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Pensioni, i nuovi requisiti minimi per gli armonizzati
L'Inps ha diffuso la circolare applicativa in materia di armonizzazione all’assicurazione generale obbligatoria dei requisiti minimi di accesso al sistema pensionistico di alcune categorie di personale iscritto presso l’INPS, ex-ENPALS ed ex- INPDAP.
Kamsin La Circolare Inps 86/2014 ha specificato le modalità di allungamento dei requisiti di accesso alla pensione, vigenti dal 1° gennaio 2014, nei confronti dei cd. lavoratori armonizzati ai sensi del Dpr 157/2013 pubblicato lo scorso gennaio in Gazzetta Ufficiale; si trattava, com'è noto, di un provvedimento previsto dal decreto legge 201/2011 (riforma Monti-Fornero), che ha ridisegnato la previdenza, anche se il suo percorso attuativo si è prolungato nel tempo.
Il provvedimento prevede il lento e progressivo adeguamento dei requisiti minimi di accesso alla pensione per diverse categorie di lavoratori (che godevano sino al 31 dicembre 2013 di requisiti diversi da quelli vigenti nell’assicurazione generale obbligatoria), armonizzandoli a quelli che sono previsti nell'Ago.
Le categorie di lavoratori coinvolti dal provvedimento sono gli spedizionieri doganali, i poligrafici per quanto riguarda il prepensionamento, il personale viaggiante addetto ai pubblici servizi di trasporto, il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea, i marittimi, i lavoratori dello spettacolo e gli sportivi professionisti (ex Enpals) e i dipendenti dell'Enav.
L'inps con la Circolare conferma sostanzialmente l'impianto del Dpr 157/2013 ribadendo tuttavia che tutti i requisiti ivi indicati devono essere adeguati alla stima di vita in base alle norme generali. E dunque devono subire un immediato incremento di 3 mesi a partire dal 1° gennaio 2014, primo di anno di entrata in vigore della normativa in oggetto. I comparti regolati nel provvedimento inoltre subiscono la disapplicazione della finestra mobile.
Il regolamento, lo si ricorda, ha previsto l'incremento dei requisiti di accesso alla pensione per il soppresso Fondo degli spedizionieri doganali. Qui il requisito anagrafico per la prestazione di vecchiaia viene innalzato a 66 anni, rispetto ai 65 della vecchia normativa. Inoltre viene consentita la possibilità di totalizzare questi contributi che finora erano rimasti esclusi.
Per i poligrafici dipendenti da aziende in crisi il requisito contributivo di trentadue anni per accedere al prepensionamento viene innalzato a 35 anni per il biennio 2014-2015, a 36 anni per il 2016-2017 e a 37 anni a decorrere dal 2018.
Il regolamento ha incrementato poi i requisiti pensionistici del cd. personale viaggiante cioè i dipendenti di pubblici servizi di trasporto. Sino al 31.12.2013 i soggetti potevano andare in pensione a 60 anni (55 anni le donne); dal 2014 il requisito per il riposo viene fissato in 5 anni prima dell'età pensionabile prevista nel regime generale obbligatorio. In particolare dal 2018 saranno necessari, per uomini e donne, 61 anni di età per il pensionamento di vecchiaia.
Per i piloti del pilotaggio marittimo la pensione di vecchiaia viene liquidata, dal 1° gennaio 2014, al raggiungimento del requisito anagrafico ridotto di cinque anni rispetto a quello tempo per tempo in vigore nel regime generale obbligatorio. Per i marittimi adibiti al servizio di macchina il requisito anagrafico viene portato a 56 anni di età fino al 31 dicembre 2014, e innalzato a 57 anni per il periodo intercorrente tra il primo gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017. Dal primo gennaio 2018 il requisito viene fissato al raggiungimento di 58 anni di età.
Aumentano anche i requisiti per il pensionamento di vecchiaia degli ex-enpals e per gli iscritti al fondo sportivo professionisti. Per i ballerini l'età passa a 46 anni dai 45 anni previsti precedentemente; l'età pensionabile degli attori invece salirà da 63 a 64 anni; quella delle attrici passerà gradualmente dai 58 anni prima della Riforma a 64 anni nel 2022; per gli sportivi l'età per il collocamento a riposo è fissata in 53 anni.
Zedde
Ilva: i sindacati sospendono lo sciopero dell'11/7
L'incontro avvenuto ieri ieri sera a Roma tra il Ministro dello Sviluppo economico Guidi con i sindacati, ha determinato la sospensione dello sciopero dell'11 luglio dei lavoratori Ilva, che avrebbe dovuto vedere una manifestazione a Roma nelle vicinanze di Palazzo Chigi, e' stato sospeso. Kamsin Fonti sindacali osservano che il "ministro Guidi ha confermato e rafforzato l'impostazione del commissario dell'Ilva, Piero Gnudi, e dato ulteriori garanzie sul prestito ponte". Gnudi aveva incontrato il pomeriggio del 2 a Roma i sindacati metalmeccanici ma la riunione non aveva sortito valutazioni positive tant'e' che i sindacati avevano confermato la protesta dell'11.
Prestito ponte entro meta' mese, probabilmente entro l'11, nuovo incontro tra sindacati e ministro Guidi alle 18.30 del 16 luglio, lettera di intenti della cordata interessata ad acquisire parte delle quote azionarie dell'Ilva, tra fine anno e inizio del prossimo. Sono i tre obiettivi indicati dal ministro dello Sviluppo economico ai sindacati per l'Ilva nel corso dell'incontro che c'e' stato ieri sera al Mise. Guidi, si apprende sempre da fonti sindacali, ha detto che la situazione dell'Ilva e' grave ma che si sta lavorando - cosi' come peraltro aveva affermato il 2 luglio il commissario Piero Gnudi - sia al prestito ponte sia alla ricerca di un nuovo partner industriale. Il prestito ponte servira' all'azienda per fronteggiare la situazione economica nella seconda parte dell'anno, mentre per il partner ieri il ministro ha parlato di cordata, lasciando intendere che oltre ad un gruppo straniero - al momento il piu' accredidato sembra essere quello franco indiano Arcelor Mittal - dovrebbero esserci anche imprenditori siderurgici italiani. Il ministro avrebbe quindi definito oneroso il piano industriale consegnato dall'ex commissario Enrico Bondi, sostituito dal Governo con Gnudi un mese fa. Piano che tra costi per l'Autorizzazione integrata ambientale, oneri per la sicurezza e investimenti industriali, prevedeva un impegno globale di spesa di 4 miliardi di euro sino al 2020 con la suddivisione in due fasi temporali: sino al 2016, data in cui il commissariamento dell'Ilva in base alla legge dovrebbe finire, e dal 2017 al 2020 con i nuovi azionisti in campo.
"Il ministro Guidi - spiegano fonti sindacali - ha seguito la linea che ci aveva gia' esposto il commissario Gnudi ma e' stata piu' marcata su alcuni punti offrendoci elementi e garanzie in piu'". Lo sciopero nazionale e' quindi stato sospeso ma resterebbero comunque iniziative locali - non scioperi - almeno sino a quando la situazione non si chiarira' definitivamente.
Zedde
Pensioni, ultimi giorni per contestare gli errori sul calcolo dell'assegno
Dal 6 luglio verranno azzerati gli errori commessi (dal 2001 in poi) dall'Inps nel calcolo della pensione. A partire dal 6 luglio, dunque, i pensionati che negli anni passati avevano riscontrato errori di calcolo nelle loro pensioni non potranno più rivendicarne la rettifica a proprio favore. Kamsin E' quanto ha ricordato la Circolare della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro che ricorda come la legge 111/2011 ha introdotto un termine di decadenza triennale per il diritto dei pensionati a ricorrere in giudizio contro gli errori dell'Inps contro i dieci stabiliti in precedenza. La norma non contiene un regime transitorio e dunque si applica anche agli errori commessi prima dell'entrata in vigore della legge 211/2011 e quindi anche prima del 6 luglio 2011 qualora non sia stato presentato ricorso per ottenere il ricalcolo. Per tale ragione, nonostante le rassicurazioni dell'Inps che ha minimizzato la situazione, la Fondazione consiglia ai pensionati che abbiano dubbi di rivolgersi all'autorità giudiziaria per bloccare il termine il decadenza.
Per le prestazioni erogate, invece, a decorrere dalla data del 6 luglio 2011 il termine di decadenza triennale inizia a decorrere dalla data del provvedimento formale di liquidazione o se
precedente (o mancante) dalla data del pagamento della prestazione. Pertanto il pensionato avrà tre anni entro cui accorgersi degli errori commessi dall'Inps nel calcolo della propria pensione; in assenza di contestazione, perderebbe questo diritto anche per il futuro mantenendo dunque una pensione sbagliata a vita. La Fondazione tuttavia ricorda che il termine di decadenza di tre anni per dell’azione giudiziaria, decorre dalla corresponsione di ogni singolo rateo di prestazione e quindi il diritto di ogni rateo è da considerarsi autonomo rispetto al complessivo diritto alla pensione.
Interessati alla vicenda sono potenzialmente milioni pensionati in quanto l'Inps risulta essere l'unico depositario di tutti gli elementi di calcolo e l'istituto non ha obbligo di segnalare gli eventuali errori. Pertanto scovare gli errori risulta molto difficile. Le categorie piu' a rischio sono tuttavia abbastanza note. Di particolare evidenza è il caso dei soggetti che si sono trovati
in mobilità nel periodo di ricerca della retribuzione media pensionabile a partire dal 2009. Infatti l’INPS ha provveduto ad applicare il tasso di variazione delle retribuzioni contrattuali del settore di appartenenza, solo fino al 31 dicembre 2008. Pertanto si rinviene la possibilità che le pensioni con decorrenza successiva a tale data, erogate a soggetti in mobilità, possono essere inficiate sistematicamente da errore.
A rischio anche chi ha fruito di un periodo di malattia, maternità, cassa integrazione e piu' in generale di contribuzione figurativa. Talvolta infatti, per un deficit di informazione tra sostituto di imposta ed INPS, al lavoratore viene accreditato un numero di settimane (ai fini del diritto e della misura), inferiore a quello spettante. Tale circostanza risulta più frequente nel caso in cui il lavoratore ha diritto ad un accredito figurativo.
Non è raro inoltre che ci siano errori in sede di valutazione dei redditi dei pensionati nonché dalla non corretta applicazione della perequazione delle pensioni campo in cui si sono susseguiti molti interventi di recente.
Zedde
Ue: Renzi, serve cambiamento Nessuna polemica con Berlino
- Roma, 4 lug. - "Siamo attesi a un cambiamento profondo". Matteo Renzi apre la conferenza stampa con Jose' Manuel Barroso parlando delle riforme e del semestre di presidenza Ue. "Saranno mille giorni in cui l'Italia potra' fare un percorso di riforme di cui avvertono le esigenze e le necessita' i cittadini italiani", aggiunge il premier. "L'Italia deve essere piu' semplice. Se diventa piu' semplice diventa anche piu' forte", ha ancora. "Restituire speranza e passione ai cittadini" dell'Ue. E' questo secondo il premier Matteo Renzi "il grande obiettivo del semestre" a guida italiana dell'Ue. "Con il progetto di riforme dei mille giorni l'Italia vedra' un grande restyling complessivo", ha detto ancora il presidente del consiglio Matteo Renzi durante la conferenza stampa congiunta con il presidente della Commissione Ue Manuel Barroso a Villa Madama.
Da Berlino rassicurano, nessuna divergenza con l'Italia
"L'Italia - ha detto il premier - avra' un momento significativo nella presentazione del processo dei mille giorni, dal 1 settembre 2014 al 28 maggio 2017. Mille giorni in cui il processo di riforme fiscale, giudiziario, della pubblica amministrazione, della legge elettorale e dell'Italia come macchina amministrativa vedra' un grande restiling amministrativo grazie al quale l'italia potra' fare su di se' un percorso di riforme di cui gli italiani hanno bisogno e necessita' e su cui la Commissione ha fatto le sue raccomandazioni".
"Dobbiamo fare le riforme in casa nostra", e' la premessa di Matteo Renzi nel rispondere alle continue stoccate provenienti dalla Germania, ma - osserva il presidente del Consiglio - "senza stabilita' non c'e' crescita e senza crescita non c'e' stabilita'. Se parliamo solo di stabilita' distruggiamo il futuro", osserva il Capo dell'esecutivo. "Non c'e' nessuna polemica tra noi e il governo tedesco in ordine alla gestione della stabilita' e della flessibilita'", ha detto ancora Renzi. Quindi una stoccata alla Bundesbank: "Non ho sentito polemiche da esponenti politici. Se poi parliamo di quanto detto da qualche banchiere, rispondo che la Bundesbank deve perseguire il suo obiettivo statutario, non entrare nel dibattito politico".
Esodati, ecco chi sono i nuovi 32.100 salvaguardati
Ieri c'è stato l'atteso via libera della Camera al sesto provvedimento di salvaguardia in favore dei lavoratori esodati. L'emendamento governativo ha ottenuto a tempo di record il disco verde di Montecitorio con 245 voti favorevoli, 80 astenuti (Lega, M5S, Sel), un contrario e ora passa al Senato. Kamsin Si tratta come già anticipato nei giorni scorsi su Pensioni Oggi di un provvedimento "tampone" frutto di un compromesso tra forze politiche che chiedevano una revisione piu' ampia dei regimi derogatori attualmente presenti e il governo che doveva rispettare vincoli di bilancio piuttosto stringenti. La sesta salvaguardia, che ha un costo di circa 2 miliardi di euro, viene coperta con i risparmi conseguiti nell'ambito del secondo e del quarto provvedimento e riducendo i fondi destinati alla cassa integrazione e alla mobilità.
Sostanzialmente il provvedimento (qui il testo del disegno di legge) è passato intatto essendo stati respinti tutti gli emendamenti richiesti dalle opposizioni che premevano per un allargamento della platea. La salvaguardia prevede, sempre che non siano apportate correzioni nel corso dell'esame al Senato, nuovi 8.100 lavoratori salvaguardati e la riassegnazione di 24 mila posizioni avanzate nell'ambito della seconda e della quarta salvaguardia. Un totale pertanto di 32.100 nuovi salvaguardati che potranno contare sull'estensione di un anno dei vincoli temporali per tutti i profili di tutela attualmente esistenti. In particolare viene consentito di maturare la decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2016 per alcune tipologie di lavoratori (lavoratori in congedo, autorizzati ai volontari e cessati dal servizio con accordi o con risoluzione unilaterale) e la tutela di una nuova categoria, cioè chi ha concluso un contratto a tempo determinato tra il 2007 e il 2011, non ha più trovato un impiego a tempo indeterminato.
Il plafond numerico per queste categorie è di 1.800 per i lavoratori in congedo per assistere parenti disabili; 12mila per i prosecutori volontari; 4mila per i lavoratori con contratto a tempo determinato; 8.800 i cessati con risoluzione o accordo con il datore.
In favore dei lavoratori in mobilità si prevede poi la tutela di altri 5.500 lavoratori collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 che perfezionano, entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine dello stesso periodo, i requisiti di pensionamento vigenti al 6 dicembre 2011. Si tratta questo di un intervento importante volto a consentire, per la prima volta, la possibilità di tutela anche di coloro che non sono riusciti a maturare il diritto entro gli stretti tempi della mobilità.
La rimodulazione - L'intervento, come già evidenziato, più che incrementare in modo consistente i posti disponibili rimodula quelli a disposizione attraverso il taglio di 24mila posizioni contenute nei provvedimenti precedenti. Nel dettaglio vengono eliminati 20mila dei 40mila posti che la seconda salvaguardia aveva previsto per i lavoratori destinati alla mobilità a seguito di accordi siglati in sede governativa entro il 2011 (articolo 22, comma 1, lettera a) del Dl 95/2012). Nello specifico l'intervento innova l'articolo citato specificando che la tutela è attivabile in favore dei lavoratori percettori di cassa integrazione guadagni che cessano dall'attività entro il 31 Dicembre 2016 e di coloro che cessano entro il 31 dicembre 2014 i cui nominativi siano stati comunicati al Ministero del lavoro entro il 31.12.2014. Sempre a condizione che tali soggetti maturino i requisiti per il pensionamento entro la fruizione dell'indennità di mobilità.
Inoltre scatta un taglio di 4mila dei 6.500 posti previsti con la quarta salvaguardia per chi è stato licenziato o si è dimesso a seguito di accordi. Qui tuttavia non vengono previste innovazioni normative.
Zedde
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Usa: Pentagono, a terra tutti gli F35 per ulteriori controlli
- Washington, 4 lug. - Il Pentagono ha deciso di lasciare a terra per ulteriori controlli l'intera flotta degli F-35. I controlli riguardano i motori costruiti dalla Pratt & Whitney. Lo stop riguarda sia gli aerei della Air Force sia quelli della Marina. La direttiva e' stata emessa dopo un incendio scoppiato il 23 giugno scorso a bordo di un F-35 in Florida. Ancora sconosciute le cause dell'incendio, scoppiato durante le manovre per il decollo.
Mogherini: F-35? Italia sostituira' alcuni aerei ormai vecchi
La Pratt & Whitney afferma che le indagini sono in corso e che sarebbe inappropriato per ora fornire ulteriori commenti. .
Difesa: Mogherini, F35? sostituiremo alcuni aerei che sono vecchi
Ue: Mogherini 'Mrs Pesc'? e' una delle possibilita'
Grillo su riforme, se presi in giro faremo opposizione seria
- Roma, 3 lug. - Lunedi', quando il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle si rivedranno per discutere della legge elettorale, "vedremo cosa vorra' fare Renzi. Se ci sara' una presa in giro o atti di supponenza sul 'complicatellum' allora l'opposizione la faremo sul serio". Lo ha detto Beppe Grillo ai giornalisti lasciando Villa Taverna dopo un ricevimento dell'ambasciatore Usa. "La nostra legge elettorale - ha aggiunto Grillo - ha le preferenze che sono alla base della democrazia. La loro invece e' anticostituzionale". Secondo il leader di M5S, il primo incontro tra Pd e Movimento e' stato utile per far vedere, ha sottolineato, "che siamo disposti a dialogare come persone normali, e che non siamo pericolosi nazisti o omofobi. Durante la campagna elettorale - ha concluso - ci hanno detto di tutto". "Non so se Renzi rompera' il patto con Berlusconi sulla legge elettorale. Vedremo. Berlusconi e' un'ombra che cammina". E' quanto dice Beppe Grillo mentre lascia la festa delle celebrazioni del 4 luglio all'ambasciata americana. Il cavaliere, ha aggiunto, "cerca di proteggere le sue aziende. Ha fatto una campagna elettorale contro di noi e ha portato a casa un buon risultato, quello di farci perdere le elezioni. Ma piu' di quello non potra' fare".
Renzi, patto Nazareno tiene, riforme prima dell'estate
- Roma, 3 lug. - A fine giornata il premier Matteo Renzi tira le somme con i suoi sull'incontro di questa mattina con l'ex cavaliere Silvio Berlusconi sulle riforme, "un buon clima: l'accordo al Nazareno tiene" questo il commento positivo del Presidente del Consiglio . L'obiettivo che il premier si pone e' "portare a casa le riforme prima dell'estate " e "le condizioni ci sono".
Quanto alle eventuali modifiche nelle prossime settimane sia sul Senato sia sulla legge elettorale, lo schema resta quello fin qui adottato: "sono possibili solo se condivise".
"Noi siamo disponibilissimi a incontrare di nuovo il Movimento Cinque Stelle, ma chiediamo risposte nel merito dei temi che abbiamo posto". Cosi' Matteo Renzi continua a fare il punto del dialogo aperto sulle riforme. C'e' dunque piena disponibilita' ad incontrare la delegazione del Movimento Cinque Stelle sulla riforma della legge elettorale, ma prima dell'incontro devono giungere le risposte alle dieci domande avanzate dal Pd ai grillini. Solo dopo queste risposte ci potra' essere l'incontro che, dunque, nonostante l'annuncio dei pentastellati e' ancora da confermare.
Dal canto suo Silvio Berlusconi incontra i suoi fedelissimi a palazzo Grazioli subito dopo il faccia a faccia di due ore con Matteo Renzi e spiega i morivi per cui, seppur non tutti i contenuti del ddl costituzionale siano condivisibili, Forza Italia non puo' sfilarsi. "Non abbiamo alternative, la riforma del Senato va approvata. Solo cosi' potremo assicurarci che la legge elettorale non venga stravolta e che non si proceda con una riforma giustizialista della giustizia".
Del resto, Berlusconi - quando riferisce ai suoi dell'incontro con il premier e quando incontra i parlamentari - ha gia' garantito a Renzi che il patto non sara' messo in discussione nemmeno quando le riforme approderanno in Aula. Come 'contropartita', viene spiegato, Berlusconi ottiene garanzie su tempi e blindatura dell'Italicum. Noi, e' stato in sintesi il ragionamento fatto al leader Pd, restiamo gli interlocutori principali sull'intero pacchetto riforme - della Costituzione ed elettorale - facendo intendere che il suo partito non potrebbe restare fermo a guardare, senza conseguenze, se il Pd e il governo scegliessero come asse privilegiato quello con i grillini. Soprattutto nella imminente partita sulla giustizia: io voglio voce in capitolo, ha detto in sostanza il Cavaliere al premier. E su questo, riferiscono fonti azzurre, l'ex premier avrebbe ottenuto assicurazioni da Renzi, al quale l'ex premier riserva nuove lodi: e' bravo e simpatico, confessa, manterra' la parola. Certo, ci sono poi da affrontare i forzisti contrari alla riforma, la fronda che vorrebbe una linea meno morbida e piu' di opposizione nei confronti del governo e del presidente del Consiglio. E cosi', Berlusconi acconsente ad ascoltare, per circa 4 ore, le varie posizioni.
E 'accantona' per il momento ogni decisione ufficiale, prende tempo e rimanda tutto a martedi' della prossima settimana. Ma tra i berlusconiani doc c'e' gia' chi e' pronto a scommettere che martedi' non ci sara' nessun secondo round dell'assemblea dei parlamentari azzurri: Berlusconi ha gia' dato la sua risposta oggi a Renzi, viene spiegato, "questa riunione e' stata una farsa". Di fatto, osserva al termine della lunga riunione un altro senatore malpancista, "ci siamo svenduti con tutte le scarpe a Renzi". Eppure, durante l'assemblea diversi azzurri, tra cui Minzolini, Caliendo, Bonfrisco, ma anche Brunetta e Capezzone (questi ultimi due hanno chiesto al Cavaliere di far passare un po' di tempo, non accelerare sulle riforme) hanno sollevato criticita', con momenti di tensione tra Verdini e Brunetta e anche Romani si sarebbe preso la sua parte di critiche. Berlusconi ha ascoltato tutti.
Ma gia' durante la riunione ha di fatto dettato la linea, pur se a suo modo, senza imporre una scelta che, oggi, avrebbe potuto spaccare il partito e l'ex premier sa bene che, invece, ha bisogno di un partito unito per poter mantenere la parola data a Renzi e, quindi, stare 'tranquillo' su altri fronti 'delicati', come la giustizia, la legge elettorale ma anche le aziende di famiglia, quelle televisive in primis. E cosi', per evitare fratture, Berlusconi ricorre all'escamotage del rinvio. Parlando ai parlamentari azzurri, Berlusconi ha spiegato che date le situazioni attuali (con un partito a cui i sondaggi attribuiscono il 15%) e i numeri in Parlamento, non c'e' alternativa valida al restare coprotagonisti della partita riforme.
Certo, ha concesso, se tutto il partito unito mi chiede di rivedere il patto del Nazareno, di non votare il ddl costituzionale, ne prendero' atto. Ma poi, nei colloqui privati, il Cavaliere ha tenuto a sottolineare che lui a Renzi ha dato la sua parola, ci ha messo la faccia e non puo' tirarsi indietro. E non solo per il rischio che il Pd scelga Grillo come interlocutore sulla legge elettorale, con la conseguenza di un sistema di voto che penalizzi fortemente Forza Italia. Il vero timore del leader azzurro, viene spiegato, e' di ritrovarsi isolato - come gia' successo con la sentenza di condanna Mediaset - nel momento di maggior debolezza e senza un partito alle spalle. C'e', infatti, tra poche settimane la sentenza d'appello Ruby ed entro pochi mesi potrebbe arrivare anche il terzo grado di giudizio che, se dovesse confermare la condanna, vedrebbe Berlusconi relegato ai domiciliari per diversi anni.
C'e' la grana del processo napoletano, e poi c'e' il capitolo aziende. Insomma, troppi fronti aperti, e' la preoccupazione berlusconiana, per potersi permettere di fare la voce grossa con Renzi e sfilarsi. E' rimasto invece in silenzio Raffaele Fitto. E dei problemi interni al partito si e' parlato ben poco, se non quando Berlusconi ha aperto la riunione battendo cassa e spronando i parlamentari inadempienti a versare la quota dovuta.