Lavoro
Contratti di solidarietà, salgono i fondi per gli sgravi
L'articolo 5 del decreto legge 34/2014 in vigore dallo scorso 21 marzo stanzia nuove risorse per le aziende che ricorrono ai contratti di solidarietà difensivi. Si tratta di strumenti applicabili a quelle aziende i cui dipendenti accedono al trattamento di cassa integrazione straordinaria al fine di facilitarle per evitare gli esuberi.
In favore delle imprese che stipulano contratti di solidarietà accompagnati da cassa integrazione straordinaria, è infatti previsto uno sgravio contributivo per i lavoratori il cui orario viene ridotto di oltre il 20 per cento.
Il beneficio si applica per un periodo massimo di 2 anni ed è articolato in modo diverso a seconda della ripartizione dell'orario di lavoro: maggiore è la riduzione delle ore lavorate, maggiore sarà lo sgravio contributivo).
Gli sgravi ammontano al 25 per cento della contribuzione che diventano 35 per cento laddove l'accordo disponga una riduzione dell'orario di lavoro maggiore del 30 per cento delle ore in origine lavorate.
I benefici vengono anche articolati in base alla locazione geografica dell'impresa che richiede l'attivazione dei contratti di solidarietà difensivi. Ad esempio nelle aree meridionali ad alta criticità individuate dalla CEE nelle regioni di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia le riduzioni contributive salgono rispettivamente dal 25 al 30% e dal 35 al 40%.
La misura è subordinata alla presenza di risorse economiche nel Fondo per l'occupazione e dello sviluppo che il Ministero del lavoro provvede sulla base delle risorse recuperate la legge di stabilità, a finanziarlo. Fondo che ora, grazie al decreto Poletti, viene rifinanziato con 15 milioni di euro dal 2014.
Un decreto ministeriale Lavoro-Economia dovrà tuttavia stabilire i criteri per individuare le aziende che avranno diritto allo sgravio contributivo.
DURC smaterializzato, il documento sarà consultabile tramite il web
Il certificato sulla regolarità contributiva delle aziende sarà sempre consultabile via internet dalle imprese e dalle amministrazioni che vi abbiano interesse.
Tra le tante novità che sono entrate in vigore lo scorso 21 marzo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge Poletti, figura anche la dematerializzazione del DURC, il documento di regolarità contributiva delle aziende.
Era questa una proposta da molti anni in cantiere e sostenuta da molte parti che dovrebbe consentire al documento unico di regolarità contributiva di essere visualizzato direttamente tramite il web da qualsiasi azienda ed amministrazione che ne abbia necessità.
In pratica l'amministrazione metterà a disposizione le banche dati del DURC che consentono di determinare se un determinato soggetto è in regola con i versamenti contributivi. Il tutto nell'ottica di migliorare e snellire gli adempimenti burocratici per le imprese e le amministrazioni pubbliche.
Secondo quanto stabilito dall'articolo 4 del DL 34/2014 la visualizzazione della regolarità contributiva avverrà in tempo reale e riguarderà la posizione dei contribuenti rispetto ad Inps ed INAIL nonché dei versamenti presso la Cassa Edile per i datori di lavoro interessati.
È bene precisare tuttavia che la norma dell'articolo 4 non ha una attuazione immediata, ma richiede la pubblicazione di un regolamento interministeriale lavoro-economia che dovrà essere adottato sentito il parere di Inps ed INAIL entro 60 giorni dal 21 marzo 2014. Pertanto se ne parla per fine maggio.
Quando la regolamentazione sarà completa chiunque ne avrà interesse potrà verificare in tempo reale tramite il web la regolarità contributiva.
L'esito dell'interrogazione avrà una validità di 120 giorni e le sue risultanze sostituiranno ad ogni effetto il vecchio DURC in tutti i casi in cui questo è previsto (ad eccezione delle ipotesi che potranno essere individuate dal decreto attuativo).
Il DURC smaterializzato riguarderà i pagamenti scaduti sino all'ultimo giorno del secondo mese antecedente a quello in cui si effettua la verifica stessa sempre che sia scaduto anche il termine di presentazione delle relative denunce a carattere previdenziale.
Nel DURC smaterializzato saranno ricomprese sia la situazione dei lavoratori subordinati che dei collaboratori dell'impresa come i cocoPro.
Attraverso la procedura telematica si potranno anche effettuare le necessarie verifiche disposte in materia di contratti pubblici; ad esempio potranno essere stabilite eventuali cause di esclusione dalle gare di affidamento, dalle concessioni di appalti e subappalti contro quei soggetti che abbiano commesso violazioni gravi, accertate in via definitiva, sulle norme in materia di contributi previdenziali ed assistenziali.
Contratti a termine 2014, il tetto è del 20 per cento sull' organico complessivo
Dallo scorso 21 marzo i datori di lavoro dovranno solo prestare attenzione alla circostanza che il numero massimo dei contratti a termine rispettino il tetto massimo del 20 per cento del organico complessivo dei dipendenti impiegati in azienda. Le imprese pertanto dovranno verificare di non aver ancora superato in quel determinato momento la soglia massima del 20 per cento dell'organico complessivo prima di procedere alla stipula di un nuovo contratto a termine.
Restano comunque esclusi dal tetto le imprese che occupano fino 5 dipendenti le quali potranno sempre stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato.
Inoltre vengono mantenute le specifiche esclusioni di legge contenute dell'articolo 10 del D Lgs 368/2001 in favore di talune particolari situazioni meritevoli di una diversa regolamentazione. Si tratta in pratica dei contratti conclusi per l'avvio di attività di startup nei periodi indicati dai contratti nazionali, i contratti stagionali, i contratti stipulati per specifici spettacoli o programmi radiofonici e televisivi e contratti stipulati con lavoratori di età superiore a 55 anni.
Tra le varie problematiche che stanno riscontrando gli operatori del settore c'è quella relativa alla definizione della soglia dell' organico complessivo. La formulazione del termine non è del tutto chiara e può generare dubbi interpretativi. Secondo l'ordine dei Consulenti del Lavoro di Roma la base di calcolo del 20 per cento deve essere riferita esclusivamente ai rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato in sintonia del resto con quanto prevedono i contratti nazionali di settore e come stabilito anche da diverse sentenze della giurisprudenza.
Il decreto legge fa salvi gli eventuali limiti diversi previsti nei contratti collettivi nazionali stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi in base al Dlgs 368/2001 e concede la possibilità di innalzare questo limite attraverso accordi sindacali.
Contratti a termine, i professionisti sono fuori dalla deroga
La deroga in favore delle imprese di piccole dimensioni rischia di non essere applicabile agli studi professionali.
Le imprese di minori dimensioni, fino a 5 dipendenti, possono stipulare sempre un contratto a tempo determinato. È quanto previsto dal decreto legge Poletti (dl 34/2014) entrato in vigore lo scorso 21 marzo. La norma mira a salvaguardare le imprese minori per le quali l'applicazione del limite generale del 20 per cento di organico complessivo non avrebbe consentito altrimenti il ricorso al contratto a tempo determinato.
La nuova disciplina del contratto a tempo determinato ha infatti previsto un tetto massimo di dipendenti assunti con contratto a tempo determinato rispetto al totale degli addetti nell'impresa. Il limite è del 20 per cento.
Vincolo che chiaramente non poteva essere rispettato per le imprese minori per le quali, se non fosse stata concessa una deroga, non avrebbero potuto assumere nessun collaboratore con contratto a tempo determinato; un'impresa con tre dipendenti infatti se ne avesse assunto un quarto con un contratto a tempo determinato avrebbe sforato immediatamente il tetto del 20%.
Il Decreto Poletti ha quindi stabilito che le imprese di minori dimensioni, sino a 5 dipendenti, possono sempre assumere un collaboratore con contratto a tempo determinato in deroga al tetto legale.
La norma tuttavia fa riferimento esclusivamente alle imprese ed escluderebbe di fatto i soggetti non imprenditori come per esempio i professionisti, gli studi, le associazioni e fondazioni. Che, in assenza di un chiarimento da parte del Ministero del Lavoro, rischiano di non poter assumere alcun collaboratore a tempo determinato nel caso il loro organico sia inferiore a 5 dipendenti.
Si tratta questo di un punto sul quale l'Ordine dei consulenti del lavoro chiede, in sede di conversione in legge del provvedimento, di chiarire l'applicabilità della deroga anche nei confronti dei soggetti non imprenditori per scongiurare dubbi interpretativi e per evitare di discriminare ingiustamente i professionisti.
Electrolux, parte la solidarietà per 3 mila dipendenti
È stato siglato a Mestre l'accordo tra azienda e sindacati per prorogare di un anno gli ammortizzatori sociali.
A Mestre Electrolux e i sindacati hanno siglato un accordo per consentire la proroga degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani. L'accordo riguarda il sito di Solaro in provincia di Milano che vedrà gli ammortizzatori sociali partire dal 1° giugno 2014 al 31 marzo 2015, il sito di Porcia in provincia di Pordenone dal 3 agosto 2014 al 2 agosto 2015 e lo stabilimento di Susegana in provincia di Treviso dal 1° aprile 2014 al 31 marzo 2015.
I contratti di solidarietà riguarderanno 3079 lavoratori impiegati nei tre siti e consentirà di evitare i licenziamenti e ridistribuire il carico di lavoro. L'accordo è stato raggiunto anche grazie alle novità introdotte dal Governo con il Decreto Lavoro che sostiene con incentivi contributivi le imprese che usufruiscono dei contratti di solidarietà per salvaguardare l'occupazione e contestualmente investono in innovazione e ricerca.
I bancari richiedono gli aumenti contrattuali
Si avvicinano i tempi per la chiusura del rinnovo del contratto dei bancari. L'ABI punta a chiudere il contratto collettivo nazionale entro il 30 giugno, ma sono molte le questioni ancora aperte sollevate dai sindacati unitari.
Lando Maria Sileoni, da poco riconfermato alla guida della Fabi, chiede infatti che il nuovo contratto collettivo preveda risorse in favore dei lavoratori bancari che stanno affrontando anche loro forti difficoltà in un momento di cambiamento.
La Fabi chiede l'inserimento di una revisione del Fondo per l'occupazione in modo che se ci fossero dei residui a livello di solidarietà questi possano essere utilizzati per la riconversione professionale del personale. Le sigle unitarie del credito chiedono anche un rafforzamento delle garanzie contro l'eccessiva frammentazione dei contratti e il rischio di una deregulation del settore.
Importanti anche le richieste economiche. Le sigle sindacali chiedono un differenziale del 6,05 per cento sul 2012 che su retribuzioni di circa 37 mila euro comporterà un aumento di circa 170 euro dello stipendio medio dei bancari.
Per i sindacati, i banchieri dovranno puntare sulla riduzione delle consulenze e sul ridimensionamento dei compensi dei top manager da contenere entro il rapporto di 1 a 20.