A marzo, però, c'è stato un aumento eclatante dei disoccupati con più di 50 anni: nel mese, rileva l'Istat, le persone in cerca di lavoro over 50 erano 567.000, 59.000 in più rispetto a febbraio e 103.000 in più rispetto a marzo 2016. Il numero di disoccupati in questa fascia di età è ai massimi dall'inizio delle serie storiche (2004) e supera quello dei disoccupati tra i 15 e i 24 anni (524.000). Il tasso di disoccupazione e' al 6,7%, il dato piu' alto da novembre 2014 (6,9% a marzo quello nella fascia tra i 50 e i 64 anni). La crescita della disoccupazione nell'ultimo mese, secondo gli analisti, è determinato dalla componente maschile (+2,7%) a fronte di un lieve calo per quella femminile (-0,1%). Il tasso di disoccupazione sale al 10,9% tra gli uomini (+0,3 punti percentuali) mentre rimane stabile tra le donne al 12,7%.
Cisl: i dati mostrano un quadro complessivo di difficoltà
E’ vero che nella fascia 15-24 anni la disoccupazione scende ai minimi da 5 anni, ma non si può parlare di sorpasso storico dei disoccupati over 50 (567mila) sui disoccupati 15-24 anni (524mila) . Per avere il quadro reale della disoccupazione giovanile bisogna sommare alla fascia 15-24 anni la fascia 25-34 anni, e così facendo si ottiene la cifra di 1.403mila disoccupati sotto i 35 anni”. E’ quanto sostiene il Segretario confederale della Cisl Gigi Petteni, commentando i dati sull’occupazione diffusi oggi dall'Istat che ha parlato di un "sorpasso storico dei disoccupati over50 su giovani".
“In secondo luogo, andando a vedere i dati disponibili sul sito dell’Istat - sottolinea - si possono leggere quelli relativi all’incidenza dei disoccupati sulla popolazione nella stessa fascia di età, che fornisce l’entità reale della disoccupazione, e tale incidenza è dell’8,9% e del 13,1 % rispettivamente per le fasce15-24 e 25-34, mentre è del 4,4% per gli over 50”. “E’ dunque inaccettabile una lettura dei numeri che crei tali contrapposizioni generazionali – aggiunge - lasciando intendere che il problema della disoccupazione giovanile sia da derubricare. La questione resta invece centrale, anche perché se l’incremento del lavoro giovanile, come si evince dai dati degli ultimi mesi, è dovuto soltanto a contratti a termine, non siamo di fronte ad un reale passo avanti”.
“ Sul tema del lavoro giovanile occorre fare di più e subito – dice Petteni - la Cisl chiede che i giovani vengano rimessi al centro dell’agenda politica con una serie di misure mirate: una “staffetta generazionale” che con la fase due della riforma delle pensioni permetta di subentrare a chi lascia il lavoro con un pensionamento flessibile; un impegno di ogni impresa per quote di giovani in alternanza scuola lavoro o in apprendistato duale; uno stop ai tirocini non qualificati e in sostituzione di lavoro; un investimento a carico dello Stato in borse di studio per corsi di laurea in area scientifico-tecnologica condizionate a soglie Isee e in borse lavoro per neodiplomati e laureati in settori strategici come le energie rinnovabili, l’efficientamento energetico, il riciclaggio dei rifiuti, etc”. “Va ricordato, infine – conclude il Segretario confederale della Cisl - che resta ancora in mezzo al guado l’ultima e forse più importante parte del Jobs Act, vale a dire la riforma delle politiche attive: in un momento in cui il nostro Paese fatica ad uscire definitivamente dalla crisi, manca ancora un sistema di misure proattive di passaggio da scuola a lavoro e da lavoro a lavoro. Il Governo deve fare ogni sforzo per accelerare il decollo vero di quanto previsto dalla riforma”.
Documenti: Il report dell'osservatorio Inps