Redazione

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E' iniziato l'esame dei 480 emendamenti al disegno di legge delega sulla Riforma del Mercato del Lavoro. Il Provvedimento è atteso venerdì in Aula per il voto finale.

Kamsin Delega sul Jobs Act al rush finale. I lavori in Commissione a Montecitorio dovranno concludersi entro giovedì in quanto il giorno successivo il provvedimento è atteso dall'Assemblea per il voto finale. Poi il testo della delega dovrà poi tornare al Senato per la terza lettura. E' questa la tempistica con cui il provvedimento vedrà la luce secondo il calendario di marcia fissato da Palazzo Chigi. Una volta ottenuto il via libera dal Parlamento sulla delega, il governo intende approvare, entro la fine di dicembre, almeno un paio di decreti attuativi che daranno sostanza e contenuto al Jobs act. Soprattutto per quanto riguarda l'introduzione del contratto a tutele crescenti.

Ed è su questo terreno il nodo più difficile con lo scontro sui licenziamenti disciplinari. Il governo si prepara a compilare una lista di fattispecie che comporteranno il reintegro invece che l’indennizzo. Ma sull’estensione della casistica dentro la maggioranza si scontrano filosofie opposte. L’Ncd chiede che il reintegro sia limitato a pochi casi assimilabili alla discriminazione mentre la minoranza Pd auspica che il licenziamento sia confinato alle violazioni più gravi. 

Secondo quanto anticipato dal Governo i casi specifici in cui sarà ammissibile il reintegro dipenderà dalla “procedibilità”: se il reato di cui è ingiustamente accusato il dipendente licenziato è “procedibile d’ufficio” allora il giudice potrà anche disporre il reintegro; se invece il reato di cui si è accusati è procedibile solo a querela, allora - sempre casomai fosse un’accusa falsa e insussistente - il licenziato avrà solo l’indennizzo monetario.

I capitoli su cui si interverrà, oltre all'articolo 18, riguardano il controllo a distanza, il sostegno alle cure parentali e una tutela aggiuntiva per le donne che hanno subito violenza.

Cesare Damiano, presidente pd della commissione, tra i protagonisti della mediazione, è ottimista: «Se tutto fila liscio, si va spediti». Quanto ad altri aggiustamenti: «Se c’è qualcosa che non mette in discussione l’impianto della delega, si fa». Terreno minato, perché l’Ncd sembra intenzionato a resistere, come spiega il capogruppo in commissione Sergio Pizzolante: «I contenuti dell’articolo 18 sono quelli concordati tra il ministro Poletti e il senatore Sacconi e non quelli interni al Pd. Le modifiche al testo del Senato possono riguardare solo limitatissimi casi assimilabili ai licenziamenti discriminatori». Riferimento alla novità (rispetto al Senato) del reintegro per i licenziamenti disciplinari. Fattispecie che sarà dettagliata solo nei decreti delegati (emanati dal governo, dopo il via libera dato dal Parlamento con la legge delega).

Ieri è stato respinto un emendamento M5S che chiedeva la soppressione della delega, con 23 voti contrari e 15 a favore. In commissione, il governo conta su una maggioranza di 26 membri su 46 (21 pd, 2 ncd e 3 centristi).

Zedde

Molto probabile un aumento piu' contenuto del prelievo sulla previdenza complementare. Quasi certa la revisione del taglio da 150 milioni di euro ai patronati.

Kamsin Riprenderà oggi in Commissione Bilancio di Montecitorio l’esame della legge di stabilità. In settimana sotto la scure del presidente della Commissione, Francesco Boccia, sono caduti circa 1.600 emendamenti sui quasi 4 mila che erano stati presentati. Bocciati, tra questi, anche quelli del Pd che puntavano al mantenimento della tassazione separata sul Tfr dirottato in busta paga, perché non avevano copertura finanziaria, ma il problema del Tfr è tutt’altro che accantonato.

Sarà, anzi, uno dei punti centrali del dibattito delle prossime settimane, insieme alla tassazione dei fondi pensione, alla nuova riforma delle imposte sugli immobili, la deducibilità dell’Imu per i capannoni industriali. Temi su quali praticamente tutti i partiti sono intervenuti con proposte di modifica, e sui quali c’è una disponibilità di massima del governo ad intervenire a condizione di non modificare i saldi. Ogni eventuale correzione, di conseguenza, dovrà essere compensata.

Le possibilità di grandi modifiche sono molto limitate. Un caso emblematico è quello della deducibilità dalle tasse pagate dalle imprese dell’Imu sui capannoni industriali. Quasi tutti i gruppi politici vogliono aumentarla, portando la deducibilità dal 20 al 30%, ma il costo è di 200 milioni di euro, e non si trovano le risorse.

Pure sull’aumento delle imposte sui fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr c’è un’apertura del governo, ma anche in questo caso è più formale che sostanziale, perché le due misure danno un gettito non indifferente (oltre 400 milioni), difficile da compensare con misure alternative. Quasi nullo, invece, il margine per un ripensamento della tassazione del Tfr che i lavoratori sceglieranno di avere in busta paga nel prossimo triennio. Il testo della Legge di bilancio prevede la tassazione all’aliquota marginale Irpef, con un gettito che compensa i maggiori esborsi per i trasferimenti agli enti previdenziali. Se il gettito viene meno, o si riduce fortemente, tutta l’operazione rischia di non tenersi più in piedi.

Ad ogni modo martedì inizieranno le operazioni di voto in Commissione Bilancio della Camera sugli emendamenti segnalati al ddl di stabilità. Molti gli emendamenti che propongono interventi sul capitolo pensionistico tra cui il tentativo di Sel di reintrodurre la deroga per i quota 96 della scuola, diverse norme per l'estensione dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto, una taglio alle pensioni d'oro.

Nel frattempo la Ragioneria Generale dello Stato ha ricevuto indicazioni da Via XX Settembre di lavorare per recuperare le risorse necessarie per contenere l'aumento dall'11,5 al 20% prospettato nella legge di stabilità della tassazione sui fondi pensione e sulle polizze vita. Nel pacchetto di modifiche alla tassazione sui fondi pensione che il Governo potrebbe depositare in Commissione Bilancio tra martedì e mercoledì prossimo sembra probabile che compaia anche una riduzione del carico fiscale sui fondi delle casse di Previdenza dei Professionisti. Sarà rivisto, ma non azzerato, il taglio da 150 milioni di euro per i patronati.

Zedde

Molto probabile un aumento piu' contenuto del prelievo sulla previdenza complementare. Quasi certa la revisione del taglio da 150 milioni di euro ai patronati.

Kamsin Sulle modifiche alla legge di stabilità l'esecutivo sta accelerando in questi giorni. Martedì inizieranno le operazioni di voto in Commissione Bilancio della Camera sugli emendamenti segnalati al ddl di stabilità e dopo l'incontro tra Padoan e Renzi di mercoledì scorso i tavoli di lavoro si susseguono a vari livelli, sia politico, in contatto costante con il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. Le prime somme dovrebbero essere tirate domani, consentendo così il giorno successivo l'avvio dell'iter vero e proprio a Montecitorio.

Sul piatto il Governo avrebbe individuato almeno 500 milioni, ma per aumentare gli stanziamenti previsti in legge di stabilità a favore degli ammortizzatori sociali molti esponenti del Pd continuano a chiedere 1,5 miliardi di euro.Una cifra obiettivamente difficile da reperire nel bilancio del prossimo anno.

Tra le modifiche al disegno di legge che potrebbero essere accolte dal Governo c'è la revisione della tassazione sui fondi pensione e sui rendimenti delle Casse professionali. La Ragioneria Generale dello Stato ha ricevuto, infatti, indicazioni da Via XX Settembre di lavorare per recuperare le risorse necessarie per contenere l'aumento dall'11,5 al 20% prospettato nella legge di stabilità della tassazione sui fondi pensione e sulle polizze vita. Nel pacchetto di modifiche alla tassazione sui fondi pensione che il Governo potrebbe depositare in Commissione Bilancio tra martedì e mercoledì prossimo sembra probabile che compaia anche una riduzione del carico fiscale sui fondi delle casse di Previdenza dei Professionisti. Sarà rivisto, ma non azzerato, il taglio da 150 milioni di euro per i patronati.

Altre modifiche che il Governo potrebbe sostenere riguardano il regime dei minimi, la Sabitini Bis (cioè il finanziamento per l'acquisto di macchinari nuovi), un intervento sull'Irap ed i bonus bebè. Attesa anche per la cd. local tax che dovrà trovare tradurre in norme l'accordo trovato in settimana con i Sindaci.

Zedde

Saranno specificati in un decreto delegato che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2015 i casi in cui il dipendente illegittimamente licenziato per motivi disciplinari potra' essere reintegrato sul posto di lavoro. Kamsin In tutti gli altri casi al dipendente spetterà solo un risarcimento monetario progressivo in base all'anzianità di servizio.

Stesso destino anche per i licenziamenti per motivi economici. E' questo in sintesi l'accordo raggiunto tra Governo e minoranza Dem sulla revisione dell'articolo 18 per i neo-assunti con contratti a tempo indeterminato dal prossimo 1° gennaio 2015. Accordo che ora dovrà essere rapidamente fissato nella legge delega.

Il nuovo articolo 18 - La delega sul mercato del lavoro prevede per tutti i nuovi assunti (giovani emeno giovani, disoccupati o al primo inserimento o anche nel caso di passaggio da un lavoro un altro) il contratto a tutele crescenti. Che sarà il "nuovo" contratto a tempo indeterminato. In pratica per tutti i nuovi assunti varranno le modifiche concordate sull’articolo 18: reintegro solo per i casi di licenziamento discriminatorio oppure per i «casi gravi» di licenziamento disciplinare illegittimo. Nelle altre situazioni al lavoratore spetterà solo un indennizzo crescente in base all’anzianità aziendale.

Secondo quanto anticipato dal Governo i casi specifici in cui sarà ammissibile il reintegro dipenderà dalla “procedibilità”: se il reato di cui è ingiustamente accusato il dipendente licenziato è “procedibile d’ufficio” allora il giudice potrà anche disporre il reintegro; se invece il reato di cui si è accusati è procedibile solo a querela, allora - sempre casomai fosse un’accusa falsa e insussistente - il licenziato avrà solo l’indennizzo monetario. Ma in ogni caso le regole saranno, per l'appunto, specificate nel decreto delegato.

Le Altre modifiche - Il Jobs act interviene anche sull’articolo 13 dello Statuto dei lavoratori che, di fatto, vieta il demansionamento. La delega a rivedere la disciplina delle mansioni, in modo da «contemperare l’interesse dell’impresa all’utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l’interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della professionalità e delle condizioni di vita». Ma in tali casi lo stipendio non potrà essere ridotto. Altri ritocchi riguardano i sistemi di controllo a distanza con l'indicazione che il controllo potrà riguardare solo i macchinari ed i beni dell'impresa e non i lavoratori. Inoltre l'applicazione dell'Aspi sarà estesa ai Cococo mentre saranno cancellate le forme di lavoro piu' precario come i Co.Co.Pro e ci sarà una stretta sulla false partite Iva.

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"La Commissione della Camera dei Deputati ha dichiarato inammissibili alcuni nostri emendamenti al Jobs Act in cui chiedevamo l’abolizione delle pensioni d’oro e la tutela degli esodati". E' quanto ci comunica l'ufficio stampa della Lega Nord; il partito guidato da Matteo Salvini annuncia il ricorso contro questo provvedimento e in "ogni caso chiederemo agli altri gruppi il voto unanime per approvare comunque degli emendamenti di assoluto buon senso che vanno contro gli sprechi e i privilegi e a favore di una categoria abbandonata dagli ultimi governi”.

Gli emendamenti presentati chiedono l'abolizione dei vantaggi cumulabili dai lavoratori con alte retribuzioni nel sistema contributivo e l'estensione delle tutele in favore dei lavoratori esodati. 

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