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per ragioni economiche. Il 78% degli italiani pensa che sta crescendo la pressione delle badanti per avere stipendi più alti e maggiori tutele, con un conseguente rialzo dei costi a carico delle famiglie. Per tanti l'impegno economico diventa insostenibile: 333.000 famiglie hanno utilizzato tutti i risparmi per pagare l'assistenza a un anziano non autosufficiente, 190.000 famiglie hanno dovuto vendere l'abitazione (spesso la nuda proprietà) per trovare le risorse necessarie, 152.000 famiglie si sono indebitate per pagare l'assistenza.

E sono oltre 909.000 le reti familiari che si 'autotassano' per pagare l'assistenza del familiare non autosufficiente. E anche quando si ricorre alla badante, l'85% degli italiani sottolinea che è comunque necessario un massiccio impegno dei familiari per coprire giorni di riposo, festivi, ferie, e altro.

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