Sergey

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Mi occupo di diritto della previdenza e del lavoro. Mi sono laureato nel 1976 in Giurisprudenza alla Cattolica. Dal 1985 lavoro all'Inps.

I tributaristi da tempo sono promotori di pressioni sulla politica per un intervento nel settore della previdenza e in particolare per i professionisti titolari di partita Iva nella Gestione separata dell'Inps. Convegni e tavole rotonde hanno messo in evidenza la forte disparità di trattamento di questo settore professionale nei confronti del resto del comparto coperto dalle Casse di previdenza. Kamsin I veri professionisti con partita Iva non iscritti a ordini professionali e ora regolamentati dalla legge 4/2013 sono obbligati all'iscrizione Inps gestione separata che ha tre grosse problematiche: 1. non consente la ricongiunzione dei contributi; 2. provoca la perdita di contribuzione nel caso di versamenti inferiori ai cinque anni «i cosiddetti contributi silenti»; 3. ha delle aliquote insostenibili.

Cerchiamo di spiegare i vari punti: 1. Nella carriera lavorativa ci sono vari tipi di contribuzioni: commercianti, artigiani, lavoro dipendente ecc. Ebbene al momento della pensione si raduna il tutto e si sommano anni e monte contributivo per determinare la pensione. Questa regola non vale per la gestione separata. Prima ingiustizia!

2. Questa prima ingiustizia ne crea una seconda ancora più grave perché i contributi di vari anni da 5 a 10 anni possono andare perduti proprio perché non ricongiungibili. Sono i contributi pagati durante la carriera lavorativa per co.co.co., lavori a progetto, brevi periodi di lavoro autonomo proprio dai soggetti più deboli che debbono subire questa contribuzione perché i datori di lavoro cercano di mascherare il lavoro dipendente troppo oneroso. Ebbene se non si hanno almeno 5 anni di contribuzioni con un reddito minimo di circa 15 mila euro annui si perde tutto.

3. Dal 1° gennaio 2015 l'aliquota contributiva, grazie alla Riforma Fornero è del 30% e arriverà al 33%! Nessuno paga un'aliquota così pesante. Le commissioni lavoro del governo Berlusconi avevano concordato una Riforma più equa ma non si è fatto nulla per problema di cassa. Il governo Monti con la Fornero ha peggiorato la situazione. Il governo Letta aveva bloccato l'aliquota così come il governo Renzi nel dicembre 2013. A dicembre 2014 sono stati bloccati tutti gli emendamenti così che ci troviamo con lo spettro del 33%.

Il premier Matteo Renzi ha pubblicamente dichiarato l'impegno per le Partite Iva; il presidente della Commissione lavoro della camera Cesare Damiano così come la vicepresidente Renata Polverini hanno promesso un serio intervento per una equa riforma. Programmi Rai Tv tra i più seguiti tipo Ballarò e Report hanno più volte approfondito il problema. Non possiamo più attendere! Non potremo sicuramente sostenere un onere così elevato nell'anno 2015. Ad alta voce chiediamo un intervento immediato del governo per porre fine a queste profonde ingiustizie.

seguifb

Zedde

A cura dell'ufficio stampa dell'Associazione Nazionale Consulenti Tributari

Una risoluzione Pd punta a elevare tutte le soglie di ricavi o compensi per l'accesso al nuovo forfettario al di sotto dei 30mila euro.

Kamsin Alcuni deputati Pd presenteranno oggi una risoluzione in Commissione Finanze alla Camera ed un emendamento al decreto legge milleproroghe per modificare il regime forfettario delineato dalla legge di stabilità e finito al centro di critiche per l'inasprimento del prelievo fiscale rispetto ai minimi con imposta sostitutiva al 5 per cento.

L'obiettivo è elevare tutte le soglie di ricavi o compensi per l'accesso al nuovo regime forfettario al di sotto dei 30mila euro e dare una boccata d'ossigeno a professionisti, agenti di commercio, partite iva del settore immobili e costruzioni e dei commercianti ambulanti che altrimenti rischierebbero, con le attuali soglie (tra i 15 e i 20mila euro) di uscire rapidamente dal regime agevolato e perdere le semplificazioni, a partire dall'anno d'imposta successivo.

In cantiere c'è anche un emendamento al decreto legge milleproghe, sostenuto dal Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, che intende ridurre la percentuale di contribuzione per professionisti senza cassa e freelance iscritti alla gestione separata Inps che da quest'anno è salita dal 27,72 al 30,72% (compresa la quota maternità).  Anche la deputata di Area popolare (NcdUdc) Barbara Saltamartini aveva preannunciato martedì un intervento per fermare l'aumento dell'aliquota sui contributi Inps di autonomi e professionisti.

Duro il giudizio delle associazioni di freelance e partite Iva sull'operato del Governo. Secondo Anna Soru, presidente di Acta: «Finora Renzi ha fatto solo delle promesse e intanto sono entrati in vigore sia i nuovi minimi sia l'aumento  della contribuzione alla gestione separata dell'Inps. Se sommiamo le due voci siamo già oltre il 50% di tassazione a fronte di un sistema di welfare inesistente». In un eventuale provvedimento indirizzato a favorire l'attività e lo sviluppo dei freelance Sorti pensa che si debba intervenire anche sulle detrazioni per le spese professionali. «Le spese di trasferta, solo per fare un esempio, sono plafonate al 2%».

seguifb

Zedde

Ma il quadro che esce ripropone l'immagine di un mercato del lavoro fitto di contraddizioni. Il maggior tasso di rioccupazione interessa infatti chi percepisce assegni medi o elevati.

Kamsin Cresce il numero dei pensionati che hanno deciso di lavorare dopo aver conseguito la pensione. E' quanto emerge da uno studio presentato in Senato da Fabrizio Patriarca, ricercatore e collaboratore di Tito Boeri a lavoce.info. Tra il 2007 e il 2012 i pensionati oltre i 60 anni che lavorano sono aumentati di 556mila unità. Secondo i dati Istat proposti da Patriarca nel 2012 i pensionati che lavorano sono arrivati a quota 1.976.810 e i 556mila in più sono così distribuiti: 241 mila (+12,6%) di età compresa tra i 60 e i 64 anni e 315 mila ultra-sessantacinquenni (+3%).

Eppure a beneficiare della recente facoltà di cumulo del reddito con la pensione non sono i pensionati con i redditi piu' bassi che maggiormente ne avrebbero bisogno. Infatti sono solo il 10,2% si quei pensionati over 60 che lavorano sul totale dei pensionati con classe di reddito tra i 500 e i 2mila euro al mese; mentre sono il 13,5% di quelli con redditi tra 2 e 3mila euro al mese fino al 23,9% per chi sta sopra i 3mila euro al mese. In questa fascia alta, dunque, un pensionato over 60 su quattro continua a lavorare. I dati raccolti da Patriarca su fonti Istat, Inps e ministero del Lavoro rappresentano naturalmente una stima per difetto, che non comprende i pensionati che lavorano in nero. Probabilmente se si tenesse conto anche di questo dato i pensionati con classe di reddito inferiore sarebbero destinati ad aumentare.

Focalizzandosi sulle fasce di età si scopre che due anni fa lavorava il 27,7% dei pensionati di età compresa tra i 60 e i 64 anni, in pratica uno su tre; il dato si ferma al 12,6 % tra i 65-75enni e all'1% per gli over 75. I lavori piu' gettonati dopo la pensione? La maggior parte dei pensionati risulta impiegata in un'attività di lavoro autonomo, soprattutto consulenti con partite iva, o sono diventati soci di una società, prevalentemente una società di persone o una srl. Solo il 15% è stato reimpiegato in attività lavorative subordinate.

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Zedde

Fuori dalle salvaguardie ci sono ancora decine di migliaia di lavoratori che avrebbero maturato un diritto previdenziale entro il 2018. Gli esodati chiedono di riconoscere un ultimo intervento.

Kamsin "Riconoscere il diritto alla pensione con le regole ante manovra Monti-Fornero a tutti coloro che non erano più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avevano entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedevano il futuro licenziamento e che maturano il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018".

E' quanto torna a ribadire Giuliano Colaci, uno dei coordinatori della Rete dei Comitati degli esodati, gruppo che riunisce migliaia di lavoratori rimasti esclusi dalle attuali sei tutele (l'ultima con la legge 147/2014). "Nei giorni scorsi - ricorda Colaci - è successo un fatto gravissimo che ci ha buttato nello sconforto più totale, questa volta a farla grossa è stato il Commissario dell'inps il Dott. Treu, dove in due occasioni, in commissione senato prima e poi in una intervista a radio24, ha dichiarato che il problema esodati non esiste più in quanto sanato, escludendo casi sporadici e di poco conto." 

Ben altre le richieste della Rete che preme piuttosto per l'approvazione di una ulteriore tutela che consenta il mantinmento delle regole ante-Fornero a circa 49.500 persone. La stima, ricordano dalla Rete, è stata diffusa dallo stesso Governo in occasione di una interrogazione formulata dalla Commissione Lavoro della Camera lo scorso 15 Ottobre 2014.

 

In tale occasione l'Onorevole Gnecchi (Pd) ha chiesto all'Inps e al ministero del Lavoro di indicare quanti sarebbero i lavoratori da tutelare qualora si decidesse di allungare di 3 anni (dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2019) gli attuali profili di tutela.

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Zedde

Scadono il 5 Gennaio i termini per la presentazione delle istanze di accesso ai benefici previdenziali connessi alla sesta salvaguardia.

Kamsin Domande al rush finale per la sesta salvaguardia. I lavoratori che intendano fruire delle regole pensionsionistiche ante-Fornero hanno tempo sino a Lunedì 5 Gennaio 2015 per la presentazione delle istanze di accesso alla DTL o all'Inps. Sono 32.100 i soggetti che potenzialmente potranno accedere alla tutela introdotta con la legge 147/2014. Il beneficio, per i fortunati che vi rientreranno, si tradurrà in un anticipo della pensione di circa 2-4 anni rispetto alle regole attuali.

Vediamo, dunque, di riassumere quali sono le caratteristiche e chi potrà, potenzialmente, presentare domanda per fruire del beneficio.

La legge 147/2014 prevede che possano presentare domanda i lavoratori appartenenti ad uno dei seguenti profili.

a) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011 i quali possano far valere almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data del 6 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data del 4 dicembre 2011, qualsiasi attivita', non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

b) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

c) i lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

d) i lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

e) i lavoratori che, nel corso dell'anno 2011, risultano essere in congedo ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2001 e successive modificazioni, o aver fruito di permessi ai sensi dell'articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992, e successive modificazioni;

f) i lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato cessati dal lavoro tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, non rioccupati a tempo indeterminato;

g) i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione anteriormente al 4 dicembre 2011, ancorche' al 6 dicembre 2011 non abbiano un contributo volontario accreditato o accreditabile alla predetta data, a condizione che abbiano almeno un contributo accreditato derivante da effettiva attivita' lavorativa nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 30 novembre 2013 e che alla data del 30 novembre 2013 non svolgano attivita' lavorativa riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

h) i lavoratori collocati in  mobilità ordinaria a seguito  di   accordi  governativi o  non  governativi, stipulati  entro  il 31 dicembre 2011,  cessati dal  rapporto di  lavoro entro il 30 settembre 2012 e  che perfezionano, entro il periodo di  fruizione dell’indennità di  mobilità, ovvero, anche  mediante  il  versamento  di contributi  volontari,  entro  dodici  mesi dalla fine dello stesso periodo, i requisiti previdenziali vigenti al 31.12.2011.

La legge prevede che i soggetti di cui alle lettere a-g possono accedere al beneficio a condizione che la data di decorrenza del trattamento pensionistico (cioè comprensiva della finestra mobile) si apra entro e non oltre il 6.1.2016. 

Per i lavoratori di cui alla lettera h) (cioè i lavoratori nel profilo "mobilità") si richiede invece il perfezionamento di un diritto a pensione con le vecchie regole di pensionamento entro la data di scadenza dell'indennità di mobilità. Sul punto, abbiamo appreso da una nota diffusa dalla Direzione Generale Pensioni in risposta ad un quesito dell'Inca Nazionale, potranno fare domanda anche coloro che maturano un diritto previdenziale, con la vecchia normativa, entro i 12 mesi successivi alla scadenza dell'indennità di mobilità (ordinaria) indipendentemente dalla prosecuzione volontaria dei contributi.

Le domande

I lavoratori di cui alle lettere a), g) ed h) (prosecutori volontari e mobilità) devono presentare istanza di accesso all'Inps mediante procedura online sul sito inps.it; gli altri lavoratori devono invece presentare istanza di accesso tramite dtl (si veda in tal senso la Circolare del Ministero del Lavoro numero 27 del 7 Novembre 2014).

Si ricorda che l'Istituto ha indicato, con il messaggio inps 8881/2014 che i lavoratori che hanno già presentato istanza di accesso al beneficio previsto per 2.500 lavoratori di cui all’art. 11 bis della legge n. 124 del 2013 (c.d. quarta salvaguardia), in possesso di un provvedimento di accoglimento della competente DTL e rimasti esclusi dal contingente numerico, non devono presentare una nuova istanza per accedere ai benefici della salvaguardia in parola. L’Istituto, infatti, provvederà ad individuare d’ufficio i soggetti aventi diritto a rientrare nel nuovo contingente di n. 1800 unità previsto dalla salvaguardia di cui alla legge n. 147 del 2014.

L'Inps provvederà al monitoraggio delle domande di pensionamento inoltrate sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, e provvederà a pubblicare nel proprio sito internet, in forma aggregata al fine di rispettare le vigenti disposizioni in materia di tutela dei dati personali, i dati raccolti a seguito dell'attivita' di monitoraggio, avendo cura di evidenziare le domande accolte, quelle respinte e le relative motivazioni. Qualora dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite numerico delle domande di pensione ammissibili per il contingente in questione l'INPS non prenderà in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad usufruire dei benefici in parola.

Si ricorda, inoltre, che è possibile verificare in anteprima il rispetto dei vari paletti tramite l'apposito programma realizzato da Pensioni Oggi (vai al software)

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Zedde

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