Lavoro

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Resteranno fuori dall'operazione i lavoratori che hanno già deciso di destinare il proprio TFR ai fondi pensionistici complementari a meno che tale opzione non sia stata già indicata dal contratto collettivo di categoria che ha istituito il Fondo.

Kamsin Stipendio più succulento dal prossimo mese di febbraio. È questo l'effetto dell'operazione anticipo TFR che il governo intende varare entro fine anno in occasione della prossima legge di stabilità 2015. Il progetto infatti secondo, quanto riportano le agenzie di stampa, non è stato affatto abbandonato dall'esecutivo.

La proposta sarà su base volontaria. Ciascun lavoratore, sia del settore  privato che di quello pubblico, potrà decidere se ricevere l'anticipo del TFR maturato nell'anno precedente. Potrà poi scegliere se spedire in un'unica tranche nella busta paga tutto l'ammontare maturato nell'anno precedente oppure se distribuirlo lungo l'arco di 12 mesi. Nel primo caso il TFR verrà pagato dall'impresa nel mese di febbraio; e in tal caso, supponendo un trasferimento totale e non parziale, per le retribuzioni intorno ai 15mila euro scatterebbe una dote netta intorno agli 800 euro, dote che raggiungerebbe i 1500 euro per coloro che hanno una retribuzione annua lorda superiore ai 30 mila euro.

Secondo quanto si apprende da fonti vicino a Palazzo Chigi, al momento resteranno fuori dall'operazione i lavoratori che hanno già deciso di destinare il proprio TFR ai fondi pensionistici complementari a meno che tale opzione non sia stata già indicata dal contratto collettivo di categoria che ha istituito il Fondo.

La proposta è costo zero per le imprese perché nel meccanismo indicato dai tecnici di via XX Settembre l'erogazione della somma verrebbe finanziata attraverso un apposito "Fondo anticipo TFR" creato dalle banche e dalla Cassa Depositi e Prestiti; oppure solo dagli intermediari finanziari previo un accordo da raggiungere con Abi. Per il governo si tratta di una precisazione importante dopo gli scudi sollevati da Confindustria che temeva una forte riduzione nella liquidità delle imprese per far fronte al pagamento delle somme ai lavoratori.

Nella bozza dei tecnici del governo infatti si precisa che le "aziende continuano ad operare come oggi senza alcuna modifica dei loro costi né dell'esborso finanziario versando, come prevede l'attuale normativa, il TFR all'Inps (le imprese con oltre 50 dipendenti) o versandolo ad un fondo integrativo o seguitandolo ad accantonare in bilancio (imprese con meno di 50 addetti)".

Nella proposta del governo il ruolo delle banche sarà, come anticipato, fondamentale. I tecnici hanno ipotizzato due strade. La prima prevede la costituzione di un fondo ad hoc con la partecipazione degli istituti e della Cassa Depositi e Prestiti; l'altra prevede invece un accordo con le banche in base al quale il prestito si è erogato dagli istituti di crediti garantiti a loro volta dalla Cassa depositi e prestiti a sua volta garantita dal fondo di garanzia presso l'Inps. Nelle bozze i tecnici sottolineano, peraltro, come tale fondo possa finanziarsi sul mercato e dunque attingere direttamente alle risorse della Banca centrale europea.

Zedde

In Settimana attesa la votazione del Senato sulla legge delega di Riforma del Mercato del Lavoro. Ancora incerto il destino dell'articolo 18. In arrivo anche il compenso orario minimo per i lavoratori subordinati e parasubordinati.

Kamsin Mercoledì il Senato voterà il Jobs Act. E' quanto ha confermato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Oggi troveremo il punto di incontro», ha detto il ministro del Lavoro rispondendo ai giornalisti su una possibile mediazione sul testo della legge delega sul lavoro che martedì sarà discussa in Senato. Nel corso della trattativa di oggi l'obiettivo è, secondo il ministro, di ottenere «un testo che tenga conto delle diverse posizioni» e una «rapida approvazione».

La vicenda ruota tutta interno all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che il Governo punta a superare con la Delega. L'emendamento presentato all'articolo 4 del testo del disegno di legge delega prevede infatti l'introduzione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. Una norma in realtà ancora molto generica ma che tuttavia conferma l'intenzione dell'esecutivo di tornare di nuovo sulle tutele che i lavoratori possono attivare in caso di licenziamenti illegittimi.

Il testo originario della Delega faceva invece riferimento alla possibile introduzione, anche in via sperimentale, di ulteriori tipologie contrattuali, espressamente intese a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori destinatari ma senza preannunciare alcuna modifica - neppure indirettamente - sull'articolo 18.

Com'è noto, nell'attuale ordinamento, la tutela del lavoratore a tempo indeterminato, sotto il profilo dei licenziamenti individuali, non varia a seconda dell'anzianità aziendale, ma esclusivamente in base alla tipologia del datore di lavoro ed al numero di soggetti alle dipendenze del medesimo (oltre che, naturalmente, in relazione alla tipologia della fattispecie sottostante al licenziamento). Nello specifico, per l'effetto della Riforma della legge 92/2012 il giudice, nelle aziende con oltre 15 dipendenti, può disporre il reintegro (in alternativa all'indennizzo) solo in caso licenziamenti soggettivi o disciplinari. Nel caso di licenziamenti per motivi economici o oggettivi il giudice può solo disporre l'erogazione di un indennizzo compreso tra le 15 e le 27 mensilità. L'obbligo di reintegro sussiste invece in caso di licenziamenti discriminatori o per rappresaglia sindacale. Con la Delega il Governo punta - ma solo per i neoassunti con contratti a tempo indeterminato - a lasciare l'obbligo di reintegro solo per i licenziamenti discriminatori; in tutti gli altri licenziamenti il datore dovrà solo corrispondere un indennizzo (eventualmente graduato sulla base dell'anzianità di servizio). 

Il Governo chiede anche, con la delega, la possibilità di introdurre, in via sperimentale, il compenso orario minimo, sui rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonché ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, previa consultazione delle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Il testo della delega specifica che tale compenso minimo concerne i settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. 

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Oltre il 30% dei certificati medici che attestano l'impossibilita' di recarsi sul posto di lavoro vengono presentati di lunedi'. In pratica un lavoratore dipendente su 3 si ammala di lunedi', una percentuale molto alta, che rafforza il sospetto che si tratti di una pratica utilizzata per allungare i weekend. Kamsin La Calabria detiene il record dei giorni medi di malattia all'anno, che sono 34,6 e che salgono addirittura a 41,8 nel settore privato. E' quanto emerge da una ricerca effettuata dall'Ufficio studi della Cgia, nel 2012 (ultimo anno in cui i dati sono a disposizione), in cui sono stati 6 milioni i lavoratori dipendenti italiani che hanno registrato almeno un evento di malattia.

Secondo la Cgia mediamente ciascun lavoratore dipendente italiano si e' ammalato 2,23 volte ed e' rimasto a casa 17,71 giorni: complessivamente sono stati quasi 106 milioni i giorni di malattia persi durante tutto l'anno. Nel pubblico ci si ammala piu' spesso, ma mediamente si perdono meno giorni di lavoro che nel settore privato. Sempre nel 2012, i giorni di malattia medi registrati tra i lavoratori del pubblico impiego sono stati 16,72 (con 2,62 eventi per lavoratore), nel settore privato, invece, le assenze per malattia hanno toccato i 18,11 giorni (con un numero medio di eventi per lavoratore uguale a 2,08).

La Cgia sottolinea che la malattia di un lavoratore viene considerata come unico evento anche nel caso di piu' certificati tra i quali intercorra un intervallo di tempo non superiore a 2 giorni di calendario. Inoltre, viene segnalato che questi dati sono stati estratti dall'Osservatorio sulla certificazione di malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici dell'Inps, avviato nel 2011. Il motivo della mancanza di una serie storica piu' lunga deriva dal fatto che la trasmissione telematica dei certificati di malattia da parte dei medici di famiglia e' andata a regime nel 2011. Su oltre 13 milioni e 365mila eventi di malattia registrati due anni fa, oltre 4 milioni (pari al 30,7 per cento del totale) sono stati denunciati a inizio settimana.

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Sara' un autunno 'caldo', quello che ci prepariamo ad affrontare, sul fronte degli scioperi: prima di quello generale proclamato dai sindacati autonomi per il 24, gli italiani potranno subire alcuni disagi su diversi fronti. Kamsin  Ad esempio, l'8 ottobre stop del personale navigante di cabina per una protesta dei dipendenti di easy Jet. Il 10 ottobre sara' una giornata 'nera' per la scuola: ad incrociare le braccia saranno tutto il personale a tempo determinato, indeterminato e atipico impiegato nel comparto e nei servizi esternalizzati.

Il 16 ottobre, sciopero dell'intera giornata (delle ultime due ore del 24) dei dipendenti di Unicredit Credit management Bank, indetto dai sindacati. Possibili disagi in vista nei tribunali invece, dal 20 al 24 ottobre con l'astensione delle udienze e attivita' giudiziarie dei magistrati professionali e onorari. La protesta e' stata indetta dall'Associazione dei magistrati onorari, dal Codamo, dalla Federmot e dal Mou. La giornata piu' difficile sara' quella del 24 ottobre, per lo sciopero generale di tutte le sigle dei sindacati autonomi (Orsa, Usb, Cib-Unicobas) con esclusione della scuola. Infine, il 31 ottobre nuovo stop per la scuola: si asterranno dal lavoro il personale docente e amministrativo e ausiliario. La protesta e' stata indetta dall'Anief.

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Un anno in meno per la formazione specialistica degli specializzandi medici. Il Decreto legge sulla Pa aumenta da 3.300 a 5.000 i posti nelle scuole di specializzazione per la formazione dei futuri medici.

Kamsin Si riduce di un anno la durata delle scuole di specializzazione medica a partire dall'anno accademico 2014-2015. E si autorizza un incremento di 6 milioni per il 2014, di 40 milioni per il 2015 e di 1,8 milioni per il 2016, che farà salire da 3.300 a 5.000 i posti nelle scuole di specializzazione. E' quanto prevede in sintesi l'articolo 15 del Decreto legge di Riforma della Pubblica Amministrazione con cui il governo mira ad incrementare le risorse in favore degli specializzandi medici.

Dal prossimo anno dunque gli specializzandi resteranno un anno in meno in corsia a tutto vantaggio delle Casse dello Stato che risparmieranno diversi denari. Le modalità di riduzione dei corsi saranno tuttavia predisposte tramite un decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca (di concerto con il Ministro della salute) che dovrà essere adottato entro il prossimo 31 dicembre. 

E' prevista anche una normativa transitoria. Gli specializzandi già in corso dovranno optare tra il nuovo ordinamento didattico e quello previgente, ad esclusione dei soggetti che inizino nel suddetto anno accademico 2014-2015 l'ultimo anno di specialità, per i quali resta fermo l'ordinamento previgente. Cambia anche l'importo massimo per la copertura delle spese di segreteria per la partecipazione ai concorsi di ammissione (secondo quanto previsto dalla legge 183/2011): viene quantificato per l'aspirante specializzando in un contributo di 100 euro.

La legge poi incrementa, nella misura di 6 milioni di euro per il 2014, di 40 milioni per il 2015 e di 1,8 milioni per il 2016, le risorse per il trattamento economico in favore dei medici in formazione specialistica. Alla copertura del relativo onere si provvede: per il 2014, impiegando quota parte delle entrate che dalle contabilità speciali scolastiche - non più alimentate dal 2013 - sono versate, in ciascuno degli anni dal 2013 al 2016, all’entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate ai capitoli dello stato di previsione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca relativi alle spese di funzionamento delle scuole; per il 2015, mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica; per il 2016, mediante corrispondente riduzione del Fondo per il finanziamento ordinario delle università.

Con le risorse disponibili, al netto dell’incremento disposto, per il prossimo anno accademico potrebbero essere finanziati circa 3.300 contratti, mentre con le risorse aggiuntive si garantisce la copertura di 5.000 contratti.

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E' un allarme costante la carenza di lavoro fra i giovani: lo confermano i dati Istat diffusi ieri, secondo cui i disoccupati tra i 15 e i 24 anni erano 710 mila ad agosto scorso. L'incidenza dei disoccupati di questa fascia d'eta' sulla popolazione e' pari all'11,9%, stabile rispetto al mese precedente, ma in aumento di 0,7 punti percentuali su base annua. Kamsin Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, e' pari al 44,2%, in crescita di 1,0 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,6 punti nel confronto tendenziale. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente mentre diminuisce dello 0,5% rispetto a dodici mesi prima.

Il tasso di inattivita', pari al 36,4%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre diminuisce di 0,1 punti su base annua. Ad agosto, su base mensile, l'occupazione aumenta tra gli uomini (+0,3%) mentre diminuisce tra le donne (-0,1%). Anche su base annua, l'occupazione aumenta con riferimento alla componente maschile (+0,5%) ma diminuisce rispetto a quella femminile (-0,8%).

Decisamente migliore la situazione dell'occupazione in linea generale, perche' - sempre a quanto comunica l'Istat - gli occupati in Italia ad agosto scorso sono 22 milioni 380 mila, in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente (+32 mila) e sostanzialmente invariati su base annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cresce di 0,1 punti percentuali sia in termini congiunturali sia rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 134 mila, diminuisce del 2,6% rispetto al mese precedente (-82 mila) e dello 0,9% su base annua (-28 mila).

Il tasso di disoccupazione e' pari al 12,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti nei dodici mesi. Intanto, l'Italia resta in deflazione. Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita', al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente e dello 0,1% nei confronti di settembre 2013 (lo stesso valore rilevato ad agosto).

La stabilita' della flessione su base annua dell'indice generale e' principalmente dovuta al fatto che l'accentuarsi della riduzione tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-2,8%, da -1,2% di agosto) e' bilanciata dalla riduzione dell'ampiezza del calo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-0,9%, da -1,8% del mese precedente); le altre tipologie di prodotto confermano sostanzialmente gli andamenti tendenziali di agosto.

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