Ho due lavori part-time, dal 1 maggio un lavoro passera' da 21 ore e 1/4 a 15 ore settimanali con la conseguente riduzione di salario e dei contributi previdenziali. Tra circa 2 anni ( Giugno 2024)
dovrei andare in pensione . Per non ridurre l'asegno pensionistico, volevo sapere se posso pagare io i contributi volontari e se conviene.
L’articolo 8 del Dlgs n. 564/1996 riconosce, tra l'altro, la possibilità di effettuare versamenti volontari a tutti i lavoratori occupati a tempo parziale in possesso di almeno un anno di contribuzione nell’ultimo quinquennio. I periodi temporali in questione devono collocarsi successivamente al 31.12.1996 (quelli precedenti non possono essere recuperati). Pertanto, in presenza del requisito contributivo richiesto, deve essere garantito l’esercizio di tale facoltà a prescindere dalla tipologia del contratto che disciplina le modalità di svolgimento della relativa prestazione (part-time verticale, orizzontale o cicliclo). A seconda della situazione i versamenti possono essere utili:
a) ai fini del diritto e alla misura della pensione nel caso in cui non sia stato raggiunto il minimale annuo (circa 10mila euro annui) per l’accredito dell’annualità piena ai fini pensionistici;
b) ai soli fini della misura della pensione ove il predetto minimale sia stato già integrato. In tal caso i versamenti avranno di norma funzione integrativa aumenterà le settimane di contribuzione utili ai fini della misura incrementando contestualmente la retribuzione dell’anno interessato.
Decadenza
Occhio ai termini di decadenza. Gli interessati possono essere autorizzati ai versamenti volontari a condizione che presentino domanda di autorizzazione, pena la decadenza, entro i 12 mesi successivi alla data di scadenza ordinaria del termine per la consegna ai lavoratori della certificazione unica riferita all’anno interessato. Visto che la certificazione unica deve essere consegnata entro il 15 Marzo dell’anno successivo (o entro 12 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro) la domanda per l’anno 2022 scadrà il 15 Marzo 2024.
Se il termine è scaduto bisogna presentare una domanda di riscatto.
Convenienza
Ad avviso dello scrivente, tuttavia, l’operazione non è conveniente (ed infatti è scarsamente utilizzata) perché i periodi in questione si collocano nel sistema contributivo e, pertanto, l’eventuale integrazione aumenterà solo la quota contributiva della pensione (nella misura in cui si effettua l’integrazione). Ai fini del calcolo delle quote retributive della pensione, invece, il meccanismo di calcolo già contiene al suo interno una tutela che sostanzialmente neutralizza la riduzione degli stipendi ampliando il periodo temporale di ricerca delle retribuzioni pensionabili. Quindi, almeno di regola, l’effetto sulla misura della pensione non è sensibile.
L’operazione va invece valutata ove il rapporto di lavoro per le scarse retribuzioni non abbia consentito l’accredito dell’anno pieno ai fini del diritto a pensione (es. mancato rispetto del minimale) e queste settimane siano indispensabili all’acquisizione di un diritto a pensione (es. 42 anni e 10 mesi di contributi).