Redazione

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L'onorevole Maria Luisa Gnecchi chiede in commissione lavoro della Camera dei Deputati al Governo di fare chiarezza sugli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007.

Kamsin Nuova interrogazione in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati al Governo per fare luce sul destino degli autorizzati ai volontari prima del 20 luglio 2007. L'onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) ha ripresentato al Ministro del Lavoro Poletti un'interrogazione per conoscere il numero esatto dei lavoratori e lavoratrici che si trovano in questa condizione ai sensi dell'articolo 1, comma 8 della legge 243/04.

La legge in parola infatti, risconosceva a tale soggetti, la possibilità di uscire con 57 anni e 3 mesi e 35 di contributi piu' una finestra mobile di 12 mensilità; l'avvento della Riforma Fornero del 2011 ha tuttavia ristretto fortemente la possibilità di avvalersi di tale beneficio limitandolo al rispetto dei vari paletti imposti dalle cd. salvaguardie. Una restrizione indebita secondo la Commissione lavoro in quanto la legge 243/04 aveva già stanziato le risorse per la concessione del pensionamento anticipato.

Il testo dell'interrogazione. Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali

— Per sapere – premesso che: già nella precedente legislatura sono stati presentati diversi atti di sindacato ispettivo, con i quali è stato più volte richiesto di fare chiarezza sui contributori volontari attivi ed autorizzati ante 20 luglio 2007 articolo 1, comma 8, legge 243 del 2004 e successive modifiche intervenute con la legge 247 del 2007, rispetto all'accesso alla salvaguardia prevista dall'articolo 24, comma 14, del decreto-legge 201 del 2011, nonché sulla relativa quantificazione di questa platea; a oggi non ha avuto ancora risposta l'atto di sindacato ispettivo 5-03401 presentato il 1o agosto 2014 con il quale si chiedeva quante sono state le pensioni liquidate negli anni 2011, 2012, 2013 e 2014 ai soggetti rientranti nella casistica sopracitata;

come più volte evidenziato la copertura finanziaria per i soggetti rientranti nell'articolo 1, comma 8, della legge n. 243 del 2004, come modificato della legge n. 247 del 2007, era già prevista dalle suddette leggi, così come peraltro stabilito dall'articolo 81 della Costituzione, vanno infatti assolutamente distinti gli oneri individuati per la salvaguardia prevista dal decreto-legge n. 201 del 2011 come convertito dalla legge 214 del 2011, che peraltro non ha abrogato le norme sopra richiamate –

: quanti siano i soggetti, non ancora in pensione, autorizzati alla contribuzione volontaria ante 20 luglio 2007 suddivisi per classi di età e anni di contribuzione.

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Zedde

Le Deputate del Pd della commissione Lavoro incalzano il Governo ad aprire un confronto serio per risolvere le questioni ancora aperte dalla Riforma Fornero del 2011. In primo piano ci sono ancora gli esodati.

Kamsin "E' necessario riaprire un 'cantiere previdenza', rimettere mano alla manovra Fornero per rendere flessibile l'uscita dal lavoro verso la pensione e per dare alle giovani generazioni prospettive previdenziali certe, oltre che maggiori spazi per trovare un lavoro". Lo dicono le deputate del Pd in commissione Lavoro Anna Giacobbe, Antonella Incerti e Patrizia Maestri a margine del question time che si è svolto oggi alla Camera in cui il Ministro Madia ha sostanzialmente chiuso le porte ad un provvedimento in favore dei cd. quota 96 della scuola.

"Sono ancora circa 49.000 gli esodati che si trovano ancora oggi senza lavoro e senza pensione. Nel frattempo si è sostanzialmente bloccato il ricambio generazionale, nei settori privati ed ancor più nella pubblica amministrazione. Va detto, inoltre, che i provvedimenti sulla previdenza del 2011 sono stati particolarmente pesanti per le donne, che si sono viste allungare la vita lavorativa per periodi sino a sei-sette anni, e per coloro che hanno iniziato a lavorare molto giovani. Per gli esodati è ormai urgente una settima salvaguardia con lo slittamento, intanto, di un ulteriore anno della decorrenza della pensione per l'accesso alla salvaguardia e l'estensione a lavoratori e lavoratrici in mobilità da aziende fallite o in mobilità edile: ed inoltre, soluzioni per il personale della scuola di "quota 96" e per gli operatori addetti all'esercizio ferroviario, superamento, anche oltre il 2017, delle penalizzazioni per l'accesso alla pensione prima dei 62 anni", aggiungono.

"Ci sono proposte di legge del Pd già presentate e altre che saranno depositate nei prossimi giorni. La nostra Capogruppo PD Luisa Gnecchi ha inoltre promosso una indagine conoscitiva sugli effetti dei provvedimenti previdenziali sulla condizione delle donne. Soprattutto, intendiamo incalzare il Governo affinché, dalle dichiarazioni positive del Ministro Poletti nelle settimane scorse, si passi ad un confronto stringente per individuare le risorse e costruire le soluzioni necessarie, anche attraverso un processo graduale, ma certo", concludono le parlamentari.

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Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati: la nomina aiuti una maggiore collegialità e sia un segnale di discontinuità rispetto al passato.

Kamsin C'è la conferma ufficiale. Da ieri Tito Boeri è il nuovo presidente dell'Inps. Dopo Mastrapasqua, costretto all'addio dal governo Letta per l'inchiesta sull'Ospedale Israelitico, e due commissari governativi (Vittorio Conti e Tiziano Treu), da ieri l'Inps ha di nuovo un presidente. Il Consiglio dei ministri infatti - su proposta del ministro del Lavoro Giuliano Poletti (che vigila sull'Istituto) - ha ratificato la nomina dell'economista Tito Boeri, già approvata dalle
commissioni competenti di Camera e Senato.

Docente della Bocconi, fondatore de lavoce.info e editorialista di Repubblica, è un esperto di diritto del lavoro e nei mesi scorsi non aveva fatto mancare le sue critiche al governo di Matteo Renzi per alcune scelte: dal Jobs Act ai veri numeri della legge di Stabilità. Da oggi dirigerà il più grande ente previdenziale d'Europa.

Positivo il giudizio di Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera: "abbiamo un curriculum di tutto rispetto e l’approccio di Boeri è stato franco e rispettoso. Mi auguro che ci sia anche l’elemento di discontinuità: noi abbiamo sopportato benevolmente l’uomo solo al comando all’Inps e ci auguriamo che si affronti il problema della governance e gli altri fronti aperti del welfare".

Seguifb

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E' stato pubblicato dal Ministero del lavoro, nella sezione "Pubblicità Legale" del proprio sito, il decreto che istituisce il Fondo per le politiche attive del lavoro ai sensi dell'articolo 1, comma 125, legge 147/2013. Kamsin Il Fondo ha il compito di favorire il reinserimento lavorativo dei fruitori di ammortizzatori sociali anche in deroga e dei lavoratori in stato di disoccupazione attraverso il potenziamento delle politiche attive del lavoro.

Il Decreto individua diverse tipologie di iniziative finanziabili, anche sostenute da specifici programmi formativi: sperimentazione del contratto di ricollocazione; realizzazione di percorsi di orientamento formativo; percorsi formativi professionalizzanti per l'aggiornamento e il potenziamento delle competenze-chiave; percorsi formativi per la ricerca attiva di lavoro e per l'autoimprenditorialità; tirocini di inserimento o di reinserimento lavorativo; interventi di aiuto alle attività professionali autonome, alla creazione d'impresa ed al rilevamento di imprese da parte di lavoratori ed alle attività di cooperazione; incentivi all'assunzione e per la mobilità territoriale dei lavoratori.

Per l'accesso al Fondo delle politiche attive, le Regioni dovranno presentare una domanda di contributo al Ministero del lavoro con la relativa modulistica.

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Zedde

Il peso del fisco resta più alto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Quasi il 50% dello stipendio se ne va in tasse e contributi previdenziali. 

Kamsin Tra fisco e contributi lo stipendio dei lavoratori viene dimezzato. Parola dell'Istat. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Istituto di Statistica nel 2012 il costo medio del lavoro dipendente, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è stato di 30.953 euro all’anno, mentre il lavoratore ha percepito una retribuzione netta pari a poco più della metà (il 53,3%), per un importo medio pari a 16.498 euro. Il reddito medio da lavoro autonomo, al lordo delle imposte e dei contributi sociali, è stato invece pari a 23.432 euro annui.

Il Cuneo Fiscale supera il 45%. La differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore dipendente, il cosiddetto cuneo fiscale e contributivo, si attesta al 46,7% in media: i contributi sociali dei datori di lavoro ammontano al 25,6% e il restante 21,1% è a carico dei lavoratori in termini di imposte e contributi. Il peso del fisco è comunque più alto sul lavoro dipendente; l’incidenza media delle imposte dirette sul totale dei redditi individuali lordi, al netto dei contributi sociali, è pari al 19,4% ma si attesta al 21,3% per il reddito da lavoro dipendente, al 17,5% per le pensioni e al 17,1% (Irap inclusa) per il reddito da lavoro autonomo. Le persone sole di età inferiore a 64 anni sono nello specifico la tipologia familiare su cui grava il maggiore peso fiscale, con un’aliquota media del 21,6%. 

Il carico fiscale è inferiore tra le famiglie del Mezzogiorno (16,3%), essendo il reddito mediamente più basso e il numero di familiari a carico più elevato, rispetto a quelle del Nordest (19,9%) del Centro (20,1%) e del Nordovest (21%). Per le famiglie con un solo percettore, il più basso livello di reddito determina un’aliquota media fiscale inferiore di oltre mezzo punto percentuale (18,9%) a quella delle famiglie con due o più percettori (19,6%).

Fra il 2011 e il 2012, l’aliquota media fiscale è passata passa dal 17,9% al 18,3% per le famiglie con unico percettore di reddito se si tratta di un reddito (prevalente) da lavoro autonomo, con una crescita inferiore rispetto a quanto registrato per le restanti due tipologie di famiglie monopercettore (lavoro dipendente dal 19,5% al 20,5% e redditi non da lavoro dal 16,8% al 17,4%).

Oltre la metà entro 30mila euro. Secondo la rilevazione, condotta sulle dichiarazioni dei redditi 2012, oltre la metà dei redditi lordi individuali (54%) si colloca tra 10.001 e 30.000 euro annui, il 25,8% è al di sotto dei 10.001 euro e il 17,6% risulta tra 30.001 e 70.000, mentre solo il 2,4% supera i 70.000 euro. Più del 40% dei redditi da lavoro autonomo e il 35% di quelli da pensione si collocano al di sotto dei 10.000 euro annui, contro il 27,5% dei redditi lordi da lavoro dipendente, e il 15% dei lavoratori autonomi dichiara redditi compresi tra i 15 mila e i 30 mila euro annui, mentre solo il 3,2% dichiara redditi superiori ai 70 mila euro annui.

Milano resta la provincia più ricca in termini di valore aggiunto per abitante prodotto nel 2012, con 46,6 mila euro, seguita da Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4. La media nazionale è pari a 24,2 mila euro per abitante. Le province con il valore aggiunto per abitante più basso sono Medio Campidano e Agrigento (con circa 12 mila euro) e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia (con meno di 13 mila euro).

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