Il Ministro annuncia «misure strutturali per evitare ogni volta aspettative e ingiustizie». Al piano servirà la partecipazione di tutti i soggetti comprese imprese e lavoratori, per sostenere i costi di una simile operazione.
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Flessibilità in uscita, si riparte. Il Ministero del Lavoro accende i riflettori sul capitolo esodati, le persone vicine alla pensione che hanno perso il lavoro, per le quali intende studiare soluzioni strutturali; proprio mentre Palazzo Chigi annuncia l'ampliamento della platea dei benefici fiscali questa volta anche ai pensionati.
Una misura nei prossimi tempi per tamponare la perdita del potere d'acquisto che hanno lasciato sul terreno le pensioni in questi ultimi cinque anni.
Sugli «esodati» servono soluzioni strutturali «per evitare di alimentare ad ogni round aspettative ed ingiustizie», ha spiegato il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti annunciando «tra una settimana» il confronto con Inps, parti Sociali,Commissioni Lavoro di Camera e Senato; un tavolo cui il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano (Pd), vuole anche il Ministero dell'Economia.
Poletti afferma che «bisogna lavorare a soluzioni dinamiche, che producano delle condizioni strutturali, con un meccanismo mobile in grado di tenere tutti dentro».
Il Ministro ne aveva parlato qualche giorno fa: «Stiamo costruendo uno scivolo che consenta di collegare la condizione di queste persone al pensionamento». Senza ricorrere però a tutele parziali. «Bisogna fare una regola generale che dica che tutti quelli che arrivano a questa condizione possono avere questo tipo di trattamento. Naturalmente questa è un'operazione che ha dei costi» ha detto, ma va costruita tecnicamente bene per evitare di riprodurre problemi, trovando «un bilanciamento che consenta di fare quest'operazione in maniera efficace».
E' l'idea di quel prestito pensionistico che era stata già studiata da Giovannini, l'ex Ministro del lavoro del Governo Letta che tiene banco al Dicastero di Via Veneto. Poletti non ne ha fatto un mistero la scorsa settimana in una intervista a Repubblica Tv, in cui ha anticipato i binari della riforma che intende presentare a sindacati e imprese.
Un piano a cui servirà la partecipazione (soprattutto economica) di tutti i soggetti, anche dello Stato che non si può però piu' permettere di sostenere tutti i costi di una simile operazione.
L'ex presidente di Lega Coop, ha fatto l'esempio di un lavoratore che si accorda con l'azienda per andare in pensione un anno prima: «II datore paga tutti i contributi di quell'anno e poi il lavoratore glieli restituisce con la pensione».
«Ti manca un anno al pensionamento? Ti dò un assegno per fare i 12 mesi, quando arrivi al 30 dicembre vai in pensione; per questo anno l'impresa ti paga i contributi previdenziali e il costo dell'assegno una parte la restituisci tu e una parte la paga lo Stato».
E visto che gli "esodanti" (che stanno per diventare esodati) sono ancora tanti, potrebbe essere proprio questa la soluzione strutturale. Insomma la soluzione prevede che queste persone dovranno probabilmente pagarsi almeno in parte, il privilegio di andarsene in pensione e probabilmente con un debito per agguantare l'assegno.