Premi di Produttività, Torna la detassazione. Tetto a 2mila euro

Bernardo Diaz Martedì, 12 Gennaio 2016
Le somme incentivanti, entro il limite dei 2mila euro, non concorreranno inoltre alla formazione del reddito ai fine Isee. 
Ok al ritorno della detassazione dei premi di produttività: dopo lo stop dello scorso anno, la legge di stabilità reintroduce in forma sperimentale la misura, introdotta nel 2008, con una dote di 650 milioni.

La nuova versione dell’intervento prevede un'imposta sostitutiva dell'IRPEF e delle relative addizionali regionali e comunali, pari al 10% sui premi di risultato entro 2mila euro lordi (ovvero a 2.500 euro per le imprese che coinvolgano pariteticamente i lavoratori nell'organizzazione del lavoro), legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione (misurabili e verificabili sulla base di criteri stabiliti da un Decreto Interministeriale Lavoro-Mef che dovrà essere adottato entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della finanziaria).

Ne potranno beneficiare i lavoratori dipendenti con reddito non superiore a 50mila euro nell'anno precedente quello di percezione. Il nuovo regime tributario interesserà sotto il profilo oggettivo, le somme ed i valori corrisposti in esecuzione di contratti collettivi territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o di contratti collettivi aziendali stipulati dalle rappresentanze sindacali aziendali delle suddette associazioni ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria. 

In arrivo poi una nuova definizione degli indicatori di produttività: la legge include tra le somme incentivate non solo i premi collegati ad incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, ma anche le somme erogate come forme di partecipazione agli utili dell’impresa. Senza contare che le somme incentivanti, entro sempre il limite dei 2mila euro, non concorreranno alla formazione del reddito ai fine Isee. 

Trattamenti di welfare aziendale. Altra novità, gli incentivi fiscali agli accordi collettivi di welfare contrattuale che, attraverso la modifica dell’articolo 51 del Tuir si prevede non concorreranno più alla formazione del reddito da lavoro dipendente, equiparando sostanzialmente il trattamento fiscale a quello previsto per le libere erogazioni decise unilateralmente dal datore di lavoro. Le prestazioni oggetto del beneficio fiscale spaziano dal sostegno all’istruzione, all’educazione, all’assistenza sociale e sanitaria, ai servizi per asili nido, alle colonie climatiche per i figli dei dipendenti, alle borse di studio per i familiari, e la fruizione dei servizi di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti. Tali somme non solo non concorreranno, nel rispetto dei limiti ivi indicati, a formare il reddito di lavoro dipendente, ma non saranno soggetti neanche all’imposta sostitutiva del 10% appena descritta, anche nell’eventualità in cui gli stessi siano fruiti, per scelta del lavoratore, in sostituzione, in tutto o in parte, dei premi aziendali.

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