In particolare si dovranno studiare gli effetti dei nuovi algoritmi sull'imposizione fiscale locale la cui attuazione è prevista, secondo la Delega Fiscale, entro il 2019. Entro tale data tutte le abitazioni degli italiani dovranno essere riviste in base ad un nuovo meccanismo che sostituirà i vani con i metri quadri e farà sparire le categorie come A2, A3, A4 che saranno rimpiazzate da O e S, sigle che stanno per immobili ordinari e speciali (pubblici e commerciali). La nuova funzione statistica dovrà tenere conto, prevede la delega, di elementi non secondari, come affaccio, ascensore, piano, esposizione, doppi servizi, zona. L'algoritmo si applicherà poi sui valori Omi oggi esistenti (quelli dell'Osservatorio immobiliare), tratti dai dati sulle compravendite per ancorare il valore dell'immobile al prezzo di mercato.
La Riforma del Catasto dovrà garantire, in ogni caso, l’invarianza del gettito complessivo e quindi l'esecutivo dovrà intervenire contemporaneamente anche sulle aliquote sugli immobili per ridurre lo spazio ad un allarmismo strumentale. Per questo il Governo intende procedere con estrema cautela studiando prima gli effetti della transizione. Con la riforma, del resto, i valori catastali degli immobili saranno allineati a quelli di mercato, gli aumenti saranno inevitabili, e, quindi dovranno essere compensati da una serie di correzioni nella tassazione locale.
Nelle more della riforma, i singoli comuni possono tuttavia utilizzare i due strumenti messi a disposizione dalla legge n. 311/2004. I municipi possono richiedere all'Agenzia delle entrate la revisione parziale del classamento delle unità immobiliari di proprietà privata, ubicate nelle microzone comunali caratterizzate da un anomalo scostamento fra il valore medio di mercato e il valore medio catastale degli immobili. Operazione posta in essere finora in 17 città italiane (tra le quali Roma, Milano, Bari, Lecce, Napoli e Ferrara) e che ha dato luogo a un vastissimo contenzioso.