Con l’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio alle legge di stabilità a firma di Paola Bragantini (Pd) si riportano indietro le lancette alla sentenza dello scorso luglio precisando che il canone dovuto dai conduttori per il periodo intercorso dal 7 aprile 2011 (data di entrata in vigore del richiamato D.Lgs. n. 23 del 2011) al giorno 16 luglio 2015 (data del deposito della predetta sentenza n. 119 del 2015), resta determinato in una misura pari al triplo della rendita catastale dell'immobile rivalutata secondo i coefficienti Istat.
Soddisfazione arriva dalle associazioni di categoria. "E' la risposta positiva alle degli inquilini che a partire dal 2011 e fino al 16 luglio 2015 avevano ottemperato ad una legge e che successivamente si erano ritrovati a dover affrontare cause con proprietari che chiedevano la convalida di sfratto per morosità e il rimborso per decine di migliaia di euro, ovvero la differenza tra il canone in nero e quello che era derivato dall'applicazione dell'articolo 3 commi 8 e 9 del decreto legislativo 23/2011" dichiara in una nota Massimo Pasquini, segretario nazionale dell'Unione Inquilini, esprimendo "soddisfazione per l'approvazione di un emendamento che fa giustizia di una situazione sconcertante venutasi a creare a seguito della decisione della Corte Costituzionale la quale aveva prodotto il risultato che i proprietari che avevano affittato in nero, avevano più diritti degli inquilini, che sulla base di una legge allora vigente avevano registrato i contratti, mettendo in atto una vera ed efficace lotta all'evasione fiscale nel comparto delle locazioni".
L'Unione Inquilini ricorda infatti che in Italia sono ancora "950.000 le unità immobiliari affittate in nero con una mancata dichiarazione di redditi per oltre 5 miliardi e una evasione di sola Irpef di 1,5 miliardi di euro".