Pensioni, così cambiano gli assegni nel 2015

Lunedì, 15 Dicembre 2014
L'Inps dovrà recuperare lo 0,1% di rivalutazione provvisoriamente erogata durante l'anno 2014. Il tasso concesso per il 2015 è dello 0,3%.

Kamsin Nel 2015 le pensioni saranno rivalutate dello 0,3 per cento. Ma il tasso di rivalutazione definitivo per il 2014 sarà dell’1,1% invece dell’1,2% provvisorio applicato finora. E' quanto ha stabilito il decreto del ministero dell’Economia del 20 novembre 2014, pubblicato in «Gazzetta ufficiale» il 2 dicembre scorso.

La frenata dell'inflazione registrata nel corso di quest'anno, così come calcolata dall'Istat, determinerà, quindi, un contenimento della rivalutazione degli assegni previdenziali. Quale effetto delle indicazioni contenute nel decreto, il valore definitivo del trattamento minimo per il 2014 è di 500,88 euro, mentre quello dell'anno prossimo sarà di 502,38 euro. Per effetto di queste novità vediamo, quindi, nella tabella seguente come cambierà dal prossimo anno la perequazione automatica dei trattamenti pensionistici.

I cinque scaglioni di rivalutazione, evidenziati nelle tabelle, sono frutto della legge 147/2013 che ha, almeno parzialmente, rimosso il blocco disposto dal Decreto legge 201/2011. La legge di stabilità 2014 ha previsto, infatti, che per le pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo l'adeguamento avviene in misura piena (100%); per le pensioni di importo superiore e sino a quattro volte il trattamento minimo viene riconosciuto il 95% dell'adeguamento; per quelle di importo superiore e sino a cinque volte il minimo l'adeguamento è pari al 75%; adeguamento che scende al 50 % per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il minimo, del 45% per le fasce di importo superiori a sei volte il trattamento minimo INPS.

Gli effetti - Per effetto della rivalutazione un pensionato che percepisce mille euro nel 2014 vedrà il proprio assegno crescere, pertanto, dello 0,30% e raggiungere i 1003 euro al mese; chi percepisce 3mila euro vedrà l'assegno salire dello 0,15% ed aggiungerà quindi 4,5 euro al mese in piu' al trattamento. Almeno in teoria. I calcoli infatti sono piu' complessi di quanto sembra perchè, il tasso dello 0,3% per l'anno prossimo non va applicato all'importo dell'assegno pagato nel 2014 sulla base dell'adeguamento provvisorio, ma sul valore definitivo, che è più basso, perché il tasso da utilizzare per il 2014 è dell'1,1% invece dell'1,2% A fine 2013, infatti, è stata data indicazione di rivalutare le pensioni dell'1,2% dal 2014 (ad un tasso provvisorio). Lo scorso 20 novembre, invece, è stato comunicato il tasso definitivo, che è pari all'1,1% e contestualmente è stato indicato quello provvisorio per il 2015 (lo 0,3%).

In altre parole, il nostro pensionato che oggi ha un assegno di 1.000 euro lordi, l'anno prossimo non incasserà 1.003 ma 1.002,01 euro.

L'aggiustamento retroattivo degli importi comporta, inoltre, anche un altro effetto negativo per i pensionati. Poiché nel 2014 il valore provvisorio dell'assegno è stato più generoso di quello definitivo, a inizio 2015 l'Inps dovrà recuperare la differenza, pari allo 0,1 per cento. In altre parole, l'ipotetico assegno di 1.000 euro lordi pagato finora sarebbe dovuto essere di 999,01 euro. Quindi a gennaio si dovranno restituire 12,87 euro (bisogna considerare infatti anche la tredicesima). Di conseguenza il nostro ipotetico pensionato l'anno prossimo percepirà 26,13 euro in più rispetto a oggi, ma subirà un conguaglio negativo riferito al 2014 di 12,87 euro e quindi l'incremento annuale "netto" (cioè i soldi in più che effettivamente metterà in tasca) sarà disoli 13,26 euro. Le modalità di recupero e gli importi esatti saranno comunicati dall'Inps nelle prossime settimane con una circolare.

Il recupero interesserà, inoltre, anche chi incassa una pensione di importo compreso fra tre e quattro volte il minimo o superiore a sei volte il minimo. L'Inps, infatti, ha pagato nel 2014 importi che devono essere rettificati sia nel tasso di rivalutazione (dall'1,2 all'1,1%), sia nell'aliquota di indicizzazione. Il risultato di questi assestamenti è che chi si colloca nella fascia tra 3 e 4 volte il minimo (per esempio 1.600 euro), avrà un beneficio maggiore perché gli sarà riconosciuta l'indicizzazione al 95% invece del 90% applicata temporaneamente finora; mentre chi percepisce oltre 3mila euro avrà un saldo negativo perchè l'aliquota di indicizzazione è scesa dal 50% al 40%.

Zedde

© 2022 Digit Italia Srl - Partita IVA/C.f. 12640411000. Tutti i diritti riservati