Fisco, come scegliere tra regime dei minimi e regime forfettario

Michela Chiruzzi Domenica, 27 Settembre 2015
I contribuenti quest'anno possono optare per il vecchio regime dei minimi o per il nuovo regime forfettario, in vigore da gennaio. Come scegliere il più conveniente
Quest'anno chi decide di dare inizio a una nuova attività imprenditoriale o profes­sionale si trova di fronte a un bivio: quale regime agevolato scegliere tra quello dei minimi e il forfettario. In presenza dei requisiti, infatti, le persone fisiche che intendono apri­re la partita Iva possono scegliere di adottare il vecchio regime dei mini­mi, che il decreto Millepro­roghe 2015 ha prolungato a tutto il 2015, con imposta sostitutiva al 5 per cento e soglia di ricavi a 30 mila euro; op­pure passare al nuovo regime for­fettario, entrato in vigore dal primo gennaio di quest'anno, con imposta al 15 per cento e con soglie di ricavi variabile da 15 mila a 40 mila euro, a seconda del tipo di attività.

Tali regimi prevedono entrambi il paga­mento di un'imposta sostitutiva che rimpiazza l'Irpef, le addizionali regio­nale e comunale e l'Irap. Inoltre esonerano il contribuente da molti adempimenti amministrativi, come la compilazione del modello degli studi di settore, la dichiarazione Iva e nonchè la dichiarazione Irap. Chi si avvale del nuovo regime, inoltre, non applica l'Iva sulle proprie prestazioni e non è assoggettato alle ri­tenute d'acconto. Il contribuente agevolato non ha poi l'obbligo di ef­fettuare le registrazioni contabili e di tenere i registri obbligatori ai fini del­le imposte dirette e dell'Iva. Rimane l'obbligo di conservare i documenti contabili sia emessi sia ricevuti.

Tuttavia, il nuovo regime presen­ta notevoli differenze rispetto al vec­chio regime dei minimi. Il "forfetta­rio" introdotto dalla Legge di stabilità è riservato ai contribuenti persone fisiche che esercitano attività d'im­presa, arti o professioni in forma in­dividuale di minori dimensioni. Ma a differenza del vecchio regime dei minimi, non ci sono limiti di età e di dura­ta, nel senso che si fuoriesce solo se si superano i vincoli dimensionali del fatturato. Altra differenza è che nel vecchio regime dei minimi il reddito viene determinato su base analitica (ricavi e compensi meno i costi effettiva­mente sostenuti dal contribuente), mentre nel nuovo regime il calcolo si effettua su base forfettaria, cioè ap­plicando all'ammontare dei ricavi un coefficiente di redditività che varia a seconda dell'attività svolta.

Le attività imprenditoriali o pro­fessionali aperte nel nuovo regime hanno diritto all'abbattimento di un terzo del reddito per i primi tre anni, oltre alla possibilità ­ riservata a commercianti e artigiani ­ di fruire del regime contributivo agevolato che prevede il pagamento dei contributi senza considerare il minimale fisso. Rispetto al vecchio regime dei mini­mi, infatti, il nuovo prevede il versa­mento dei contributi previdenziali Inps in base al reddito dichiarato. Invece, i lavoratori autonomi iscritti alle casse di previdenza continueran­no a pagare i contributi indipenden­temente dal reddito dichiarato.

Nel regime forfet­tario il reddito da lavoro autonomo o impresa dev'essere superiore a quel­lo da lavoro dipendente o assimi­lato. Pertanto, un contribuente pen­sionato che inizia una nuova attività difficilmente potrà beneficiare del re­gime forfettario, mentre in quello dei minimi non esiste la necessità di ese­guire il confronto.

Valutazioni diverse anche sul fronte delle imposte dovute. A pri­ma vista potrebbe sembrare sempre conveniente il regime dei minimi che prevede una sostitutiva del 5% rispet­to al 15% del regime forfettario. Va però considerato, a favore di quest'ultimo regime, che vengono riconosciuti i costi forfettari, mentre con il vecchio regime dei minimi occorre documen­tare gli effettivi costi sostenuti. Inol­tre, le nuove attività nel regime forfet­tario hanno diritto all'abbattimento di un terzo del reddito per i primi tre anni, oltre alla possibilità ­ riservata a commercianti e artigiani ­ di fruire del regime contributivo agevolato che prevede il pagamento dei contri­buti senza considerare il minimale fisso, il quale in molti casi costituisce un notevole aggravio. Queste ultime agevolazioni non sono previste nel vecchio regime dei minimi.

Segui su Facebook tutte le novità su pensioni e lavoro. Partecipa alle conversazioni. Siamo oltre cinquantamila

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati