L'esecutivo rinvia ad una soluzione legislativa la questione dei contributi silenti versati da agenti e rappresentanti di commercio presso la Fondazione Enasarco. Lo ha affermato la sottosegretaria al welfare, Tiziana Nisini, in risposta la scorsa settimana ad una interrogazione parlamentare sollevata presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati (5-08246) dall'Onorevole Walter Rizzetto (FdI).
Al governo era stata riproposta la questione dell'impossibilità per agenti e rappresentati di commercio di valorizzare ai fini pensionistici i contributi versati all'Ente Enasarco per la natura particolare dell'ente previdenziale (obbligatorio ma integrativo dell'assicurazione generale obbligatoria). Nelle ipotesi di mancato raggiungimento di 20 anni di contribuzione, infatti, gli iscritti non maturano né il diritto alla pensione di vecchiaia, né tantomeno alla restituzione delle somme versate. Trattandosi di un ente previdenziale che eroga prestazioni integrative, non è possibile in alcun modo utilizzare tale contribuzione né tramite la ricongiunzione dei contributi nell'Inps (posto che la contribuzione Enasarco è già coperta - per il medesimo periodo temporale - da quella obbligatoria Inps) ne' ricorrere al cumulo dei periodi assicurativi di cui alla legge 228/2012. L'alternativa per gli iscritti, come noto, è quella di proseguire volontariamente l'assicurazione (ipotesi non conveniente soprattutto per chi ha pochi contributi) oppure attendere la rendita contributiva (disponibile dal 2024).
L'interrogante aveva, pertanto, chiesto uno specifico intervento volto a consentire il cumulo della contribuzione Enasarco con quella versata nell'INPS al fine, perlomeno, di agguantare un maggior importo di pensione. La sottosegretaria ha ribadito che la questione è oggetto di approfondimento al fine di valutare una proposta normativa inerente agli iscritti cosiddetti «silenti» della Fondazione Enasarco che «potrebbe consentire di valorizzare a fini previdenziali la contribuzione versata dai predetti iscritti». Tuttavia «qualsiasi intervento dovrà necessariamente tener conto degli aspetti finanziari, non potendosi imporre o approvare modifiche regolamentari che possano mettere in discussione l'equilibrio finanziario dell'Ente».
Una risposta debole secondo Rizzetto che ha rimarcato come la questione si protrae da anni. L’onorevole, pertanto, ha rinnovato la necessità di una soluzione «politica» suggerendo la prossima legge di bilancio come orizzonte temporale per correggere l'anomalia. Un intervento che potrebbe essere realizzato anche tramite proposte emendative, similmente a quanto fatto per i cosiddetti «esodati».