Il primo trimestre del 2022 si avvia alla conclusione senza ancora un accordo tra Governo e parti sociali sulla riforma della previdenza pubblica. Aspettative tradite non solo per gli addetti ai lavori ma, soprattutto, per i cittadini italiani che ad inizio anno avevano confidato in una convergenza di massima con le organizzazioni sindacali entro marzo.
Tuttavia già a febbraio, prima dell’invasione Russia in Ucraina, il governo aveva preso tempo non trovando una soluzione per superare lo scoglio maggiore: la flessibilità in uscita. Su questo aspetto tutti, a parole, si sono trovati d’accordo sulla necessità di superare la rigidità imposta dalla legge Fornero consentendo un’uscita anticipata rispetto ai 67 anni.
Ora, con il DEF che il governo vorrebbe addirittura anticipare a fine marzo per evitare spinte elettoralistiche di taluni partiti della maggioranza, appare evidente che l’argomento previdenziale non sarà ricompreso nel Documento di Economia e Finanza ma tuttalpiù vi sarà un generico impegno di intervenire sulla attuale legge delle pensioni mantenendo, in ogni caso, la sostenibilità del sistema previdenziale.
Si rischia, in pratica, a causa della pandemia non ancora debellata e della terribile guerra in Ucraina che sta spingendo l'inflazione al 6%, di “gestire” l’argomento previdenziale allo stesso modo di come è stato fatto lo scorso anno. Rimandare di mese in mese gli incontri politici affrontando solo taluni aspetti di natura tecnica e spostare il tutto all’interno della legge di bilancio a fine ottobre. Con questo sciagurato modo di operare ci sarebbero solamente piccoli interventi approvati dal Consiglio dei Ministri e un testo blindato con una proroga magari di un solo anno di Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 102 e lasciando la “patata bollente” di una nuova, strutturale e duratura legge previdenziale a chi vincerà le elezioni della primavera del 2023.
Se così fosse si perderebbe un altro anno senza contare che il prossimo tra elezioni, composizione del governo, ed emergenze ci sarebbe di nuovo poco tempo a disposizione. Gli italiani soprattutto dopo una pandemia che ha ridotto l’aspettativa di vita di quasi due anni hanno bisogno di chiarezza, semplicità e immediatamente di una nuova legge previdenziale che permetta una flessibilità in uscita, che aumenti i coefficienti di trasformazione e che dia dei benefici concreti ai pensionati, per esempio con una diminuzione delle imposte per i redditi fino a 30.000€.