cumulo casse professionali

Caro Dionigi, caro Versino,
si sta verificando quello che temevo. La CNPADC ritiene che non esistendo l'istituto del "cumulo" prima del 2017 è un nuovo istituto e pertanto va normato ex novo. Tuttavia non mi possono fare ogni anno le simulazioni di pensione "attualizzate" al momento della consultazione per poi far finta che non esistano. Tra l'altro si negherebbe un sacrosanto diritto che aveva fissato il periodo 31.12.2003 quale ultimo anno in cui valeva il retributivo.E questo non possono farlo valere da adesso! Quanti nostri colleghi sono usciti con pensioni elevate avendo versato contributi minimi e sproporzionati a quanto avrebbero ricevuto in futuro???
Un mio collega anziano mi diceva che gli avrei pagato la sua pensione con il versamento dei "miei" contributi ma facendo come intende fare la CNPADC noi stiamo pagando non solo quelli dei "vecchi" ma anche quelli dei più giovani che la Cassa intende tutelare.
Nell'intervista al Sole 24Ore l'intervistato della Cassa aveva detto che viste le poche domande ricevute non c'erano problemi di stabilità dei conti di medio-lungo periodo. che mente? chi bleffa?
Scambiamoci qualche mail o qualche telefonata. Vi sarei grato.
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Possiamo interpellare un'esperto del settore sulla legittimità di ciò che intende fare la nostra cassa? se si tratta di dare un contributo economico per la causa comune almeno da parte mia non ci sono problemi.

La legge sul cumulo esiste ovviamente, ma lui fa rilevare che il comma 245 della legge 228/2012 (istitutiva del cumulo poi successivamente esteso dalla Legge di stabilità 2017 anche ai professionisti) prevede appunto che le gestioni interessate determinino il trattamento pro quota in cumulo in base ai rispettivi ordinamenti (sia quelli esistenti che quelli “opportunamente” in corso di modifica).
Ed è proprio la modifica delle norme ordinamentali della CNPADC che si appresta a modificare.

Quindi per Anedda la legge sul cumulo gratuito non esiste? La totalizzazione c’è l’avevamo già? Ma si può ignorare cioè violare la legge così?

Grazie Crisigiovanni,
purtroppo come ho già scritto in precedenza il Presidente della CNPADC dott. Anedda è fermamente intenzionato a proporre all'assemblea nazionale dei delegati che si riunisce a fine di questo mese, una proposta di modifica del regolamento della CNPADC, e quindi penso dell'art. 26 che tu citi, per assimilare il criterio di calcolo delle pensioni in cumulo gratuito per la quota a carico CNPADC a quello della totalizzazione, cioè interamente contributivo.
E la principale motivazione che mi pare abbia adotto il Presidente è quella di non discriminare i colleghi che sono già in pensione con il regime di totalizzazione interamente contributivo (oltre ovviamente a salvaguardare gli interessi della CNPADC).

Riepilogo la situazione della CNPADC (dottori commercialisti) per mia chiarezza e, eventualmente a beneficio di tutti, anche per poter spiegare a coloro che sono estranei al comitato.

L'articolo 26 del regolamento della Cassa stabilisce che il metodo di calcolo della pensione è quello misto: retributivo fino al 2003, contributivo dal 2004. Questo metodo vale per tutte le forme pensionistiche erogate (quindi incluse vecchiaia e vecchiaia anticipata) con esclusione della reversibilità e della totalizzazione in quanto la legge relativa dispone diversamente per il contributivo.

La nuova legge sul cumulo gratuito non individua una nuova forma di pensione, ma stabilisce che le pensioni di vecchiaia e anticipata possano essere richieste quando, mediante il cumulo dei periodi contributivi, si raggiungano i requisiti previsti per le due pensioni citate. Non mi pare quindi che la legge abbia stabilito un nuovo Regime pensionistico, ma solo uno strumento per ottenere la pensione di vecchiaia o anzianità.
In altre parole una platea di lavoratori che erano ignorati dalle norme previgenti, quelli che nella loro vita hanno voluto oppure dovuto cambiare mestiere (ma esiste ancora il posto fisso?) hanno ottenuto il risconoscimento dei propri diritti, alla pari di altri che si distinguono esclusivamente per non aver cambiato mestiere nella loro vita lavorativa. Tutto ciò, tra l'altro, essendo obbligati a versare i propri contributi, e sottolineo propri, all'ente previdenziale del proprio settore lavorativo.
Ora, detto questo, per quale motivo le casse dovrebbero/potrebbero di nuovo discriminare questi lavoratori negando loro un diritto riconosciuto ai loro pari più stabili, e creando una non prevista categoria di pensione, regolamentata in modo penalizzante e cioé con il contributivo? Tutto ciò è possibile/legittimo?